<<
Che cosa vuoi? >>, mormorai con voce spezzata. Non avevo
nemmeno la forza
di parlare. Il dolore era così lancinante che mi stava
uccidendo. Mi si era
annebbiata la vista ed ero solo in grado di intravedere le ombre.
<<
Io sono… >>, la sua voce.
Così sensuale e melodiosa, ma allo stesso tempo cupa e
rotta. Anche se non lo
potevo vedere in volto, scommettevo che aveva un’espressione
frustrata. Stando
a quello che mi aveva raccontato la mamma lui era sempre stato un tipo
melodrammatico,
in questo genere di situazioni. Mi chiesi se stesse solo recitando,
oppure soffrisse
veramente per me.
<< So chi s… >>, lo interruppi,
ma una fitta mi trapassò come una coltellata, impedendomi di
finire la frase.
Emisi un grido di dolore, e le mie mani si posarono sul mio ventre. Le
lacrime
mi inumidirono il volto. Non me lo sarei mai perdonata. Lui non mi
doveva
vedere in quello stato. Le mie debolezze dovevano rimanergli celate.
<<
Va via >>, per dire quelle parole dovetti fare un grande
sforzo. Affondai
la mano sul lenzuolo e chiusi gli occhi. Non ce la facevo
più. Volevo morire.
Non era giusto che provassi quella sofferenza. <<
Lasciami sola >>.
<< No >>, mi sussurrò. La
sua voce era disperata. “ No Edward ”, pensai,
“ non provare compassione per me
”. Io lo odiavo, con tutto il cuore. E non mi importava se
poteva leggere i
miei pensieri. In quel momento volevo solo che la facesse finita
uccidendomi.
Pur avendo gli occhi chiusi, mi accorsi
che si era avvicinato a me. Sospirai internamente. Perché
stava facendo tutto
quello. Perché? “ Sei solo un bastardo
”, gli urlai mentalmente, visto che non
avevo più le forze per parlare.
<< Mi dispiace Lizzie >>, mi
accarezzò una guancia con la sua mano gelida. Provai
disgusto. Non mi doveva
toccare. Non gli era permesso. << Ma io, anche se tu non
mi vorrai, ti starò
accanto finché tu starai male >>.
“ Devi andartene ”. Ero categorica. “
Non ti voglio”.
<< Non ti lascerò mai più,
è una
promessa >>, mi giurò, con una nota di
dolcezza nella voce, <<
nessuno ti farà mai più del male >>.
“ E’ una bugia ”. Basta. Non lo volevo
ascoltare più. “ Come
quelle che
dicevi alla mamma ” gli ricordai. Se ripensavo ai suoi occhi
rotti, il mio odio
nei suoi confronti aumentava.
<< Ti giuro che non ti mentirò mai
>>, la sua voce era rassicurante, e sembrava che stesse
sostenendo la
verità. Se stava recitando, avrebbe meritato
l’Oscar. Mi strinse la mano, ed io,
per la debolezza e per il dolore, non la potei sottrarre, come avrei
voluto
fare. << D’ora in poi, ti proteggerò
io. Ti insegnerò a crescere, ad
amare, a capire chi sei veramente. Non ti lascerò mai
più sola >>.
“ Ma che cosa ne vuoi sapere di me? ”,
ma chi cavolo era per dirmi quelle cose.
<< Sono tuo padre >>,
rispose ai miei pensieri.
“ E allora aiutami ”, lo supplicai,
facendo crollare la mia barriera di ostilità nei suoi
confronti.