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Autore: Glance    20/07/2010    5 recensioni
Sei mesi, la conoscevo da soli sei mesi. Eppure potevo dire di esistere veramente solo da quando il battito del suo cuore scandiva ogni momento che passavo con lei. Sei mesi e oggi sarebbe stata la ricorrenza della sua nascita, il suo compleanno. Il fatto che fosse nata era qualcosa per cui festeggiare, qualcosa che bastava a giustificare la creazione dell’intero mondo.(Quello che di Edward non é stato scritto in NEW MOON)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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...SVEGLIA, TREMO A GUARDARTI;
DORMI, OSO VEDERTI.
PER QUESTO, ANIMA MIA,
IO VEGLIO MENTRE DORMI.[…]
[…] DORMI, E UN LEGGERO SORRISO TI PIEGA
GLI ANGOLI DELLA BOCCA,
SOAVE COME LA SCIA LUMINOSA
DEL SOLE CHE TRAMONTA.
DORMI! […]
[…] DORMI, E NEL MORMORIO DEL TUO RESPIRO
TENUE E REGOLARE
IO ASCOLTO UN POEMA[…]


( Gustavo Adolfo Bècquer)





L’alba era già scivolata via e lei non si era mossa, se non per lamentarsi nel sonno preda chissà di quale visione di cui ero il solo responsabile. Il sole era tornato ad illuminare il cielo di Forks, ma Bella dormiva sfinita dalla stanchezza. Ero rimasto in silenzio ad osservarla senza riuscire a credere di essere nuovamente lì , nello spazio racchiuso tra le pareti della sua stanza. Tutto lì parlava di lei. Profumava di lei. Lo avevo immaginato, mi ero nutrito di quei ricordi, ma la realtà era ben altra cosa. Il ricordo era sempre stato nitido in me, ma mi rendevo conto che non le aveva reso giustizia. Dormiva ed io immobile ad attendere il suo risveglio, quella nuova alba di giorni che sarebbero venuti e mi avrebbero visto al suo fianco. La luce di quei nuovi giorni avrebbe lavato le impurità di ciò che era stato. Lei splendeva, pura e trasparente e amarla era come poter tornare a respirare in ognuno dei suoi respiri.
Tutto sarebbe ricominciato da lì, da quel nuovo giorno d’inverno. Potevo vederla come non l’avevo mai vista, come non ero mai riuscito a guardarla fino a quell’istante.
L’essermi allontanato non aveva fatto altro che avvicinarmi maggiormente. Ero lì e il dolore era sparito, la voragine nel mio petto si era chiusa. Il mio cuore era nuovamente al suo posto.
Differenti, ma insieme ed io, nuovamente vivo con lei.
Non ci sarebbero state più lacrime, solo la vita da vivere, la vita che non vedeva differenze, non parlava e non pensava.
L’amavo. Amavo tutto di lei, e le ero grato, per tutto quello che mi aveva restituito.
Il tempo prima di lei era stato come un lungo sonno dal quale mi ero svegliato dopo cento anni.
La mia vita si era fermata nell'immobilità di ciò che non sapeva più scorrere e con lei mi ero riappropriato di anni e sensazioni, ero cambiato, cresciuto.
Amavo il non poter sentire i suoi pensieri e perdermi in direzioni lontane nei suoi occhi.
Non sarei scappato mai più.
Non avevo più paura.
Il mio secolo coraggioso ed eroico non lo sentivo più così distante e questa nuova realtà non era più così difficile da capire.
L'essere venuto al mondo in un tempo in cui di lei non vi era neanche la promessa e, trovarmi ancora qui, non era più così difficile da sopportare. Quello dove mi trovavo in quel momento, era il solo posto dove volevo essere.
Malgrado tutto, nella mia notte interminabile e terribile sarebbe tornato a splendere il sole.
Lei era quei sogni che non potevo più avere. Era la mia Bella e lo sarebbe stata per sempre.
L'avrei seguita ovunque, mi avrebbe guardato e l'avrei guardata, si sarebbe mossa e mi sarei mosso.
Niente altro che questo, come il più naturale e istintivo dei gesti, come respirare. E lo avrei fatto. Avrei respirato di nuovo grazie a lei che era la mia sola ragione di esistere.
Bella continuava a dormire mentre il vento che aveva agitato i rami si andava quietando. Dietro la porta chiusa della stanza, il respiro regolare di Charlie immerso nel sonno.
Sapevo che non avrebbe smesso tanto presto di odiarmi, che difficilmente mi avrebbe perdonato, ma per il momento, il mio unico pensiero era quello di sapere se, Bella, mi tenesse ancora con lei nei suoi sogni, impigliato nei suoi occhi marroni e nel suo cuore.
In quella notte che mi vedeva nuovamente accanto a lei, tornavano in mente tutte le parole che avevo pronunciato e ,a cui, ero poi venuto meno ferendola, come avevo visto nei ricordi di mia sorella Alice.
Adesso, la sola mia speranza era che il significato che avevano avuto un tempo, per lei, non fosse cambiato.
Era così stanca, lo potevo vedere dal sul viso segnato anche nel sonno. Continuavo ad osservarla, incolpandomi per non aver saputo capire il pericolo a cui l'avevo lasciata.
Non aver compreso l'inganno di Victoria che mi aveva attirato così lontano per poi tornare qui e non potevo concepire l'idea di averla lasciata in balia di licantropi instabili che avevano agito al posto mio per tenere a bada una pazza sanguinaria.
Il suo respiro ad un tratto cambiò, si trasformò in un sospiro profondo e le sfiorai la fronte con delicatezza per rassicurarla. Ancora però non apriva gli occhi. Aumentai impercettibilmente la stretta delle mie braccia e la circondai maggiormente per permetterle di sentire che ero accanto a lei che non l'avevo abbandonata. Ero lì, come le avevo promesso.
Un altro sospiro anticipò il risveglio. Aprì gli occhi finalmente e mi resi conto che pur accanto a lei continuavano a mancarmi. Il non averli potuti guardare in quelle ore, in tutti quei mesi, era stato penoso.
Appena mi vide, Bella, emise un urlo soffocato e si coprì gli occhi con i pugni.
-Ti ho spaventata?- Domandai, certo di averlo fatto. Del resto era passato un po' di tempo dall'ultima volta che mi aveva trovato accanto a se al suo risveglio, anche se mi aveva chiesto di restare; magari non ricordava di averlo fatto. Era sfinita quando lo aveva chiesto. Cominciò a battere le palpebre.
-Oh, merda -, disse con la voce ancora impastata dal sonno e la mia ansia aumentò ancora di più.
-Che c'è che non va, Bella?- Domandai cercando di controllare l'angoscia che quella reazione mi dava. Mi guardò accigliata e infelice.
-Sono morta, vero?- Si lamentò.- Sono annegata. Merda, merda , merda! Charlie ci resterà secco.- La guardai confuso.
-Non sei morta.- Era quello che credeva?
-E allora perché non mi sveglio?- Mi disse con aria di sfida.
-Sei già sveglia, Bella.- La vidi scuotere la testa.
Sembrava non essere convinta delle mie parole e del fatto che fossi accanto a lei veramente.
-Certo, certo. E' ciò che vuoi che io pensi. E poi, quando mi sveglierò, sarà il peggio del peggio. Se mi sveglierò, il che non avverrà, perché sono morta. Orribile. Povero Charlie. E Renèe, e Jake...- Era veramente spaventata e convinta di quello che diceva. Mi resi conto che poteva ancora essere sotto shock. Cercai le parole adatte ed il tono migliore per provare a sdrammatizzare.
-Mi rendo conto che tu possa avermi scambiato per un incubo.- Cercai di sorridere, ma la mia espressione tradiva sicuramente la mia tristezza e il sorriso che le regalai fu solo accennato. Cercai la forza per mantenere comunque dell'ironia in ciò che dicevo.- Ma non riesco ad immaginare cosa potresti aver fatto di tanto brutto da finire all'inferno. Ne hai ammazzati molti in mia assenza?- Mi restituì una smorfia.
-Certo che no. Se fossi all'inferno, tu non saresti con me.- Sospirai rassegnato e malinconico. Continuava dopo tutto a volermi tenere al riparo da me stesso. Ma avevo bisogno di sapere se lo avrebbe ancora fatto o era solo il suo carattere che non le permetteva di comportarsi in maniera diversa con me. Troppo gentile, troppo altruista Bella, per pensare di far soffrire qualcuno a causa sua. In quel momento i suoi occhi abbandonarono i miei per spostare la loro attenzione verso la finestra. Chissà a cosa stava pensando adesso. Tornò a guardarmi e avvertii sul suo volto quel calore che era il preludio al colorito che compariva sulle sue guance quando era preda di un'emozione.
-Perciò...è successo davvero?- Chiese come se volesse convincersi, trovare una conferma a quello che doveva esserle sembrato solo un brutto sogno. Ma, invece, non era così. Come tutto ciò che le era capitato da quando mi aveva incontrato.
-Dipende.- Le risposi sorridendo, ma non riuscendo a farlo del tutto. C'era ben poco da sorridere, ma sarei stato capace di farlo, di ridere di felicità se solo avessi avuto ancora la certezza del suo amore. - Se ti riferisci al fatto che abbiamo rischiato di farci massacrare in Italia, la risposta è sì.- La guardavo con attenzione, cercando di cogliere ogni più piccola espressione del suo volto per poter capire quale sarebbe stato il mio destino.
-Strano.- Commentò assorta.- Sono stata in Italia davvero. Sai che non ero mai andata più ad est di Albuquerque?- Era veramente incredibile.
-Forse è meglio che torni a dormire. Stai delirando.- Sospirai, alzando gli occhi al cielo. Non eravamo stati a fare una gita, non era stato il nostro primo viaggio insieme.
-Non sono più stanca.- Disse come se avesse acquistato nuova consapevolezza.- Che ore sono? Quanto ho dormito?- Non potevo smettere di guardarla e di bearmi della sua vicinanza. Era una sensazione forte e nello stesso tempo estremamente dolce. Era diverso da come ero abituato a sentirmi quando le stavo accanto in passato. Il suo odore era delizioso come al solito, ma la pena che mi aveva sempre procurato sembrava essere scomparsa. Era insolito per me starle vicino in quel modo. C'erano tante cose di cui potevo bearmi e assaporare senza la lotta che ogni volta dovevo sostenere per restarle accanto. Ero rilassato e c'era pace in quel minuscolo angolo di universo che era la sua stanza. Era quella dunque la serenità. Credevo non sarei mai stato in grado di provare queste sensazioni. Di quante cose dovevo esserle grato e di quante altre avrei dovuto farmi perdonare. Era come se mi fosse stata restituita e ciò che ero stato prima di quell'istante non esisteva più, ciò che Bella vedeva era, qualcuno con una forza e una consapevolezza di se stesso maggiore. Non mi sarei mai più, per nessun motivo, allontanato da lei. Ma vidi che non era più stanca e che tutto le era più chiaro e il mio coraggio vacillò insieme alle mie certezze.
-E' l'una passata.- Le risposi non riuscendo a trattenere una nota tremula nella voce sperando che lei l'avesse colta. Era il mio modo di tremare. E il pensiero che il momento dei chiarimenti e delle domande da soddisfare fosse giunto, mi gettava nello sconforto. Era frustrante non sapere, ma peggio sarebbe stato sentirle pronunciare qualcosa di definitivo. - Direi che dormi da quattordici ore.- Aggiunsi, mentre la osservavo muoversi per cambiare posizione.
-E Charlie?- Domandò.
-Dorme.- Le risposi aggrottando la fronte.- Devo farti presente che in questo momento sto infrangendo le regole. Be' tecnicamente no, perché mi ha vietato di oltrepassare la porta di casa tua e io sono entrato dalla finestra, ma...be', ecco l'intenzione era quella.- E in tutta sincerità non mi sentivo di biasimarlo per questo, né me ne sentivo offeso, io al posto suo mi sarei trattato molto peggio.
-Charlie ti ha bandito da qui?- Chiese incredula, ma ebbi l'impressione che fosse più in collera.
-Cosa ti aspettavi?- Replicai triste. Ma potevo scorgere il suo disappunto. Sembrava arrabbiata per l'atteggiamento di suo padre, ma non volevo farmi false illusioni forse stavo solo fraintendendo un suo disaggio attribuendogli un significato che non aveva. Cercavo di cogliere dei segni, delle conferme che lenissero i miei timori.
-Quale è la versione?- Chiese curiosa.
-In che senso?- Domandai preso alla sprovvista. Il mio bisogno di risposte mi portava a perdermi tra una moltitudine di considerazioni.
-Cosa racconto a Charlie? Con quale scusa giustifico un'assenza di...quanto tempo sono stata lontana da casa?- Abbassai lo sguardo e riuscii a regalarle un sorriso più spontaneo.
-Soltanto tre giorni e a dire la verità speravo che potessi avere tu una buona idea. A me non è venuto in mente nulla.- Non avevo avuto tempo di trovare una giustificazione credibile, la mia mente era stata troppo impegnata ad immagazzinare ogni attimo di quel essersi ritrovati e a studiare ogni sua reazione nella speranza di non precipitare nuovamente nella disperazione.
-Favoloso.- Borbottò.
-Be', magari Alice si inventerà qualcosa.- Risposi cercando di confortarla. Sarebbe stato un mio dovere, un mio compito ben preciso quello di trovare una soluzione, ma per una volta, accantonai i miei modi d'altri tempi e cercai io rifugio in lei. In quel momento mi sentivo vulnerabile e perso, senza nessuna certezza. Da quando l'avevo incontrata, avevo combattuto con me stesso contro ogni genere d'istinto pericoloso alla sua vita e, adesso lì, nel silenzio dei suoi pensieri e del mio cuore, in me c'era un altro tipo di silenzio, quello del mostro che l'aveva reclamata all'inizio e l'avrebbe voluta per se. Non lo sentivo più e potevo ascoltare i miei pensieri privi della sua voce. Era tutto così nuovo, sconosciuto e magnifico.
-Allora.- Disse.- Cosa hai fatto di bello fino a tre giorni fa?- Mi sentii stringere dalla morsa della preoccupazione.
Stava arrivando la fase delle domande.
Delle spiegazioni. Il disaggio si fece pungente.
-Niente di così eccitante.- Risposi.
-Certo che no.- Mormorò poco convinta.
-Perché fai quella faccia?- Chissà a cosa stava pensando.
Cosa poteva mai credere che avessi fatto lontano da lei, quando invece io mi ero solo annientato nel dolore della sua assenza?
-Be'...- Corrugò le labbra, pensierosa.- E' proprio ciò che risponderesti se, in fin dei conti, fossi un sogno. La mia immaginazione deve essere un po' a secco.- Sospirai. Ancora non voleva credere che fossi lì. E che senza di lei, non ero stato altro che quel vuoto che mi ero portato addosso per tutti quegli anni.
-Se te lo dico, ti convincerai che questo non è un incubo?- Mi fissò sdegnata.
-Un incubo!- Sottolineò. Rimasi in attesa di una risposta. Le avrei detto tutto ciò che voleva sapere e anche di più a quel punto. Tutto pur di riabilitarmi ai suoi occhi.
-Forse.- Rispose dopo averci pensato per qualche secondo.- A patto che tu me lo dica.- Dovevo essere sincero. Dovevo confessarle tutta la mia stupidità. Quanto fossi stato ingenuo nel valutare, nel non voler vedere le conseguenze di quel mio gesto. Non potevo più aspettare che fosse lei a parlare. Anche quello non era che un alibi, un altro modo per sfuggire alle mie responsabilità. Dovevo parlarle francamente e poi accettarne tutte le possibili conseguenze, anche quella di poterla perdere dopo averla appena ritrovata. Ma in fondo sapevo di meritarlo. -Sono stato...a caccia.- Sussurrai abbassando gli occhi.
-Non sai dire di meglio? Questo non basta affatto a dimostrare che sono sveglia.- Rimasi in silenzio cercando di scegliere con cura le parole.
-Non ero a caccia per nutrirmi...A dire la verità mi stavo allenando a...seguire le tracce. Non sono molto bravo.- A differenza di quello che aveva sempre creduto c'erano tante cose in cui non ero bravo affatto.
-E cosa hai inseguito?- Chiese incuriosita. Sapevo che avrei dovuto parlare sinceramente, ma non sapevo se avrebbe capito senza che prima le avessi spiegato e chiesto perdono per tutto. Ancora stupidamente cercavo di prendere tempo, un po' per timore, un po' perché ero imbarazzato da tutto quello che avevo causato con il mio comportamento.
-Niente di rilevante.- Risposi a disagio.
-Non capisco.- Mi fissava in attesa che le dessi una spiegazione.
-Io...- Dissi, sospirando profondamente,- ti devo delle scuse. No, certo, ti devo molto, molto di più. Ma devi sapere,- non riuscivo a controllare l'ansia e le parole cominciarono ad uscire veloci come quando ero nervoso e agitato,- che non avevo idea. Non mi sono reso conto del disastro che mi ero lasciato alle spalle. Pensavo che qui fossi al sicuro. Non avevo dubbi. E non immaginavo che Victoria,- al solo pronunciarne il nome l'ira montò portandomi a scoprire i denti come se l'avessi davanti, come se potessi guardarla negli occhi,- sarebbe tornata. Devo ammettere di aver badato molto di più ai pensieri di James che ai suoi il giorno del nostro incontro. Non ho intuito che avremmo scatenato una reazione simile. Che fossero così legati. E ora capisco perché: si fidava di lui e il pensiero che avrebbe fallito non l'ha mai sfiorata. L'eccesso di sicurezza le offuscava i pensieri e mi ha impedito di percepire quanto fosse profondo il legame tra loro. Non che ci siano scuse per ciò che ti ho inflitto. Quando ho sentito ciò che hai detto ad Alice, ciò che lei stessa ha visto, e quando mi sono reso conto di averti costretta a mettere la tua vita nelle mani di licantropi immaturi e volubili, la cosa peggiore al mondo esclusa Victoria...- Non riuscii a continuare, il senso di vuoto assoluto come quando avevo creduto che fosse morta mi fece venire meno le parole.- Sappi che non avevo idea che sarebbe andata così. Sono amareggiato nel profondo, anche oggi che ti vedo al sicuro tra le mie braccia Non c'è modo più miserabile per scusarmi per...- Soffrivo per questo, per tutto quello che involontariamente le avevo causato e volevo che lo sapesse che si rendesse conto che avrei fatto di tutto per tornare indietro e cancellare quegli ultimi mesi, ma la sua voce...mi gelò.
-Smettila.- Disse, fissandomi come a trovare le parole giuste per qualcosa di solenne e definitivo. Come biasimarla, se non avesse più voluto avere a che fare con me e con tutto quel mondo? Il trascorrere di quei pochi secondi che sospesero le sue parole sembrarono racchiudere tutta l'eternità di cui ero figlio.
-Edward, smettila una volta per tutte. Non puoi ostinarti a vederla così.- La osservai con attenzione, ma i suoi pensieri inaccessibili non lasciavano trasparire nulla dal suo viso. Quello che riuscivo a cogliere su quel volto che adoravo, era solo un'espressione neutra che sembrava non costarle alcuna fatica. Mi aggrappavo ad ogni suo respiro nella speranza che mi arrivasse uno spiraglio, che mi desse la possibilità di una speranza. Bella parlava di senso di colpa, che non dovevo sentirmi responsabile delle sue decisioni, o di quello che le succedeva e non potevo scappare in Italia solo perché convinto di non essere riuscito a salvarla. Quella, diceva, era la sua natura, la sua vita attuale. Che sapeva che, preoccuparmi e sentirmi responsabile di tutto, faceva parte della mia natura, ma non potevo permettermi di esagerare a quel modo. Era, secondo lei, un atteggiamento sconsiderato e che dovevo pensare ad Esme e Carlisle. La guardavo senza riuscire a parlare, non riuscendo a credere a quello che avevo appena ascoltato. Come poteva pensare che fosse per quello, che fosse solo quella la ragione che mi aveva spinto a cercare la fine quando l'avevo creduta morta? Sarei mai stato in grado di rimarginare la ferita di quell'abbandono? Ma come aveva potuto credere a quella bugia che mi ero costretto a dirle. L'amavo, glielo avevo dimostrato e detto infinità di volte. Possibile che non avesse minimamente dubitato che quel giorno nella foresta stessi mentendo? Certo che mi sentivo in colpa, ma...non per i motivi che credeva lei. La guardai con la disperazione negli occhi che mi rendeva folle al solo pensiero che lei fosse convinta che non l'amassi più.
-Isabella Marie Swan.- le sussurrai sul viso, disperato,- credi davvero che io abbia chiesto ai Volturi di uccidermi perché mi sentivo in colpa?- La sua espressione era cambiata, adesso era quella di chi non riusciva a capire.
Era confusa.
-Non è così?- Disse con i suoi occhi scuri sgranati su di me.
-Certo che mi sentivo in colpa. Molto. Più di quanto tu possa immaginare.- Continuava a guardarmi incredula.
-Ma...cosa stai dicendo? Non capisco.- Quanto poteva fare male una bugia? E Quella che io avevo detto a Bella per salvarla da me? Le parole sanno scavare dentro e nel farlo provocano sofferenza e dolore. Ero convinto che mi avrebbe con il tempo dimenticato, ma avevo solo pensato a quanto questo sarebbe costato a me. Avevo solo considerato il mio di dolore. La sua sofferenza era stata pari alla mia per intensità. Mi era arrivata aprendo una ferita che non si sarebbe mai rimarginata attraverso i ricordi di Alice. Ma era stata brava però la mia piccola umana a cercare di riemergere da quell'abbandono e a trovare una sua strada. Di questo ero fiero. Sapevo che era forte e coraggiosa, e che questo poteva significare poterla perdere per sempre. Che non potesse accettarmi nuovamente nella sua vita. Ora per lei doveva essere difficile potersi nuovamente fidare delle mie parole. Adesso era il momento di cercare di spiegare i motivi di quel comportamento, il perché di quella decisione così disgraziata per entrambi che ci aveva quasi portato alla morte. Speravo di riuscire a convincerla parlandole con sincerità, facendole sapere cosa rappresentava per me e aveva sempre rappresentato.
Implorando il suo perdono.
-Bella, sono andato dai Volturi perché credevo fossi morta.- Parlai guardandola negli occhi pieno di dolcezza.
Sussurrando le parole. Ma con decisione.- Sarei andato in Italia anche se non fossi stato il responsabile della tua morte.- Pronunciai quella parola accusando lo stesso dolore del momento in cui l'avevo creduta perduta per sempre.- Anche se non fosse stata colpa mia. Certo, avrei dovuto agire con più cautela e parlarne prima con Alice, anziché prendere per buona la versione di Rose. Ma, sinceramente, cos'altro avrei dovuto pensare, quando il ragazzo mi ha risposto che Charlie era al funerale? Quante probabilità c'erano? Probabilità...- E la voce mi si affievolì mentre i ricordi tornavano nitidi.- Le probabilità sono sempre contro di noi. Un errore dietro l'altro. Non criticherò mai più Romeo.- Avevo capito che c'erano cose che non potevo controllare, prendevano una loro direzione malgrado le mie buone intenzioni. Non avevo tutte le risposte. Ma Bella continuava a non capire o semplicemente non le interessava più farlo. “ E allora?” Cosa voleva dire con quell'affermazione?
-Allora cosa?- Le domandai disarmato da quel suo distacco.
-Se anche fossi morta davvero?- La fissai, a lungo con l'incertezza che mi dava il dubbio.
-Non ricordi cosa ti ho detto una volta?- Dissi piano.
-Ricordo tutto quel che mi hai detto.- Sapevo a cosa si riferiva. Erano le stesse parole che mi rimbombavano nella testa e che avevano accompagnato le immagini che mia sorella Alice mi aveva rimandato, quelle della sua disperazione. Mi avvicinai e con le dita le sfiorai le labbra. Erano morbide e calde e avrei voluto baciarla e dirle di smettere di punirmi, ero pentito, avevo capito, non mi sarebbe bastata la mia eternità per scusarmi e chiederle perdono che il mio posto era al suo fianco. Ma cercai di frenarmi, di darle il tempo di abituarsi nuovamente a me, di cercare in lei quell'amore che ci aveva legati, se ancora esisteva. Darle il tempo di fare chiarezza, di accettare delle scuse che avrebbero rimarginato solo in parte le sue ferite.
-Bella, temo che tu sia vittima di un equivoco.- Chiusi gli occhi obbligandomi a non guardarla, regalandole un sorriso, mentre la pena del ricordo di quegli istanti tornava a torturarmi.- Pensavo di avertelo già spiegato chiaramente. Non son in grado di vivere se al mondo non ci sei tu, Bella.- Appena finii di pronunciare quelle parole aprii gli occhi e la fissai. Continuava a non capire il senso di quello che le dicevo.
-Sono...confusa.- Disse guardandomi a sua volta. I miei occhi ritornarono nei suoi con quello sguardo spontaneo e sincero che riservavo solo a lei.
-Sono un bravo bugiardo, Bella. Devo esserlo.- La vidi rimanere immobile e la sentii irrigidirsi fino quasi a smettere di respirare. Non volevo riportare a galla quei momenti, riproporre quel dolore. Allungai una mano e toccandola la strattonai leggermente nel tentativo di farle assumere nuovamente una posa più rilassata.- Lasciami finire! Sono un bravo bugiardo, ma tu mi hai creduto troppo in fretta.- La vidi trasalire. Era convinta non l'amassi più.- E' stato...atroce.- Restò in silenzio, immobile.
L'espressione statica di chi ascolta senza battere ciglio. -Quando ti ho detto addio nella foresta...- La sentii tremare e fare forza su se stessa.- Non ti saresti arresa.- le sussurrai,- lo sapevo bene. E non volevo farlo perché sapevo che sarei morto anch'io, ma temevo che, se non ti avessi convinta che non ti amavo più, avresti impiegato ancora più tempo a riprendere una vita normale. Speravo che dimostrandoti di averti dimenticata tu potessi fare altrettanto.- La guardai mentre le sentii sussurrare le mie parole. -Un taglio netto.- Disse. La mente tornò a quel momento, all'attimo preciso in cui mi ero costretto a pronunciarle. Il pensiero di come avevo dovuto combattere contro la voglia di stringerla e consolarla, asciugare le sue lacrime, farla smettere di tremare, mentre la paura che si potesse accorgere della mia disperazione mi divorava, mentre pensavo di poter cedere da un momento all'altro cadendo ai suoi piedi per chiederle perdono. Non volevo farlo, non volevo allontanarmi da lei, abbandonarla, ma ero convinto fosse la cosa giusta da fare. “ Un taglio netto” che io non avrei mai potuto dare. Il mio legame con lei non si poteva recidere e non avrei mai per tutta la mia esistenza potuto staccarmi da lei, anche se non l'avrebbe mai saputo. Ma lei aveva ceduto così presto. Mi aveva creduto. Aveva accettato per buona ogni parola, non aveva saputo guardare oltre, nel profondo dei miei occhi che la cercavano e la sfuggivano per paura di rivelare la disperazione del mio cuore. I miei occhi che non potevano essere lo specchio di quell'anima che non avevo più avevano saputo nascondere l'immensità di un dolore che non poteva avere uguali nel suo mondo e nel mio mentre io non avevo saputo capire a quale sofferenza la stavo consegnando. Dicevo di amarla e non avevo capito quanto lei amasse me. Però mi aveva creduto, sembrava veramente convinta che avessi smesso di amarla e non riuscivo a capire come avesse potuto credere ad una simile bugia.
Quando avevo iniziato a parlarle quel giorno ero convinto che avrei dovuto farlo per ore prima di riuscire ad insinuare il dubbio, che sarei stato costretto a mentire a denti stretti. Ero convinto capisse e, invece, si era arresa così in fretta spezzandomi. -Ti ho mentito e ti chiedo scusa, ma non avrei mai immaginato che sarebbe stato così facile, lo consideravo un'impresa impossibile. Ero sicuro che intuissi la verità e mi aspettavo di dover mentire a denti stretti per ore prima d'insinuare l'ombra del dubbio in te. Ti ho mentito e ti chiedo scusa...scusa per averti ferita, scusa perché è stato un tentativo inutile. Scusa se non ti ho protetta da ciò che sono. Ho mentito perché volevo salvarti e non ha funzionato. Scusami. Ma come hai potuto credermi? Dopo che ti ho ripetuto migliaia di volte che ti amavo, com'è stato possibile che una sola parola frantumasse la tua fiducia in me?- Non rispose, rimanendo a guardarmi, con un'espressione che non riuscivo a decifrare. Ma il suo cuore batteva come quando l'emozione s'impadroniva di lei. Continuava però a rimanere immobile.
-Lo vedevo dal tuo sguardo, sembravi sinceramente convinta non ti volessi più.- Come faceva a credere ad una cosa del genere?- Come se io potessi mai trovare il modo di esistere senza avere bisogno di te.- Bella continuava a rimanere ferma ed in silenzio. Fui costretto a strattonarla nuovamente per scuoterla da quell'immobilità che mi stava esasperando. Continuava a rimanere chiusa nel suo mutismo.
-Bella-, sospirai. – Davvero, cosa pensavi?- A quel punto vidi i suoi occhi inondarsi di lacrime e iniziò a piangere.







Scusate il ritardo, ma sono riuscita tra tanti impegni pre ferie a postare questo capitolo. Spero vi piaccia e abbiate ancora voglia di seguire e leggere questa rivisitazione di New Moon, dal mio punto di vista.
Come sempre ringrazio chi lascia il proprio commento, con costanza ( siete sempre di grande aiuto per continuare a scrivere. Le vostre considerazioni sono sempre fonte d'ispirazione.). Grazie.
Un grazie anche a chi legge , preferisce, segue o semplicemente legge.
Grazie a chi non ancora in vacanza lascerà un commento a chi non potrà farlo spero di poterlo leggere in seguito. A tutti una felice estate.

arte

Ciao carissima felice di aver letto questo commento così positivo e sempre colmo di complimenti. Sono contente ti sia piaciuto. Grazie infinite. Glance.

Ninfea Blu

Ciao cara, un grazie anche a te per non farmi mai mancare la tua opinione su questa storia. Spero di poter leggere cosa pensi anche in seguito. Grazie di cuore. Glance.

Cicciolgeiri

Grazie tesoro. Troppo buona, ma zia Sthephenie è una sola, originale e d unica. Io provo solo a raccontare quello che mi piacerebbe poter sapere di più. Baciotti, Glance.

bale86

Eccomi qui. Spero che il nuovo capitolo soddisfi la tua curiosità. Mi auguro ti piaccia e ti ringrazio per il commento. Sono sempre felice di trovarvi. Un bacio. Glance.

theangelsee69

Ecco qui una parte delle spiegazioni e spero che ti abbia emozionata, anche se in ritardo spero che leggerai comunque e mi farai sapere cosa ne pensi. Grazie per essere sempre presente con la tua opinione. Baci Glance.

ANNALISACULLEN
Mi auguro di non averti delusa con questo capitolo, ma se così fosse ti prego di farmelo sapere, è importante capire se quello che si scrive rimane attinente oppure no. Ti aspetto. Baci Glance.
  
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