Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |      
Autore: Shelffa    20/07/2010    2 recensioni
Apollonie ha già tanti parecchi problemi di suo: per esempio il fratello August, pastore, che non fa che rimproverarle la sua vita fatta di solitudine, perché lei ha ventiquattro anni e dovrebbe sposarsi non continuare a vivere da sola nella casa diroccata che fu dei suoi genitori. E poi c’è il suo lavoro, ereditato involontariamente dal padre, che svolge controvoglia per sopravvivere. Insomma, la sua vita sarebbe fin troppo problematica se non fosse che c’è anche lui: viscido, inquietante, che sembra stranamente interessato alla sua vita e che non fa che seguirla. Che cosa vorrà da lei?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Apollonie Black ha già tanti parecchi problemi di suo: il fratello August, pastore, per esempio, che non fa che rimproverarle la sua vita fatta di solitudine, perché lei ha 24 anni e dovrebbe sposarsi, non continuare a vivere da sola nella casa diroccata

Apollonie corrugò la fronte, ritrovandosi a osservare nuovamente quell’ombra, sfocata dalla pioggia che continuava a scendere e che s’infrangeva violenta contro il suo ombrello.

Aveva decisamente scelto il giorno meno adatto per andare al cimitero, soprattutto perché, da lì a poche ore, August sarebbe venuto a trovarla, o meglio dire a controllarla.

Era sconvolgente sapere quanta poca fiducia riponesse in lei suo fratello, come se non avesse altro da fare tutto il giorno che organizzare festini o far entrare qualche amante dalla finestra. Si sentiva commossa dall’impegno che metteva affinché la sua anima da peccatrice non bruciasse nelle fiamme dell’inferno, tuttavia riteneva di essere in grado di badare a se stessa da sola anche se, a ben pensarci, un aiutino per quello non lo avrebbe di certo rifiutato.

Si mosse leggermente, costatando che sì, effettivamente, l’ombra seguiva proprio lei, anche se ombra non era esattamente l’aggettivo adatto a lui. Aveva tutto, carne, capelli e molto probabilmente anche ossa, muscoli e intestino, tuttavia non poteva fare a meno di chiamarlo così, ombra, giacché tutto gli richiamava qualcosa d’indistinto, di sfocato.

Era un uomo, ne era certa, verosimilmente anche un maniaco, tuttavia avrebbe preferito che agisse, che la rincorresse o qualsiasi altra cosa, piuttosto che quell’angoscia che continuava a creargli stando lì, a osservarla.

Cosa ci trovasse poi nel guardarla proprio non lo capiva.

In tutta Londra esistevano di certo ragazze più avvenenti, più ricche e più accomodanti di lei, e molte di sicuro frequentavano quel cimitero, quindi perché non infastidire loro?

Sapeva forse che abitava da sola? Credeva che ciò bastasse a fare di lei una prostituta?

Era stata avvicinata in diverse occasioni, per via dei suoi capelli rossi e per il suo vizio di girare sempre da sola, ma non aveva mai fatto in modo di aumentare le dicerie e le maldicenze.

Ma a lei poco importava.

Dopotutto non era colpa sua se sua madre, nel scegliere il suo nome, si era ispirata a una famosa cortigiana francese.

Da piccola ne aveva fatto un vanto, “come la Sabatier” amava ripetere, ignorando, nella sua ingenuità di bambina che, agli occhi della gente, sembrava soddisfatta di quella mancanza di buon gusto da parte della sua famiglia.

Chissà, magari l’aveva davvero scambiata per una prostituta, anche se, questo, non bastava a giustificare che la stesse seguendo.

Se davvero fosse stato così, si sarebbe avvicinato, ne era certa.

Si ridestò dai suoi pensieri e fissò l’uomo: stretto nel suo giaccone di tweed, se ne stava a poche centinaia di metri da lei, immobile nonostante la pioggia, non curandosi nemmeno di fingere che non la stesse guardando.

Un’idea le balenò improvvisamente in mente.

Forse era un cliente, pensò speranzosa, e forse rimaneva lì perché si vergognava.

Molti, in effetti, si vergognavano ad assumerla.

Il problema era, a quel punto, cosa fare. Non era convinta delle sue supposizioni, - dopotutto non erano altro che questo, supposizioni, - tuttavia rimanere lì, non faceva altro che agitarla ancora di più. Sapeva che, se la tensione fosse cresciuta ancor di più, sarebbe arrivata a quel punto critico in cui smetteva di ragionare lucidamente e finiva nelle situazioni peggiori.

Ragiona Nia, ragiona, non farti prendere dal panico. Se lo ripeté come un mantra, nella testa, ma il suo corpo sembrava non collaborare: le mani avevano preso a tremare e il cuore a battere sempre più veloce.

Se correva, forse sarebbe riuscita a seminarlo.

Certo, così gli dai la scusa per fare il primo passo.

Si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che poteva essere usata come arma, ma in un cimitero, eccetto le grosse lapidi che di certo non sarebbe mai riuscita a sollevare, c’era poco o niente; a meno che non avesse deciso di stenderlo a forza di gigli sulla testa.

Poi, finalmente, la soluzione arrivò da sola.

Un signore attempato, tuttavia a prima vista ancora presentante, si fermò a poche tombe di distanza dalla sua. Senza pensarci gli corse incontro.

- la prego, mi aiuti!- esclamò, paradosi davanti a questo – c’è un uomo che mi segue.-

Il signore la osservò, confuso, poi guardò alle sue spalle; sembrava visibilmente scettico – ne è sicura signorina?- chiese – io non vedo nessuno.-

Apollinie si voltò, allarmata.

Nulla, non c’era nulla.

Era sparito.

 

 

*Non ho mai provato a scrivere, o meglio, non ho mai provato al di fuori dei temi scolastici che, purtroppo, non faccio dall’anno scorso ( sob sob, voglio tornarci, l’università è atroce), quindi questa è una prova. Non so cos’ho combinato, non sono pratica di queste cose, ma spero vi sia piaciuto.*

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: Shelffa