Se c’è una cosa peggiore della morte, quella è
sopravvivere.
Sopravvivere quando, a causa della battaglia più
importante dell’ultimo secolo, tutti i tuoi cari muoiono.
E tu
no.
Convivere con il loro ricordo.
Alla mattina, allungare la mano dall’altra parte del
letto, e scoprire che non c’è nessuno. Che non si è trattato di un sogno.
Vivere nel luogo dove i tuoi cari hanno sempre vissuto e
cercare di comportarsi come se tutto fosse normale.
Rinunciare ogni giorno a quella voglia che ti consiglia
di mandare a fanculo tutti e chiuderti in casa.
A un certo punto scoppi.
Ed è questo il motivo per cui io, Andromeda Tonks, ho deciso di darci un taglio.
Sono sola, in una casa che ormai è diventata troppo
silenziosa.
In mano ho una pistola.
La punto alla mia tempia.
Non c’è nessuno che possa fermarmi.
Non mi tirerò indietro.
Ormai, non ho altra ragione di vivere.
Ad un tratto, sento un urlo rompere il silenzio della
casa.
Poi, pian piano, quell’urlo si trasforma in un pianto.
In un pianto di un bambino.
Teddy.
Getto lontano la pistola, e corro nella stanza di mio
nipote.