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Autore: Piccola Ketty    26/07/2010    6 recensioni
Questa è una OS nata per caso, di getto, quindi non assicuro niente. Sto guardando ora, le puntate del telefilm e mi hanno completamente stregata. Questa OS riprende l'ultima scena della settima puntata. E' un pov Damon.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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damon



“There's a cold heart, burried beneath,
and warm blood, running deep.
Secrets - are mine to keep
protected by silent sleep
I'm not ready, for the weight of us.”

Ascoltate la canzone del titolo.
E' una os sull'ultima scena della puntata numero 7.


The Weight Of Us


Salgo il porticato.
Mi sono liberato del corpo della ragazza, così come era stato stabilito. Non potevamo dare nell'occhio più di quanto già non stessimo facendo.
Stefan e la sua stupida idea di voler giocare all'umano. Non lo è più, e lo sa. Odio questo suo atteggiamento pacato, questo suo desiderio di voler sempre aiutare tutti, e di passare sempre per il buono che non sbaglia mai.
Io sono sempre stato il fratello cattivo, quello da evitare, quello che crea problemi. Non sa che il primo problema, per me, è lui.
Se solo si fosse fermato a parlarmi, civilmente, senza cercare di fermare ogni mio gesto, prendendolo sempre come una vendetta, tutto sarebbe diverso.
È vero, bevo il sangue umano, ma da tranquillo, sono anche capace di lasciar vivere le mie vittime, la mia cena. Quando lui si mette contro di me, tutto perde di valore, i sentimenti, i pensieri, tutto, rimane soltanto la voglia di vendetta, che non riesco a fermare.
Salgo un gradino alla volta, lentamente. Elena sta piangendo.
Mi fermo un secondo, voglio sapere cos'ha. Sapere che sta male mi rende inquieto.
All'inizio pensavo che fosse soltanto un'altra prova da passare, un'altro modo per divertirmi, ma quando l'ho vista negli occhi, la prima volta, ho capito che lei era diversa. E non era solo la incredibile somiglianza con Katherine, era qualcosa di più, qualcosa che tutt'ora non è svanito. So che tra me e lei c'è qualcosa, ma non so descrivere cosa possa legarmi a lei.
So soltanto che quando mi è vicina mi sento diverso, completo, ed è una cosa che non provo da molti anni.
“Come sta?”.
“E a pezzi, io non voglio che soffra ancora, è solo un ragazzino”.
“Elena che posso fare io..che posso fare per aiutarlo?”.
“Puoi fare in modo che dimentichi?”.
“Elena..”.
“Stefan ti prego. Non so se potrà mai superare questo dolore. Voglio che dimentichi tutto quello che è successo”.
“Se lo faccio io, non è sicuro che funzioni. Per ciò che sono, per il modo in cui vivo. Non ho la capacità di farlo correttamente”.
“Lo faccio io”, mi intrometto, sentendo i loro sguardi addosso, “Se è questo che vuoi”.
La guardo, e anche se ha il viso sconvolto rigato di lacrime, non posso non notare quanto sia bella.
“Faccio io”.
Si volta verso Stefan, “è quello che voglio”.
“Cosa vuoi che ricordi?”, le domando.
Mi guarda negli occhi, e sento che potrei morire in questo momento. Morire per opera sua, del suo sguardo dolce e triste allo stesso tempo, di quello sguardo che mi fa impazzire.
“Voglio che tu gli dica..che Vicky ha lasciato la città e, che non tornerà più. Che non deve cercarla, né preoccuparsi per lei. Gli mancherà, ma sa che questa è la cosa migliore.”
Il suo sguardo mi chiede se posso, se posso farlo per lei.
Potrei fare tutto per te Elena, potrei renderti felice, amarti, e tu non lo sai.
“Si che posso”.
Li lasciò soli, sentendo un vuoto al centro del petto.
Salgo le scale, entrando nella stanza di Jeremy. Suo fratello è così diverso da lei, in tutto. Sia fisicamente che come modo di ragionare. Elena è unica.
Si volta verso di me con gli occhi rossi per il pianto. Doveva essere importante per lui.
Non riesco a sentirmi felice però, nonostante sia stato felice di morderla, sento quasi fastidio nel vederlo così.
È colpa mia, mi ripeto, e Elena direbbe che sono umano, che una parte di umanità è rimasta in questo corpo acido e vendicativo.
Non mi conoscono, non sanno quello che provo e che sento.
Mi siedo nel letto di fronte a lui, vedendo nei suoi occhi la stessa sofferenza che ho visto nei miei per un secolo.
“Tu non ricorderai niente, stasera alla festa a scuola hai bevuto troppo. Vicky è venuta a cercarti per dirti che se ne andava, e tu hai accettato, promettendole di non cercarla mai più. L'unica cosa che ricordi è l'ultima birra che hai bevuto. Nient'altro..”.
“Nient'altro..”, ripete come una marionetta.
Elena mi ha chiesto di farlo. Lei.
“E ti impegnerai per trovare un equilibrio, per rendere fiere di te tua zia e tua..sorella”, tentenno nell'ultima parola. So che lei non me lo ha chiesto, eppure voglio che una parte di lei sia felice, serena. Deve già sopportare troppo dopo la morte dei suoi genitori.
“Mi impegnerò, affinché loro siano fiere di me..”.
Esco dalla stanza, scendendo velocemente le scale. Voglio vederla, farle sapere che va tutto bene e che tutto andrà bene.
“Ma non posso, nonostante ciò che è accaduto non posso e non voglio perdere ciò che provo per te..”.
Una pugnalata, di legno, come se tanti pugnali mi trafiggessero il corpo. Mi fermo, trattenendo il respiro e stringendo i denti.
Apro la porta.
“Fatto”, freddo e diretto.
Si alza venendomi incontro ma mi scosto senza farlo notare. Solo Stefan può.
Gli lancio uno sguardo, osservando la porta chiusa, prima di ritirare su la maschera ed andarmene.

   
 
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