Maria
arricciò il naso, disgustata. Odiava quell’odore.
Da
quando l’epidemia si era diffusa, la Morte era ovunque e quel
fetore impregnava
ogni cosa. Persino nelle strade c’erano corpi in
decomposizione, ammassati l’uno
sull’altro. Abbandonati, senza nemmeno una degna sepoltura.
Il
fatto era che la gente aveva paura: non c’era tempo per
seppellire i propri
morti quando il vaiolo non era certamente l’unico assassino
di cui doversi preoccupare.
Per
i vampiri, quelle, erano le occasioni migliori per nutrirsi. Potevano
agire
indisturbati e saziare la loro sete con la più smodata
frenesia, senza doversi
preoccupare delle troppe uccisioni. Dopotutto, quelle persone sarebbero
morte
comunque: per mano loro o per la pestilenza.
Eppure,
Maria odiava doversi nutrire in quel modo. Si sentiva come
l’avvoltoio che si
ciba di carogne. E lei non era l’avvoltoio: lei era il
giaguaro.
Aprì
piano la porta di quella casa ed entrò. Un tanfo orribile le
aggredì le narici
e la costrinse a trattenere il respiro.
Con
lentezza, avanzò nella stanza e si guardò
intorno. L’ambiente era buio e fatiscente;
alcuni avanzi di cibo erano sparsi sul pavimento, mischiati agli
escrementi dei
topi. Niente faceva presupporre che ci fosse qualcuno vivo
là dentro.
Poi
sentì qualcosa. Un sussurro talmente flebile da essere quasi
impercettibile.
Maria
aprì l’unica altra porta della stanza ed
entrò. Inginocchiata accanto al letto,
una donna minuta stringeva un rosario tra le mani e pregava sottovoce.
Accanto a
lei, disteso sulle lenzuola, un bambino giaceva
nell’immobilità della morte.
Maria
fece un passo in avanti e la donna si girò di scatto verso
di lei. La guardò
per qualche istante, poi sgranò gli occhi. «Madre
de Dios!», esclamò. Sapeva chi
era quell’essere.
La
vampira le sorrise appena, senza dir niente, troppo soddisfatta della sua reazione.
Gli
occhi della donna si riempirono immediatamente di lacrime ma, invece di
scappare
come Maria si aspettava, si gettò ai suoi piedi disperata.
«Por
favor», disse la giovane donna in ginocchio davanti a lei,
«màtame».
Maria
trasalì a quelle parole e indietreggiò di qualche
passo, confusa.
La donna alzò
il volto verso di lei. «Te
lo suplico. No tengo ninguna razón para vivir»,
continuò avvicinandosi ancora.
Maria
la fissò sconvolta. Non si era certamente aspettata una
simile reazione.
«Por
piedad», disse ancora la donna tra le lacrime.
Pietà?
Maria
la fissò di nuovo, stavolta con ira, e col piede la spinse
via.
«No»,
disse con la voce
piena di disprezzo e, senza
aggiungere altro, si voltò e lasciò la stanza.
Come
aveva osato, quella donna, rivolgersi a lei in quel modo?
Lei
era Maria. La guerriera, la sanguinaria.
Non
conosceva né compassione né misericordia e, certamente, non
avrebbe mai ucciso per pietà.
Note:
Sì,
questa è un po’ più
cruda…
Allora… mi sono
documentata e per quanto ho potuto appurare il Messico non è
stato colpito da
alcuna pestilenza nel periodo preso in considerazione, quindi
è solo un
particolare di mia invenzione.
Il giaguaro è il più
grosso felino americano ed è terzo nella classifica generale
dopo leone e tigre. È
diffuso soprattutto in Sud America quindi ho pensato che dalle parti di
Maria ce
ne fossero molti e, sinceramente, mi piaceva troppo associare la
vampira
proprio a questo animale, un cacciatore così possente e così elegante allo stesso modo.
Detto questo,
ringrazio sempre chi ogni tanto mi legge e lascia qualche commentino
che, come
potete immaginare, è sempre molto gradito.
Grazie quindi a
Dragana, Mary_Whitlock e Giulia_Callen che hanno recensito
l’ultima storia e
tutte le altre che hanno recensito le precedenti.
PS x Dragana:
sì.. in
effetti la cosa è un po’ sospetta…
sarà sul serio lei a mandare “flussi di
mariaggine” da oltreoceano? o.O
No, sul serio, mi fa
davvero molto piacere che ti trovi con la mia idea di lei e spero che deciderai davvero di risistemare le tue bozze su Maria e di pubblicare anche tu qualcosa su di lei!
1 bacio a tutti, alla prossima!