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Autore: Erik Winterking    20/07/2010    1 recensioni
Piccola songfic! Un'anima in pena cerca di fuggire dalla sua ossessione... ma ovviamente la vita gli pone di fronte la realtà, nel modo più subdolo possibile.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Juliet

Il ragazzo resta fermo a fissare il vuoto. Davanti al suo sguardo si susseguono le varie scene della vita quotidiana, il traffico, la gente che passa... ma lui non li vede. Gli occhi grigio-verdi restano immobili di fronte alla frenesia del mondo, prima di spostarsi un attimo verso il cielo.
Le nubi oscurano il sole. Non promettono pioggia, ma si limitano a coprirlo, nascondendo ogni cosa sotto una leggera coltre grigiastra. Gli piacciono quelle nubi. Rendono tutto uguale, annullano qualsiasi differenza. E poi gli sembrano adatte al suo umore.
Accende il lettore cd ed estrae dal suo zaino il suo ultimo acquisto. L'album più recente dei Sonata Arctica, band che ascolta sempre con piacere. Ne approfitterà per distrarsi un po', sperando che la musica gli dia un po' di sollievo, alleggerendolo del peso opprimente che sente nel petto. Si lascia cullare nei primi minuti di ascolto, per poi cominciare a leggere i testi delle canzoni. È una sua caratteristica, crede che il testo sia tanto importante quanto la musica.
Le prime tracce scorrono senza problemi. Sono nel solito stile del gruppo, malinconiche oppure energiche, con un filo di pessimismo che scorre tra le parole. È un album lento, ma non gli importa e lo apprezza lo stesso. Chiude gli occhi, cominciando già a canticchiare i motivi...
La canzone cambia. Controlla un attimo il libretto per vedere come si intitoli, e il suo cuore manca un battito. Juliet. E subito gli tornano in mente i ricordi di una ferita troppo fresca perché non faccia male. Juliet, come la Juliet che conosce lui. Juliet.
Ma certo, in fondo è solo un nome, no? Le coincidenze sono all'ordine del giorno, nella vita. Si calma, prima di mettersi di nuovo a leggere. E subito preferirebbe non averlo fatto.

“Queste sono le mie ultime righe, ho vissuto tutte le mie nove vite
Le mie notti sono finite, non posso più sentire il tuo cuore...
Vivevo solo attraverso te,
La mia cicatrice, il mio cuore, la mia verità,
non voglio morire,
ma non posso più amarti...”

Non può più amarla, già. No, non è vero, potrebbe ancora. Ma a che servirebbe? Lei non lo vuole... e per quanto sia bello l'amore, non si può donarlo senza riceverne, altrimenti prima o poi muore. Oppure muore colui che ama.
Respira profondamente, prima di continuare nella lettura. Potrebbe smettere. Forse dovrebbe farlo, dato che sente come se si stesse scavando il cuore. Ma non ci riesce, perché mentre legge ha davanti agli occhi tutti i momenti passati con lei.

“Quanto è difficile da capire
il mio desiderio di morire mano nella mano?
Questa notte è come un sogno,
sarai l'ultima cosa che vedrò
Stringo la tua mano, chiudo i miei occhi,
tutto quello che amo alla fine muore
ho bevuto il veleno più terribile con te...
ma perché sorridi?
...non sorridere.
Non osare sorridere.
Saresti dovuta appassire con me, quindi, Juliet...
ti prego, non sorridere.”

Oh no, che sorrida ancora! Il suo sorriso era così bello. Ricorda i pomeriggi insieme, mentre lei parlava e lui osservava. Forse avrebbe dovuto agire di più. E per fare cosa? Non lo sa neanche lui. Cosa non darebbe, solo per un altro di quegli istanti! E poter provare di nuovo la speranza di stringerle la mano... ma non è ciò che ama a morire, è lui. Sta morendo con il suo amore...

“Sono paralizzato e tu sei ancora viva.
La vita non è altro che un lungo, triste gioco
di anime alla deriva, che evitano la vergogna
Due cigni morti sono tutto ciò che ci serve
per pavimentare il tortuoso viale della memoria.
Nessun saluto, nessun triste arrivederci
Lamenti distanti, pianti silenziosi
puoi vivere con il mio dolore,
ma è il tuo che non riesci a sopportare?
[...]
La luce e la chiarezza
un cambiamento benvenuto per una vita nell'oscurità,
[...]
tutto ciò che volevo; perdermi in te,
il mio fardello, l'odio...”

L'odio... l'odio che prova ora. Il suo fardello, che lo schiaccia contro le sbarre della sua prigione mentale. L'odio, che in realtà non è ciò che prova. È solo il risultato del dolore per il rifiuto, che lo rende intollerante e chiuso. Ma sa di amarla ancora. Perché starebbe soffrendo, altrimenti?
Forse per qualsiasi altro motivo... sembra tutto così nebuloso ora, così incerto... come se si trovasse in un immenso gioco di fumo e specchi...

“La mia realtà...
fumo e specchi
L'ultima verità si svela
...la tua realtà...
riflette le mie speranze,
dove avrai bisogno di me....
[...]
sono un'anima senza pace, sarò il miglior fantasma
[...]
Siedo con qualcuno nel buio
ho così paura di vedere che sono ancora io...
Il tuo cuore ha cambiato idea,
e ora tutti ci stiamo facendo male...”

Tutti. Tutti loro, tutti i suoi sé. Tutti, tutti. E lei – ha cambiato idea, lei? Ovviamente, non può dirlo – ancora non ha imparato a leggere nel pensiero. Ma per un attimo, quel folle attimo di speranza prima del salto nel vuoto, gli era sembrato che per una volta avrebbe potuto finalmente volare – pensando tutto questo nel senso della metafora.
E invece... all'improvviso... è mancato ogni appiglio, e ha cominciato a cadere – sempre più in basso, sempre più chiuso nella sua dolorosa malinconia... e adesso si ritrova ad essere la maschera di sé stesso, presentando agli altri una recita necessaria per evitare che indaghino troppo su di lui. Vuole solo essere lasciato in pace. Signore e signori, lo spettacolo inizia...

“Signore e signori,
benvenuti di nuovo allo spettacolo della mia vita;
Camminate con me, ogni curva, ogni svolta
in questa passeggiata che sembra stia arrivando alla fine...
[...]
Quanto è difficile da capire
Il mio desiderio di morire mano nella mano?
Queste ferite stanno sempre aperte,
sei l'ultima cosa che vedrò...
[...]
Questa è... la fine... perché...?
mi chiudi gli occhi...”

E mentre la musica sfuma, anche i suoi occhi si chiudono. Vorrebbe piangere. Sente le lacrime che si accumulano dietro le palpebre, mentre gli si forma in gola un nodo sempre più consistente, come un lago pronto a tracimare. Eppure non succede niente.
Gli argini restano saldi e le lacrime restano al loro posto, ancora una volta. Si domanderebbe perché, solo per distrarsi dall'opprimente sensazione di costrizione che lo attanaglia, ma sa che non importa. Niente è davvero importante...
Non ascolta più neanche le altre canzoni. Ormai i suoi pensieri si sono focalizzati sui ricordi. Sorgono spontanei, al contrario delle lacrime, vividi, piacevoli... e dolorosi. Il suo sorriso, i suoi capelli. La sua voce. Le giornate trascorse insieme... e la consapevolezza che sono solo ricordi...
Guarda le sue braccia, là dove solo lui riesce a riconoscere i segni leggeri di alcune piccole cicatrici. Ferite che la sua pelle ha superato, ma che ancora sanguinano dentro di lui. Segni di un dolore che lentamente cresce dentro di sé, fino al giorno in cui non sarà troppo da sopportare... forse... Juliet...
Questa è la fine... ma non almeno fossi tu a chiudere i miei occhi, invece del mio dolore...


Author's space: and back I am!!! Ok, traduzione: eccomi di nuovo qua XD scusate l'assenza... ma avevo a) esami, feste, studio, parenti in visita... tutte quelle cose che si accumulano sempre nei momenti peggiori per decidere di succedere -_- e b) ovviamente era anche scaduto l'abbonamento ad internet. Tipico.
Comunque, venendo alle cose serie. È la mia prima songfic, spero sia venuta bene. Non è il mio genere, ho scoperto, anche se questa canzone mi ha fatto venire la scena chiaramente davanti agli occhi... beh, spero vi piaccia! Conto di tornare con altre storie il prima possibile... impegni permettendo! @_%
Cordialmente vostro
Erik ^^
   
 
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