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Autore: ChopSuey    23/07/2010    1 recensioni
Per questo motivo si dibatteva ancora nello stesso problema che aveva analizzato da ogni angolo da aprile, cioè da sei mesi buoni. E in tutto quel tempo non aveva trovato nessuna soluzione. Forse perché non ne esisteva alcuna. Doveva rassegnarsi. Si era innamorata di Lord Voldemort.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LOVE IS A DANGEROUS THING

 

Autore: ChopSuey

Disclaimer: dato che continuo a vivere nella mi casetta nella "Bocca dell'inferno" invece di essere in un posto figo tipo l'Irlanda o il Machu Picchu, immagino possiate dedurre che non scrivo niente a scopo di lucro e che *quasi* tutti i personaggi che compariranno sono proprietà di J.KRowling. Se non ne riconoscete qualcuno è quasi certo che si tratti di uno dei parti della mia mente...


Enjoy!

 

Clarissa sbuffò per l’ennesima volta negli ultimi venticinque minuti. Ventisei, in quel momento.

 

Non era possibile che stesse succedendo proprio a lei. Cosa aveva fatto di male? Per tutta la vita si era comportata da figlia perfetta: voti alti, reputazione impeccabile, maniere nobili (o altezzose, come le definiva spesso la ragazza tra sé e sé)… Non negava di indulgere in alcuni piaceri babbani, come testimoniavano gli auricolari appena visibili tra i capelli arruffati (era chiaro che fosse il caso di abbandonare quella fastidiosa abitudine di passarsi quasi istericamente le mani tra i ricci poco definiti, dato che finiva sempre col farsi male e peggiorare la situazione “capello anarchico”) e forse, ma non ne era proprio certa, un paio di anni fa era anche andata a letto con un babbano, ma incolpava l’alcol e nessuno lo sapeva: non le sue amiche, non i suoi amici e, deo gratia, non la sua famiglia. In caso contrario sarebbe stata carne morta, finita, zero, nothing, rien, niente.


Tutto sommato, l’universo non doveva avercela con lei. Non era giusto.

Ok, era una Mangiamorte e i Mangiamorte, si sa, non erano proprio noti per il loro buon cuore, però Clarissa ci teneva a ricordare mentalmente a tutte le possibili divinità in ascolto che non aveva mai torturato per divertimento. O meglio, non aveva mai torturato, punto. Aveva combattuto, è ovvio,  aveva partecipato a qualche raid (e alcuni erano stati davvero divertenti: chi si immaginava che Theodore, la sua antica fiamma - aveva passato tutto il quarto anno a pedinarlo per i corridoi di scuola. Nel mondo magico non esisteva il reato di stalking, no?- fosse diventato così creativo negli incantesimi di difesa?), insomma aveva fatto quello che andava fatto. Agli ordini non si discute, soprattutto ai suoi ordini. A meno di non avere chiare tendenze suicide. E poi di solito doveva occuparsi di disattivare o creare barriere, niente di letale, insomma. Bhe, a parte quando sperimentava e creava bellissime muraglie quasi invisibili in grado di polverizzare gli arti di chi tentava incautamente di oltrepassarle, ma in quei casi Clarissa incolpava gli stupidi che non si accorgevano di trovarsi davanti ad un’opera così bella e perfetta!

 

Non era giusto che il Fato si accanisse così su di lei, quindi. C’erano persone molto, molto peggiori.

Ad esempio Draco, quel piccolo, odioso figlio di papà dai capelli più lucidi e biondi dei suoi, perfettamente lisci e invidiabili. Con quella sua grazia innata che faceva sembrare etereo ogni suo passo, quando lei ogni volta che entrava nella sala delle udienze cominciava a pregare di non inciampare (di nuovo) davanti alla schiera dei mangiamorte di livello più infimo. Che umiliazione era stata. Senza contare che era quasi membro della cerchia dei servitori più fedeli, avrebbe dovuto dare il buon esempio, non ritrovarsi in ginocchio mentre una voce divertita, la sua voce, commentava: - E’ lodevole da parte sua dare il buon esempio ai miei fedeli servitori, signorina Deepwater, ma non c’è bisogno di strisciare fino al trono attraverso tutta la sala. - .

Clarissa aveva davvero sperato che un’acromantula si lanciasse nella stanza in quel momento, e ponesse così fine alle sue sofferenza stritolandola tra le tenaglie velenose. Purtroppo non era successo.

 

Anche per questo motivo si dibatteva ancora nello stesso problema che aveva analizzato da ogni angolo da aprile, cioè da sei mesi buoni. E in tutto quel tempo non aveva trovato nessuna soluzione. Forse perché non ne esisteva alcuna. Doveva rassegnarsi.

 

Si era innamorata di Lord Voldemort.

 

Non è che l’avesse fatto apposta, intendiamoci. Semplicemente una mattina, quando era stata convocata da Voldemort in persona per illustrare gli sviluppi del suo ultimo esperimento (una barriera che richiedeva l’uso combinato di rune e del proprio sangue per essere eretta: un capolavoro, era il suo vanto!) si era soffermata qualche secondo di troppo sulle sue mani.

Uscì dalla sala cercando di mascherare il proprio panico; di solito nel suo caso fissarsi su un singolo, miserrimo dettaglio voleva dire solo una cosa: si stava innamorando. E non si poteva, per una sorta di legge non scritta, innamorarsi di Lord Voldemort. Non era contemplato in nessuna cultura, in nessuno schieramento, da nessuna parte! Faceva parte di uno dei dogmi della vita: mai innamorarsi di un Signore Oscuro. Un po’, certo, era perché erano tendenzialmente psicopatici e violenti, senza contare le difficoltà ad instaurare una relazione seria e duratura basata sul rispetto e la stima reciproci (o almeno così sosteneva “Il settimanale delle streghe”), ma, ed era particolarmente vero nel caso di Voldemort, non sapevano amare.

Quindi o la si buttava sul sesso o niente. Clarissa non era contraria a una sana scopata senza impegno (l’importante era non infangare il buon nome della famiglia), ma quella non era una cosa che un individuo sano di mente potesse pensare di fare in maniera spensierata con Voldemort. Più precisamente, con Voldemort non si poteva fare niente in maniera spensierata. “Voldemort” e “spensieratezza” erano proprio due concetti idiosincratici insomma, distanti anni luce.

E poi dai, non poteva mica provare a sedurlo! Questo era il secondo comandamento implicito per un mangiamorte (il primo era: “Un Signore Oscuro infelice lancia crucio più potenti”): in tanti, folli, ci avevano provato; uomini e donne avevano cercato di trovare il favore del loro signore passando per il suo letto, finendo inevitabilmente scacciati la notte stessa (se almeno al letto ci arrivavano, ovvio), presi per i fondelli dagli altri mangiamorte e vittime di un vero e proprio mobbing dei ranghi, in quanto solitamente venivano spediti nelle zone di frontiera a compiere le missioni più ingrate.

 

All’inizio Clarissa aveva sperato di sbagliarsi. Magari era stato un momentaneo interesse per le mani del suo padrone (si sentiva sempre un cane, quando pensava a Voldemort in questi termini). Effettivamente, così pallide ed affusolate, avevano il loro fascino.

Poi si riscoprì ad ammirare gli occhi rossi dalle pupille lanceolate e la forma del cranio. In seguito arrivò a domandarsi come dovesse essere toccare quel naso piatto e se anche la lingua fosse biforcuta come quella dei serpenti. Infine nacquero,nell’ordine, insane attrazioni per i bicipiti, la mascella, lo sterno e posti che quasi non aveva il coraggio di pensare in relazione a Voldemort, il tutto accompagnato da agitazione ogni volta che si presentava davanti a lui, rossori persistenti e – Merlino!- balbettii.

 

Era fottuta.

 

Non c’era modo più fine per esprimere il concetto. Si era innamorata del mago più pericoloso degli ultimi cinquant’anni (se non di più!), e non solo non voleva una normale avventura (già di per sé idea fantascientifica, come si diceva tra i babbani), ma si vedeva a fare cenette a lume di candela, passeggiate nei prati mano nella mano e baci rubati sotto la pioggia.

Andiamo! Era impossibile! Era quasi più probabile che facesse quelle cose con Harry Potter che con lei!

 

Clarissa, seduta davanti al tomo che stava cercando invano di memorizzare, continuò a riflettere, lo sguardo perso nel vuoto.

Qualcosa in lei era davvero sbagliato. Perché non si era innamorata di un bel ragazzino biondo dagli occhi azzurri? No, un attimo, quell’immagine era troppo simile a Draco Malfoy, e lei odiava, disprezzava e compativa Draco Malfoy. Perché non si era almeno infatuata di un essere umano che potesse essere definito tale? Con un naso vero, sopracciglia, occhioni innocui. E soprattutto corredato di capelli.

Quella era la cosa che la lasciava più basita: Clarissa aveva sempre amato uomini con capelli folti, possibilmente lunghi e mossi, in cui passare le mani e attorcigliare le dita.

Ed ora si trovava a sbavare per una sorta di ibrido mutante.

 

Forse era attratta dal potere. E Voldemort di certo ne aveva.

 

Mmmh, doveva riflettere bene su quella considerazione, che forse forse era più dignitosa della cotta modello “studentessa/professore” di cui si trovava vittima.

 

- Allora, chi è il fortunato? - .

 

Clarissa alzò la testa di scatto, levandosi uno degli auricolari per sentire meglio.

Davanti a lei Gabriel Lestrange, al secolo Gab, figlio quasi sano di una madre squilibrata e un padre assenteista (in altre parole di Bellatrix e Rodolphus Lestrange) la guardava con un sorriso sornione stampato in faccia.

 

- Cosa? – domandò la ragazza, fingendo indifferenza.

 

- Cara, ti conosco troppo bene. Quando fai quella faccia da idiota è perché stai pensando a qualche virile torace su cui allungare le tue manine dalle unghie smangiucchiate… - .

 

Clarissa arrossì senza volerlo. Stupido Gab! Stupido, perspicace Gab! Ma gli uomini non dovevano essere quelli ottusi in certe cose?

 

- Non so di cosa parli… - rispose infine lentamente. E, prima che il suo migliore amico potesse indagare ulteriormente, proseguì con fare stizzoso: - E comunque non ho le unghie mangiucchiate! Io mi mangio le pellicine attorno! - .

 

Con uno scatto secco chiuse il librone che aveva (finto di) leggere fino a quel momento, lo raccolse sotto bracciò e si alzò piccata.

 

- Vedo che qui manca la pace necessaria per consultare testi importanti. Sarò costretta a tornare nel laboratorio… - .

 

Mentre uscì dalla stanza, Clarissa non notò lo sguardo calcolatore dell’amico. E nemmeno il sorriso poco rassicurante che gli increspava le labbra.

 

 

A/N: Buongiorno a tutti! ♥

Grazie per aver dato una possibilità alla mia umile storiella... Era da secoli che volevo scrivere qualcosa su Harry Potter!

Lo scopo era fare qualcosa di originale rispetto alle solite storie che circolano, e inserire un OC che non fosse perfetto o che mi rispecchiasse... Infatti, a partire dal nome, ho cercato di creare una ragazza diversa dal tipo di protagoniste che popolano i miei deliri fantastici! ;)


Spero che vogliate lasciarmi un'impressione sulla fanfic e sono, ovviamente, aperta ad ogni tipo di commento o critica. Però non siate cattivi neh! ;3

 

ChopSuey

 

 

  
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