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Autore: barbara_f    21/07/2010    4 recensioni
“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …
“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …
“Cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.
“Una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me… mi voltai verso la fonte di quelle offese.
Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.
“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.
Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose
“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri… la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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_Cap. 3

 

Incidente

 

Sentii una sedia muoversi ma non alzai lo sguardo, troppo concentrata nella lettura per guardare chi si fosse seduto accanto a me.

“Ciao” disse una voce familiare, stranamente familiare. Alzai lo sguardo mi ritrovai immersa in un fitto e cupo bosco…

Edward Cullen era lì di fronte a me, bellissimo. Aveva i capelli bagnati, evidentemente aveva iniziato a piovere, la camicia aderiva al suo corpo, il suo sguardo rifletteva inquietudine.

“Sono Edward Cullen, stamattina abbiamo avuto un piccolo diverbio nell’aula di letteratura, e non abbiamo avuto l’occasione di presentarci. Tu sei Bella Swan vero, la figlia dell’ispettore Swan?” disse tutta la frase di corsa, come se gli costasse molta fatica parlare.

“Ciao Edward!” le mie guance s’imporporarono e abbassai gli occhi, m’imbarazzava vederlo così da vicino. Mosse la testa e una goccia d’acqua cadde sulla mia mano, istintivamente la ritirai indietro.

“Mi dispiace di averti trascinato in questa cosa” mosse la bocca in una parvenza di sorriso che non arrivò a illuminare gli occhi che rimanevano di un verde intenso e cupo.

“Che cosa stai leggendo?” mi chiese, ma non sembrava veramente interessato.

Cime Tempestose” dissi, con le guance ormai rosso ciliegia.

“Una storia di odio più che d’amore… è allora questo il tuo concetto di sentimenti intensi? Odiarsi fino a distruggersi”

“Non sono d’accordo, i protagonisti hanno solo il disperato amore che li unisce, ma sono troppo egoisti, non si rendono veramente conto di ciò che hanno e di ciò che rischiano di distruggere!” Un’altra goccia sulla mia mano ma questa volta sembrava infuocata, ero imbarazzata da quella conversazione. Mi asciugai la mano istintivamente.

“Non ti piace il freddo” cambiò discorso, aveva notato i miei movimenti.

“No, amo il caldo, amo il sole”

“Per te deve essere difficile vivere a Seattle”.

“Sì ma avevo bisogno di allontanarmi un po’ da Phoenix …” non so perché, ma mi sembrava naturale conversare dei fatti miei con quel ragazzo sconosciuto. Alzai gli occhi e guardai il suo profilo perfetto, sembrava deluso, triste, aveva i pugni stretti. Guardai altrove dispiaciuta, ma continuai stranamente calma. Edward Cullen mi fissò per un istante ed io ebbi ancora la sensazione di essere immersa in un fitto bosco.

“Mia madre si è risposata” continuai ignorandolo la sua espressione, “Phil è un brav’uomo ma non è mio padre. Inoltre, non volevo metterli in imbarazzo stando sempre tra i piedi, in fondo sono freschi sposi!”. La mia voce s’intristì.

“Sei infelice” lo diede per scontato

“Non si può essere sempre felici, me ne farò una ragione!” risposi calma ma la mia era solo una calma apparente, soprattutto ora, che potevo osservare come la luce del sole calante gli illuminava il volto.

“Sembri più matura della tua età ma non m’inganni, stai soffrendo molto” parlava come se lui, il ricchissimo e bellissimo Edward Cullen potesse capire la mia sofferenza. La cosa m’irritò, sembrava mi stesse prendendo in giro. O forse no, era indecifrabile!

“Perché t’interessi alla mia vita?” sbottai.

“Me lo sto chiedendo” rispose più a se stesso che a me, la sua voce era appena udibile.

“Forse, non dovremmo lavorare insieme… In fondo non ci conosciamo, inoltre non volevo invadere la tua privacy.. Scusa...” poi un lungo silenzio. “Ci vediamo domani a lezione!” si alzò e mi voltò le spalle. Vidi su quella schiena che si allontanava il peso di una grande sofferenza, la sua espressione era sconfortata, come se le mie ultime risposte lo avessero ferito profondamente.

 

************************************************************

Nella biblioteca c’era silenzio e penombra, era il luogo che meglio di tutti rappresentava il mio umore in quel momento. Mi aggirai tra gli scaffali, cercavo un libro di poesie di Pablo Neruda, mi rilassava molto leggere e le sue poesie mi proiettavano in un mondo fatto di suoni, profumi, sapori …

Fu allora che la vidi, era rannicchiata su una poltroncina e sembrava profondamente concentrata. Spostai una sedia e mi sedetti accanto a lei. Non alzò lo sguardo. Volevo parlarle, mi sentivo in colpa per come l’avevo trattata quella mattina. In fondo lei non aveva colpa per il mio umore …

“ciao” le dissi. Lei alzò lo sguardo color cioccolato, mi sembrava stupita. Mi presentai, non l’avevo ancora fatto e le raccontai brevemente le informazioni avute da Alice.

“Ciao Edward!” mi rispose con le guance imporporate e abbassò gli occhi, Imbarazzata?

Una goccia d’acqua scivolò dai miei capelli fradici cadendole su una mano, sembrò rabbrividire, il suo gesto mi fece sorridere, sembrava goffa, mi faceva tenerezza. Stava leggendo Cime Tempestose, un libro che avevo sempre odiato, un libro che non parlava d’amore. Chissà perché lo stava leggendo. Un'altra goccia cadde sulla sua mano.

“Non ti piace il freddo” la mia era una certezza.

“No, amo il caldo, amo il sole” confermò, allora cosa ci faceva a Seattle?

Continuò svelandomi questo mistero, la madre si era risposata, lei temeva di disturbare, di essere il terzo incomodo … era altruista, era triste, molto triste. Glie lo feci notare e la cosa sembrò irritarla.

“Perché t’interessi alla mia vita?” mi disse all’improvviso. Già, perché. Perché ero così interessato a questa strana e misteriosa ragazza tanto timida quanto forte e generosa? La consapevolezza del mio interesse per lei mi spaventò, dovevo andarmene, dovevo allontanarmi da lei subito. Non volevo sembrare ancora scortese. La salutai, l’indomani ci saremmo rivisti a lezione, ma mi allontanai a fatica. Mi sentivo male, ero profondamente angosciato, non dovevo, non volevo lasciarmi coinvolgere da lei.

Uscii, la pioggia ormai scendeva lieve e il sole calante filtrava attraverso di essa creando arcobaleni sull’erba. Non mi andava di tornare a casa, avevo bisogno di schiarirmi le idee, l’incontro con Bella Swan mi aveva turbato profondamente. Le avevo detto che non avremmo dovuto lavorare assieme, perché l’avevo fatto?

Era notte quando rientrai, Carlisle mi aspettava in salotto.

“Ciao Edward, come stai? Esme mi ha detto che oggi sembravi molto turbato quando sei uscito, era preoccupata per te” Mio padre non mi aveva mai rimproverato e, anche ora il suo tono era pacato, ma ravvisavo una nota strana nella sua voce, avevo fatto preoccupare Esme e questo non gli piaceva. Neanche a me piaceva.

“Dovrò scusarmi con lei”

“Cosa ti succede? Sai che puoi parlarmi di tutto, non ti giudicherò, nessuno di noi lo farà!” si lo sapevo, Carlisle era l’uomo più comprensivo del mondo, un padre straordinario … Aveva accettato in casa sua due bambini sperduti trattandoli come figli, aveva sopportato tutti i miei problemi aiutandomi, confortandomi …

“Non so spiegarlo papà, mi sento inquieto, ho una strana oppressione al petto…” mio padre si avvicinò a me con fare protettivo e professionale.

“no, non sto male fisicamente, avrei voglia di…  no, non lo so!”.

“Edward, stai affrontando molti cambiamenti nella tua vita, è normale che tu ti senta strano… ma figliolo, tu sei una persona speciale, hai un cuore grande, lascialo libero, esci dalla prigione nella quale ti sei rinchiuso, cerca di vivere. Edward, torna a vivere!”

Abbassai gli occhi e strinsi i pugni fino a farmi sbiancare le nocche, sapevo che mio padre aveva ragione, sapevo che Alice aveva ragione… Mi sentivo impotente, avevo paura, dovevo ammetterlo almeno con me stesso, di affrontare il confronto con gli altri.

 

************************************************************

La mattina dopo il mio incontro con Edward in biblioteca, raggiunsi Alice al bar del campus …

“ciao Alice, ” dissi cercandolo con gli occhi. Alice ricambiò il saluto con uno sguardo che, ci avrei giurato, era dispiaciuto quanto il mio. Dopo aver ordinato la colazione per tutti, ci fece cenno di accomodarci a un grande tavolo tondo vicino alla finestra.

“Bella, come promesso ti presento la mia famiglia, Rose e Jasper Hale, i miei cuginetti adottivi e Emmett, il mio fratellone. Edward, l’hai già conosciuto … si scusa per non essere venuto ma aveva già un impegno, io ho fissato questo appuntamento senza tenerne conto …”. Si stava scusando per lui.

“Preoccuparti Alice, lo vedrò a lezione …”.

“Non so se verrà … Edward è …” Rose non terminò la frase, uno sguardo di Emmett la bloccò.

“Non gli andava di vedermi tutto qui!” conclusi. Sentivo gli occhi che pungevano di lacrime, ma non le avrei lasciate traboccare. Non avrei pianto per uno sconosciuto davanti a degli sconosciuti. Non volevo che sapessero quanto sciocca potevo essere.

“Alice, Rose, non dovete scusarvi per lui. Se non gli piaccio non è colpa vostra!” sorrisi.

“Ora gustiamoci questa colazione, la giornata che ci attende è piuttosto faticosa!” Presi il bicchiere di caffè e iniziai a berlo, vidi gli sguardi di questi sconosciuti illuminarsi, avevo detto qualcosa di particolare?

Passammo un’ora in allegria, i ragazzi Cullen erano veramente simpatici, mi raccontarono con molta serenità quella che era la loro condizione di figli adottivi, della dolcezza dei loro genitori, Carlisle ed Esme, dei pregiudizi e delle voci che giravano sul loro conto a Forks, ma, mai durante la nostra conversazione, il nome di Edward saltò fuori.

Jessica strabuzzò gli occhi quando mi vide uscire dal bar con i Cullen.

“Allora cosa mi racconti di loro?” mi disse mentre assieme raggiungevano l’aula d’inglese.

“Sono dei ragazzi simpatici, e molto ben educati, precisai, ”

“Ma è vero che stanno insieme tra loro?” Jessica aveva un interesse quasi morboso per questo particolare della loro vita.

“Sì ma ognuno ha la propria stanza, su questo i loro genitori sono stati molto chiari” mi avevano raccontato questo dettaglio quando parlavano dei pregiudizi che le persone come Jessica avevano nei loro confronti.

“Edward Cullen non era con loro. Lui è il più strano di tutti, sai non si è mai avvicinato a nessuna che non fossero le sue sorelle … però, che bello che è, per uno come lui sarei disposta a fare follie!” A fatica ammisi con me stessa che anch’io sarei stata disposta a fare altrettanto. Edward Cullen mi aveva colpito.

Era passata più di una settimana ma, nonostante la promessa fatta in biblioteca, Edward non era più venuto a lezione. Mi sentivo stranamente delusa, gli avevo creduto, mi era sembrato sincero.

Stavo camminando sovrappensiero, riuscii a inciampare nei miei stessi piedi ma non caddi, a differenza dei miei libri. Fu in quel momento che sentii un rumore strano, alzai gli occhi sbigottita e l’adrenalina salì fredda alla mia gola accelerando il battito del mio cuore. Vidi tutto come al rallentatore, un’auto sbandava paurosamente dirigendosi verso di me, Edward Cullen mi guardava terrorizzato dall’altra parte della strada, poi un colpo mi sbatté a terra ma non proveniva dall’auto che aveva terminato la sua corsa contro un idrante. Alzai gli occhi e, ancora tremante, incontrai uno sguardo che non avrei mai potuto confondere con nessuno. Edward mi fissava con gli occhi ancora dilatati dal terrore e con un volto sofferente. Mi stringeva convulsamente tra le braccia.

“Stai bene?” riuscì a dirmi poi una fitta di dolore lo trafisse.

Mi aveva buttato a terra, mi aveva salvato la vita, mi aveva protetto con suo corpo e il suo corpo aveva avuto la peggio.

“Edward, Bella” urlò Alice con le lacrime agli occhi poi non sentii più nulla, l’odore del sangue, un misto di ruggine e sale, investì le mie narici e svenni. L’unica consapevolezza che avevo erano le braccia di Edward che continuavano a stringermi.

 

************************************************************

“Edward, Bella è davvero fantastica! È così dolce, determinata, comprensiva” Alice entrò nella mia camera, come sempre senza bussare

“E’ un peccato che tu non sia venuto! Lei ti aspettava, ne sono sicura, forse aspettava te più di chiunque altro!” cosa te lo fa pensare

“Ha tentato di sembrare indifferente, ma ti cercava con lo sguardo”.

“Alice non puoi esserne sicura!” il mio cuore ebbe un sussulto

“Si che lo sono!” prese la mia mano bollente tra le sue “Edward sono sicura!”

“la conosci da due giorni …” provai a ribattere, non volevo pensare che Bella potesse essere interessata a me.

 

Era passato un po’ di tempo, mi sentivo pronto a rivederla, mi ero calmato, mi ero convinto che, dopo il trattamento che le avevo riservato, dopo averle promesso, mentendole, che ci saremmo rivisti l’indomani, lei non avrebbe più voluto saperne di me e la cosa mi aveva tranquillizzato.

La vidi camminare e inciampare goffamente sui suoi piedi, i libri le scivolarono di mano, istintivamente mi avvicinai, volevo aiutarla … poi tutto accadde all’improvviso, un’auto impazzita slittò sul vialetto umido, ancora qualche secondo e l’avrebbe colpita in pieno.

“No! Non lei!” pensai e mi lanciai su Bella spostandola appena in tempo.

Sbattei a terra, e istintivamente voltai la schiena all’auto, stringevo Bella tra le mie braccia, volevo proteggerla ad ogni costo. Qualcosa si conficcò sulla mia spalla. La strinsi ancora di più, i miei occhi persi nei suoi, stava bene?

“Stai bene?” le chiesi prima che il dolore mi sopraffacesse. Non udii la sua risposta ma l’urlo disperato di Alice penetrò tra le cortine d’incoscienza che mi pervadevano. L’unica cosa che riuscivo ancora a fare era stringere Bella al mio petto poi non sentii più nulla.

Mi svegliai al pronto soccorso, mio padre stava medicando Tyler Crowley, colui che ci aveva quasi ucciso. Era ubriaco, o fatto, aveva perso il controllo dell’auto e aveva un profondo taglio in testa. Continuava a ridere come un ebete, non si era reso conto di nulla.

“Edward, figliolo” mi disse non appena si accorse che mi stavo riprendendo

“come sta Bella?!” il mio primo pensiero fu per lei

“Le hai salvato la vita, se non l’avessi spinta via, sarebbe finita schiacciata!”

“Non hai risposto papà …” mi stavo preoccupando e cercai di alzarmi ma non ci riuscii.

“Stai giù, o la ferita sulla spalla si riaprirà! Bella sta bene, se l’è cavata con qualche escoriazione, nulla di più!” tirai un sospiro di sollievo e istintivamente sorrisi. Carlisle se ne accorse e sorrise di rimando.

“Si è allontanata solo un attimo, è stata vicino a te sempre” il mio cuore ebbe un sussulto, non mi ero mai sentito così. cercai di ritornare con la mente all’incidente, “No! Non lei!” avevo pensato pochi istanti prima di tentare di salvarla. Che cosa significava? Probabilmente l’avrei fatto con chiunque si fosse trovato in quella situazione... si lei non era diversa dalle altre. Con questa consapevolezza scivolai in un sonno farmaceutico.

“Come sta?” la voce di Bella risuonò nella mia testa.

“La ferita non è grave ma ha perso molto sangue” Alice le rispose sottovoce.

“mi dispiace, mi dispiace” continuava a ripetere Bella come una litania

“non è colpa tua!”

“se non fossi sempre così goffa!” sentii una mano tremante accarezzare la mia poi una goccia calda la bagnò. Stava piangendo, stava piangendo per me! Tentai di aprire gli occhi ma non ci riuscii, il torpore causato dagli analgesici era troppo forte.

“Vado a prendere un caffè, ti lascio sola un istante! Ah Bella... anche tu dovresti riposare, Edward non è il solo ad essere rimasto ferito” Alice si allontanò, ero consapevole di essere solo con Bella. Cosa significa che non ero il solo ad essere rimasto ferito? Cosa mi avevano nascosto? Lottai per aprire gli occhi e la vidi, mi teneva la mano, i suoi occhi erano lucidi e le lacrime traboccavano a ogni battere di ciglia.

“B Bella” riuscii a balbettare. Lei si voltò e mostrò un grosso livido sul volto e un taglio sul labbro. Si era fatta male, non ero riuscito a impedirlo.

“Edward, sei sveglio!” mi sorrise, abbagliandomi. Un’altra lacrima bagnò la mia mano.

“stai bene?” lei mi guardò e mi accarezzò la mano, io la strinsi.

“si sto bene grazie a te! Mi hai salvato la vita! Mi dispiace solo per quello che ti è successo!” io non ricordavo la dinamica dell’incidente, ricordavo solo di voler stringere Bella per proteggerla da tutto.

“I vetri dell’auto sono letteralmente esplosi, se non mi avessi fatto scudo con il tuo corpo io...Edward, mi dispiace, se quella scheggia fosse volata solo un po’ più su...” iniziò a piangere convulsamente

“Bella, non fare così, va tutto bene, va tutto bene!” poi feci una cosa che mai avrei pensato di fare... alzai la mano e le accarezzai il viso. Mi ritrovai perso nel calore dei suoi occhi, l’ultima cosa che intravidi furono Alice e Jasper che richiudevano la porta allontanandosi con un sorriso. Poi la mia mente e il mio cuore furono totalmente risucchiati da quelle profondità.

Era buio, da molto quando mio padre, che faceva il turno di notte, venne a visitarmi. “Si è addormentata” dissi sottovoce indicando Bella. Era crollata tenendomi la mano, non avevo osato muovermi, avevo paura di svegliarla.

“si è molto spaventata quando è rinvenuta e ti ha visto, sembravi morto, hai perso molto sangue... povera ragazza, non ha fatto altro che piangere, si sentiva profondamente in colpa”. Mio padre allentò la presa delle sue dita e molto lentamente la prese in braccio depositandola sul letto accanto al mio. Lei non si svegliò, doveva essere esausta.

“Edward, mi raccomando non muoverti, la tua ferita è molto profonda, ho avuto veramente paura...” mio padre ebbe un sussulto

“Alice aveva detto che la cosa non era molto grave...” lo guardai

“Alice e i tuoi fratelli non sanno nulla, non volevo farli preoccupare più di quanto già fossero. Ora vi lascio riposare, domani dimetterò Bella, quanto a te...credo che dovrai restare qui ancora per un po’”. Mi diede un bacio sulla fronte e mi augurò la buona notte.

Bella dormiva di un sonno agitato poi iniziò a mugolare, poi a parlare...

“Edward...” disse infine nel sonno.

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Grazie a tutti per i commenti

spero che continuerete a seguire ancora la mia storia...l'evoluzione sarà interessante :)

Barbara

   
 
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