- Yoh…
- Anna? Cosa c’è?- rispose lo sciamano voltandosi nella
sua direzione, alzando appena un sopracciglio. Quel tono di voce così tremulo
non era da lei; era sempre rimasta fredda ai colpi che lui riceveva in
combattimento. Dopotutto aveva fede nelle sue capacità,
giusto?
Aveva creduto che gli avrebbe mostrato quell’espressione
impenetrabile anche nei momenti peggiori… sarebbe non solo bastata, ma servita
più di mille incoraggiamenti gridati ad alta voce. Sfiorandola con gli occhi
prendeva consapevolezza di non poterla deludere. Era allora che la forza si
rimpossessava di lui, la sua mente si legava più strettamente all’animo di
Amidamaru e il suo cuore aumentava la velocità dei
battiti.
Se solo… se solo gli stesse rivolgendo un’occhiata delle
solite… sicuramente non sentirebbe i muscoli tanto indolenziti e la testa non
parrebbe scoppiare, il torace non gli farebbe male ad ogni respiro e
avvertirebbe nuovamente dentro di sé la forza necessaria a mettersi almeno
seduto, piuttosto che rimanere ancora steso supino. Lo stato pietoso in cui si
trovava non gli stava a genio.
“E ora, cosa…” d’un tratto la vista gli si oscurò. Un
paio di braccia lo avevano delicatamente sollevato, accogliendo il suo viso
ferito e stanco all’interno del calore sprigionato dalla loro
proprietaria.
- Non puoi farcela stavolta. Devi rinunciare o ti
elimineranno per davvero.- mormorò la giovane con maggiore calma, invisibile ora
ai suoi occhi spenti.
- Ho promesso che mi sarei impegnato per difendere la mia
posizione.- rispose Yoh quieto; gli avambracci abbandonati lungo i fianchi e in
parte sul terreno arido.
- Per questa volta prenderò il tuo posto. Hai bisogno di
riposare.- replicò quella convinta.
- No. Non posso permettere che tu…- cercò di ribellarsi
il ragazzo, aggrappandosi faticosamente alle sue spalle esili per tirarsi su. In
quel momento la giovane gli assestò un rapido colpo dietro la nuca che lo rese
esanime, facendolo accasciare sul suo
grembo.
“Quando ti sveglierai sarà tutto finito” pensò Anna
deponendolo completamente a terra, per poi spolverarsi la veste nera e alzarsi
in piedi. Era pronta a battersi per l’unica persona di cui si fosse mai
fidata.
Sarebbero andati avanti con le vittorie; nessuna
titubanza, nessun blocco. Nessuna
incertezza.
- A noi.- sentenziò l’itako avanzando di un paio di
passi.
- Uno o l’altro per noi non fa differenza. Prego, vieni
pure.- fece uno degli avversari, divertito da quel patetico scambio: la vita di
entrambi quegli idioti non sarebbe durata ancora più di qualche minuto.
Fuoco, bruciore; grida, paura. Il proprio corpo era come
dentro una pressa, sempre più intrappolato.
Aria, luce… respiro. Non udiva il respiro di Anna.
Dov’era? Che fine aveva fatto?!
In un unico secondo entrambe le pupille di Yoh si
scontrarono con la luce rossastra della Luna e i suoi polmoni furono inondati da
nuova aria. Era soffocante e pesante.
L’inquietudine spinse il giovane a scrutare intorno a sé,
finché, a qualche metro di distanza, non individuò una figura sottile poggiata
scompostamente su di un masso.
Kami, era lei! Come si era ridotto il vestito scuro in
mille strappi? Per di più ritrovò la sua bandana rossa spinta dal vento contro
un proprio piede.
Afferrò il pezzo di stoffa ridotto ad un cencio e con
passo barcollante andò dalla ragazza immobile. Una volta giunto, si lasciò
cadere ginocchioni a terra, confuso dai giramenti di testa, sbattendo i palmi
aperti con un tonfo sordo. Anna emise un gemito appena percettibile a quel
suono.
- Mi senti…?- domandò Yoh, ma non ricevette
risposta.
- Ecco, ora ti prendo in braccio e torniamo a casa.-
disse incoraggiante, non immaginando che le gambe indebolite non avrebbero retto
il peso di entrambi; così però fu, e ricaddero violentemente nella polvere
bianca.
- Scusami. Mi rialzo e…- sussurrò agitato-… a casa
cucinerò, mi allenerò… perché è ciò che vuoi giusto? Correrò per i chilometri
che deciderai, diventerò forte e non permetterò che ti facciano ancora del male.
Su ora.
Ma ancora si alzò ripiombando a terra. La semplice
gravità era più potente di lui… quante promesse vuote le aveva fatto, si sentiva
un verme.
Forse non ne era degno, ma desiderava sposarla. Ora che
avevano diciannove anni si era creduto pronto; da cinque anni ormai si era
aggiudicato il titolo di Re degli sciamani e questo desiderio era cresciuto pian
piano in lui.
- Ehi- sospirò la giovane stringendo d’improvviso la
camicia bianca aperta del ragazzo: le ripetute scosse l’avevano infine
svegliata, meglio di come si sarebbe aspettata. Credeva di non rivederlo più ed
invece eccolo lì; la sua pelle tiepida e il suo petto solido la stavano
sorreggendo. Avrebbe azzardato un abbraccio, avendone la possibilità. Purtroppo
era consapevole che la sua scintilla vitale si stava lentamente spegnendo e
probabilmente non avrebbe più potuto farlo.
- Ehi…- ripeté lui incredulo, con un accenno di lacrime
negli occhi. La giovane non l’aveva mai visto così sconvolto. La presa intorno
al proprio busto si rafforzò con passione e, preso dal sollievo, Yoh la baciò
sulla testa.
- Come ti senti? Cos’è successo prima? Pensi di farcela a
camminare?- sparò a raffica lui, inducendola ad abbassare lo sguardo:
imbarazzata e triste, la diciannovenne non aveva il coraggio di pronunciare una
sola sillaba.
- Ok, non ti preoccupare. Riposiamoci un po’ qui
prima.
Quella frase fu la goccia necessaria a far traboccare il
vaso: Anna non poté evitare di scoppiare in un pianto dirotto e disperato,
stringendosi convulsamente al busto del fidanzato, il quale si
accigliò.
- Non posso venire con te.- balbettò
lei.
- Certo che sì invece, ho bisogno della mia allenatrice!-
replicò scherzoso nel tentativo di calmarla.
- Dovrai continuare ad allenarti da solo,
perché…
- Perché?- ripeté lui
stupito.
- Io morirò qui.- affermò la sua interlocutrice d’un
fiato. L’aria gelò insieme col ragazzo. Le sue braccia calde si tramutarono in
pietra e le sue labbra si schiusero come stesse
annegando.
La giovane ne approfittò per
continuare.
- Si tratta di una tecnica, nel giro di mezz’ora l’anima
lascerà il mio corpo.
- Hai… hai usato tutta la tua energia contro quelli? E’
questo che hai fatto?!- urlò lui sempre più
sconvolto.
- Esatto, sono morti.- rispose lei con rinnovata calma,
tentando di cancellare i segni delle lacrime dalle proprie
guance.
- Non ha senso. Come ti è venuto in mente di sacrificarti
per uno del genere; piuttosto avrei potuto farlo io che ero il suo vero
avversario!- la ammonì fuori di sé.
- Non l’ho fatto per vincere lui, ma per proteggere te.
Tu non puoi assolutamente morire, hai uno scopo
importante.
- Al diavolo… essere quello che sono diventato… senza di
te. Ti amo… voglio sposarti, come hai potuto farmi questo!- esclamò senza
rifletterci, facendola sobbalzare e ritrarre colpita. Si era dichiarato con quei
termini? Nonostante gli istanti drammatici in effetti, resosi conto delle sue
parole, era arrossito come un bambino. Anna accennò un sorriso mesto,
accarezzandolo su una gota.
- Ormai è fatta. Se avessi potuto evitarlo, credo non mi
sarebbe dispiaciuto diventare tua moglie. Anch’io, come te…- sussurrò la giovane
con una certa timidezza, quando avvertì la stanchezza impossessarsi del braccio
alzato e lasciò scivolare la mano lungo quel collo fino alla spalla, scostando
un poco la camicia. Lui sussultò a quella mossa imprevista, avvertendo il
passaggio di quella mano come una scia
gelida.
- Ci dev’essere una soluzione.- s’interstadì senza poi
batter ciglio.
- Ormai sono al minimo. Capisci? La mia anima sta già
cominciando ad andarsene, è già troppo se…- rispose lei seria, ma non finì il
discorso, presa da un mancamento.
Il cuore del giovane mancò un battito. Parlandole aveva
accelerato il processo, accorciandole ulteriormente la vita. Con la mente,
agitato, iniziò a passare in rassegna tutte le sue conoscenza… avrebbe pure
potuto far qualcosa in quanto sciamano! Doveva impedirle di
andarsene.
Un metodo sarebbe stato quello di infondere un’enorme
quantità di energia al suo corpo, ma di certo il semplice calore non sarebbe
bastato… a quel punto rimaneva una sola alternativa e il ragazzo agì senza
ragionare oltre: si sedette più comodamente a gambe incrociate vicino ad un
fianco della giovane svenuta a terra, posò le tre dita centrali di una mano su
quel cuore rallentato, serrò le palpebre… e fece sì che un lampo accecante
apparisse di colpo e si spegnesse altrettanto velocemente dopo diversi
secondi.
Non vedeva niente ora lui, ma non per colpa della luce
improvvisa, bensì perché le palpebre gli si erano già abbassate da sole… buon
segno, aveva funzionato; la testa castana sbatté sul terreno violentemente…
perfetto; non udiva più il suono del vento, solo il nulla… era felice: ci era
riuscito.
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Da quel momento passarono alcune ore, prima che da una
bella casa del quartiere residenziale si udissero provenire delle grida di
stupore.
- Coosa?! Vi ha attaccato una banda intera di zombie? E
dov’è Yoh?- chiese un ragazzino biondo alto non più di un metro e mezzo, mentre
posava la cartella sul pavimento. La sua interlocutrice gli dava le spalle,
intenta a far bollire qualcosa sul fuoco.
- E’ nel suo letto.- rispose quindi con voce
atona.
- Ah… allora lo hai lasciato dormire per una volta.- fece
l’altro tirando un sospiro.
- Guarda che non sta bene.- lo freddò
immediatamente.
- Uh, cosa… allora sta
male!
- Che intuito, tappo.- commentò lei sconsolata-
Comunque…- aggiunse voltandosi e vedendolo avvicinarsi alla porta della camera-…
ti proibisco di andarlo a disturbare. Ha bisogno di riposo
assoluto.
- Va bene.- acconsentì Manta rassegnato- Però, sai, fino
a tre anni fa non avrei mai immaginato di vederti ai fornelli.- osservò con
leggerezza, accorgendosi troppo tardi del fatale errore
commesso.
Anna si girò del tutto nella sua direzione e con sguardo
truce, senza farsi impietosire dal suo pentito e terrorizzato mezzo coperto
dalle mani, prese ad elencargli una lunga serie di lavori domestici validi per i
quattro mesi successivi. Quindi versò della minestra fumante in una ciotola ed
entrò nella stanza di Yoh, accese l’abat-jour e richiuse la porta scorrevole
dietro di lei.
Il giovane studente rimase lì imbambolato per un po’,
dopodiché decise che era meglio cominciare a darsi da fare con il bucato: non
aveva intenzione di saltare la cena.
“E’ così pallido, quasi bianco. Sapeva di certo che
rischiava lui stesso la vita con quella tecnica.” rifletté la ragazza accucciata
in silenzio vicino al letto del fidanzato, mentre avvertiva una contrazione
particolarmente forte al cuore.
“Il solito stupido.” pensò con un misto di amarezza e
dolcezza, sfiorandogli una guancia fredda. Quindi iniziò a chiamarlo ad alta
voce, carezzandogli la fronte sudata, fin quando Yoh non aprì leggermente gli
occhi, spaesato.
- Anna!- gridò appena ebbe messo a fuoco l’immagine del
suo volto rassicurante; tentò di alzarsi in un impeto di sorpresa, ma dovette
rinunciare dal principio, visto che i muscoli non sembravano disposti a
collaborare.
- Sta calmo.- gli ordinò lei, riacquistando un’aria
autoritaria- Ti ho portato da mangiare.- disse porgendogli una ciotola calda. Il
ragazzo distese le braccia, ma non riusciva comunque a sollevare il
busto.
- Oh, aspetta.- si bloccò lei, stupita di non averci
pensato prima- Ecco, conviene fare così.- affermò decisa, pronta ad
imboccarlo.
- M-ma…- mormorò il diciannovenne imbarazzato, senza
potersi sottrarre alle attenzioni della giovane. Ella gli sosteneva ora il capo
con un braccio, mentre fra le mani teneva il cibo e gli
hashi.
- Su, aprì la bocca.- lo incitò, vedendo come non
accennasse a muoversi. Il ragazzo fece quanto chiesto, masticando quindi
lentamente il pezzetto di carne che ricevette da
lei.
- Com’è?- domandò quella- Riesci a mangiare
ancora?
Lui annuì stancamente,
rabbrividendo.
- Bene, ti riscalderà. Mettiamo meglio al coperta.- fece
la giovane tirando quest’ultima dal letto fino a rimboccargliela sotto il
mento.
- Dai, mangia un altro po’, devi
rimetterti.
- Ok, visto che insisti tanto…- replicò il giovane
sciamano abbozzando un mezzo sorriso e andandola a fissare nelle pupille-
Cucinato tu?
L’itako arrossì leggermente sotto quello sguardo
indagatore e allo stesso tempo innocente.
- Sì.- rispose fingendo disinteresse e mettendogli in
bocca della nuova carne. Avendo timore che dicesse qualcos’altro, facendola
colorire ulteriormente, aumentò improvvisamente il ritmo, costringendolo
praticamente a finire il resto in un paio di minuti, col rischio di
strozzarlo.
Il ragazzo tossì alla fine, ma nonostante tutto il suo
volto aveva riacquistato un colore più
naturale.
- Che ti è preso?- si lamentò debolmente- Comunque, era
buono.
“Ecco cosa non doveva dirmi.” pensò lei sentendosi andare
il viso in fiamme; quindi si voltò da un
lato.
- O-ora dormi pure un altro po’.- disse deponendolo sul
suo giaciglio e accennando ad alzarsi. Inaspettatamente però una delle mani di
Yoh s’impossessarono della sua più vicina, stringendogliela
forte.
- Ti ringrazio per quello che stai facendo.- le sussurrò
a tono basso. Lei tremò al contatto.
- Sono io che devo ringraziarti.- mormorò di rimando
ricambiando la presa, sebbene continuasse ad evitare di guardarlo- A dire la
verità tu mi hai salvata, non è vero? Però sei stato un
incosciente.
- Però ti amo, ecco perché l’ho fatto. Ci dobbiamo
sposare presto, ricordi? Dicevi sul serio lì, questa mattina?- chiese il suo
interlocutore facendola sobbalzare con le sue parole
dirette.
Certo che sì, aveva mai parlato a vanvera? Che gli
passava per la testa, che avesse scherzato su una cosa simile? Normalmente gli
avrebbe già risposto per le rime, ma la gola era bloccata; si sentiva
strana.
- Ehi, Anna.- la chiamò, impaziente di sentirla
parlare.
- Yoh…- pronunciò lei il suo nome, andando ad osservarlo
in volto, ma lasciò in sospeso la frase, cosicché la camera venne colmata dal
silenzio. La giovane, senza esserne pienamente cosciente, iniziò a diminuire la
distanza fra di loro, avvertendo una sensazione nuova invaderla, rendendola
incapace di controllare oltre i movimenti.
Si stavano quasi per sfiorare, quando il ragazzo le
spinse con un gesto delicato la nuca, riducendo in un attimo al nulla lo spazio
rimasto e unendo in un morbido bacio le loro
labbra.
Fu in quell’istante che, riottenuta la sua luce, lo sciamano si sentì guarito del tutto.