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Autore: Lady Memory    20/07/2010    4 recensioni
Un prologo e nove frammenti della vita di Severus Snape legati da un filo molto particolare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le parole che non mi hai detto

Le parole che non mi hai detto


by Lady Memory


Un prologo e nove frammenti della vita di Severus Snape legati da un filo molto particolare.


Disclaimer: è tutto "suo", nel caso ci fossero dubbi.


Ancora grazie infinite alla mia previewer Tearsofphoenix, e a tutti coloro che vorranno lasciarmi un messaggio.



... Prologo ...


"Benvenuto, Severus Snape," disse una voce piena di tenerezza.


Avvolta in un'aura di indescrivibile luminosità, la creatura dischiuse le labbra in un sorriso di ineffabile splendore. L'intensità della luce che la circondava era così vivida da risultare quasi intollerabile per le pupille indebolite dell'uomo che la contemplava stupito.


Esausto, confuso, la mente annebbiata da un dolore che non riusciva più a controllare, il corpo in preda a un torpore mortale che lentamente ne paralizzava le membra, Severus sentì la sua anima tremare incontrollabilmente.


No. Non sono queste le parole.



... 1 ...



"Severus! Severus! SEVERUS!"


Il bambino entrò in casa e si avvicinò alla madre, guardingo e risentito. Non sopportava di sentirsi chiamare col suo nome quando giocava con i suoi (pochi) amici. Sapeva che lo faceva sembrare ancor più diverso dagli altri. Gli era stato molto difficile farsi accettare con la pessima fama che aveva la sua famiglia e con gli strani vestiti che era costretto a indossare. Ma poi i suoi compagni, così inizialmente diffidenti, avevano finito per apprezzare la sua sottile astuzia, che li aveva portati a prevalere più di una volta sulle bande di monelli rivali. E soprattutto ad evitare le punizioni che sarebbero inevitabilmente arrivate senza la sua inesauribile furbizia. 


Eppure, ecco che le sue risorse, la sua inventiva naufragavano miseramente non appena rientrava in quella casa. Lì non era protetto. Lì aveva paura. Paura della furia gelida e manesca di suo padre. Paura dello sguardo disfatto e accusatore della madre. Lo stesso sguardo con cui lo fissava adesso.


"Severus!"


A quel tono, il bambino si spaventò. Capì che anche sua madre aveva paura, e il panico gli attanagliò le viscere, facendogli salire l'acido alla bocca. Lei gli si fece vicino.


"La mia bacchetta..." sussurrò concitata. "Hai visto dove l'ha nascosta papà questa volta?"


Lui rimase per un attimo a bocca aperta, e lei lo afferrò per un braccio e lo scrollò con forza. "Sei diventato sordo?" Lo sgridò rabbiosamente. "Dobbiamo trovarla subito! Sai che non so cucinare senza di quella...e se tuo padre arriva e non c'è cena, io... io..."


Atterrito, il bambino si liberò con uno strattone e corse via, non prima di aver ricevuto un ceffone per quel suo scatto improvviso che la madre aveva interpretato come una fuga vigliacca.


Invece, un momento dopo, Severus era di ritorno, stringendo la preziosa bacchetta tra le dita, lacrime amare raggelate sulle ciglia ancora prima di scendere.


"Eccola, mamma," mormorò, e chiuse gli occhi, aspettando.


"L'hai trovata!" esultò lei, dimenticando tutto nella gioia selvaggia del suo sollievo. Afferrò la sottile asta di legno – così bella, così lucida, così incredibilmente potente: Severus lo sapeva che faceva magie, anche se lui non poteva ancora usarla – e si girò verso la cucina in disordine.


"Adesso vattene di là, e se vedi arrivare tuo padre, vieni subito ad avvisarmi."


"Mamma," sussurrò lui, mentre un disperato bisogno gli stringeva la gola. Per un attimo, lei sembrò ammorbidirsi, e la sua mano passò leggera sui capelli neri e lisci di lui, in un'incerta carezza. Poi l'ansia riprese il sopravvento.


"Vai, vai, che non ho tempo. Sono già fin troppo in ritardo."


Severus vide la scura forma angolosa della madre chinarsi sul forno e mormorare parole misteriose, vide la fiamma alzarsi e modellarsi in morbide volute, vide i tegami avvicinarsi obbedienti a mezz'aria...


Poi chinò la testa e scappò via, lasciando finalmente libere le lacrime di scorrere.


No. Soffocò i suoi singhiozzi nel silenzio del loro misero ingresso buio. No, non sono queste le parole.


         (continua)


NOTA:

Poichè, a differenza di altri archivi, non è possibile rispondere direttamente ai commenti sul sito, prego coloro che eventualmente volessero una mia risposta di indicarlo nella loro recensione. Grazie.

  
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