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Autore: metisket    24/07/2010    3 recensioni
Uno degli esorcisti ha detto a un Noah dove saremmo stati e sei esorcisti sono morti.
È così che presentano sempre la notizia, che sei esorcisti sono morti, e poi dopo aggiungono che 142 finder sono morti, come se non fosse tanto importante.
Ed è vero.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’autrice: Duuuunque…
Ricordate quella scena subito dopo lo sfacelo di Suman Dark in cui uno dei Finder piange e chiede se si può rimandare a casa il corpo del suo comandante? E Komui dice, “No, certo che no, in che razza di sogno stai vivendo?”
Beh, mi ha fatto pensare un po’ a come ci si deve sentire a essere un finder, idea che palesemente non avrei mai dovuto permettermi di approfondire, visto che ha generato QUESTA COSA.
Ho chiamato quel finder Michael e ho fatto di lui il protagonista della storia. Poveraccio.
Giuro che la prossima cosa che scriverò per DGM sarà felice. O almeno meno triste.
Non possiedo D.Gray-man, chiaramente.

Nota della traduttrice: ahr ahr. Poveri finder. Il nostro Mikey scrive male, è una cosa voluta.
Qui non troverete le analisi dei personaggi che metisket sa portare avanti tanto bene, anche se ci sono dei commenti sparsi che in poche parole riescono ad andare incredibilmente a fondo di alcuni dei nostri.
Ho tradotto questa fic perché è un ritratto estremamente fedele e agghiacciante del mondo di D.Gray-man in generale e degli stessi esorcisti dal punto di vista (benché parziale) amaro e anche un po’ spietato della carne da macello dell’Ordine.
Spero piaccia anche a voi. Oh, e ho cercato di limitare le ripetizioni dei nomi, ma restano tante perché ci sono molti dialoghi :| Chiedo scusa in anticipo. Al solito, per i nomi dei personaggi che già conosciamo ho usato la traslitterazione scelta dall’autrice.


Learning the Hard Way ~ Imparare a proprie spese






“È uno nuovo.”

“Quanto mi stanno sulle palle, i nuovi.”

“Carlos, abbiamo bisogno di nuove persone col ritmo a cui muoiono le vecchie.”

“Odio quella faccia di culo sorridente con cui se ne vanno in giro. Che cazzo c’è da sorridere? Vorrei sapere solo questo.”

“Smetteranno di sorridere molto presto. Che poi io li trovo carini. Con quegli occhioni, i sorrisi, e il fatto che non abbiano la più pallida idea di come finiranno per odiare tutto nel giro di un mese o due.”

“… Non tutti ne traiamo il piacere sadico di Sarah, ma ha ragione lei. Smetteranno di sorridere molto presto, Carlos. Piantala di lamentarti.”



Cara madre,

Sono finalmente al Quartier Generale dell’Ordine Oscuro, e come sapevi ci hanno detto che non ci è permesso scrivere alle nostre famiglie. Ma ho pensato di provare a scriverti lo stesso perché nel caso in cui sconfiggessimo il Conte del Millennio e io morissi potrebbero non avere nulla in contrario a rispedirti i miei averi e le mie lettere perché tanto non ci sarebbero più akuma. In quel caso, forse potrebbe farti piacere sapere cos’ho fatto quand’ero vivo anche se ti ho detto che non ti avrei mai più rivolto la parola e ho sbattuto la porta di casa scusa scusa scusa.

Ci preparano dei pasti ottimi, il che è un bene. Non ti devi preoccupare, sto mangiando molto bene. L’Ordine Oscuro è situato in un castello che è la cosa più terrificante che abbia mai visto in vita mia ma ho sentito che è molto sicuro quindi bene così.

Oggi mi verrà presentato il mio istruttore e poi farò l’orientamento. Ti scriverò più tardi per raccontarti com’è andata.

Con affetto,

Tuo figlio Michael



“Allora. Com’è che ti chiami, novellino?”

C’erano anche donne tra i finder. Donne. Chissà cos’avrebbe detto sua madre.

“Uh. Mi chiamo Michael O—”

“Non me ne frega niente del tuo cognome, sarebbe uno spreco di energie ricordarlo. Io sono Sarah. Sarò io a mostrarti il castello. Benvenuto, immagino.”

Non sapeva cosa intendesse con ‘spreco di energie’, ma non sembrava una cosa molto gentile. “Grazie. Immagino.”

“Ehi, ma allora ce l’hai il senso dell’umorismo?” Gli sorrise. “Ottimo. Lezione numero uno: ama il tuo senso dell’umorismo. La tua lucidità mentale ti abbandonerà presto, seguita probabilmente dalla tua salute fisica, perciò ti rimarrà solo il senso dell’umorismo. E la tua vita, finché dura.”

Michael stava cominciando a chiedersi perché non avessero scelto qualcuno di più… accogliente, per accoglierlo.

“Allora, chi è il tuo istruttore?” gli chiese lei, oltrepassando una porta e indicandola distrattamente. “La biblioteca.” spiegò.

Lui non sapeva con certezza nemmeno a che piano si trovassero.

“Il mio istruttore è un certo Kim.” Kim era straniero. La maggior parte dei suoi compagni di studi erano stranieri. Era rimasto sorpreso quasi quanto l’aveva stupito Sarah.

“Kim, eh? È a posto. Ce l’ha avuto Bazu, e… e pure John! Sì. John è un grande!”

“Ah.” Chiunque essi fossero.

“I bagni,” continuò la sua guida, con un altro gesto della mano. “Oh, ma non i bagni nostri, ovviamente.”

Rimase in attesa. Dopo un po’, divenne chiaro che non erano disponibili ulteriori dati.

“Di chi sono, quei bagni?” domandò.

“Degli esorcisti, è ovvio!” esclamò Sarah, voltandosi e continuando la sua spiegazione camminando all’indietro. “Quest’area superiore del castello è interamente loro. Non usare questi bagni; come minimo ti ammazzano.”

“Pensavo che noi lavorassimo insieme agli esorcisti?” obiettò lui, sempre più perplesso.

“Noi lavoriamo per gli esorcisti,” lo corresse lei. “Come cavalli. O martelli. Okay, questa è la mensa!”

“Uh… la mensa degli esorcisti?”

“Oh, no. Questa è di tutti.”

Michael non aveva mai pianto per la confusione in vita sua, ma sentiva che la fatidica prima volta non fosse tanto lontana.

“Oh merda, è Carlos,” sbottò Sarah.

Donne finder che imprecavano. Sua madre sarebbe morta.

“Oh merda, è Sarah,” replicò un uomo dai capelli scuri seduto a un tavolo con paio di persone. “Pensavo che stessi facendo vedere il posto al novellino, lavativa del cazzo.”

“È questo il novellino,” disse Sarah con affettata dolcezza. Indicò Michael nello stesso identico modo con cui gli aveva mostrato le stanze nel tour. “Novellino Michael. Ti presento Carlos,”—il tizio dai capelli scuri—“Olson,”—un biondone grosso e spaventoso—“e John.” John sorrideva. John era l’unico di tutta la mensa a sorridere, notò.

“Io odio quelli nuovi.” gli comunicò Carlos.

“Ah.” Gli venne la sgradevolissima sensazione che forse avevano scelto una persona accogliente.

“Ignoralo,” consigliò Olson. “Carlos fa lo stronzo con tutti.”

“Sì, non credere di essere speciale.”

“Come sei finito all’Ordine?” domandò John allegramente. “Se non ti dà fastidio che te lo chieda, certo.”

Perché avrebbe dovuto dargli fastidio?

“Mia sorella,” rispose, e poi si rese conto che effettivamente gli dava fastidio, in fin dei conti. Non aveva alcuna voglia di aggiungere altro. Come scoprì presto, però, non ce ne fu bisogno.

“Ah. Anche Olson è qui per una sorella. Vero, Olson?” intervenne Sarah. Olson la guardò in cagnesco.

“Personalmente trovo bellissima,” proseguì lei. “L’umana capacità di amare oltre la razionalità.”

“Tu la trovi bellissima?” le fece eco Carlos, incredulo.

“Beh. Da un certo punto di vista, sì. Amare una persona al punto da riportarla in vita. In un certo senso, l’esistenza degli akuma dice una bella cosa sull’umanità.”

“Sì? Sì? E chi se ne fotte,” sbraitò Carlos, facendo per alzarsi. “Mio padre ha picchiato mia madre a morte e poi l’ha resuscitata perché non aveva ancora finito, questo ti piace? E poi sono venuti quei cazzo di esorcisti, li hanno ammazzati tutti e due, e mi hanno trascinato qui. Cazzo, ma quant’è grandiosa l’umanità?”

La maggior parte delle volte, Carlos,” gli gridò di rimando, alzandosi in piedi anche lei. “Solo perché la tua famiglia era un covo di fenomeni da baraccone non significa che tutti—”

“Sta’ zitta, prima che ti faccia zittire qualche esorcista,” borbottò Olson al suo piatto, infilzando quello che c’era dentro.

“Ma se praticamente non ce ne sono,” sbuffò lei, ma ciononostante si sedette. “Oh, a proposito, dovremmo iniziare il ragazzo nuovo. Invece di far scoppiare una sommossa.”

“Si spettegola?” chiese John tutto contento.

“Sì, spettegoliamo,” rispose Carlos con un sorriso sinistro. Lo conosceva solo da cinque minuti e già ne aveva il terrore. “Parliamogli dei nostri signori e padroni. Mi piace vederli in faccia. Non piace anche a te, psicopatica?”

“Beh.” Lei imitò il suo sorriso e Michael si sentì molto a disagio. “In effetti sì.”

“Innanzitutto, ci sono i Graaaaaan Generali,” cominciò Olson.

“Non li vedrai mai. Dimenticati che esistono,” concluse Sarah.

“Poi c’è il dipartimento scientifico,” continuò l’altro. “Un manipolo di intellettuali.”

“Sono laggiù, vedi?” La finder glieli additò. Michael vide un gruppo di persone agitate che avevano i nervi a fior di pelle e non dovevano essersi lavati da un po’. “Sono gentilissimi. Non parlarci.”

“Non… ma. Ma scusa, non hai detto che sono gentili?”

“E lo sono. Ma parlano solo di robe assurde da scienziati, e se ti capitano quando sono molto stanchi, cercano di testare i loro folli esperimenti sulla tua pelle.”

“Qualcuno l’ha più visto quel Robert?” chiese Carlos con moderata curiosità.

“No,” replicò lei. “Poi, c’è lo staff della cucina—sono amichevoli ma un po’ tocchi. Inservienti e simili ti odiano. Fidati, Michael, ti odiano. Odiano tutti. Non provare a parlarci. Quelli della sezione medica… sono a posto. Come medici e infermieri di ogni dove, dai. Forse un po’ più stressati. E poi ci sono gli esorcisti. Quelli che noi viviamo per sostenere.”

“Partiamo dai generali e poi scendiamo giù,” suggerì vivacemente Olson. Questa conversazione sembrava appassionare molto un po’ tutti. C’era da preoccuparsi.

“Yeeger,” iniziò Sarah. “È abbastanza innocuo, per essere un esorcista. Lui e Theodore. Non sono tanto male. Certo, noi siamo di rango talmente basso che probabilmente i generali li vedremo solo di sfuggita, ma ho sentito dire che quei due sono passabili.”

“Klaud Nine,” disse Olson. “Quella è pazza. Ho sentito dire che aizza la sua scimmietta contro la gente che la fa incazzare. E per incazzare intendo anche cose come annacquarle troppo il tè.”

“Zokalo,” accennò Carlos, e poi si interruppe. Tutte le persone al tavolo rabbrividirono un po’. “Evitalo che è meglio.”

“E poi c’è Cross,” s’inserì allegramente John. John sembrava dire qualunque cosa allegramente. Forse era rimasto bloccato così. “Lui non lo vedrai mai.”

“Nessuno l’ha mai visto.”

“Pare pure che dovremmo ritenerci fortunati.” aggiunse Carlos.

Dopo un po’, Michael smise di annotarsi i dettagli più elaborati. Attualmente esistevano diciannove esorcisti, e i finder sembravano conoscere un particolare raccapricciante di ognuno di loro. Si segnò solo i punti clou.

Pareva ci fosse una ragazza di nome Lenalee Lee che era imparentata con qualcuno e che tendeva a considerare i finder tappezzeria. Tappezzeria che le piaceva, ma pur sempre tappezzeria. “Non commettere mai l’errore di pensare che veda un essere umano in te, quando ti guarda. Ne usciresti con le ossa rotte. Non contare su di lei.”

C’era un tizio di nome Rabon che sperimentava l’Innocence sui finder ogni qual volta si annoiava in missione.

C’era un nuovo ragazzino di nome Walker di cui nessuno sapeva niente, solo che dava i brividi.

Con Kanda si lavorava bene, ma non appena la missione finiva era pronto ad uccidere al primo sguardo.

Bookman e Lavi non dimenticavano mai una singola parola che si diceva, mai; bisognava fare attenzione quando erano nei paraggi. E Lavi era un po’ il grosso stalker di tutti. Se non volevi raccontargli la storia della tua vita, tanti auguri; tutti gli altri avevano già ceduto.

Suman Dark era abbastanza simpatico, ma si distraeva facilmente, e quando si distraeva, i finder tendevano a perire di morte atroce.

A Daisya Barry piaceva tirare scherzi. Scherzi terribili, inenarrabili, del tipo dimentichiamo-che-sia-mai-successo.

E così via discorrendo.

Alla fine della giornata, strisciò in silenzio nella cuccetta che gli era stata assegnata, la mente che gli girava per le troppe, veramente troppe informazioni e un bel po’ di terrore. Si addormentò prima di avere la possibilità di conoscere i suoi compagni di stanza.

Non li incontrò nemmeno la mattina successiva, perché venne mandato in missione. Non si sentiva pronto per una missione. Tuttavia, Sarah lo aveva gentilmente informato che l’unica cosa per cui doveva essere preparato quando andava in missione era la sua morte prematura, quindi non c’era molto di cui preoccuparsi.



Cara madre,

All’Ordine io faccio il finder, e noi finder aiutiamo gli esorcisti troviamo le Innocence e sostanzialmente siamo la sezione ricognitiva. Un uomo che conosco Carlos dice che gli esorcisti sono una massa di innominabili pazzi e snob. Carlos dice un sacco di cattiverie soprattutto riguardo agli esorcisti. A me sembra strano visto che in teoria noi dovremmo soprattutto aiutare loro quindi non so bene cosa pensare della faccenda.

Gli esorcisti sono quelli che usano l’Innocence e combattono contro gli akuma. Loro sono l’elemento chiave non m’interessa se sono pazzi e snob. Sono persone molto interessanti e ti parlerò di loro quando ne avrò il tempo.

Sono già stato in missione, una volta sola, è stato noioso quanto disgustoso. Sarah (ci sono delle finder donna!) dice che le uniche che non sono noiose sono quelle in cui rischi di morire, quindi sono contento che sia stata noiosa. Si è trattato di una semplice pulizia in Germania. Ti direi di più ma adesso devo scappare a prendere il treno.

Con affetto,

Tuo figlio Michael



“Toma!” strillò Carlos dall’altra parte della mensa. “Cazzarola, hai portato a casa la pelle? Dopo una missione con Kanda? Eravamo sicuri che quello stronzo ti avrebbe fatto a pezzi!”

“Carlos, non dovresti parlar male del Signor Kanda,” lo ammonì nervosamente Michael. Da quand’era tornato la settimana precedente aveva passato il tempo a sentire racconti horror su quello che diversi esorcisti infuriati avevano fatto a questa o quella persona tra una missione e l’altra. Il suo nervosismo iniziale attorno agli esorcisti si stava trasformando minuto dopo minuto in paura totale.

“Già,” si accodò Olson. “Pensa se ti sente, poi chi è quello che finisce a pezzi?”

“Quanti problemi. Non è nemmeno presente, è di nuovo in missione. Sul serio, Toma, com’è stato? Com’è il bimbo nuovo? Va d’accordo con Kanda come tutto il resto del mondo?”

“Meglio,” rispose pacatamente Toma, sedendosi a mangiare.

Dopo qualche attimo di silenzio, Carlos riprese la parola. “Ora, quando tu dici ‘meglio’. Lo dici perché mi stai prendendo per il culo, o lo dici perché davvero davvero si trova meglio con lui che con chiunque altro?”

“Che poi nessuno si trova con Kanda meglio di Lenalee.” liquidò Olson.

“Solo perché di Lenalee ha paura,” commentò Sarah.

“Oh, ma non ha paura di Lenalee. È il suo modo di dimostrare che gli piace qualcuno.”

“Far finta di aver paura di loro?” domandò lei dubbiosa.

“Scherzi a parte. Quel ragazzo non sa proprio cosa sia, com’è che si chiama… il bon ton.”

“Olson, sta’ zitto, voglio sentire cos’ha da dire Toma,” lo interruppe Carlos. “Dai, amico! Non tenerci sulle spine! Raccontaci del novellino! Come si chiama? Walker, sì? È psicotico come tutti gli altri?”

“Credo che il Signor Walker sarà una buona influenza per il Signor Kanda,” ribatté Toma, rifiutandosi di distogliere lo sguardo dalla zuppa.

“Sul serio?”

“Ehi, magari è vero,” ipotizzò la donna della compagnia. “Ricordate cos’è successo prima che partissero? Per poco Walker non ha rotto la mano a Kanda perché stava strangolando Bazu.”

Rotto la mano?” ripeté sconvolto Carlos.

Strangolando Bazu?” gracchiò Michael.

“Ah già, voi eravate in missione. Sì, si sono messi a far casino proprio qui, nella mensa, perciò questo Walker non dev’essere un rammollito. Bazu cercava di difendere le sue idee o una roba così. Davanti a Kanda. Ha avuto fortuna a non farsi ammazzare, vi pare? Perché, anche se odio davvero tanto dar ragione a Carlos, gli esorcisti possono essere… beh… un po’ fuori di testa, ogni tanto. Non vale proprio la pena discutere con dei pazzi che possono schiacciarti come una mosca senza nemmeno pensarci. Proprio no.”

“Notevole rapporto fegato su cervello, Bazu.” borbottò Olson.

“Ma ma ma.” balbettò il novellino. “Bazu è… molto grosso. E il Signor Kanda è…”

“Un esorcista, amico mio,” concluse per lui John con la sua solita allegria. “Uno qualunque di loro potrebbe far fuori dieci di noi contemporaneamente anche quando gli gira male, e Lenalee non fa eccezione. Se vuoi vedere qualcosa di veramente spaventoso, va’ a guardare Kanda mentre si allena, una mattina.”

“Sì, ma non farti scoprire,” buttò lì Carlos. “Ti taglierà la mano per esserti messo tra lui e le foglie che cadono o stronzate di questo livello.”

“Carlos, ma tu perché diamine sei diventato un finder?” domandò Sarah. “Odi anche solo la vista degli Esorcisti.”

“Ma non voglio che lo stracazzo di mondo finisca,” spiegò lui con astio.

“Ma Carlos,” insistette lei, cercando di usare la voce della ragione. “Gli esorcisti… si sacrificano perché il mondo non finisca. Non dovresti essere loro grato o giù di lì?”

“Ma vaffanculo. Siamo noi che ci sacrifichiamo. Questi stronzi non hanno altre alternative, va bene? Non lo farebbero mai e poi mai se non fossero costretti. Guarda a quella Lenalee, eh? Ho sentito che hanno dovuto legarla al letto, cazzo. A loro non fotte una sega del mondo. Semplicemente, sono stati incastrati. Non c’è niente da rispettare in questo, va bene? Niente.”

“Qualcosa da compatire però sì, forse,” obiettò Toma con tranquillità, prima di raccogliere il piatto e dileguarsi come un fantasma.

“E un’altra cosa,” disse Carlos dopo un momento di silenzio. “Quel tipo mi fa cagare in mano.”

“Oh, ma stai zitto, Carlos,” sbottò Sarah.

“Toma è della vecchia guardia,” rimarcò John. “Non ce ne sono molti. Fanno categoria a sé.”

“Perché non ce ne sono molti?” chiese Michael, incuriosito.

“Perché sono crepati tutti quanti, Mikey,” Ovviamente Carlos. “Proprio come andremo all’inferno pure noi prima di arrivare al livello di Toma, capito? Meglio che ti abitui all’idea.” Impugnò il proprio vassoio e uscì sfrecciante dalla mensa.

“Oggi si è svegliato storto.” chiosò la finder.

“Nella scorsa missione gli è morto tutto il resto dell’unità,” chiarì Olson.

“E lui è sopravvissuto? Pazzesco. Chi l’avrebbe mai detto.”

“Ho sentito dire che l’hanno lasciato a prendersi cura dei cavalli.”

Io ce l’avrei lasciato per l’eternità.”

“È morto tutto il resto dell’unità?” li fermò Michael in un bisbiglio di orrore. Sarah e Olson si voltarono verso di lui, sorpresi. John distolse lo sguardo.

“Oh, tesoro,” gli fece lei con indifferenza dopo un po’. “Quanto sei nuovo.”



Cara madre,

Sono all’Ordine solo da qualche mese e sono già stato a cinque missioni quindi non ho avuto tutto il tempo di scrivere che credevo. Ho visto molte cose orribili e molte persone sono morte. Non sapevo che sarebbe stato così anche se tu mi avevi detto che mi saresti mancata tanto.

Uno degli esorcisti ha detto a un Noah dove saremmo stati e sei esorcisti sono morti. È così che presentano sempre la notizia, che sei esorcisti sono morti, e poi dopo aggiungono che 142 finder sono morti come se non fosse tanto importante. Ed è vero. Noi non siamo tanto importanti, non quanto gli esorcisti. Dopo un po’ capisci perché Carlos si comporta come si comporta perché già sarebbe brutto se non fosse vero ma è peggio perché lo è.

Carlos dice che gli Esorcisti non hanno avuto scelta e allora non conta perché sono semplicemente in trappola, a differenza dei finder che l’hanno scelto. Toma, che è un finder da tantissimo tempo, dice che per questo dovremmo dispiacerci per loro. Forse noi abbiamo avuto una scelta che agli esorcisti è mancata, ma non credo proprio che noi fossimo del tutto consapevoli di quello che stavamo scegliendo.

In questo momento quasi tutti gli esorcisti sono in Giappone, che è molto lontano e non avevo mai neanche pensato all’idea di andare fin laggiù. Anche i miei amici Sarah e Olson sono in missione. Spero che stiano bene anche se Sarah mi ha detto che avevano le ore contate. A volte non è una persona molto felice.

Ora devo andare perché il nostro nuovo capo vuole che facciamo rapporto al più presto. Il nostro vecchio capo è morto durante l’ultima missione. Per salvare me. È stata colpa mia. Ho chiesto al supervisore Komui se potevamo rimandare il corpo a suo figlio, ma lui ha detto di no perché il figlio potrebbe trasformare il padre in un akuma. E mi sa che è vero. Mi sa che non riceverai mai queste lettere e io lo sapevo ma non del tutto.

Quindi è inutile che le scriva.



“Toma di solito si siede laggiù con i suoi amici?” chiese Michael, incuriosito dai finder più anziani. Ce n’erano solo una quindicina, e stavano molto sulle loro. Sembravano incredibilmente imperturbati da tutti quei morti. Avevano un’aria tetra, sì, ma ce l’avevano sempre. Non davano segno di considerare questa settimana più o meno terribile di una qualunque delle centinaia che l’avevano preceduta.

Non sapeva se essere ammirato o atterrito.

“Mikey, Toma non ha amici,” rispose Carlos, portando gli occhi al cielo.

“Eh? Ma… è seduto con quegli altri finder?”

“Sì, si capiscono a vicenda. Guardali. Non parlano, non fanno niente.”

Li guardò. Era vero, non parlavano. Non si scambiavano neanche degli sguardi. Mangiavano semplicemente allo stesso tavolo, con la stessa aria tetra.

“Perché non hanno amici?”

“Li hanno persi tutti, Mikey. Si sono stancati di farne di nuovi.”

“Ed ecco perché è sempre un male che le persone siano soldati per troppo tempo,” disse John con un sorriso, accomodandosi vicino a Carlos.

“John, cazzo ci fai qui? Quando sei tornato?”

“La notte scorsa. Stavamo facendo pulizia a Barcellona. Non è neanche morto nessuno, siamo praticamente unici.”

“Ah,” ribatté Carlos, le sopracciglia inarcate. “In che squadrone sei adesso?”

“Trentaseiesimo.”

“E prima?”

“Ventiduesimo.” Il suo sorriso divenne per qualche motivo agghiacciante.

“Giusto,” fece Carlos. Spinse il suo dolce in direzione di John.

Carlos, aveva imparato Michael, credeva sinceramente nelle proprietà anima-ricostituenti del cioccolato. Se si separava dal cioccolato, doveva essere successo qualcosa di tremendo.

“Lascia stare, Carlos. Tanto non è che abbia chissà quanta fame. Sprecherei un dolce prezioso.”

“È come una medicina. Non azzardarti a discutere con il sottoscritto.”

L’altro finder sorrise ancora, un sorriso meno atroce e più vero. “Sei troppo una mamma, Carlos.”

“Non pensare di uscirtene così facilmente. Mangia quello stramaledetto cioccolato prima che ti infilzi una forchetta nell’orecchio.”

L’uomo ubbidì, lentamente. Michael cercò di non fissarlo. Carlos gli stava col fiato sul collo, cosa assai più che strana.

“Sai,” disse John, guardando il piatto. “Sembra—a volte non ti senti come se ci fosse un… un burrone. Un burrone senza fondo al centro della tua testa. E tu sei… sei proprio sul bordo. Sempre lì, sempre a camminare sull’orlo. E—e qualcosa potrebbe franare da un momento all’altro, e cadresti. Hai presente quella sensazione?”

“Tu pensi troppo, John,” contestò Carlos. “È questo il tuo problema.”

Michael si chiese a che fosse servito dire una cosa del genere.

Ma John sorrise. John sorrideva sempre. “Forse. Mi sono detto, perché non camminare attorno al bordo agitando le braccia e ridendo, se tanto devo cadere lo stesso. Però. A volte persino questo è difficile. Beh.” Si alzò. “Vado a letto. E domani mattina, niente sarà cambiato e sarà ancora tutto orribile. Non è così, Carlos?”

“Puoi dirlo forte, fratello,” convenne lui, dandogli un pugno leggero sulla spalla mentre gli passava accanto.

“E questo,” continuò, “è il motivo per cui i veterani non fanno amicizia.”

“Che vuoi dire?” chiese il ragazzo, anche se non era certo di voler conoscere veramente la risposta.

“Il ventiduesimo squadrone è stato spazzato via un paio di giorni fa,” gli spiegò lui, riprendendosi il cioccolato che John aveva lasciato e scrutandolo con un cipiglio cupo. “Stavano cercando di recuperare un’Innocence da un ghiacciaio, un’assurdità così. Non ho capito bene perché non sono stato troppo a sentire; è una di quelle stronzate che non conviene conoscere. Però sì. C’erano parecchi dei ragazzi di John lì fuori.”

Lui lo osservò mentre squadrava male l’aria, e pensò a quanto fosse strano che la persona che si preoccupava di più per tutti fosse proprio lui. “Stai dicendo che moriremo tutti quanti e lo lasceremo solo, e poi smetterà di farsi degli amici.”

Carlos lo degnò solo di un’occhiata prima di tornare al suo dessert, pungolandolo con la forchetta. “No, non sto dicendo questo. John non è uno di quelli che sopravvivono, Mikey.”

Si allontanò bruscamente dal tavolo e se ne andò.



Cara madre,

So che non ha senso scriverti ma ho deciso di farlo lo stesso. Perché anche se tu non lo leggerai mai, posso fingere che tu sia qui mentre scrivo. È il meglio che possa fare. E Carlos dice che da queste parti non bisognerebbe fare amicizia perché muoiono sempre tutti. In questo modo, anche se tu muori io non lo saprò mai. Quindi per me tu sarai viva per sempre, anche se non posso vederti. Una persona che non puoi vedere è meglio di una persona che puoi vedere ma che tanto morirà sicuramente.

Ho visto un uomo morire dissanguato. È stato lento. Nel frattempo continuava a chiedere scusa a sua madre. È buffo guardare qualcuno morire e sapere che tu farai la stessa identica fine.



Michael stava pranzando con Carlos. Era troppo spossato dall’ultima missione, e non aveva la forza di fare molto altro oltre a starsene seduto lì ad ascoltare il suo compagno blaterare su Kie e Mauser che erano troppo importanti per sedersi con i finder perché conoscevano un esorcista. Era tutto nella norma. Era tutto nella norma, almeno, fino all’apparizione di Lavi.

Lavi era l’unico esorcista che rivolgeva veramente la parola ai finder, e Carlos sospettava che lo facesse per sinistri fini da Bookman. Comunque fosse, era un esorcista. Michael si sentiva tremendamente in soggezione. Soggezione, malgrado il contenuto effettivo della conversazione.

“Michael! Come va?”

Michael lo fissò. L’esorcista conosceva il suo nome. Com’era possibile?

“Ehi, Carlos!” proseguì Lavi, rinunciando a un’eventuale reazione di Michael. “Odi ancora gli esorcisti?”

“Non lo so, Junior, tu fai ancora pena con le donne? Oh, aspetta. Il sole si è levato a est stamattina, quindi immagino di sì. Merda.”

“Ma tu sarai mio,” gli assicurò il ragazzo, fiducioso.

“Come no,” borbottò il finder. “Ehi, oggi non stalkeri il tuo fidanzatino Noah?”

“Se stai parlando di Allen,” corresse Lavi, chinandosi e rubandogli quasi tutte le sue fragole. “allora no. Lo tiene d’occhio il vecchio.”

“È pazzesco, cazzo,” disse Carlos, facendo dei vaghi gesti minacciosi con la forchetta contro la mano del giovane Bookman. “Non solo a momenti si ammazza per la causa, adesso c’è pure lo stracazzo di Vaticano a pedinarlo. Me ne frega se è un Noah, non è giusto.”

“Lo stracazzo di Vaticano. Me la devo ricordare.”

“Sì, come se tu dimenticassi qualcosa, stronzo. È per questo che fai paura da far schifo.”

“Carlos, mi stupisce che tu prenda le parti di Allen. Pensavo che avresti colto al volo l’opportunità di poter odiare un esorcista per una ragione vera.”

“Ehi, guarda che io odio tutti voi stronzetti per ragioni vere. Questa non è una ragione vera, questa è una stupida ragione inventata del cazzo. Se fosse davvero un traditore a quest’ora saremmo tutti morti. C’è gente che dice ‘era tutta una copertura’ e idiozie simili, ma dai, non è possibile. Ora, se tu mi dicessi che Kanda è un traditore ti crederei, ma queste sono stronzate belle e buone. Poi verrà fuori che anche Theodore era un traditore, e allora riderò fino a vomitare.”

“Ragionamento molto logico, Carlos,” gli rese merito Lavi con un’espressione ammaliata. “E anche terribilmente insolito per te. Allora, qual è la ragione vera?”

“Credi di sapere tutto quanto, eh? Schifoso bastardello di un Bookman.”

“La vera ragione è che così può odiare gli esorcisti che non si sono resi conti che Walker era innocente ancora più di prima,” lo soccorse Sarah, accomodandosi sulla panca al fianco di Michael. “Inoltre, in questo modo, può anche cominciare a odiare la maggior parte dei finder che dubita dell’innocenza di Walker. È tutto finalizzato al suo scopo ultimo di odiare virtuosamente tutti gli esseri umani della terra, capisci.”

“Chi cazzo ti ha chiesto niente?”

“Sarah!” esclamò Lavi allegramente. “Sei tornata! Ho sentito che la tua ultima missione è stata una palude di ribrezzo.”

“Sì, infatti,” gli confermò, toccando distrattamente il suo piatto. “C’è stata pure una palude vera. Con le larve.”

“Uuugh,” osservò lui, comprensivo.

“Uuugh non ci si avvicina neppure,” sospirò lei, lasciando cadere la forchetta e coprendosi gli occhi. “Non erano nemmeno akuma! Una cosa è se sono akuma, perché in quel caso puoi pensare, beh, è una cosa innaturale e non appartiene a questo mondo. Ma queste… erano solo larve! Loro ci sono di questo mondo! Cioè, erano lì per via dei cadaveri, che a loro volta erano stati causati dagli akuma, ma erano comunque naturali. Erano creaturine sudicie, bianchicce, si contorcevano e puzzavano, ed erano ovunque, e s’infilavano nei capelli e nel cibo, e—”

“Sarah, sul serio, zitta.”

“Mi sa che stavolta mi toccherà appoggiare Carlos. Scusa.”

Michael si avvicinò nervosamente al bordo della panca.

“Sì, no, va bene. Io vorrei solo che il mio cervello stesse zitto, perché non ho veramente bisogno di continuare a pensare a questa storia.”

“Vuoi che ti controlli il piatto?” propose il Bookman, servizievole.

Lei contemplò l’idea. “Quanto sarei patetica se ti dicessi di sì?”

“Sotto queste circostanze? Neanche un po’.”

“Allora sì, grazie.”

“Oh, Lavi, eccoti qui,” disse Allen Walker, e sia Carlos che Sarah si voltarono a fissarlo. Michael per poco non svenne. A quest’ora, Allen Walker era il pettegolezzo più caldo dell’Ordine. Se veniva al tuo tavolo, era meglio prestare attenzione, perché dopo sarebbero seguite ottocento domande.

“Ehi, Allen!” lo salutò Lavi con brio. “Ti va di sederti con noi? Sto controllando che non ci siano larve nel cibo!”

Walker lo guardò intensamente per qualche istante. “Sì, Lavi. Mi piacerebbe tanto sapere i dettagli del tuo problema con le larve. A pranzo.”

“Oh, non fare così. Le larve sono solo carne molle. E non comportarti come se ci fosse qualcosa in grado di farti passare l’appetito, perché so che è una bugia.”

“… Carne molle?” ripeté Allen, un po’ nauseato.

“Siedi, siediti!” lo invitò l’altro ragazzo, facendogli posto di corsa. “Questo è Carlos, e non dovresti ascoltare una sola parola che dice anche se sta dalla tua parte.”

“Che cazzo?” gridò Carlos, ma avrebbe anche potuto essere perché Timcanpy stava attentando a ciò che era rimasto del suo pranzo.

“Questo è Michael. Lui non parla.”

Michael lo fissò.

“Capisco.”

“E questa è Sarah. L’hanno mandata a una missione piena di larve, e adesso le è venuta la paranoia.”

“Non la biasimo,” commentò Walker, inorridito.

“E questo è Allen Walker: scottato dall’acqua calda, adora anche l’olio bollente.”

“Grazie, Lavi.”

“Dovere. E ehi, Allen, non sapresti dirmi dov’è Panda, vero?”

“Oh, giusto. Mi ha detto di dirti che parlerà con Komui di qualcosa per il resto del pomeriggio.”

“Ah, buono a sapersi.”

“Walker, voi lo sapete che questi vi stanno tallonando, giusto?” domandò Carlos stizzito. “Lo sapete che stanno lavorando in coppia e vi seguono a turno, giusto?”

“Ah sì?” chiese Walker, discretamente stupito. “Ora si spiegano tante cose.”

“Che? Non ve ne fotte niente?”

“Perché dovrebbe? Voglio dire. È bello che siano in pensiero per me.”

“Questa la perdi, Carlos,” lo informò Lavi, ridacchiando. “Allen rifiuta la logica umana.”

“Sul serio, Walker?” insistette Sarah, vagamente affascinata. “Scoprite che i Bookman vi pedinano, e la vostra risposta è, ‘ma quanto sono carini’?”

“Beh, presumo che abbiano le loro buone ragioni. Ma è bello avere accanto delle persone amiche. È un bel cambiamento da—”

“Mangiate ancora, Walker?” chiese Link a mo’ di rimprovero dal lato del tavolo dov’era improvvisamente apparso. Sarah e Carlos sussultarono, Michael si acquattò sul posto. “Sapete bene che avete ancora moltissimi moduli da compilare prima di venerdì.”

“Lo so,” Walker sospirò, spostando la sua piena attenzione al proprio piatto.

“Ehi, magari vengo pure io!” affermò Lavi con entusiasmo. “Oggi pomeriggio non ho niente da fare. Ti terrò compagnia e leggerò.”

Link sbuffò sdegnosamente, Sarah e Carlos dispensarono a Lavi degli sguardi profondamente sfiniti, e Walker smise di mangiare quel tanto che bastava per ghignare.

Michael pensò, Gli esorcisti sembrano così… normali. Ma ovviamente non lo erano. Era quello che dicevano tutti.



Cara madre,

Oggi ho conosciuto degli esorcisti.

Ne avevo già incontrato uno, una volta ho lavorato per Noise Marie. È stato gentile. Ma i finder di solito non parlano tantissimo con gli esorcisti nelle missioni perché noi andiamo avanti e poi quando arrivano gli esorcisti non hanno più bisogno di noi. Sarah dice che noi per loro siamo come martelli.

Stavolta è stato diverso. Lavi è venuto a sedersi con noi a mensa, se le sono detti di santa ragione con Carlos, ed era così normale che sembrava tutto troppo strano. Poi è venuto anche Allen Walker, che è un altro esorcista su cui tutti stanno spettegolando tantissimo. Non mi è sembrato il tipo di persona da gossip, però.

È stato bello conoscere degli esorcisti. Sono persone molto gentili, e non mi pare un male il fatto che li stiamo aiutando. Forse tutti insieme potremmo provare a non morire.



“È stata la cosa migliore che potesse succedergli,” disse Sarah, guardando i portici senza espressione. O forse non esattamente senza espressione; forse sembrava un po’ confusa. Come se non sapesse perché si trovava lì, e neanche cosa stesse accadendo.

“Probabile,” concordò Olson, appoggiando la testa alla bara, gli occhi morti.

Michael e Carlos erano buttati contro l’altro lato della bara. Straordinariamente, Carlos non aveva nulla da dire.

Michael non credeva che la morte fosse la cosa migliore che potesse succedere a nessuno. Ma nemmeno sentiva il bisogno di piangere per John. Era strano. Aveva pianto per il suo primo comandante, e per un sacco di gente che a stento conosceva e che era morta durante le sue missioni. Ma adesso John era morto, e John era stato un buon amico, e non se la sentiva di piangere. Più che altro si sentiva stanco. Molto, molto stanco.

Forse perché le altre volte piangere non era servito a niente. Nessuno era tornato in vita.

“Incredibile, no?” osservò Sarah, il tono vuoto quanto il suo viso. “Quando moriremo noi, nessuno si ricorderà di lui. Sarà come se non fosse mai esistito.”

“La sua famiglia?” domandò Michael. La sua voce era quasi come quella della donna; faticava a riconoscerla come propria.

“Michael, la sua famiglia è morta,” rispose Olson senza alzare la testa. “Perché credevi fosse venuto qui?”

Lui era andato all’Ordine per il bene del genere umano, o almeno questo aveva pensato. Non lo aveva mai sfiorato l’idea che altri fossero venuti perché non era rimasto loro più nulla.

Ora si spiegava perché secondo Carlos John non sarebbe sopravvissuto.

“Forza,” intervenne Sarah. “Aveva detto che se fosse morto avrei potuto avere la sua collezione di rosari.” Se ne andò, e Olson la seguì.

Una giorno di tanto tempo prima, Michael l’avrebbe considerata fredda per quest’uscita. Ora capiva. In realtà stava cercando di fare la sentimentale.

Lui e Carlos rimasero un po’ più a lungo, seduti accanto alla bara bianca che apparteneva a loro, in una fila di bare bianche tutte uguali.



Cara madre,

John è morto in missione.

Ultimamente molte persone che conosco sono morte. Qualcuno ha detto che l’esorcista Lenalee non fa più amicizia con i finder perché moriamo tanto velocemente, ancora più velocemente degli esorcisti, e lei non riesce a sopportarlo.

Nessuno dice mai cosa dovrebbero fare i finder se neanche loro riescono a sopportarlo.

Non me ne sarei dovuto andare. Avevi ragione. Sono stato uno stupido. Pensavo di poter dare una mano, ma sono inutile e non serve a niente. Se sarò fortunato, forse qualcuno si accorgerà della mia morte. Sono proprio di una grande utilità.



“Carlos, cosa c’è?” chiese Lavi, come se fosse tutto a posto e nulla fosse cambiato.

“Niente ‘cosa c’è’ con me, bastardo!” gridò quello. “Che cazzo sta succedendo?! Tutti gli esorcisti scattano per idiozie, Johnny piange tutto il tempo, e Kanda ha appena sbattuto Bazu contro il muro tenendogli una cazzo di spada alla gola—dimmelo tu cosa c’è!”

“Quella cosa della spada è stata abbastanza teatrale. Perfino per Kanda.” soggiunse Sarah.

“Quel ragazzo ha un serio bisogno di scopare.”

“Non succederà,” disse Lavi, con un voce passata da allegra a, beh, la funerea voce della morte. Sarah trasalì. Michael era lieto di non essere l’unico sotto shock.

“Cazzo mi significa?” sbottò Carlos quando non aggiunse altro.

Lavi lo guardò… lo guardò attraverso. Carlos lo chiamava lo Sguardo del Bookman. Occhi che sfogliavano migliaia di pagine di storia, e non vedevano più il tuo viso.

“È andato ad allenarsi. Scopate per rilassarsi? A Yu non verrebbe mai in mente una cosa simile. È così che addestrano gli esorcisti.” Parlava come se stesse recitando una lezione. “È così che vivono. Gli esorcisti bambini diventano adulti fin da giovanissimi, ma crescono storti. Sanno tutto ciò che c’è da sapere sulla morte. Non sanno nulla della vita.”

“Non dire ‘sanno’ come se tu non fossi uno di loro, terrificante scherzo della natura,” controbatté Carlos, turbato. “Anche tu sei un esorcista.”

Il ragazzo sbatté le palpebre; i suoi occhi rimisero a fuoco Carlos, allontanandosi dalla storia.

“Certo,” rassicurò. E sorrise.

Sarah rabbrividì.

“Vabbè,” disse Carlos, dandogli un’occhiata di sbieco. “Lasciamo perdere. Come ho già detto, che cazzo sta succedendo?

Lui scosse la testa, si riscosse da quello strano stato d’animo. “Brutte notizie riguardo ad Allen.”

“Brutte notizie del tipo?” continuò Carlos, sospettoso.

Lavi distolse lo sguardo. “È un po’ come se si stesse deperendo per una malattia.”

“È un po’ come se si stesse deperendo, ma non è esattamente così?” domandò Carlos. A volte sapeva essere molto perspicace, ed era sempre una sorpresa.

“Carlos, ci vediamo dopo,” si congedò lui, alzandosi e raggiungendo Allen, che era appena entrato dalla porta.

“Cha cazzo succede?” gli urlò dietro il finder. Lavi non si voltò neanche.



Cara madre,

È diventato tutto strano.

Non ti scrivo da un pezzo perché prima abbiamo subito un attacco piuttosto grave, poi ci siamo trasferiti nel nuovo Ordine, poi siamo diventati tutti zombie, poi però siamo tornati normali. Comunque, sono successe tante cose.

E adesso non c’è più tempo, perché stiamo correndo verso un’altra missione. Dobbiamo controllare la presenza di Innocence in Italia. Paestum, così si chiama il paese. Non sono mai stato in Italia.

Questa missione dovrebbe essere divertente, se esistessero le missioni divertenti. Carlos e Sarah vengono con me. Olson dice che si sente escluso, ma si è rotto tutte e due le gambe e non può andare da nessuna parte. Sarah dice che è ridicolo. E ha ragione.

Ti scriverò una lettera vera e propria al mio ritorno. Neanche tu sei mai stata in Italia, quindi ti dirò com’è.

Con affetto,

Tuo figlio Michael



“Se avessi saputo che questa missione sarebbe precipitata nella merda in maniera così spettacolare, mi sarei rotto le gambe pure io.”

“Carlos, avresti dovuto pensarci prima,” mormorò Sarah. “Ma sei fortunato, perché adesso verrà qualcuno a spezzartele per te.”

“Ti odio, Sarah, te l’ho mai detto?”

“Tutte chiacchiere.” La donna portò gli occhi al cielo.

Michael non aveva tanta voglia di parlare. Erano accalcati tra un cespuglio di rovi e un muro in rovina costruito presumibilmente dai romani. Non era un cattivo nascondiglio, ma sanguinavano dappertutto a causa delle spine, che Michael era intento a staccarsi almeno dagli avambracci. Tra l’altro pioveva, apparentemente per sfregio.

Paestum doveva essere bellissima, col sole. Non che loro lo potessero sapere.

“Oh,” Rimase a bocca aperta, preso da un orribile pensiero. “Gli akuma possono sentire l’odore degli esseri umani?”

“Nah.”

Quella parola non fece in tempo a lasciare le labbra della finder che sentirono lo schiocco e il lamento distintivi di un akuma che si preparava a sparare, e balzarono in piedi, correndo all’impazzata lungo il muro. I rovi tracciarono dei solchi nella pelle e nei vestiti, ma era cento volte meglio questo che un proiettile di akuma.

Il posto dove erano seduti fino a qualche istante prima esplose in una grandine di proiettili, e Michael sentì Sarah inciampargli addosso, spingendolo contro Carlos. Carlos si voltò leggermente e gridò qualcosa, ma lui non riuscì a sentirlo, non riusciva a sentire niente. Né Carlos, né i proiettili, né la pioggia. Il suo campo visivo si stava inoltre restringendo sempre di più, e pensò, Questo sarebbe un momento molto stupido per svenire.

Svoltarono verso la fine del muro e schiaffarono la schiena contro il lato opposto. Dopo qualche minuto interminabile, gli akuma cessarono il fuoco. Un paio di minuti di gelido silenzio dopo, Carlos si girò e si arrampicò quel tanto che bastava per dare una rapida occhiata al loro precedente nascondiglio.

“Se ne sono andati,” annunciò, saltellando giù e voltandosi verso di loro con un sorriso. Sorriso che gli morì in viso non appena li vide per bene. “Oh, merda.”

Michael si voltò, convinto che ci fossero altri akuma in arrivo dietro l’angolo, ma no. No, era un problema molto più vicino.

“È solo una ferita superficiale,” assicurò Sarah con un sorrisetto stanco. Aveva tutta la maglia imbrattata di sangue. Sembrava partito dalla parte destra del suo petto, e ora si stava spargendo ovunque.

“Ma che cazzo vuol dire ferita superficiale?” strillò Carlos, abbassandosi e strappandole la maglia.

“Oh, caro, potevi dirmelo,” ansimò lei.

“Sei sotto shock, vero? Cazzo. Non rispondere. Come se lo sapessi. Oh, Gesù Cristo.” Si alzò in piedi e indietreggiò, e continuò a indietreggiare fino a sbattere contro il muro, per poi scivolare fino a terra. “Gesù Cristo.”

Ora capiva perché Sarah gli era finita addosso. Un proiettile doveva aver colpito il muro, staccando una scheggia che poi le aveva attraversato la schiena e le era uscita dal seno. Forse le aveva perforato un polmone. Magari con un polmone solo si poteva sopravvivere, magari no, ma di certo era impossibile se ti trovavi sul campo di battaglia con due tizi che non sapevano cosa fare e gli akuma proprio dietro l’angolo.

Sarah sarebbe morta. Era per questo che Carlos non voleva toccarla.

“Non pensi che questo sguardo affranto sia sexy?” chiese lei, respirando a fatica ma su di giri. “Dio. Che peccato, mi fai più male tu così che quel pezzo di roccia, Carlos.”

Per solo la seconda volta da che Michael lo conosceva, Carlos era completamente senza parole. Rimase semplicemente seduto lì contro il muro, a guardarla.

Michael le si avvicinò e le afferrò una spalla, come se aggrapparsi al suo corpo potesse fare nulla per trattenere sulla terra il suo spirito. Gli era morto un amico, e aveva visto altri finder morire, ma non aveva mai visto un amico morire. Era nel panico come se non avesse mai visto la morte in vita sua.

“Che poi dicevano sempre che il rosso è il mio colore,” continuò lei, ignorandoli.

“Smettila di parlare così!” gridò Michael, sgomento e sconcertato, scuotendola per la spalla fino a farle penzolare la testa all’indietro. “Questo non è un gioco! Questa è la vita! La vita reale!”

“La vita reale,” ripeté lei, e scoppiò a ridere. Rise fino a tossire, e tossì fino a macchiargli la maglia di sangue. “Vita reale,” boccheggiò, appoggiandosi al suo petto e artigliandogli la maglia, sanguinandogli addosso. “Non esiste la vita reale, Michael. C’è solo questo.”

“Ti aiuteremo,” insistette lui, disperato.

“Non essere stupido,” sussurrò lei. E poi non disse più nulla.

Non sapeva da quanto tempo era che erano seduti lì, loro due e il cadavere. Non prestava troppa attenzione a nulla. Ascoltava solo la pioggia che gli cadeva tutta intorno, e non pensava a niente, niente, niente. Forse erano lì da molto tempo.

Un boato da dietro il muro li risvegliò. L’akuma doveva essere tornato.

Akuma. Se li era completamente dimenticati, e ora che li aveva ricordati, si sentiva… oltraggiato. Come osavano? Come osavano? Gli avevano già ucciso un’amica, ora non gli permettevano neanche di piangerla?

“Tanto a che serve, Carlos?” domandò con furia crescente, accasciato nel fango e nella pioggia, stretto a quello che era rimasto di Sarah. “Che diavolo ci facciamo qui?”

Carlos strisciò verso di lui e si sporse oltre il corpo di Sarah fino ad essere quasi naso a naso con lui. I suoi occhi erano spenti per lo shock e il cordoglio del lutto, ma sorrise, un sorriso largo e inquietante. “Salviamo il mondo, Mikey,” sibilò. “Salviamo il mondo.”

Michael sentì un altro schianto, molto più vicino. E a quel punto, inspiegabilmente, prese a ridere senza riuscire più a smettere. Capiva esattamente cosa avesse provato Sarah. Ebbro di dolore.

Forse lì dietro c’era un akuma, forse non c’era. Forse un esorcista li avrebbe salvati, forse no. Non aveva importanza. Salvare il mondo? Ma se non erano nemmeno riusciti a salvare una piccola donna.

Era certo che lo stesso valesse per gli esorcisti, ma su una scala più grande, una scala che non poteva comprendere. E se era così, allora erano spacciati, così come il resto del mondo.

E per qualche ragione, in quell’istante, mentre ascoltava il rumore di ciò che avrebbe potuto significare la sua morte imminente, gli parve la cosa più divertente che avesse mai pensato.



Gentile Signora O’Neill,

Vi scrivo questa lettera in risposta alle vostre tante richieste di informazioni sul conto di vostro figlio, Michael, che è divenuto uno dei nostri Finder.

Come sono certo saprete, l’Ordine Oscuro è impossibilitato a fornire informazioni sui suoi membri a chiunque non ne faccia parte e, sfortunatamente, questo comprende anche i parenti più stretti. Mi rendo conto che questa regola possa sembrare tanto arbitraria quanto crudele, ma l’esperienza ha dimostrato che ogni eccezione fatta in questo senso ha portato con sé molti morti. Non possiamo correre il rischio di concederne altre.

È una guerra veramente terribile, che tramuta l’amore in arma. È una guerra terribile, contro un terribile nemico, ed è per questo che vostro figlio ha scelto coraggiosamente di unirsi a noi.

Non posso comunicarvi le sue condizioni, né dove si trovi, ma posso garantire la mia più sincera gratitudine, a voi e a vostro figlio. Sono grato a lui per aver avuto il coraggio di combattere per proteggere ciò che ama, e sono grato a voi per aver avuto la forza di permettergli di seguire le sue convinzioni.

L’unica cosa che posso dare in cambio è la promessa di fare tutto ciò che è in mio potere per proteggere i miei uomini, e per portare a termine questa guerra il prima possibile. Se Dio lo vorrà, ci sarà presto un giorno in cui potremo vivere tutti serenamente con le nostre famiglie, senza paura.

Rispettosamente,

Komui Li
Supervisore, Ordine Oscuro
   
 
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