Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Fanny Jumping Sparrow    25/07/2010    3 recensioni
"Il troppo stroppia?
Frase consolatoria per i codardi e i timorati di Dio. Lui non era nè l'uno nè l'altro".

Capitan Barbossa e i suoi alle prese con la maledizione della prima luna.
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hector Barbossa, Pintel, Raghetti, Sputafuoco Bill Turner
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13: Un colloquio da ricordare

Il maturo capitano della Perla Nera era spaccato in due, indeciso su come comportarsi. Smise si fissarsi il palmo appiccicaticcio della mano destra e cominciò a gettare occhiate dubbiose all’accozzaglia di barattoli e vasi di vetro ripieni di resti di animali e piante, e alle esotiche chincaglierie che lo circondavano.
Dovevano essere passati molti viaggiatori da quella baracca.
Comunque, quella stramba fattucchiera dalle sentenze criptiche, lo aveva prima tenuto sulle spine, sparendo per quasi un quarto d’ora nel retro della sua abitazione senza dire nulla, poi, una volta tornata, gli aveva chiesto di porgergli il braccio destro e aveva afferrato la sua mano cospargendola di una imprecisata sostanza unticcia attinta da un vasetto di creta. Quindi, trattenendolo con durezza, aveva osservato con meticolosità le linee che percorrevano il suo palmo. E in quel momento era un bene che avesse perduto la sensibilità, tanto aveva esposto la sua pelle alla fiamma di una candela.
Da qualche minuto, mormorando sillabe che non aveva afferrato, si era defilata di nuovo dietro le tende colorate.
Ora Barbossa era seriamente solleticato dalla tentazione di alzarsi e andarsene, tuttavia il suo proposito fu eclissato dalla subitanea, inconscia, convinzione che non doveva. Si sentì un coniglio credulone, ma l’assillante certezza che quella non fosse soltanto un’atipica donna un po’ schizzata, gli teneva schiena e sedere ben attaccati alla poltrona e i piedi incollati al pavimento, sul quale, tra l’altro, strisciavano rettili e insetti di ogni genere, come gli facessero la guardia.
L’attutito e poi sempre più vicino rumore di passi gli fece alzare il viso verso una rampa di scale dalle quali la sacerdotessa si ripresentò: - Ah, siete ancora qui – attestò con stupefacente candore.
- Non mi avevate ancora congedato – rispose garbato lui, smorzando il malumore che gli faceva conficcare le unghia nella carne delle mani.
- Ah, siete più a modo di quanto immaginassi – cinguettò allegramente la mora tornando vicino al tavolo per poi enunciare di punto in bianco un’altra frase incomprensibile: - Mai sentito parlare di pirati nobili?
Nonostante la gravità con la quale la misteriosa donna gli avesse rivolto quella domanda, il pirata non si trattenne dal replicare ironico: - Mi sembra una contraddizione!
- E lo è – mugugnò quella con una sfumatura tanto rancorosa che procurò non pochi interrogativi al suo ospite – Ma vi occorrerà diventare uno di loro – concluse svelta chinandosi sul tavolo, fingendo di rassettare la miriade di oggetti che lo ricoprivano.
Hector si mise in piedi e incrociò le braccia al petto ponderando le parole prima di esprimersi: - Alma …
La signora si rizzò e acuminò i suoi grandi occhi di un nero vellutato a quelli cerulei e pungenti dell’uomo di mare, che parevano volerla sbriciolare: - Vi piace l’Oriente? – mugolò sfoggiando un nuovo sorriso amorevole, avviandosi verso di lui – Dove tutto è ancora nuovo, da scoprire? – gli sussurrò, adagiando una per volta le piccole dita sulle sue spalle e fissandolo con la testa inclinata e un’espressione da adescatrice, affabile e indecifrabile.
Il capitanò incespicò scavando tra le sue scarse nozioni sulle terre del sol levante, cercando di trovare un senso a quelle ermetiche frasi. Proprio non capiva cosa potesse avere a che fare con la maledizione o col pagamento.
Intanto lei, in attesa che rispondesse, continuava ad accarezzargli lievemente le braccia e risaliva provocante verso il suo collo, accostandovi le labbra. Ma non gli procurava altro che irritazione. Si scansò seccamente, arretrando verso la porta: -  Siete una strega! – inveì con bile, suscitandole un riso compiaciuto che scoprì poco a poco i suoi denti macchiati e brillanti tra i quali sospirò: - È tutto ciò che voglio da voi, capitan Barbossa.
Il filibustiere assottigliò lo sguardo, increspò la bocca e, intrecciando le dita sulla cintura, incedette in direzione di lei: - Voi siete una donna piacente …
- Ma che diavolo avete capito? Razza di porco! – urlò quella indignata respingendolo e sottraendosi alla sua vicinanza.
L’uomo si sentiva frastornato e sbatté più volte le palpebre: - Che accidenti vuoi da me?
- Umph! Credevi mi accontentassi di così poco, come pagamento? – sogghignò la veggente deridendolo. – Dovete diventare un pirata nobile e questo è quanto – chiarì perentoria – Mi porterete lo scalpo di colui che sostituirete e il suo medaglione. È l’ultimo discendente del primo Consiglio della Fratellanza e infesta il Mar Caspio.
Barbossa strabuzzò gli occhi restando a bocca aperta: - È una cosa che … - scosse la testa, confuso e contrariato – Chiedetelo a qualcun altro! Io ho una certa urgenza. Ho fatto male a venire qui! Ho perso il mio tempo!
- Ah! Avete l’eternità davanti a voi – confutò Tia Dalma divertita; poi tornò di colpo seria agguantandolo per il polso: - Siete voi a doverlo fare, vogliate o no. E per quanto riguarda la maledizione: ogni singolo pezzo del tesoro va restituito e il sangue ripagato.

I due pirati rimasti sulla scialuppa fuori dalla palafitta sbadigliavano a turno e si scambiavano pugni e gomitate per non cedere al richiamo persistente di Morfeo.
Finalmente una sagoma pallida e luccicante si stagliò nel buio quasi totale che ammantava quel luogo.
- Capitano! – esordì Koheler mettendosi in piedi – Iniziavamo a preoccuparci. Stavamo per entrare e venirvi a prendere – disse con un filo di irrisione.
- Pensavamo vi avesse accoppato – ciancicò Twigg nello stesso istante in cui il comandante prese posto sulla barca. Sia questo che il collega gli rivolsero un’occhiata che valeva una stoccata: - Oh, già. Non poteva farlo, in ogni caso – balbettò sedendosi crucciato.
- Allora? Che vi ha detto? C’è un modo? – domandò con impazienza Koheler dato l’atteggiamento elusivo di Barbossa.
Lui tentennò, osservandosi pensieroso gli ossicini delle falangi e il polso scoperto prima di replicare aspramente: - Cosa siete voi, mosche bianche che dovete saperlo prima degli altri? Parlerò davanti a tutti. Mano ai remi!

Era un manto spesso, pesante e intricato la fibrillazione che sprizzava dalla ciurma della Perla Nera, in ansia di conoscere la sospirata soluzione al crudele maleficio che li aveva condotti in uno stadio di confine tra morte e vita.
Il capitano era tornato e tutti facevano capannello attorno a lui, ciondolando dalle varie sporgenze e cime della nave
- Dobbiamo portare indietro il tesoro che abbiamo preso. Ogni pezzo – annunciò seccamente Barbossa.
Silenzio denso di incomprensione e stupore.
- Ci vorranno anni! – strepitò uscendo dall’ombra Ragetti. Qualche altra voce si unì alla sua ripetendo la sua battuta.
- Allora è meglio cominciare subito – ribatté, per nulla scomposto il capitano, avviandosi rapido alla sua cabina, fra i commenti infiammati e discordi dell’equipaggio che non si arrestavano.



Rieccomi miei amatissimi lettori! Essendo in procinto di partire, pubblico oggi il penultimo capitolo di questa mia terza longfic!
Già, è venuta più lunga di quanto immaginassi! Durante il viaggio scriverò l'epilogo.
Ammetto che il pagamento forse l'ho complicato troppo: non mi veniva altro in mente, ed ho un'ossessione maniacale nel voler collegare i fatti dei tre film!
Invece il caro Bill l'ho lasciato di nuovo da parte perchè credo di aver detto abbastanza di lui e non vorrei ripetermi e annoiarvi.

Curiosissima come sempre di leggere le vostre opinioni, auguro a tutti una buona estate!
Alla prossima!
   
 
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