Guardavo la flebo con disprezzo.
Avevo solo due minuti e poi Axel sarebbe tornato in camera e, sicuramente,
avrebbe controllato il mio braccio.
Afferrai l’ago e lo fissai a lungo,
sprecando così i miei preziosi minuti di tregua.
Prima che potessi conficcarlo nella
vena, bussarono alla porta. Fui immediatamente grata di avere delle visite,
speravo solo che non fosse mio fratello.
-
“Posso entrare?”
chiese una voce stridula.
-
“S-Si, avanti”
balbettai non sapendo chi fosse.
La porta si aprì e, cautamente,
un’infermiera entrò, trasportando un piccolo carrello. Si chiuse la porta alle
spalle e mi guardò imbarazzata.
-
“Sono venuta
per…” si decise a parlare ma la fermai.
-
“Si, lo so, a
sostituirmi la flebo o per controllare che la abbia al braccio” dissi sicura di
me porgendogli l’arto.
Osservavo le sue guance che attimo
dopo attimo si arrossivano sempre di più.
Iniziavo ad insospettirmi. Perché era
tanto impacciata? Era forse il suo primo giorno e non aveva preso confidenza o,
semplicemente, lo era già per fatti suoi?
-
“No, veramente
no. Mi scusi se sono arrossita ma suo fratello Axel…”
-
“Ha fatto il
cretino con lei? Appena torna gliene
dico quattro!”.
-
“No, no,
assolutamente. Ha solo fatto una richiesta ma, scusi la sincerità, è davvero
molto, molto carino”.
Adesso si che era davvero rossa dalla
vergogna. Era un’altra ragazza castana nel suo fascino da giocatore di basket.
-
“ Oh bene,
scusami tu allora… comunque… se non è per la flebo, che richiesta le ha fatto?”
domandai incuriosita alla giovane donna con il camice bianco.
-
“Mi ha solo
chiesto di portarle questi”.
Sollevò il telo che ricopriva il
carrello, prese due piatti e mi porse: pollo e pancakes.
-
“Oh, grazie
mille, in effetti morivo di fame!”
-
“Di nulla, si
figuri”.
Strava per voltarsi ed uscire dalla
stanza ma, avendo un dubbio chiesi:
-
“Mi scusi!” feci
per chiamarla.
-
“Si? Mi dica”
rispose disponibile voltandosi verso di me.
-
“ Per caso, qui
in ospedale, cucinano i pancakes? Francamente, non sembra affatto un dolce
preparato qui”.
-
“No, credo che
quei pancakes siano un regalo da una certa S-Shay… almeno credo si chiamasse
così: una ragazza biondina, occhi azzurri e magrolina”.
Parlava di Sharon così tristemente
che in quel momento capì che questa giovane dai capelli raccolti in una retina,
aveva afferrato che Axel fosse fidanzato.
-
“Grazie mille!”
risposi semplicemente aprendomi in un sorriso splendente.
Abbandonò la sala guardandosi i
piedi, trascinandosi il carrello sconsolatamente.
Sharon
sei il mio mito! La mia salvezza!
I pancakes con cioccolato, noccioline
e tanta, tanta panna, proprio come piacevano a me. Mi conosceva proprio bene.
Aspetta
un attimo! Shay è qui! Perché non viene a trovarmi? Potevamo mangiare insieme,
parlare, passare il tempo… forse… è passata quando dormivo o peggio non è
entrata perché non voleva vedermi così! No, non è da lei.
-
“Non azzardati a
mangiare quelle delizie da sola! Stiamo morendo tutti di fame qui! Abbi pietà e
dividiamo!”
-
“Shay, Fel! Che
bello vedervi! Fatevi abbracciare!”
Si avvicinarono e ci stringemmo in un
caloroso abbraccio collettivo.
-
“Che fai Fel, mi
sbavi addosso? Non preoccuparti, mangeremo presto!” sorrisi allegramente
seguita dai due.
-
“Come stai
adesso?”.
Stavo per risponderle ma mi
interruppe appena aprii bocca.
-
“No zitta, lo so
già. Si mia adorata amica, mi sono informata e vuoi sapere una buona notizia?”
-
“Domani torni a
casa!” canticchiò Felix gioioso come non mai.
Gli saltai addosso per la ferità,
abbracciandolo forte. Con coda dell’occhio vidi Sharon mentre alzava gli occhi
al cielo e scuoteva la testa mostrando il suo disaccordo.
Mi staccai da Felix e mi voltai verso
di lei che mi guardava scherzosamente offesa:
-
“Non è che per
caso ora sono seconda nella tua graduatoria vero? Se è così, sappi che sarò
costretta ad uccidere il qui presente usurpatore”.
-
“Dai Shay, non
rivolgerti così a questo poverino” dissi scompigliando i capelli di lui con la
mano.
-
“Si, si, certo,
passami pure in secondo piano, te ne pentirai amaramente cara mia e sappi che
non ti preparerò più…”
«Drin drin» trillò il cellulare di
Shay.
Io e Felix continuavamo ad insultarci
facendoci il solletico.
-
“Scusate è mamma,
devo proprio rispondere”.
Ridevo a crepapelle combinando un
baccano tremendo.
-
“Mamma! Non ti
sento! Grida! Oh ragazzi, che caos! Esco fuori a vedere se c’è linea e vado
lontana da voi! Ma riprenderemo il discorso più tardi!” disse uscendo dalla
porta in cerca di silenzio.
La porta sbattè e per un ci fermammo.
Io lo fissavo e lui fissava me.
Sicuramente
vuole mangiare i pancakes senza Sharon e ora inizierà a supplicarmi.
Invece mi… baciò. Si, proprio così,
prese il mio viso tra le mani e mi baciò sulle labbra. Non sapevo quello che
facevo eppure le mia labbra si muovevano con le sue, in armonia perfetta. Gli
gettai le braccia al collo e lo spinsi contro di me con una forza incredibile.
Lo desideravo, lo desideravo tanto. La sua mano era sul mio viso e l’altra
tracciava il percorso della spina dorsale sulla mia schiena.
Quando la sua prese mi avvolse,
sentii un brivido sulla pelle, che arrivò dritto al cervello. Quel tremito mi
svegliò, finalmente, mi chiesi cosa stessi facendo.
Sapevo di dovermi staccare da lui ma
non volevo, non riuscivo. Felix non aveva intenzione di lasciarmi, mi feci
coraggio e dolcemente allontanai il mio corpo dal suo con espressione afflitta.
Non conoscevo il dopo di quelle
situazioni ma, il prima mi aveva fatto tremare il cuore.
Mi guardò con quegli occhi verdi
maledettamente profondi e mi fissò come se avesse voluto dirmi “c’è qualcosa
che non và?” oppure “ Tu sei d’accordo?”.
Ovviamente non sapevo che dire. Gli presi la mano e
ricambiai lo sguardo.
Non so perché lo feci ma mi venne
spontaneo.
Lo guardavo e tornavo indietro con i
pensieri, ricordando quel momento.
Due calamite che generavano il campo
magnetico più potente che abbia mai visto. Pensavo a come poter resistere a
quei due smeraldi che avevo di fronte.
-
“Scusate, mia
madre è una rompiscatole! Allora diceva…?”.
Aveva visto: le sue mani nelle mie,
che ci fissavamo, vide tutto.
-
“Finalmente sei
tornata! Se avresti tardato anche altri due minuti, Felix avrebbe fatto fuori
tutto! Gli ho bloccato le mani sperando di guadagnare tempo” improvvisai…
mentendo.
Ci fissò per un po’… prima me e poi
lui, tutto in religioso silenzio.
Ti
prego, ti prego, ti prego… supplicavo.
-
“Felix…” lo
chiamò fissando il vuoto.
Merda!
Ha capito! Addio amici per sempre!
-
“Si?” rispose guardingo.
-
“Tu sei un uomo
morto! Come hai osato, anche solo pensare di mangiare i miei pancakes da solo
eh? Ingordo?” urlò con voce squillante fondandosi su di lui per dargli un pugno
sulla spalla.
Tirammo un sospiro di sollievo, mi
aveva creduto.
-
“E comunque sei
fortunato oggi, non posso vendicarmi adesso, c’è Axel che vuole dirti qualcosa.
L’ho visto nella sala dei distributori automatici” sbuffò.
-
“Si grazie, ci
vado subito”.
Sfilò le mani da quel groviglio e si
diresse verso Axel.
-
“Non mangerete
tutti i pancakes da sole vero? Mi aspetterete…” supplicò scherzosamente.
-
“Sparisci ingordo
che non sei altro!” disse Sharon mostrando la lingua.
Lo vidi sparire ancora una volta
dietro una porta. Ultimamente ci dividevamo così.
Rimanemmo sole, io presi il piatto con
i dolci cercando di tentare Shay, del tutto ignara di ciò che stesse per
accadere.
Misi il piatto proprio sotto il suo
naso e lei con una mano lo scostò.
-
“Dimmi tutto Ell!
Voglio la verità! Sarò anche carina, simpatica, allegra, intelligente, acuta,
carismatica, elegan…”
-
“Shay!” la fermai
prima che potesse elencate tutti i suoi pregi.
-
Insomma, sarò
anche tutto questo ma non sono scema Ell! Cos’è successo mentre non c’ero?” mi
squadrò.
Rimasi in silenzio, non sapendo come
poter descrivere la scena.
Dovevo negare tutto? Non me la
sentivo, aveva ragione, non era stupida.
Cercavo di riassumere tutto in modo
da poter raccontare quegli attimi di pura euforia eppure non riuscivo a trovare
delle parole adeguate.
-
“Avanti! La
storia dei pancakes non è per niente credibile. Sai che puoi dirmi tutto no? Lo
hai baciato?”
-
Cosa ti fa
credere che l’abbia baciato io?” mi innervosii.
-
“Perché ti piace,
perché ti ha salvata la vita, perché avevi le sue mani nelle tue, perché…”
catalogò indicandosi una dopo l’altra le dita come per contare le immense
ragioni per cui avrei potuto farlo.
-
“Ok ok, potrà
sembrare così ma… è stato lui” bisbigliai
-
“Lui? Wow… e da
quando è innamorato di te? Com’è stato? Com’è iniziato? Non ho un’idea di come
tu o Felix sappiate baciare, visto che non vi ho mai beccati farlo con nessuno.
Ciò vuol dire che devi dirmi tutto.”
Saltellava sul letto.
-
“Vuoi dirmi che
non sei arrabbiata?” domandai sorpresa.
-
“No”.
-
“Neanche un
po’?”.
Scosse la testa.
-
“Il pensiero di
arrabbiarti neanche ti sfiora?”
-
“Assolutamente no”.
-
“Ma che vuol
dire? Non capisci che questo potrebbe comportare dei cambiamenti enormi?
Ammettiamo che io decidessi di fare coppia fissa con Felix e poi, dopo un po’,
decidessi di lasciarlo? Non saremmo più amici… e io non voglio! Non ti
dispiacerebbe affatto?” dissi agitandomi con le lacrime agli occhi.
-
“So che non
accadrà. Vi volete bene, ci vogliamo bene. Non può separarci una cosa del
genere, è troppo poco. Lui non può far a meno di te e tu lo stesso, è
praticamente impossibile”.
Anche lei… mi guardava negli occhi e
mi calmava. Era una parte di me, quella che adoravo di più.
Rimasi in silenzio, sperando che le
sue parole fossero una sorta di premonizione.
-
“Ora, risolte
queste questioni… vuoi dirmi tutto o no?” chiese con la voce di chi pretende
qualcosa.
Aveva un sorrisetto malizioso sulla
bocca e al vederlo iniziai a ridere, dimenticando le lacrime.
Le raccontai tutto senza molti giri
di parole: le nostre labbra, il mio desiderio, il brivido, tutto.
-
“Ora si che sono
realizzata!” sospirò raggiante.
-
“Posso chiederle
come mai donzella?” dissi imitando la voce di un lord e accostando una ciocca
di capelli sul labbro per creare dei baffi.
-
“Perché avevo
ragione, perché avevo ragione…” cantilenò come una bambina.
Mi tappai le orecchie e iniziai a
cantare per non ascoltarla.
Eravamo proprio due bambine.
Mentre continuavamo a giocare,
arrivarono Axel e Felix.
-
“Siamo ancora in
tempo?” curiosò Axel sbirciando sul piatto.
-
“Siete davvero
baciati dalla fortuna oggi!” esclamò Sharon.
-
“Shay, avevi
detto che Axel doveva dirmi qualcosa e invece…”
-
“Si scusa, mi
sono confusa. Volevo fermarti ma eri già lontano”.
-
“Se non avete
mangiato, che avete fatto?”
-
“Niente,
fratellaccio ficcanaso! Non sono affari tuoi!” lo stuzzicai.
Felix mi lanciò un’occhiata
interrogativa ed io, non so come, lo rassicurai non dicendo una parola.
Forse avevo anche io una specie di
superpotere.
Non ero convinta di aver mandato il
segnale giusto ma, in quel momento, mi sembrava la cosa migliore da fare.
Sapere che lo avevo rassicurato mi
faceva sentire in un certo senso utile.
Smisi di pensare, il mio stomaco
reclamava il suo pranzo.
Decidemmo finalmente di mangiare il
tanto atteso pollo seguito dai pancakes.
Guardandomi intorno vedevo la mia
felicità. Mi sentivo amata dalla mia famiglia, dai miei amici e da quel giorno
anche da un altro punto di vista: mi sentivo amata dal mio amico… speciale.
Non ero pronta a chiamarlo ragazzo… tantomeno il mio ragazzo.
Alzai lo sguardo su di lui e
contemporaneamente lui su di me.
Possibile che avesse pensato la
stessa cosa che avevo pensato io? Lui mi avrebbe mai chiamato la sua ragazza?
Tornava la sensazione: lo volevo, lo
volevo accanto, lo volevo mio.
Quando tutti sarebbero andati via
l’avrei fermato.
Avevo bisogno di lui, avevo bisogno di noi.
Grazie a tutti i lettori e anche qualche commento non sarebbe male! A prestooo!!!