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Autore: allanon9    24/07/2010    5 recensioni
Oneshot in due parti, era troppo lunga da postare in un'unica soluzione. Una serata che per Lisbon non si prospetta bene finisce in un modo alquanto inaspettato. Spoiler per la seconda stagione.Il raiting è giallo, spero che sia il colore giusto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Allanon9
Spoilers:
Parecchi per la seconda stagione.

Pairing: Jisbon.
Rating: Romance
.
Disclaimer: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "The Mentalist" di proprietà della CBS.

Il Party

Prima parte.

L’agente speciale Hightower chiamò Lisbon nel suo ufficio alle sette di sera di giovedì.

“Mi dica capo.”  Disse l’agente preoccupata che il suo consulente ne avesse fatta una delle sue.

“Agente Lisbon le voglio comunicare che venerdì sera ci sarà il party della polizia e il procuratore capo  ha insistito perché vi prendessimo parte anche noi della sezione Reati Gravi del CBI. Ci terrei che lei e i suoi uomini foste presenti. E’ tutto, può andare .”

Teresa era rimasta a bocca aperta.

“Vuole dirmi qualcosa agente Lisbon?” le chiese Hightower vedendo che la giovane agente non accennava ad andarsene.

“No, va bene, lo comunico ai ragazzi.”

Teresa uscì dall’ufficio del suo capo e si diresse nel bullpen, dove i suoi subordinati stavano lavorando.

“Ragazzi, Hightower mi ha comunicato che domani sera ci sarà il party della polizia e che la nostra unità è stata invitata.” Sorrise debolmente e fece una smorfietta buffa, prima di aggiungere: “Il capo tiene molto alla nostra presenza.”

Jane, che era disteso sul divano come al solito, si mise seduto.

“Perché ho la sensazione che l’idea non ti entusiasmi?” le chiese col suo solito sorriso sornione.

Lei sospirò.

“Non è così Jane, ti sbagli.” Provò a negare arrossendo leggermente.

“Bugiarda.” Sussurrò lui passandole vicino mentre andava verso il cucinino.

Lei borbottò qualcosa e si chiuse nel suo ufficio.

Lo odiava a volte, riusciva a metterla a disagio con due semplici parole. Ed inoltre aveva anche ragione, non era dell’umore giusto per andare ad un party, si sentiva così dannatamente giù di morale!

“Ti ho portato un caffè.” Disse Jane, qualche minuto dopo, entrando senza bussare come al solito.

“Jane! Potresti bussare almeno!” lo sgridò piuttosto sgarbatamente lei.

“Uhhh…perché te la prendi con me Lisbon, non ho mica detto io al capo di costringerti ad andare ad una festa!” si lamentò l’uomo sdraiandosi sul suo divano.

“Ma tu non hai già un divano Jane?” puntualizzò Lisbon cambiando discorso.

“Ok. Ho capito me ne vado.” Disse lui alzandosi controvoglia ed avviandosi all’uscita, a lui piaceva riposare in compagnia del ticchettio del computer di Lisbon, beh a dirla tutta a lui piaceva riposare con Lisbon nella stanza.

“Ah Lisbon, volevo chiederti una cosa, però promettimi che non ti arrabbierai.”

Lei lo guardò esasperata.

“Spara.”

“Ti passo a prendere io domani sera? Se vuoi naturalmente.”

Lisbon rimase leggermente interdetta. Era esitazione quella che sentiva nella voce del suo consulente?

Scosse la testa incredula e Jane pensò che lei stesse rifiutando la sua proposta.

Un po’ deluso le sorrise.

“Non importa, era solo un’idea.” E fece per uscire.

“Jane aspetta…io…va bene possiamo fare come dici tu.”

Il viso di Jane si illuminò di un perfetto mega sorriso.

“Brava la mia ragazza.” Ed uscì contento.

Lisbon sospirò.

“Speriamo che non debba pentirmi di questa decisione!” esclamò a voce alta.

Raccolse le sue cose e spento il PC si avviò all’uscita.

Jane non era al solito posto nel bullpen e lei pensò che, per una volta, era andato via prima di lei. Meglio così.

L’indomani per fortuna non ebbero chiamate urgenti e la giornata trascorse tranquilla tra le varie scartoffie accumulate nei giorni precedenti.

Alle sei esatte Hightower entrò nell’ufficio di Lisbon.

“Lisbon tu e gli altri potete andare a casa prima oggi. Ci vediamo alle otto e trenta alla City Hall mi raccomando, siate puntuali.”

Lisbon le sorrise, tanto valeva fare buon viso a cattivo gioco.

“Ok capo, a dopo.”

Appena Hightower fu uscita lei andò a dare la notizia agli altri.

“Meno male!” disse Grace Van Pelt alzandosi e spegnendo il suo laptop.

“Già.” Concordò Jane alzandosi dal divano e posando il libro di sudoku sulla scrivania.

Lisbon sbuffò piano, cosa che non sfuggì al suo consulente.

“Ci vediamo alle otto e trenta alla City Hall. A dopo.” E si avviò verso l’ufficio seguita da Jane.

“Ehi, vedo che il tuo umore è peggiorato. Perché? Tu adori ballare.” Le disse guardandola radunare la borsa e la giacca.

“Ma cosa ne sai?” disse lei schernendosi.

“Sei traslucente, ricordi?” le rispose col suo sorriso storto.

Lei arrossì leggermente ma gli sorrise a sua volta.

“Non scherzare Jane. Ci vediamo dopo.” Gli disse passandogli accanto e dirigendosi agli ascensori.

“Alle otto va bene?” le gridò dietro.

“Sì.” Gli rispose prima che le porte dell’ascensore si chiudessero.

Jane sorrise tra sé e sé e anche lui uscì dal CBI.

 

Alle otto meno dieci Lisbon era già pronta e stava sorseggiando un bicchiere di succo di ananas gelato, veramente avrebbe preferito della tequila, ma non le sembrava il caso di andare alla festa della polizia con dell’alcol in circolo.

Bussarono alla porta e lei andò ad aprire.

Era Jane che rimase a bocca aperta vedendo il suo abbigliamento.

“Che c’è? “ disse lei facendosi da parte per farlo entrare.

Lui deglutì guardandola attentamente.

Il vestito di Lisbon era di seta nero con ricami dorati, lungo fino alle caviglie e con sottili spalline dorate. I sandali che indossava erano anch’essi dorati con un vertiginoso tacco a spillo.

Non indossava collana, solo dei lunghi orecchini. I capelli erano in parte trattenuti da un fermaglio e il resto scendeva sulle spalle in morbide onde.

 “Niente e che sei assolutamente perfetta Lisbon.” Le rispose con gli occhi fissi nei suoi.

Lisbon capì che Jane non le stava mentendo ed arrossì.

“Grazie Jane, ma anche tu sei niente male…cioè…volevo dire…” balbettò arrossendo ancora di più.

Lui le fece uno di quei grandi sorrisi da mascalzone.

“Lo so, andiamo?” le disse porgendole il braccio.

“Sì.” E dopo aver afferrato la borsetta dorata prese il braccio che il suo consulente le porgeva ed uscirono nella calda serata di fine primavera.

“Spero che rispetterai il limite di velocità Jane.” Disse lei quando furono nell’auto e agganciò la cintura di sicurezza.

“No.” Rispose lui sorridendo e mettendo in moto.

Contrariamente a quanto aveva detto Jane guidò in modo tranquillo ed arrivarono puntuali e salvi alla City Hall.

Cho e la sua ragazza Elise erano già davanti all’edificio.

Rigsby arrivò subito dopo Jane e Lisbon, Van Pelt fu l’ultima a parcheggiare l’auto e ad unirsi ai suoi colleghi.

Gli uomini indossavano tutti il Tux con relativa camicia bianca e farfallino, mentre le donne avevano optato tutte e tre per l’abito lungo.

Elise era fasciata da un tubino di seta blu scuro ed indossava dei sandali argentati con un tacco non troppo alto, mentre Grace indossava un vestito senza spalline rosso rubino con dei favolosi sandali neri col tacco vertiginoso.

“Wow!!!” si complimentarono tra loro, era raro potersi vestire con abiti eleganti e partecipare alla vita mondana.

Entrarono nella Hall del palazzo comunale e subito vennero affiancati dall’agente Higtower.

Lei indossava un bellissimo vestito bianco e oro senza spalline lungo fino ai piedi che, col suo incarnato, risaltava magnificamente.

“Madelene è splendida stasera.” Disse Jane facendole il baciamano.

Lei sorrise deliziata e Lisbon roteò gli occhi al gesto di Jane.

“Grazie Patrick, anche lei sta benissimo.” Disse, poi rivolta al resto della squadra:

“Signore…signori…siete veramente in gran forma stasera. Andate pure a prendervi qualcosa da bere, la festa è già cominciata.”

“Sì capo.” Risposero in coro.

“Per stasera sono Madelene, capo è così formale.” Disse sorridendo ai suoi sottoposti, era rilassata e si vedeva.

Loro annuirono e si diressero verso il buffet di liquori.

“Tu prendi lo champagne, vero Lisbon?” chiese Jane, sicuro della sua risposta affermativa.

“Sì, lo champagne va bene, grazie.” Gli rispose lei.

Jane prese due flute di champagne e si allontanarono insieme.

Gli agenti erano tutti in alta uniforme mentre le compagne e i compagni civili indossavano abiti da sera e Tux.

La serata si cominciò a scaldare quando il sindaco ed il capo della polizia annunciarono che la cena era servita.

I tavoli erano sistemati sotto un grande palco montato per l’occasione e che avrebbe avuto la funzione di pista da ballo.

La cena si svolse serenamente, con una lieve musica di sottofondo.

Il tavolo di Jane e compagni era quello più vivace naturalmente, con Jane che cercava di leggere la mente di Elise col risultato di farla ridere continuamente.

“Ma come fai? Te lo ha detto Kimball?” gli chiese quando lui le disse con assoluta sicurezza che, da bambina, a cinque anni?, si era rotta un polso a causa di una caduta dalla bici.

Jane ridacchiò bevendo un sorso di vino bianco.

“Uhm…no, non me lo ha detto Kimball, me lo ha detto la tua mente.”

“Jane piantala.” Disse Lisbon con un tono allegro che smentiva le parole di rimprovero che la sua bocca pronunciava.

Jane fece un finto broncio.

“Guasta feste.”

Poi si alzò e disse: “Scusatemi un attimo.” E sparì nell’altra stanza.

“Vedo che vi divertite.” Disse Hightower avvicinandosi al loro tavolo in compagnia del vice procuratore.

“Sì sig…Madelene, grazie.”

“Miss Lisbon sono contento di vedere lei e i suoi uomini, sono fiero del vostro lavoro.”

Aggiunse l’uomo porgendole la mano.

“Grazie signore.” Rispose Lisbon contenta, stringendola.

“Ma non vedo il suo consulente.” Aggiunse con un sorriso che non raggiunse i suoi occhi.

“Si è allontanato un attimo.”

“Sono qui signore, tutto per lei.” Disse Jane sarcasticamente.

“Signor Jane, si diverte?”

“Molto grazie, e lei?”

“Uhm…vice procuratore, il sindaco ci sta facendo dei cenni andiamo?” disse Hightower mandando uno sguardo di fuoco verso il consulente.

Quello annuì e si allontanarono.

“Jane!” esclamò Lisbon dandogli un colpetto sul braccio.

“Che c’è? Che ho fatto?” si difese lui sedendosi.

Lisbon alzò gli occhi al cielo.

“Sei incorreggibile.”

In quel momento la musica si affievolì e il capo della polizia diede l’annuncio che da questo momento, anche se la cena non era ancora terminata, chi voleva poteva ballare.

Elise trascinò letteralmente Cho sulla pista e ballarono un lento.

Rigsby moriva dalla voglia d’invitare Van Pelt, ma si trattenne per paura che Hightower avesse qualcosa da ridire e alla fine la rossa fu invitata da una recluta della scuola di polizia.

Il giovane sospirò e si decise a chiedere a Lisbon se voleva ballare.

“No.” Rispose lei a disagio.

“E dai vai.” La spinse Jane.

Lei sorrise e accettò finalmente l’invito di Rigsby.

Si susseguirono una serie di balli latino americani e sia Cho che Lisbon tornarono al tavolo, lasciando Rigsby ed Elise a cimentarsi col ritmo della salsa e del merengue.

“E tu non balli?” chiese Lisbon a Jane.

Lui le rispose di no, che aspettava la musica giusta.

Dopo un giro di rock indiavolato, che fece tornare al tavolo Elise, Lisbon congelò sentendo le note di una canzone che lei adorava.

- Saying I love you
Is not the words I want to hear from you
It's not that I want you…-

 

“Adoro questa canzone.” Non poté impedirsi di mormorare.

“ Balli?” La calda e dolce voce di Jane riscosse Lisbon dal torpore in cui era caduta.

“Sei stato tu vero?” gli disse prendendo la mano che le porgeva.

Lui ridacchiò.

“Sei per caso una sensitiva?”

“Non scherzare Jane.” Lisbon lo guardò con quei suoi grandi occhi verdi che brillavano in modo sospetto e lui, stringendola leggermente per ballare, sentì una sensazione di vuoto nello stomaco come non gli accadeva da anni.

“Non ho fatto nulla di speciale Lisbon.” Le disse cominciando a ballare.

Entrambi si rilassarono nella danza ognuno perso nei suoi pensieri.

Lisbon si sentiva al sicuro tra le braccia di Jane. Strano come un uomo infantile, fastidioso e bugiardo potesse essere così dolce e rappresentare un punto fermo nella sua esistenza solitaria. Con quella sua frase: “Io ti salverò sempre Lisbon.”, aveva reso le sue difese un muro di gelatina facile da abbattere, almeno per lui.

E adesso, mentre ballava ad una distanza millimetrica dal suo corpo, con la guancia che riposava sulla sua spalla e la mano sul suo petto, la sensazione di calore che sentiva nascerle dentro era qualcosa di sorprendente.

Lui era sorprendente.

Jane aveva un lieve sorriso che gli increspava le labbra, uno di quelli rilassati che distendevano i suoi lineamenti. Tenere Lisbon così vicina stava provocando dentro di lui sensazioni da lungo tempo sopite.

Dopo la morte di sua moglie aveva pensato che nessuna donna avrebbe più potuto farlo sentire così…vivo.

Appoggiò delicatamente la sua guancia sulla testa di Lisbon che riposava sulla sua spalla e il profumo di cannella dello shampoo della sua collega gli riempì le narici.

Il suo cuore cominciò a battere più veloce e controllò a stento la sua respirazione, chiuse gli occhi per un attimo perdendosi in quella meravigliosa sensazione del corpo di un altro essere umano contro il suo, infatti senza accorgersene entrambi avevano annullato la distanza che li separava ed ora stavano ballando stretti l’uno all’altra.

Jane sentì il cuore fargli male, ma non era un dolore dovuto al dispiacere o alla tristezza, no era un dolore dolce che si diffuse rapidamente in tutto il suo essere.

Questo lo spaventò, la donna nelle sue braccia era Lisbon e lui non voleva ferirla.

Quando l’ultima nota si spense i due si fermarono guardandosi intensamente.

Lisbon aveva le guance arrossate e per togliersi dall’imbarazzo gli sorrise.

“Grazie Jane, è stato molto carino da parte tua ricordarti quanto io ami questa canzone.”

Lui la guardò serio per un attimo.

“Di niente, andiamo ti riaccompagno al tavolo.”

Gli altri membri della squadra erano già seduti ed erano eccitati da qualcosa che aveva detto loro Hightower e non si accorsero del turbamento degli altri due.

“Ehi capo, Hightower ci ha detto che il sindaco farà un annuncio importante che ci riguarda.”

Disse Rigsby col suo sorriso fanciullesco.

“Davvero? Non né so niente.” Gli rispose bevendo un sorso di champagne.

Infatti di lì a qualche minuto il sindaco salì sul palco e prese il microfono.

“Signori e signore, stasera festeggiamo l’annuale ballo della polizia di Sacramento. Un ringraziamento nasce dal profondo dei nostri cuori verso voi ragazzi che, ogni giorno, rischiate tutto per proteggerci e servici. Grazie.” E un applauso spontaneo si levò dalla platea.

“Il procuratore capo, che purtroppo stasera non è potuto venire, ma abbiamo il suo vice che ci fa compagnia, ha deciso di dare una mozione speciale all’unità Reati Gravi del CBI, dell’agente speciale Teresa Lisbon, che negli ultimi cinque anni e mezzo ha chiuso con successo più casi di qualsiasi altro team. Agente speciale Hightower…a lei l’onore di consegnare la targa ai suoi uomini.”

Madelene Hightower salì orgogliosa sul palco e chiamò col microfono:

“Agente speciale Teresa Lisbon, agente Kimball Cho, agente Wayne Rigsby, agente Grace Van Pelt.” Tutta la platea applaudiva mentre i quattro agenti, spronati da un orgoglioso Jane, salivano sul palco imbarazzatissimi.

“Ecco una targa che attesta il vostro valore.” Disse Hightower consegnandola nelle mani di Lisbon.

La giovane agente si schiarì la gola e disse:

“Ringrazio tutti voi a nome anche dei membri del mio team per questo riconoscimento. Ringrazio dal più profondo del mio cuore anche l’Agente Speciale Virgil Minnelli, oggi assente perché in pensione, che mi ha dato fiducia mettendomi a capo di questa unità. Inoltre devo anche ringraziare il nostro consulente Patrick Jane, senza il cui aiuto avremmo chiuso molto meno casi. Grazie Jane.” Disse lei all’indirizzo dell’ uomo, imbarazzato e a disagio, seduto al loro tavolo.

Accompagnati dall’applauso degli altri agenti, i quattro scesero dal palco e si sedettero ai loro posti.

L’agente Hightower parlò ancora.

“L’agente Lisbon mi ha preceduta, il vice procuratore consegnerà una targa di ringraziamento per i servigi resi al CBI anche al signor Patrick Jane.”

“Cosa?” disse lui veramente a disagio.

“Dai Jane, vai te lo sei meritato.” Disse Cho spronandolo, anche Teresa annuì.

Lui molto lentamente salì sul palco e accettò il premio dalle mani del vice procuratore.

Si schiarì la gola e molto semplicemente disse: ”Grazie, specie a te Lisbon.” E scese dal palco come se avesse il diavolo alle calcagna.

“Bene, e adesso continuate pure a divertirvi.” Concluse il sindaco.

La musica ricominciò e molte coppie tornarono a ballare.

Il team di Lisbon era in silenzio, troppo emozionati per parlare.

“Sono molto fiera di voi agenti.” Disse Hightower fermandosi al loro tavolo.

“Grazie signora.” Risposero in coro.

“Patrick, spero che questo riconoscimento la sproni a mantenersi sempre sulla linea.” Disse rivolta al consulente.

Lui gli diede uno dei suoi sorrisi beffardi.

“Sì signora.”

Lei annuì e salutandoli si allontanò.

“Sono stanca Jane, mi riaccompagneresti per favore.” Disse Lisbon di cattivo umore.

“Uhm…sì andiamo.” I due salutarono gli altri e uscirono nell’aria adesso più fresca della notte. 

  
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