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Autore: Akane    21/07/2010    6 recensioni
"Chi non ha paura non pensa"
Rufy ripercorre tutta la storia per capire cos'è che lo fa andare avanti e dire che non è mai finita, analizzando in questo modo anche il rapporto speciale che ha con Zoro. Ecco i momenti più belli visti dal suo punto di vista.
Terza classificata al contest Il luogo e la citazione, sul forum.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sopra ogni cosa'
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AUTORE: Akane
SERIE: One Piece
TIPO: One shot, slash
GENERE: introspettivo, sentimentale
RATING: giallo
PAIRING: ZoroXRufy
AMBIENTAZIONE: non in una saga precisa, né un momento specifico... ma indicativamente direi dopo Thriller Bark, prima dell'arcipelago di Sabaody.
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei ma mi piacerebbe molto... Rufy è di Zoro e Zoro di Rufy!
NOTE: questa fanfic è per il concorso indetto da Kris Piangente Minatrice nel Forum dell'EFP intitolato Il luogo e la citazione. Era un contest solo per yaoi e yuri. Lei forniva un elenco di luoghi e di citazioni e noi dovevamo sceglierne una per elenco e ambientare la fic in quel luogo utilizzando quella citazione. E' stato difficoltoso utilizzare il luogo che avevo scelto, Cella, però alla fine ce l'ho fatta anche se sono più soddisfatta dell'utilizzo della citazione. Per una volta qua abbiamo Rufy che spiega il suo punto di vista ripercorrendo varie tappe importanti della storia, puntando i riflettori sul perché si rialzi sempre e su ciò che prova per Zoro. Vediamo cosa pensa il nostro capitano scellerato! Vi avverto... mi sono riletta il manga e me ne sono venute di idee che non immaginate... penso che presto vi ritroverete con un numero considerevole di mie fic su Zoro e Rufy. Ah, dimenticavo... il contest si è concluso ma non ci sono ancora i risultati, aspettando la giuduce che purtroppo ci metterà un po', intanto pubblico. Vi farò sapere come va tramite il mio account di EFP. Buona lettura. Baci Akane
RINGRAZIAMENTI: a tutti quelli che leggeranno e commenteranno ma anche alla nostra giudice che ci ha dato queste belle idee per scrivere, sperando che qualunque sia il risultato, la fic le piaccia!

FEDE

“Chi non ha paura non pensa.”
- Gabriele Martufi -

Scorro gli occhi come un forsennato sulle mura grigie di mattoni, la stanza è piuttosto buia e solo una flebile luce arancione proveniente dal corridoio la illumina fiocamente. Guardo le sbarre di ferro a poca distanza da me, non sono indistruttibili, di sicuro poi passerei in un attimo fra una e l’altra… è solo che queste catene grosse di Agalmatolite mi inchiodano al muro della dannata cella claustrofobica nella quale mi trovo, così le mie ginocchia non hanno nemmeno la forza di stare dritte. Vorrei rompere le manette intorno ai polsi ma non c’è verso, quando le strattono è come se lo facesse un neonato e mi sembra quasi di soffocare. È una sensazione terribile, come quando sono in mare, l‘unica differenza è che l‘odore è di polvere!
Dentro non c’è altro a parte un paio di insetti che scappano svelti a nascondersi in qualche buco, fa anche piuttosto fresco, siamo in basso. È un posto decisamente poco ospitale!
Basterebbe pochissimo per uscire di qua, ma è come se avessero separato volontà e forza dal mio corpo.
Fisso le sbarre e poi allargo il mio sguardo oltre esse, sul corridoio da cui si intravedono lanterne e scale a chiocciola tutte in pietra, stringo i denti e fisso feroce davanti.
Io ce la farò.
Ce la farò come ce l’ho sempre fatta.
Quando posso uso le mie forze, quando non mi bastano ci sono quelle dei miei compagni e su uno nello specifico so sempre di poter contare ciecamente.
Ora le mie forze non sono sufficienti, ogni tanto succede, le manette di Agalmatolite me le tolgono lasciandomi imprigionato in questa cella orrenda, purtroppo ci ho provato mille volte con tutto me stesso, a liberarmi, ma questo mare solidificato è uno dei miei limiti e non posso farci nulla. Lo so, pazienza. Però non significa che sarà la mia fine, non marcirò qui dentro perché so bene che ora i miei amici stanno facendo irruzione in questo postaccio e fra poco lui arriverà.
Zoro taglierà queste sbarre, mi toglierà le dannate manette ed io tornerò in forze, pronto a combattere di nuovo con loro e ad uscire da qua.
Ce la farò come ce l’ho sempre fatta.
Laddove non arrivo io, arriveranno gli altri. Io ci credo.
Loro sono la mia fede.
Zoro lo è.
Pensandoci adesso, in questo tempo che sembra espandersi all’infinito, mi rendo conto che le imprese che ho compiuto non sono mai state facili e di volta in volta erano sempre più allucinanti e complicate. La loro difficoltà appariva da subito evidente, ancora prima di buttarmici dentro con tutte le scarpe, però il saperlo non mi ha mai fermato e nemmeno tutti i vani tentativi di Nami ed Usop di evitare i pericoli annunciati, hanno mai funzionato.
Le ho sempre viste come avventure interessanti da vivere assolutamente o guai che dovevano per forza essere risolti.
‘Perché io?‘, mi chiedevano sempre… perché gli altri non possono arrangiarsi?
Io dico invece: ‘perché no?’
Il punto non è cosa c’entro io con certi affari. Il punto non è nemmeno salvare tutti per il gusto di farlo.
Conta solo questo.
Lo faccio perché io posso e voglio, chi se ne importa del motivo?
Quando vengo a conoscenza di problemi di grossa portata nei quali sono coinvolti gente con cui faccio amicizia, anche se questi non ci chiedono direttamente una mano, io vado e mi ci butto e non ragiono nemmeno sulla loro pericolosità, sui vari piani che gli altri organizzano per filo e per segno o su quanto impossibile sia farcela.
Io ci sono e posso farlo, quindi lo faccio. Lo faccio per gente che reputo amica o semplicemente perché quelli contro cui mi trovo, mi stanno altamente sulle palle.
Non ha importanza.
Sono fortissimi? Anche io.
Io sono il futuro re dei pirati, nessuno può battermi ed anche se momentaneamente mi mettono al tappeto io mi rialzo e mi riprendo. Insisto, insisto, insisto finché non ci riesco, perché non posso farmi fermare da nessuno, altrimenti le mie promesse non avrebbero valore ed è la cosa peggiore che possa succedere. Non certo la morte.
Morire… mi sono scontrato più volte con questa possibilità, mentre tutti ne hanno paura io non ne ho, perché se morirò significherà solo che non ero all’altezza delle mie promesse ed allora è meglio morire, piuttosto che infrangerle.
Vorrà dire che sarà giunta la mia ora!
Non è andare all’aldilà che mi spaventa.
È il non riuscire a mantenere la parola che do, quando questa è la cosa più forte e preziosa che possiedo, insieme alla mia fede.
Fede nei miei amici e in chi amo.
Perché loro credono in me.
Credono che quando mi imprigionano, basta liberarmi affinché io sistemi tutto.
Credono che io diventerò il re dei pirati.
Credono nella mia forza.
Credono nei miei valori.
Credono che io possa farcela.
Credono che io non abbia paura di niente perché non penso mai ed in fin dei conti è proprio così.
Non penso a ciò che sto per fare, non penso al passato e al modo in cui si è giunti ad un certo punto, non penso nemmeno a quanto il mio avversario sarà potente, non penso che potrei non farcela e che se anche vinco, poi non è detto che riesca a mettermi in salvo. Non penso.
Agisco e basta.
So cosa devo fare e la faccio.
Devo combattere, quindi combatto.
Chiunque sia il mio nemico ci metto tutto me stesso, a costo di morire.
Basta andare avanti senza mai arrendersi e fermarsi, anche quando sembro spacciato… lì cos’è che mi fa andare sempre avanti e dire che non è mai finita?
Che non mi fa pensare e quindi non avere paura?
Ho cominciato a capirlo quando ho affrontato Creek, quella sottospecie di pirata fortissimo con l’armatura d’oro che voleva impossessarsi del Baratie e fare quella strage.
È stato prima che combattessi contro di lui, ricordo in maniera indelebile il combattimento di Zoro con Occhi di Falco, è stata davvero dura perché lo vedevo in una tale difficoltà da non credere ai miei occhi ed io non potevo intervenire.
Quella era la sua battaglia, il suo combattimento. Io il mio lo facevo cercando di stare fermo e non andare ad aiutare il mio prezioso amico che veniva battuto con una tale facilità da essere agghiacciante!
Avrei solo voluto andare là, fermare tutto e tirare una valanga di pugni a quello stronzo che batteva Zoro, ma ho dovuto aspettare che finisse, voleva così ed era giusto.
Sono stato malissimo, specie quando l’ha ferito quasi a morte facendolo finire in mare. Allora non ci ho più visto e mi sono buttato come una furia su Occhi di Falco, per un istante è stato tutto nero, nella mia testa, ho davvero creduto che fosse morto, il mio Zoro. Invece ho mancato la mira e la botta che ho preso mi ha un po’ calmato, il tempo di sentire Yosaku e Johnny gridare che era ancora vivo, anche se gravemente ferito.
Lì allora mi sono placato ed è stato come se la mia mente fosse tornata a funzionare… non era più vitale vendicare Zoro perché non era morto, era più importante sentire cosa aveva da dire.
Quel giuramento che mi fece me lo porto ancora dentro e rimarrà ciò che ci legherà per tutta la vita.
È stato allora che siamo diventati un tutt’uno in maniera indissolubile. Tutto quello che è stato dopo, ha solo rafforzato ciò che lì si è creato.
Lui mi ha giurato di diventare lo spadaccino più forte del mondo in modo da rendere fiero il re dei pirati, ed io ho preso quelle sue parole solenni attorcigliandole col fuoco assieme alla mia anima.
Non verrà mai meno alla sua promessa, piuttosto morirà.
In quell’istante ho capito che non solo eravamo della stessa pasta e che fra tutti sarebbe stato l’unico a capirmi ogni volta al volo, al cento per cento, e a sostenermi qualunque cosa avesse pensato, ma anche che sarebbe stato il compagno della mia vita, colui che sopra tutti non mi avrebbe mai tradito, voltato le spalle o contrastato.
Quello su cui contare sempre, su cui affidarsi, su cui mettere la mano sul fuoco.
Anche per tutti gli altri della ciurma è più o meno così, però con lui è diverso, è un legame più forte, si è instaurato in quel momento e da allora è cresciuto sempre più senza mai spezzarsi, non davvero.
La conferma l’ho avuta immediatamente dopo, quando saputo che Nami ci aveva traditi prendendosi la nostra nave e scappando, nessuno voleva andarle più dietro. Zoro stesso mi aveva detto di lasciarla perdere, ormai, che non ne valeva la pena, ma siccome gliel’ho chiesto io e ci tenevo, lui l’ha fatto e ho combattuto tranquillamente contro Creek ben sapendo che Nami e la nave erano in buone mani e che Zoro avrebbe risolto tutto, che non c’era da preoccuparsi.
Certo, poi le cose erano più complicate di come pensavo, tanto per cambiare, ma questo non mi ha impedito di fare tutto quello che dovevo al Baratie e di vincere portandomi dietro Sanji!
Purtroppo in quell’occasione il vero problema è stata la ferita profonda di Zoro che non era mai stata curata a dovere e l’aveva indebolito troppo. Se non fosse stata per quella sono certo che l’avremmo avuta ancora più facile, ma non conta, ormai è fatta, abbiamo vinto anche contro quel maledetto pesce sega e liberato Nami con tutto il villaggio.
Zoro mi ha colpito da subito, è vero. Il primo momento in cui l’ho visto legato alla croce ho capito che era speciale e quando ho avuto la conferma che il suo cuore e la sua volontà andavano di pari passo assieme alla sua forza già allora incredibile, l’ho voluto con me.
Però quando lui si è fatto quasi uccidere da quel bastardo di Arlong solo per permettermi di liberarmi dal blocco di cemento, ho compreso che cosa sarebbe stato capace di fare quel ragazzo per me.
Tutto, anche darmi la sua vita, col rischio di non adempiere quella promessa preziosa che ha fatto alla sua amica di cui molte volte mi parla.
Io sono diventato ben presto la persona più importante della sua esistenza, più importante ancora di quello che l’ha forgiato da piccolo facendolo diventare uno spadaccino così forte e facendogli fare tutte le sue promesse.
Cosa ci può essere più importante di quelle?
Io non ho dubbi… è la fede.
E quella che io e lui abbiamo l’uno nell’altro è ancora più grande e profonda rispetto a quella che mi lega agli altri miei compagni.
È vero che nel corso del viaggio abbiamo avuto un paio di incomprensioni… come quella volta a Whisky Peak in cui mi sono svegliato dopo quel mega festeggiamento fantastico ed ho visto tutta quella gente simpatica ferita da Zoro… quando ho sentito che era stato lui mi sono scollegato, ogni tanto mi succede e vado dritto come un carro armato per la mia strada senza ragionare… non che di norma lo faccia, in effetti, ma in quei momenti è diverso. Non considero niente.
Più amo, più sono duro con quella persona se poi mi delude ed in quel momento pensavo che Zoro avesse fatto una cosa orribile e basta, non mi sono fermato a chiedermi il perché, e quando io parto in questo modo a chi mi sta di fronte rimane solo una cosa davvero sensata da fare… combattere contro di me.
Lui lo fece e anche io, al suo posto, avrei fatto la stessa cosa.
Ce le siamo date di santa ragione come due imbecilli colossali, ma è stato divertente… non avevo mai combattuto seriamente contro di lui, ogni tanto dobbiamo farlo… anche se è stata una fortuna che Nami ci abbia fermato perché ci saremmo ammazzati a vicenda. Non credo che qualcuno di noi avrebbe vinto, onestamente, abbiamo una forza diversissima, non ci sono paragoni, ma non è che una è migliore o più letale dell’altra. Semplicemente non sono confrontabili e mi piace così!
Siamo entrambi indispensabili l’uno all’altro.
Però poi non ci siamo comunque più scontrati, anzi.
Nonostante molte volte io abbia preso decisioni discutibili su cui Zoro stesso, oltre che tutti gli altri, non era d’accordo, io mi rivolgevo direttamente a lui sapendo che sarebbe stato l’unico ad accontentarmi anche se la pensava diversamente. Un esempio a caso è quando ad Alabasta, dopo che ci eravamo liberati dalla prigione di Agalmatolite e si stava riempiendo tutto di acqua, gli ho chiesto di salvare anche Smoker.
Lui era un nostro nemico giurato ed anche tosto, Zoro stesso mi ha chiesto se ero impazzito ma quando ha capito che ci tenevo, anche se forse non è stato chiaro il motivo, lui l’ha fatto ugualmente.
L’ha tirato fuori dall’acqua impedendogli di annegare.
Sapevo che sarebbe stato l’unico a farlo lo stesso senza discutere (cosa che gli altri infatti poi hanno fatto…), non mi ha deluso nemmeno in quell’occasione… o in quella immediatamente dopo.
Anche quello è un momento che non dimenticherò mai.
Quando Crocodile aveva preso Bibi col suo maledetto uncino e io per liberarla mi sono fatto portare via al suo posto, mentre tutti si allarmavano cercando subito il modo di liberarmi andando in confusione, io ho guardato Zoro e ho detto con fermezza di non inseguirmi ma di andare subito alla capitale e fermare la guerra, che ci saremmo rivisti là.
Richiesta assurda?
L’ho capitolo solo dalle facce contrariate e scandalizzate degli altri, eppure a me pareva normalissima… ma lo sguardo risoluto di Zoro mi ha fatto capire, e non avevo di certo dubbi, che avrebbe fatto quel che avevo chiesto e prendendo in mano la situazione, ha subito ordinato a tutti di dirigersi ad Alubarna.
Mentre quel coccodrillo del cavolo mi portava via con quel braccio di sabbia allungabile, non ho staccato gli occhi ridenti e sicuri da lui, è stata l’ultima cosa che ho visto, uno scambio di certezze.
Ognuno avrebbe fatto il proprio dovere e ci saremmo rivisti laggiù, vivi e vincenti.
È stato il suo ghigno caratteristico indice di soddisfazione che mi ha dato la forza e la carica.
Lui sa che l’ultimo suo ricordo che voglio avere è del sorriso sicuro di chi mi dice che ha capito cosa voglio e che andrà tutto bene.
Quella volta l’ho deluso perché tutti loro hanno battuto i rispettivi avversari al primo colpo, lui compreso, nonostante ne avesse uno terribile, però io non ero riuscito ad abbattere il coccodrillo subito.
L’insopportabile vergogna per averlo deluso e non essere stato alla sua altezza, come a quella di tutti gli altri miei amici, mi ha spronato a battere quel bastardo una volta per tutte ed è stata una delle cose più soddisfacenti che ho fatto.
Escludendo fare sesso con Zoro, naturalmente.
Quello non ha paragoni!
Ci siamo messi insieme dopo Skypiea ed anche se è stata una cosa improvvisa ed impulsiva, come ogni cosa che faccio, in realtà il sentore di provare qualcosa di diverso per lui l’ho avuto proprio là, sull’isola nel cielo.
Prima di arrivarci ricordo di aver avuto il lampante pensiero che lo adoravo.
Lo adoravo per il semplice fatto che a Jaya, nonostante tutte quelle che Nami considerava profonde umiliazioni, lui invece la pensava come me, decidendo di non farsi coinvolgere da tutte quelle stupide ed inutili provocazioni. Gente insulsa che non contava niente.
A chiunque sarebbe bruciato e Nami stessa ci ha gridato di dar loro una lezione ma noi non l’abbiamo fatto e non c’è stato bisogno di parlarne o metterci d’accordo.
Ci siamo guardati, gli ho detto che non ci saremmo fatti coinvolgere e lui mi ha ricambiato come se avesse avuto il medesimo pensiero, non ha emesso una sillaba, si è fatto colpire come me e ha aspettato che tutto finisse.
Ci siamo capiti al volo ancora una volta, come durante la notte quando abbiamo trovato la casa del vecchio Cricket saccheggiata e noi due, vedendo lo stemma di quella iena di Bellamy che quella mattina ci aveva deriso, ci è bastato un istante, uno scambio veloce e senza specificare di cosa parlavamo o cosa volevamo fare, mi ha chiesto se voleva che venisse anche lui. Quando ho risposto di no è rimasto là ad impedire che chiunque mi fermasse.
È sempre stato così, quell’intesa perfetta, quel capirsi senza bisogno di parlare, quel fare esattamente ciò che l’altro vuole e si aspetta, quel conoscersi talmente a fondo da non aver bisogno di spiegarsi mai. Quel guardarsi e comprendersi. Quell’acconsentire anche senza essere completamente d’accordo, solo per fede.
La chiamo così, forse qualcuno la chiama amore ma io sono intimamente convinto che si tratti di fede.
Certo che amo Zoro, però quello che ci unisce è il fatto che crediamo ciecamente l’uno nell’altro, qualunque cosa si dica, si faccia o succeda.
Questa io la chiamo fede e non morirà mai, proprio come le nostre promesse.
Anche se noi dovessimo venire uccisi, quello che noi siamo, che proviamo e che giuriamo vivrà per sempre ed è tutto quello che conta.
Jaya è stata la ciliegina sulla torta, ma è stata Skypiea a farmene accorgere, anche se poi l’ho ignorato e lasciato in un angolino per concentrarmi su tutte le mille altre cose che c’erano da fare, da scoprire, da sistemare e da festeggiare.
Ricordo che, quando inizialmente la nave con Zoro, Nami, Robin e Chopper sono stati portati via, tutti si preoccupavano come matti e io sono stato l’unico a rimanere tranquillo e prenderla con una certa allegria.
Non lo capivano.
Con loro c’era Zoro, non serviva allarmarsi!
Quando l’ho detto a Sanji ha cominciato ad urlare che era proprio quello il problema, ma non capivo… io a Zoro affido la mia vita ogni giorno e lui, in fondo, fa altrettanto con me… siamo ancora vivi e decisamente felici!
Per me non c’era nessuno meglio di lui, che paura si poteva avere?
Ma lui e Sanji non sono mai andati d’accordo, anche se in fondo io so che si considerano compagni… sotto sotto… molto sotto… sotto ai litigi che fanno sempre, quando si picchiano e fanno tutte quelle cose divertenti!
Abbiamo affrontato le varie prove che si sono presentate sul nostro cammino in quell’isola fantastica, ascoltando tutte le storie toccanti senza mai perdere di vista il nostro amico Cricket e quanto gli dovevamo.
Ne abbiamo fatte tante, spesso forse con leggerezza, spesso esagerando.
Però non è stato il combattimento con quel dannato Ener la parte più dura, nemmeno il cercare di trarre in salvo quel posto da sogno o chissà cos’altro.
La parte più terribile di tutte, quella che mi ha lasciato per un attimo sconnesso senza nemmeno concedere alla rabbia di assalirmi, è stata uscire da quel serpentone gigantesco e trovare i miei amici in fin di vita.
Ero entrato che andava tutto bene, che cercavamo il tesoro divertendoci come nostro solito, sono uscito che sembravano colpiti da dei fulmini e mezzi morti.
Ho visto in lontananza un mucchio di corpi carbonizzati riversi a terra, ho realizzato che erano alcuni dei miei amici e mi sono sentito morire riconoscendo Zoro.
Lì ho compreso cosa succede quando il cuore per un momento si ferma.
Di nuovo sconnesso.
Di nuovo l’idea di impazzire.
Di nuovo il non capire nulla.
So che mi sono precipitato da lui, l’ho tirato su e ho cominciato a chiamarlo come un forsennato sperando che aprisse gli occhi e mi guardasse ghignando che era una specie di scherzo!
Non si è svegliato e pensavo di essere stato colpito io stesso da quel fulmine o qualunque cosa fosse.
Non avevo la minima idea di che cosa potesse essere successo, ma vederlo così… più morto che vivo… non sentire la sua voce bassa e brusca… non vedere i suoi occhi fissarmi sicuri… oh, non lo dimenticherò mai, il panico puro che ho provato in quel momento.
Solo quando Robin si è svegliata e mi ha detto cosa era successo, la rabbia mi ha invaso ed è stato come se mi svegliasse, scacciando quella tremenda sensazione di incendio interiore.
Ricordo di aver pensato ‘se non ce la fa… ‘ e di non essere riuscito a finire.
È stato lì che ho provato la paura, o almeno credo che quella lo fosse.
La sensazione di impazzire dal dolore all’idea che lui non ce la facesse e mi lasciasse, ecco cos’è stata per me la paura.
Pensare di dovermi separare da lui per sempre.
Poi ho scacciato tutto e mi sono buttato d’istinto in quella che per me era una questione personale d’onore e di vendetta.
Quel maledetto Ener avrebbe pagato per tutto, specie per aver ridotto così il mio Zoro e così è semplicemente stato.
Fortunatamente poi venni a sapere che si era svegliato, anche se fortemente provato, e ho potuto affidarmi ancora una volta a lui sapendo che nonostante le sue terribili condizioni si sarebbe alzato e avrebbe trovato il modo di fare quello che gli avevo chiesto, cioè tagliare quell’enorme pianta su cui eravamo.
Per me la cosa peggiore non è il trovarmi io stesso in difficoltà a combattere contro una persona fortissima, il rischiare di morire, il venir ferito o che… in quei momenti c’è la furia che mi tiene su. La cosa peggiore è quando succede qualcosa ai miei compagni e quando c’è Zoro di mezzo, di solito, esco proprio di testa.
La gioia che ho provato una volta che ci siamo ritrovati tutti sani e salvi a riposare e poi a festeggiare la vittoria, non so descriverla. Ogni volta è sempre più grande ma lì è stato diverso perché dopo aver provato la paura di perdere Zoro, sapere che invece sarebbe stato ancora con me, mi ha segnato.
Ho capito coscientemente e concretamente che non potevo veramente vivere senza di lui.
È stata una volta tornati nel mare blu, sulla nostra rotta normale, che poi è successo.
Non ricordo bene il bacio perché tanto per cambiare ero ubriaco per tutti i vari festeggiamenti, ma so che quando Zoro me lo ha ricordato con un altro bacio, è stato sconvolgentemente bello. Per noi poi è stato naturale ritrovarci con irruenza a prenderci tutto subito, senza andare per gradi. Gradi… quali gradi?
Avevamo finalmente capito cosa volevamo davvero l’uno dall’altro, cosa mai bisognava aspettare?
Dopo Skypiea aspettare poteva essere quanto di più pericoloso potessimo fare, ecco perché abbiamo deciso di vivere subito tutto così come arrivava e come volevamo, senza riguardi o paranoie inutili.
È stato perfetto.
Non rimpiango nulla, mai.
Nemmeno Water Seven, quando sul treno marino di riserva che ha raccolto me, Zoro e tutti coloro che erano rimasti lì, mentre ci dirigevamo verso Enies Lobby a tutta velocità in mezzo a quel mare in tempesta e quelle onde altissime, abbiamo dato prova della nostra perfetta sintonia, sintonia che non riesco ad avere con nessun altro, almeno a quel livello.  
Rimanere lì insieme anche se separati da quasi tutti gli altri, l’ho vista come una specie di segno, un regalo.
Potrà succedere il finimondo, e lì giuro che lo sembrava davvero, dentro a quel maremoto terribile, potranno dividerci tutti, ma non ci riusciranno mai davvero con me e Zoro.
Dopo esserci fatti strada fra le onde più alte mai viste e abbattuto tutti i mostri che ci attaccavano, ci siamo presi un momento solo per noi, lì sopra al tetto dove nessuno oltre noi osava stare.
Stavamo andando incontro a qualcosa di simile all’apocalisse, lo sapevamo bene e per quanto motivati ed agguerriti fossimo la sensazione che sarebbe stata la battaglia più dura mai combattuta in assoluto era tangibile.
Istintivamente lo percepivamo.
Chissà cosa sarebbe successo una volta messo piede nell’isola della giustizia, dove stavano portando Robin per ucciderla.
Sicuramente ognuno avrebbe preso una strada diversa, avrebbe combattuto una dura battaglia per conto proprio, non ci saremmo visti chissà per quanto rischiando nuovamente le nostre vite.
Di certo poteva essere anche l’ultimo momento insieme da vivi, perché no. Sappiamo che può succedere.
Abbiamo trovato il modo di sfruttare quell’istante, in modo che fosse indimenticabile come la battaglia che avremmo fatto di lì a poco.
È stato come un curarci prima di distruggerci, un raccogliere tutte le nostre forze ed energie, tracciare indelebile in noi la motivazione profonda per non fermarci mai, qualunque cosa poi sarebbe successa.
È stato il nostro attimo.
Solo nostro.
Abbiamo raccolto tutte le forze per sfondare quella dannata isola del cavolo, dichiarare guerra al governo mondiale, liberare la nostra Robin, sconfiggere tutti i più forti tirapiedi con la licenza di uccidere e andarcene. Sani e salvi nonostante quanto fossimo provati.
Fra tutti i combattimenti che ho fatto, quello che considero più ostico è stato quello contro Rob Lucci, quel leopardo maledetto. Me l’ha fatta vedere davvero brutta.
Forse è stato perché mentre contro Gekko Moria poi mi sono sentito miracolosamente bene nonostante ciò che ho passato, però contro quell’animale, per un momento, mentre lui era ancora vivo e io non riuscivo più a muovermi, sono andato in panico e non sapevo come fare per sferrare un ultimo colpo e farlo fuori.
Non avevo più nulla, ero distrutto, a pezzi… e lui era ancora là, davanti a me.
Avevo dato fondo a tutto e sapevo dentro di me che i miei amici mi stavano aspettando per andarsene.
Lo sapevo anche se eravamo separati e non potevo vederli.
Lo sapevo bene.
Eppure io dovevo ancora mettere al tappeto quel maledetto.
Dove l’ho trovata, la forza per farcela?
Per alzarmi ancora una volta e dargli il colpo di grazia?
Dove l’ho trovata?
Non ce l’avevo davvero ed anche se non mi do mai per vinto, i fatti parlavano: non potevo più muovermi, però mancavo solo io, i miei amici mi aspettavano, avevano tutti fatto la propria parte.
Ebbene, cos’è che mi fa andare sempre avanti e dire che non è mai finita?
Cos’è che mi fa non pensare e quindi non avere paura nonostante la situazione terribile in cui mi trovo sempre?
Al di là di quelle rovine che sembravano una prigione esplosa, mentre arrivavano bombe da ogni dove e tutto prendeva fuoco, in mezzo al fumo, fra i dolori atroci di ogni tipo, c’era qualcuno che aspettava solo me e pur di non andarsene e abbandonarmi, sarebbe rimasto a farsi bombardare.
Lo sapevo bene che se in extremis tutti i miei compagni alla fine avrebbero cercato di mettersi in salvo, lui invece sarebbe rimasto lì ad aspettarmi, piuttosto a combattere, a farsi uccidere, ma non se ne sarebbe mai andato senza di me.
Non potevo permettere che Zoro morisse per colpa mia.
Un giorno succederà ma non sarà per me, magari sarà CON me, ma non PER me.
Zoro era là e mi aspettava ed anche se non gridava come Usop, lo sentivo. Lo sentivo nettamente in mezzo a tutti gli altri.
Lui, il suo pensiero rivolto solo a me, quel suo sentimento talmente grande da raggiungermi lo stesso.
Quella sua fede in me.
Fede che mi trasmise mutandola in forza.
Anche gli altri mi aspettavano ma mentre la loro era fede nell’amicizia che ci lega, quella di Zoro era fede nell’amore, quello che ci rende un tutt‘uno.
E mi sono rialzato.
Ed ho sconfitto il leopardo maledetto.
E ho dato davvero fondo a tutto quello che avevo.
E non sono più riuscito a muovermi.
Ma laddove io non arrivavo, i miei amici ce l’hanno fatta, la nostra Going Merry ce l’ha fatta.
Ecco perché anche se io non ci riesco so che i miei compagni ci riusciranno.
Zoro ci riuscirà.
Zoro che a Thriller Bark, qualunque cosa sia successa mentre io ero svenuto distrutto dal combattimento con Gekko Moria, anche se non me lo ha detto chiaramente, io sono sicuro che abbia fatto qualcosa per me molto più degli altri.
È una cosa che sento ad istinto, se ci penso e ci ragiono non ne vengo a capo, non so spiegare perché lo so, ma è così.
Non me lo ha mai detto per non farmi sentire in colpa, però dentro di me ho sentito che stavo miracolosamente bene dopo il male tremendo che mi aveva fatto perdere i sensi, solo grazie a Zoro che sembrava avesse fatto i suoi combattimenti ed anche i miei messi insieme!
Dopo i tre giorni di sonno, quando si è svegliato, mi ha spiegato un po’ alla larga cosa è successo senza andare nei particolari, ma io ho avuto la netta impressione che ci fosse qualcosa che evitava di dirmi. Non me la sono presa, sapevo che in ogni caso se io stavo bene ed ero vivo era merito suo che aveva affrontato, in un modo o nell’altro, quell’Orso gigante della Flotta dei Sette che, chissà come, alla fine se ne era andato senza prendere la mia testa, la cosa per la quale era venuto.
So che non ha voluto spiegarmi bene tutto per non farmi sentire in colpa o preoccuparmi, io non voglio insistere anche se ho una vaga idea di cosa possa essere accaduto. Rispetto la sua decisione perché è una dimostrazione d’amore nei miei confronti e le sue devo prenderle al volo come vengono, perché il più delle volte i suoi ‘ti amo’ sono degli ‘il solito idiota’, però i suoi gesti parlano sempre meglio.
Lui che mi accontenta, lui che mi ascolta, lui che mi capisce, lui che mi difende, lui che mi aspetta, lui che mi sostiene, lui che mi vendica, lui che dà la vita per me.
Lui che arriva laddove io non riesco.
- Rufy, sei il solito idiota! Come diavolo hai fatto a farti prendere? -
La sua voce al di là delle sbarre mi scuote dai miei pensieri.
Difficilmente mi faccio prendere così dai ricordi, però quando non ho altro da fare che aspettare il suo arrivo mi piace rivivere i momenti importanti.
Il suo sguardo serio e penetrante è di rimprovero perché secondo lui mi sono fatto prendere troppo facilmente, ma so che non ce l’ha davvero con me.
Ha qualche ferita ma nulla di serio, da sopra viene un casino micidiale e di sicuro abbiamo poco tempo, però il vederlo dopo aver pensato tanto a lui mi restituisce immediatamente tutte le forze e l’entusiasmo, una tale energia che non dovrei avere viste queste maledette manette di Agalmatolite e questa stramaledetta cella bruttissima, però mi basta vederlo e sapere che avevo ancora ragione.
Non importa se io non ce la faccio, arriverà sempre ed io per lui rimedierò dove ho sbagliato per la mia precipitosità.
È uno scambio equo.
- Sapevo che saresti venuto! - Dico allegramente mentre mi alzo in piedi. Ringhia qualcosa di incomprensibile, so che non gli piace quando mi imprigionano, ma non è davvero poi così grave, suvvia…
- Adesso ti libero. - Distinguo questo mentre estrae due delle sue tre spade e con una certa facilità taglia le sbarre della cella in cui sono, con un calcio le tira via ed entra, allora mi apre le manette con la chiave che sono felice si sia procurato e appena ho le braccia di nuovo libere le getto intorno al suo collo,  rimane un attimo fermo a farsi abbracciare. In effetti mi ci appendo proprio, attorcigliando le gambe alla sua vita mentre riempio di baci il suo viso fra un grazie e l’altro.
L’entusiasmo che mi caratterizza è esplosivo e sembra che io non sia stato tenuto prigioniero per niente… questa prigione che è stata teatro dei miei ricordi più significativi, ora lo è della mia manifestazione di sentimenti verso l’uomo che amo di più al mondo ed improvvisamente diventa davvero un gran bel posto, accogliente e piacevole… quasi da starci ancora un po‘!
I brividi mi attraversano donandomi vitalità ed energia, solo per sentirlo contro di me che mi sorregge silenzioso e contento. Non lo dimostra, certo, ma quel suo ‘solito idiota’ di prima, era un dolcissimo ‘ti amo’ e averlo qua con me mi basta.
Ora si può ricominciare da dove avevamo interrotto.
- Sì, sì… sbrighiamoci che aspettano solo noi per andarcene… - Dice allora brusco mentre si gira con me ancora appeso tipo koala. Esce dalla prigione mezza distrutta ed io rimango a stringermelo ancora un po‘,  ridendo davanti alla sua impassibilità portata dall’abitudine a queste scene tipiche fra noi. Gli prendo il viso fra le mani e guardando da vicino i suoi lineamenti duri e decisi addolcirsi impercettibilmente, gli poso un bacio meno irruente sulle labbra, che ricambia accennando ad un sorriso.
Non potrei mai rinunciare anche solo a dei semplici istanti fugaci poco romantici che saranno solo nostri.
Vale la pena dare la vita per tutto questo; per lui, per continuare a vederlo arrivare a tirarmi fuori dai guai, per vederlo ringhiare qualcosa che sa di dichiarazione ogni volta, per avere il suo sostegno incondizionato, per essere capito al cento per cento qualunque cosa io dica e faccia.
Vale la pena combattere per colui in cui si crede.
Questa è la nostra fede.
Niente pensieri.
Niente paura.

FINE

   
 
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