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Autore: Sux Fans    26/07/2010    3 recensioni
Titolo precedente: Il Bacio di Giuda
Abbracciato da una morte lenta, persuaso dalla sua bellezza, Ezio non può far altro che abbandonarvi al suo bacio vile e caldo, che inoltrerà nel suo corpo una bestia fredda a richiamar il suo nome.
Un assassino è un essere mortale, seppur un dio agli occhi delle sue vittime.
-Ezio.. – chiamò.
-Ezio.. - ancora.
Con tutte le mie forze lanciai un ghigno orgoglioso; chissà quale volto avrebbe avuto la morte, se non il mio...
Nulla è reale... Tutto è lecito
Avviso che la storia è al quanto strana e malinconica. Chi sa già di non gradire particolarmente il genere misterioso o troppo introspettivo, può anche evitarne la lettura. Ma dopotutto non credo sia tanto tragica; uno strappo alla regola.
Ma chissà che possa un giorno continuarla.. a voi le decisioni, logicamente!
Genere: Dark, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il Bacio della Nebbia

Il Bacio di Giuda

Quando riaprii gli occhi, scosso da un terribile fremito, respirai rumorosamente dalla bocca parando gli occhi al cielo tinteggiato di nubi dense. Stritolai nella mano il terreno umido dalle piogge e annebbiato dal dolore alla ferita strinsi forte i denti serrando la mascella. Avidamente mi portai una mano al fianco, trattenendo a me, seppur invano, il sangue che colava fra le dita violate pur di abbandonarmi. Si era mischiato alla polvere, alla pioggia, alle lacrime, aveva abbeverato la mia sete di rancore, punendomi; tralasciai la mia occupazione al cielo per spiare i mortali.

Se avessi potuto avrei gridato, avrei pianto, avrei bestemmiato, ma la voce era virtù dei forti, e io non ero altro che vittima della terra che di lì a poco mi avrebbe trascinato fra le sue radici. Parallela alla mia vista, non vedevo neanche l’oppido punteggiato del vende bagnato degli alberelli spogli, che altro non facevano che proteggermi dal flebile vento gelido di quei mesi freddi e taglienti.

Sarei morto, sgomento a terra, inerme. Prima che il pallore degli occhi avesse impresso la mia vista di un dolce sogno ingannatore: perché altro non poteva essere, che frutto della mia mente che opinava ad allontanare il monotono, caldo, cinabro colore che appannava gli occhi.

Riuscii a genuflettermi esausto, attendendo la sagoma sviata e poco chiara che stava giungendo ad abbracciarmi con un ghigno pungente. L’anima cupa sarebbe venuta ad avvelenarmi con un bacio che sapeva di morte; mi avrebbe piantato i suoi artigli nella carne e avrebbe sussurrato nel orecchio il mio nome, che si sarebbe cancellato dal esistenza una volta inalato il mio sospiro appagato dal sollievo.

Gli occhi genuini e sottili, dal color di un lapislazzulo imbevuto di vino, erano allineati perfettamente al viso ovale e chiaro. Con tutte le mie forze lanciai un ghigno orgoglioso; chissà quale volto avrebbe avuto la morte, se non il mio...

La creatura, dall’essenza della nebbia, sfiorò il mio viso gelandomi al suo passaggio, prima che con l’unghia incavasse l’angolo della mia bocca dischiusa. Eppure il dolore era lontano, era solo una mia immaginazione, mi ripetei. Le palpebre pesavano, e l’oscurità che provocavano bruciava le mie iridi sgualcite di sangue secco.

-E’ presto.. – gemetti, le mie braccia ricaddero ai fianchi appesantite. Il viso della chimera mi squadrò chinandosi di lato silenziosa, mentre portava le sue dita affusolate a circondare il mio collo per segnarlo del suo passaggio. Assunse una nota di dissenso col capo, lasciandomi tacere. La mia cupidigia non solcava neanche il pensiero di ciò che avesse creato quel angelo, di ciò che avesse dato consistenza al suo essere. Immota, mi sembrava di vetro, o cristallo. Quel cristallo che scheggiato, stava squarciando la mia gola intingendola di liquido, che percorreva il busto in bronzo della mia armatura danneggiata. Avrei voluto scindermi al suo tocco; avrei voluto piovesse fuoco su di me, causato da quel tramonto ardente.

-Non è finita... – un filo di voce scosse ancora la mia bocca, ma stavolta vidi il mio tormento annuire e sentire gli occhi aggrediti da lacrime che fedivano come schegge di ferro. Ma ero avvezzo a certe battaglie; a quelle fra me e il mio essere; quello che al mio interno scavava nel mio petto per uscire e gridare al mondo quanto avesse bisogno di aiuto. Ma le sbarre dell’orgoglio e dell’onore, sono indissolubili. Era una delle cose che sapevo con certezza. Che atto fedifrago però, che ora macchiava le mie gote. Non avevo tenuto fede al mio onore, perché stavo piangendo, e non potevo mascherare la mia debolezza con la pioggia, stavolta, manco a me stesso.

-Fammi sentire la tua voce.. saziami del tuo tocco.. – la gola lanciò sguaiati gemiti, e tedio a noncuranza, assoluto disinteresse, tesi la mano a toccare il suo viso immacolato, adescato da tanta bellezza. La peculiarità del viso marmoreo mi resero vittima a logori interni, che ebbero parvenza di singulti forsennati e insofferenti.

-Ezio.. – chiamò. Serrai gli occhi.

“No! Non ancora, ti prego!” La sinuosa bocca si curvò a sussurrare il mio nome, portando al contempo le mani al mio viso e riempirsele delle mie guance umide.

-Ezio.. – ancora.

“Basta...”  Nella mia testa, la voce spettrale e terribilmente soave rimbombava fra le pareti dei miei pensieri. Le pupille mi si dilatarono di sofferenza, al suo richiamo.

-Non temere.. la morte a te riservata.. – respirai urgente dalla bocca, inalai l’aria fredda a riempirmi i polmoni.

-Nulla...- cominciai, sotterrando i suoi sussurri. Ad ogni suo tocco alla mia carne, scie di veleno seguivano i suoi gesti. Si calò su di me; contemplava i dettagli al mio viso succinto di tagli e cicatrici, impegnata ad agognare il mio essere portando a sfiorare la mia bocca con la sua. La sua lingua sorpassò la mia dentatura, cercando la mia. Paragonabile fu’, al sapore ferroso e amarognolo del sangue fresco. Lambì le mie labbra ancora col suo tocco, e si ritrasse facendomi deglutire con fatica.

-Partirà da qui, un morbo silenzioso.. – il suo dito traforò il punto ove batteva ancora furente il mio cuore, sentendo il suo alito scontrarsi sul mio viso.

-E scorrerà piano, senza fretta, il suo artiglio letale.. – non fui sicuro di ciò che sentii, la sua mano scese al mio petto sentendola come fossi nudo.

-Nulla.. è reale – la mia voce parve un inudibile fruscio. Sogghignò ella; l’irrazionale creatura dei miei pensieri, di quella realtà. Con una mano avvinghiata al mio braccio, fermò quasi il mio flusso di sangue che scorreva in esso, lasciando che diventasse pallido quasi quando lei.

-Percorrerà ogni arto, ogni vena, articolazione. Si insinuerà fra la densità del tuo sangue, e lo renderà suo. – alzai la mano ad allontanarla, ma deviò il mio languido tentativo.

-Ti mancherà la padronanza del resto.. – il mio braccio, d’un tratto, s’abbandonò infermo ad affiancare il mio fianco.

-Ti mancherà il respiro.. – cercai di inalare il suo odore. Pesantemente, stava allontanandosi. Accennavo a sospiri gravi.

-Ti mancherà la voglia di combattere, abbandonandoti; giovane assassino, non puoi far altro che attendere, perché sei segnato oramai dal mio stigmate di morte. – la sua mano scese lungo il mio braccio, abbandonando il mio viso. La sentii trattenere fra le sue, la mia mano sinistra e sfiorare dolcemente la bruciatura alla falange dell’anulare. Mi sorrise.

-Non puoi farlo.. – trattenni il respiro che già stava mancandomi, tossendo pesantemente, chinandomi a trattenermi il petto.

-..Tutto.. è lecito – Mi strinse al petto, affettuosa come una madre dal ventre impuro. Posai il capo al suo seno, ma impossibile fu sentire il battito del suo cuore. Mancai di un respiro; sentenziai il mio abbandono sulle ginocchia e ricaddi su quel corpo di ghiaccio che sorpassai come dilatatasi d’un tratto, finendo in terra.

Il veleno solcava il mio corpo richiamando con la sua immacolata voce il mio nome. E stavo lì, attendendo ancora per poco però.

Quel bacio di Giuda, aveva regalato me una pace che avevo fin ora desiderato, ma che stavo temendo con tutto me stesso, impaurito da ciò che avrebbe comportato un giudizio.

Un giudizio su di me: su ciò che avevo fatto, su ciò che avevo perso, su ciò.. che ero diventato..

Il vessillo di Monteriggioni si abbandonava ad un vento padrone. Lo seguii con gli occhi, fin quando la pioggia, pesantemente gravava su quella energia, come veleno. Colpì anche me, slittava i dettagli della mia armatura, e del mio profilo impiantato al terreno. Rendeva tutto suo ora, quel tormentoso sfogo di un cielo caliginoso.

Ma seppur cercassi di dissimulare fino all’ultimo, tenendo alto il mio orgoglio, seppi per certo riconoscere le mie lacrime alla pioggia. Ma probabilmente non ero l’unico: anche chi d’un tratto mi venne incontro, quell’irriconoscibile sagoma che chiamava a gran voce il mio nome, in singulti ovattati nella mia mente, aveva riconosciuto il pungente abbandono nei miei occhi. Mi issò con le braccia e mi strinse al suo petto, crogiolato da quel tepore chiusi gli occhi..

-Abbracciami. – sussurrai avvinghiando al mio petto l’esile braccio imbevuto d’acqua.

-Almeno tu, non hai lo stesso odore della morte... Rosa... – Il buio brancolò ai miei pensieri.

Non feci altro che gemere all’acuto dolore. Ma non era poi così male, quel torpore che stava aggredendo pian piano il mio essere. 

-Non provare ad abbandonarmi, Ezio, o giuro che ti ammazzo! - aveva minacciato con voce rotta da un flebile singhiozzo. Sentivo tutto affievolirsi, anche quelle labbra che stavano sfiorando con un bacio timido la mia fronte, che sembravano tanto l’antidoto a quel bacio che invece.. mi aveva condannato.

Non potei fare altro che ridacchiare però, prima di abbandonarmi all'incoscienza.

-Voi donne siete... davvero pericolose... - cosa accadde dopo, lo sa solo Dio...

 

Fine

Non chiedetemi cosa, o perché ritorno in scena in sezione con una fanfic del genere. Non lo so, non ne ho idea. Mi è parso tutto così chiaro, così fuori dai limiti che scriverlo è stato un gioco.

Essì, dopo undici mesi signori e signore, di pausa dal mondo della scrittura amatoriale mi perdo con una terribile scena di morte, ed addirittura un bacio descritto.. con la morte.

Nel frattempo spero sia stata gradita, anche se può far nascere disagio o sorpresa. Mi sento molto su uno stile oscuro ultimamente; magari ritornerò in voga come prima, a scrivere come una forsennata nel completare le mie creazioni  mai concluse, o mi richiuderò nuovamente a riccio in un ispirazione che rimane segregata nel mio essere.

Ma chissà poi, vi potrebbe essere all'orizzonte una piccola pencentuale che continui anche questa... a voi la decisione!

Lasciatemi aggiungere per ultimo sulla mia collaborazione con Boss_pride, e sulla storia che stiamo scrivendo insieme: La verità scritta nel sangue. Se vi va correte a dargli un’occhiata! Nel mentre mi perdo io, in giro un po’ per la sezione. Mi mancano le mie giornate passate fra una storia e l’altra, e con tanti nuovi arrivati, ci sarà sempre di qualcosa di nuovo da scoprire ^^

Grazie in anticipo a tutti!!

$u>< F4n§

 

   
 
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