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Autore: AnnaOmbraBrambilla    20/07/2010    2 recensioni
Satine è speciale . In attesa di capire qual è il suo compito nel gioco di ruolo tra Inferno e Paradiso .
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho mai visto la luce del sole. Il cielo non so cosa sia. Non ho mai avvertito il vento sulla pelle.
Ho spiegato le ali solo per volare nella cupola che è stata innalzata per me, senza finestre e con un’unica porta che solo mio padre può aprire.
Per tutta la vita non sono mai uscita dalla mia prigione.
Tutti mi chiamano “Angelo”, dicono che sono una creatura sacra al Creatore, che io sono l’unica che può salvare il mio popolo. Però, quello che ho scoperto è che gli Angeli non vivono in cattività, sono liberi.
Gli Angeli vedono il cielo tutti i giorni e si lasciano cullare dal vento mentre osservano il sole che muore e rinasce ogni giorno.
Io non sono un Angelo.
I miei capelli non sono boccoli biondi; sono neri, come nere sono le mie ali e come nera è la mia anima. I miei occhi sono verdi come se fossero fatti di smeraldo, ma in essi non vi è lo stesso chiarore brillante e regale. Non assomiglio neanche fisicamente ad un Angelo. Il mio corpo è curvilineo, ho una figura flessuosa.
La mia preparazione è completa, posso parlare tutte le lingue del mondo, non esiste esercizio che non sappia risolvere, non c’è legge fisica che non possa cambiare. Posso controllare la vita e la morte, non che questo mi diverta ancora: gli Umani sono diventati meno divertenti in morte, rispetto che in vita.
Conosco gli Umani perché posso osservali negli specchi che trovo in giro per la mia prigione, alcuni di loro posso seguirli anche nei sogni, parlare con loro, entrare nelle loro menti e farli muovere a mio piacimento.
I Mortali sono facili da manipolare, da controllare. Non hanno forza di volontà, sono per lo più involucri vuoti, privi di ogni coscienza morale, privi di ogni interesse comune. Se prendessero coscienza di se stessi e si unissero, piuttosto che combattersi, forse, allora, potremmo cominciare a temere la loro tanto esaltata forza.
Per fortuna, nel futuro, non c'è niente di simile.
Sono un essere instabile, sono portata a ferire gli altri, a farli soffrire, fino a far desiderare loro la morte.
Quelle essenze, che non sempre sono anime, quelle che il Creatore non ammette nel suo cielo di buoni propositi e sante riflessioni, le prendo io: le mie guardie le conducono nel castello di mio Padre e lui le conduce nella mia gabbia, apre la porta e le fa entrare.
Devo insegnare loro ogni cosa. Stanno lì, a guardarmi senza occhi, senza un volto, fluttuano senza un corpo dove nascondersi e dove muoversi; volteggiano goffamente nella mia cupola e apprendono quello che devo insegnare loro.
Solitamente, evito di guardare la loro fumosa inconsistenza. Le trattengo il meno possibile, un po' schifata dai loro sentimenti.
Un esercito di ingrati, senza scrupoli, pronti a tutto per riassaporare qualche misero momento da Mortali, per essere per pochi secondi quello che sono stati: creature frivole, senza senso del dovere, facili da manipolare e corrompere. Nient’altro.
Eppure, anche loro sono qualcosa, mentre io? Io cosa sono?
Continuo a interrogarmi sulla mia esistenza, sul mio essere mentre, incerta, scrivo su pagine bianche di un diario senza fine. Sono solo appunti; sono appunti di una vita eterna che non avrà mai pace: la mia vita.
Non sono un Angelo e non sono un Demonio; sono una creazione, un esperimento che forse non è neanche riuscito.
Non sono un Angelo e non sono un Demonio: io soffro; fredde lacrime percorrono il mio viso ogni giorno, rotolano lungo le mie guance e muoiono sulle mie labbra. Soffro. Gli Angeli non soffrono perché non hanno motivo di soffrire, sono figli del Creatore, sono creature sacre. I Demoni non soffrono perché non hanno il cuore o l’anima per farlo.
Io invece soffro, sanguino come una qualsiasi Umana, ho le ali degl’Angeli e la spietatezza dei Demoni. Che sono io?
Ricordo che quando posi a mio padre tale domanda, egli mi rispose con un sorriso sbieco e con parole gelide. Per lui io non sono. Quella affermazione mi dilaniò il cuore per giorni, finché mi resi conto che anche per me, lui, non era.
Non chiesi mai a mio padre chi fosse mia madre, non gli domandai mai se avessi fratelli o sorelle; non ho desiderio di scoprirlo, o forse non voglio turbare la sua irrequieta pace.
L’unico mio desiderio, adesso, è volare al di sopra delle nuvole, oltre il cielo, oltre il sole, col vento sulla pelle. Sono solo desideri. Io non posso permettermi alcun desiderio, nessun sogno.
Non ho mai visto la luce del sole e mai la vedrò. Il cielo non so cosa sia e mai lo scoprirò. Non ho mai avvertito il vento sulla pelle e mai lo sentirò. Tutto questo non può far altro che farmi soffrire.

  
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