Di recente mi è
capitato di guardare "Kaichou
wa maid sama" che mi ha incuriosita parecchio ...
Mi spiace che sia ancora in onda in giappone se debba aspettare
chissà quanto per vedere gli altri episodi ... ma
vabbè amen, nel frattempo ho scritto di getto questa ... fic?
un po' nonsense xD, un misto fra introspettiva e boh ...
Changes
Misaki si alzò dal
letto e
guardò la sveglia: erano le 6:30. Non c’era
neanche stato bisogno di spegnerla,
del resto non aveva chiuso occhio quella notte, la terza di fila ormai.
Si guardò allo specchio
un’ultima volta prima di uscire di casa e con suo rammarico
si accorse che
neanche il fondotinta poteva più coprire la pessima cera del
suo volto.
Merda.
Uscì e, prima di richiudere
la porta dietro di sè disse “Ciao, io
vado!”.
Salutare ad una casa praticamente vuota, un riflesso involontario.
“Buongiorno Misaki
chan!
Come stai?” –La salutò entusiasta Sakura.
“Bene, tu?” –rispose la
ragazza con sguardo assente mentre camminava fra la folla di studenti.
“Benissimo Misaki-chan, oggi
infatti ...”
Parole
confuse nella sua testa, un sovrapporsi di voci
insistenti che non la facevano dormire la notte.
La famiglia, la scuola e il lavoro...
Stava andando tutto a rotoli.
Sua madre era finita nuovamente in ospedale e sua sorella
... dio solo sapeva cosa avesse per la testa quella ragazza, il lavoro
poi
negli ultimi tempi la stava uccidendo e la sua media scolastica ne
stava
risentendo.
Come avrebbe potuto essere un buon presidente se neanche lei
che avrebbe dovuto dare il buon esempio non riusciva neanche a
mantenere una
media dignitosa? I professori avevano ragione.
Doveri, responsabilità ...
Per quanto ancora?
Ma soprattutto, ne valeva veramente la pena?
“Ah? Uhm ... sì scusami.
Comunque no, mi spiace ma stasera lavoro. A dopo.”
–rispose secca la ragazza,
tagliando corto.
♠
“Presidente, le ragazze
propongono di aprire un club di lettura”
“Presidente, il preside
chiede che cosa è stato preparato per la presentazine del
nuovo anno
scolastico”
“Presidente, non dovremmo
rivedere il calendario delle ...
“Presidente, il comitato dei
genitori ...
“Presidente, cosa ne pensi
se ...
La famiglia,
la scuola e il lavoro...
Doveri,
responsabilità ...
Stava andando
tutto a rotoli.
Tutto a ro to
li.
“Vi prego, uno
alla volta”
–aveva cercato di dire, ma nessuno l’aveva
sentita.
Troppe voci, troppo richieste, troppe aspettative, troppe pretese.
Voce roca morta in gola.
L'aria che mancava.
“ORA STATE
ZITTI!”
Usui Takumi era apparso
davanti alla porta e lei lo guardava.
Una luce, una speranza.
“Il presidente si
prende una
pausa, cavatevela da soli una buona volta”
–dichiarò il ragazzo, sorridendo
candidamente rivolto alla classe.
“Ma Usui ...” –aveva cercato
di protestare una voce fra la folla, invano.
“Nh? Misaki la prendo io per
oggi, chiuso.” –parole che non ammettevano repliche.
Senza indugiare oltre, la
prese per un braccio quasi trascinandola di peso.
Misaki non oppose alcuna
resistenza.
♠
“Dove mi stai
portando?”
–gli chiese infine, dopo mezz’ora.
Si era fatto tardi, avevano
attraversato mezza città e il sole stava ormai per
tramontare.
Lui si volto e inarcando le
labbra disse:
“A casa mia”
Tre parole e un sorriso.
Senso di sicurezza, senso di
fiducia.
Attraversarono il corridoio
del ventesimo piano, lui con un click aprì la porta e la
fece entrare.
Da giorni la osservava, sia
a scuola che al cafè.
Il visoera sempre stanco e
i suoi sorrisi spenti, ma più di ogni altra cosa lei aveva
cominciato a trattarlo con indifferenza, a trattarlo
come gli altri.
Ora era
lì, davanti a lui, a
neanche un metro da lui.
I fluenti capelli neri, le
esili spalle, la vita sottile e le lunghe gambe tornite.
Le si avvicinò poggiandole
una mano sulla spalla, per poi voltarla a sè.
Lei lo guardava.
Il volto stanco e lo sguardo assente.
Guardava il suo volto
avvicinarsi mentre un suo braccio l’aveva avvolta alla vita
avvicinando i loro
corpi.
Un bacio, la stava baciando.
Tuttavia, Misaki non provò nè un sussulto,
nè un
fremito.
Nessuna emozione.
“Dov’è
la tua stanza?” –gli
chiese, senza neanche guardarlo in faccia, tenendo fisso lo sguardo sul
parquet.
“Eh?”
“Ho detto: dov’è la tua
stanza?
Dopotutto è questo il motivo per cui mi hai portata qui,
dico bene?
Ti
vanti tanto di essere un principe dalla brillante armatura, ma alla
fine sei
come tutti gli altri: un brutto porco pervertito che non vede
l’ora di
sbattersi una ragazza dopo l’altra.
E’ questo che vuoi no?
Beh, che stiamo aspettando?
Sai che ti dico?
Oggi sono proprio in vena! Non vedo l’ora, è da un
po’ che
certo emozioni forti per cambiare ...
Beh che aspetti? Guarda che
se non ne hai voglia lo chiedo al primo che incontro per strada e
...”
Un caldo improvviso le invase
la tutta, fuoco e fiamme sulla sua guancia: uno schiaffo talmente forte
da
farla barcollare e cadere a terra.
Si squadrarono per diversi
istanti, Usui infine si decise a prenderla di peso e, caricandosela su
una
spalla, si diresse verso la camera da letto.
Misaki, ancora intontina per
il colpo subita, era sicura che lui l’avrebbe ... ma non fece
in tempo a
formulare il pensiero nella sua testa che venne scaraventata dentro la
vasca da
bagno. Takumi la teneva ferma mentre le puntava il getto
d’acqua
sulla faccia.
In quel momento, Misaki sentì il bisogno irrefrenabile di ridere.
“Hey, hey!! Mettimi
giù
brutto ... hey, ma che cazz ....”
“Brutto?! Brutto a
me?! E
poi cos’è questo linguaggio da donna di strada eh?
Ti aiuterò io a pulire
quella bocca in modo efficace...” –le disse
stringendole i polsi, prima di
chiuderle la bocca con la sua.
Era tornata la sua Misaki.
To be continued ...(?)
Personalmente non saprei se continuarla, per quanto mi riguarda andrebbe bene così ... xD