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Autore: metisket    23/07/2010    3 recensioni
Due turisti si perdono a Parigi e per loro sfortuna incontrano un paio di ragazzi con i soprabiti neri…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Nuovo personaggio, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Ho il sospetto che questa storia sia una delle conseguenze dirette dei troppi libri di Tom Holt che leggo.
Fic di DGM. Con un paio di turisti a Parigi e dei dibattiti su quanto fosse serio Lavi quando ha detto che lui attacca chiunque gli si avvicini mentre è vestito da esorcista.

Some Confusion ~ Un po’ di confusione





Il nostro primo errore fu chiedere indicazioni.

Mio marito Tom disse, “Non c’è bisogno di chiedere indicazioni. Qualunque idiota può trovare la Torre Eiffel mentre si trova a Parigi.”

Forse. Forse noi non siamo degli idioti qualunque, ma del genere particolare dei nati-per-perdersi. Non saprei, ma non volevo trascorrere tutto il pomeriggio a vagolare per strade follemente storte alla ricerca di scampoli enormi di architettura moderna che torreggiavano sui tetti. Oltretutto, proprio lungo la strada c’erano persone che parlavano inglese. Noi siamo inglesi. Di certo erano stati collocati lì dal fato perché noi potessimo chiedere loro indicazioni. Sembrava un’ottima idea.

Non fu un’ottima idea. Pare che mio marito abbia intenzione di ricordarmelo fino a quando moriremo di vecchiaia o fino a quando non lo ucciderò io con una padella, a seconda di cosa succede prima.

Le persone che parlavano inglese erano due ragazzi. A me sembravano abbastanza affabili. Tom spergiura di essere stato di altro parere, ma intanto non ha detto nulla sul momento, eh? Comunque lo trascinai dai ragazzi, e arrivai a uno “Scusate” prima che il mio errore si palesasse come tale.

Il ragazzo orientale mi mise una spada alla gola e il ragazzo con la benda sull’occhio inchiodò Tom al muro con un martello prima che potessimo dire ‘ba’. Sembrava una reazione un po’ eccessiva a uno “Scusate”. Sarebbe stata forse più appropriata se avessi esordito con un, non so, “Le vostre madri battono in strada e voi puzzate.”

Il ragazzo orientale, ora che lo vedevo da vicino e separata da lui solo da parecchi centimetri di acciaio, aveva una certa aria ostile, se non omicida. Quanto mi sentii stupida. I maniaci omicida erano esattamente il genere di persona da cui mia madre mi aveva raccomandato di non prendere indicazioni.

“Buongiorno,” squittii io, pensando che le buone maniere difficilmente avrebbero potuto peggiorare la situazione. Tom emise il versetto stizzito che fa ogni volta che mi trova imbarazzante. Quello che mi fa venire voglia di rompergli un piatto in testa.

“Se non vi è di troppo disturbo, potreste dirci come si arriva alla Torre Eiffel?” proseguii a fatica, ignorando mio marito. “Solo se lo sapete, certo. Non vogliamo esservi di intralcio.”

Un momento di silenzio, poi il ragazzo con la benda disse, “Boh, Yu. Io questa la dovevo ancora sentire. Indicazioni. Secondo me c’è una buona possibilità che siano umani.”

Cosa, nel nome di Dio, avesse pensato che potessimo essere invece, non lo so.

“Tsk,” sbottò il mio ragazzo con la spada. Yu, presumo. “Allora semplicemente ti fidi e stai a vedere che succede? Idiota.”

“Sei un po’ sospettoso, Yu,” insinuò l’altro con quella che considerai allegria totalmente fuori luogo. “Te l’hanno mai detto?”

“Sta’ zitto. Neanche tu hai lasciato andare il tuo.”

“Beh, no. Il mio è probabilmente sposato al tuo.” Se esiste una cosa più inquietante del sentire delle persone armate che parlano di te come di un oggetto, io non voglio saperne niente.

“Quindi se io lo lascio andare,” continuò lui. “Probabilmente ti attaccherà, e poi io dovrei fargli male. Non sarebbe un po’ imbarazzante?”

“Oppure tu lasci andare il tuo, lui si trasforma e ti ammazza. Parlavi di imbarazzo?”

“Allora cosa suggerisci, Yu? Li squartiamo e vediamo se hanno le ossa di metallo? Ho sentito che era quello il tuo piano per Allen.”

Oddio. Eccome se c’era qualcosa di più inquietante. Avevo ragione; non volevo saperlo.

“La mammoletta,” mormorò l’altro, incomprensibilmente.

“Sì? Allen?”

“Dovremmo aspettare la mammoletta. Che poi dove diamine sono finiti?”

“Scusate,” intervenne Tom, che evidentemente aveva dimenticato l’effetto che aveva avuto l’ultima volta quella parola. “Vi abbiamo… offesi, in qualche modo? Volete dei soldi, o–”

“Ma chiudi quella cazzo di bocca,” sbraitò Yu. Se non fosse stato per il problemino della spada, avrebbe potuto starmi simpatico. Veramente, non c’è nulla di più irritante di Tom che fa il leccapiedi.

“Comunque–” cominciò il ragazzo con la benda, ma venne interrotto da una ragazza orientale (parente di Yu? Bande orientali che disseminavano violenza a Parigi?) che era apparsa alle sue spalle e aveva chiesto cosa stesse succedendo.

Me lo chiedevo anch’io.

La ragazza non pareva incline a prendere le nostre parti, purtroppo. Anzi, sembrava tentata di buttare a terra la borsa di –della spesa?– per unirsi agli altri due. Aveva un’espressione sospettosa. Follemente sospettosa.

“Stiamo aspettando Allen,” delucidò il ragazzo con la benda con un sorriso vivace. Doveva avere qualche problema a determinare il momento appropriato per mostrarsi contento. Non era appropriato quando si inchiodavano dei passanti innocenti al muro. Qualcuno avrebbe dovuto spiegarglielo.

“Ah,” ribatté la ragazza sospettosa. “Arriverà a breve. Stava chiacchierando con il proprietario del negozio, sapete com’è fatto.”

Yu portò gli occhi al cielo in evidente disgusto, e l’altro rise.

“Allen?” domandai io sommessamente, perché stavo cominciando a sentirmi esclusa, o forse perché il mio istinto di conservazione era andato a fare due passi. Tom sbuffò di nuovo. Per un attimo breve ma intenso desiderai che il ragazzo con la benda gli schiacciasse la testa col martello.

“Allen è colui che deciderà cosa fare di voi.” affermò lei, con un tono che di confortante non aveva proprio niente.

Dopo quello scambio di battute l’attesa parve interminabile, anche se sono certa che in realtà non sia durata tanto. C’è qualcosa, nell’aspettare la persona che decide del tuo destino, che fa strane cose al tempo.

Il ragazzo che finalmente svoltò l’angolo non sembrava uno sputasentenze. Né sembrava pienamente affidabile. Aveva una cicatrice allarmante che gli attraversava l’occhio, tanto che era un miracolo che ce l’avesse ancora, e aveva dei capelli di un bianco preoccupante causato da chi sapeva cosa. Poi c’era lo sfortunato legame con i maniaci omicida. Detto questo, non era bieco quanto mi sarei aspettata, nemmeno lontanamente. Anche se era tremendamente giovane per dover decidere “cosa fare” di noi. Pensavo io.

“Oi, mammoletta, cosa sono questi?”

Quell’Allen alzò lo sguardo dalle buste della spesa e lo fissò, penetrante, su di noi. Ci squadrò per un istante terrificante, e in fondo riuscii a capire perché facessero decidere a lui. Poi portò gli occhi al cielo e tornò ad essere un semplice ragazzo strano con le buste della spesa.

“Sono umani,” rispose. E due. Quanto spesso si imbattevano in cose che non lo erano? “E da quanto tempo è che li tenete inchiodati al muro? Non vi è venuto in mente che avrebbero fatto qualcosa se fossero stati akuma? Qual era il vostro piano, starvene qui in piedi tutto il giorno?”

“Ma chiudi il–”

“Ops. È come quella volta col vescovo,” commentò il ragazzo con la benda, interrompendo il dolce Yu (che stava abbassando la spada con una certa riluttanza, anche se continuava a fissarmi in maniera poco amichevole). “Ma hanno chiesto indicazioni per la Torre Eiffel, Allen. Devi ammettere che è sospetto.”

“Mica tanto!” insistette Allen, benedetto figliolo. “Parigi è una grande città! La gente si confonde! Non siamo mica agli Champs-Élysées!”

“Che stupidaggine. Tu non lo trovi strano perché tu ti perdi sempre. Ci hanno avvicinato. Cosa credevano che avremmo fatto?” chiese Yu. Sembrava ancora disgustato. Stavo cominciando a chiedermi se quella non fosse la sua espressione di default.

Per quanto riguardava quello che credevamo avrebbero fatto, non saprei, ma di sicuro non attaccarci occupava un posto alto nella nostra graduatoria.

“Kanda, la maggior parte della gente non sa dell’Ordine,” sbottò Allen, poggiando a terra la spesa e marciando verso di noi. “Nessuno li avverte, che so, di non parlare ai tizi con i soprabiti neri perché li attaccheranno con le spade.”

“È una fortuna che tu possa permetterti di essere così indulgente. Saresti morto anni fa se fossi normale, mammola.”

“ALLEN. E se tu ti consideri normale, Kanda, allora abbiamo un problema serio.”

“Non è difficile essere più normali del bimbo con i capelli da vecchio.”

“Vedremo se avrai i requisiti richiesti quando ti avrò rasato la testa a zero.”

“Basta così,” li redarguì la ragazza. Meraviglie delle meraviglie, le diedero ascolto. Era quasi un peccato, davvero. Era stato divertente. Tra l’altro il silenzio dava a Tom lo spazio per straparlare.

“Perché?” voleva sapere. “Perché diamine ci avete attaccati! Attaccati! Senza motivazione! Teppisti! Non posso crederci–dovrei fare rapporto–chiamerò sicuramente–”

Oh, Tom. Che coraggio quando sai per certo che nessuno ti ucciderà.

“Signore, avete le mie più profonde e sentite scuse,” lo interruppe Allen, con un cambio di atteggiamento piuttosto repentino. In effetti, sembrava talmente sincero che fece tacere mio marito, cosa che era un miracolo di per sé. “I miei colleghi sono… di recente abbiamo subito diversi attacchi, per questo siamo un po’ nervosi. Non che questa sia una scusante, nella maniera più assoluta! So che è imperdonabile. Ma abbiamo davvero temuto per le nostre vite, questo è il motivo. Ma non è una scusa. State bene? Siete feriti?”

Tom sbatté le palpebre. “Ah. No, credo che stiamo bene… Mary, tu come stai?”

“Non sono ferita.” Non nel corpo, almeno. Solo nel cervello.

“Siete sicuri di non essere feriti?” chiese il ragazzino, che sembrava seriamente sull’orlo delle lacrime? “Non abbiate timore di dirmi la verità. Se c’è nulla che potremmo fare per aiutarvi—”

“No, no, davvero!” assicurò Tom, con un certo panico. Le lacrime lo allarmano. “Stiamo bene, benissimo! Non preoccupatevi!”

“Siete sicuro?” incalzò lui pietosamente, la minaccia di lacrime ancora nell’aria.

“Sicurissimo. Non datevi pensiero.”

Ero stata chiaramente testimone di una specie di genio del male in azione. Era riuscito chissà come a far chiedere scusa a Tom per essere stato attaccato.

La ragazza, vidi, aveva l’ombra di un sorriso sulle labbra. Il ragazzo con la benda ghignava. Il mio Yu, tanto per cambiare, sembrava disgustato.

“Lavi vi disegnerà una mappa,” asserì lui seriamente. “È il minimo che possiamo fare.”

“A-ah,” acconsentì il ragazzo con la benda. Lavi. “Allen, perché tu e Lenalee non riportate la spesa da Crowlino? Altrimenti penserà che l’abbiamo abbandonato.”

“Ah, certo,” convenne il nostro salvatore, che ci fece un inchino, scusandosi un’ultima volta. Si avviò con la ragazza, poi si voltò e fissò Yu. Yu ricambiò lo sguardo. La cosa continuò per un po’, finché Yu non scrollò le spalle e li seguì fino a sparire dalla nostra vista. Stranamente, ero un po’ dispiaciuta di veder sparire la sua faccia torva. Per dirne una, io e lui eravamo abbastanza d’accordo su Tom.

Il ragazzo con la benda–Lavi–ci disegnò una mappa. Chiara, sintetica, e, come avremmo scoperto in seguito, estremamente accurata.

“Eccovi qui,” disse, porgendomela. Non a Tom, a me. Scelta interessante per un giovanotto.

Iniziò ad andarsene, ma poi si fermò e si voltò–verso Tom.

“Siete fortunato che avevamo Allen con noi, signor parlantina,” iniziò con un sorriso freddo. Completamente diverso da quelli allegri di prima. Di più, tremendamente inquietante. “Se non ci fosse stato lui, a quest’ora sareste come minimo menomati. Il resto di noi, noi crediamo davvero nel ‘fidarsi è bene, non fidarsi è meglio’. Per quelli come noi, certo. Quando si tratta di quelli come voi, non siamo disposti a sprecare chissà quanto tempo per essere sicuri.” Ci scrutò entrambi, immobili in un silenzio di pietra. “Consideratelo un avvertimento sui tipi con i soprabiti neri. Non rivolgeteci la parola se non siamo prima noi a rivolgervela.”

“Ma… pensavo che voi voleste lasciarci andare, e il mio –Yu?– fosse quello che non voleva,” contestai io. Probabilmente non avrei dovuto dire nulla. Non ragionavo a dovere; ero confusa.

“No,” negò con indifferenza. “È solo che preferisco che Yu pensi che vi avrei lasciati andare. Allen è l’unico di noi con cui siete al sicuro. L’unico.”

Non appena ebbe deciso che il messaggio fosse stato davvero recepito, sorrise. Se pensava di consolarci, si sbagliava di grosso. “Buona fortuna, allora.”

Non li abbiamo più rivisti.

Io e Tom abbiamo sviluppato una specie di fobia per le persone con i soprabiti neri. Abbiamo anche deciso di comune accordo –ed è una delle pochissime cose su cui siamo mai stati d’accordo– che non andremo mai più in vacanza in Francia.



NdT (youffie): … LOL.
A proposito di Lavi che nel finale fa questo discorso che sembra uscito un po’ dal nulla… Nelle risposte alle recensioni, metisket a un certo punto dice che “Il Lavi sorridente non è veramente Bookman Jr. Abbiamo visto chi è in realtà, ma l’efficienza spietata sembra effettivamente la prima cosa per i Bookman. L’aspetto positivo è che sembrano in favore dell’umanità. Per ora. “Il modo più efficiente per proteggere questi passanti qualunque e evitare che si facciano ammazzare dagli esorcisti è spaventarli a morte” è quello che penserebbe Bookman Jr. Logica stringente. Meglio che non ci siano testimoni in giro però; rovinerebbe la copertura del Lavi sorridente. Direi che si è incasinato e si è affezionato agli esorcisti, ma ho i miei seri dubbi che abbia problemi con chiunque altro.”
E questo è quanto : D Le prossime saranno luuuuunghe, questa qui era solo uno stuzzichino mentre aspetto le spiegazioni di metisket per un’altra storia. <3
   
 
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