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Autore: Linkin Crazy    26/07/2010    0 recensioni
Due fratelli comuni si ritrovano davanti a quel qualcosa che li dividerà: l'invidia. Partecipante al concorso: I sette vizi capitali - Indetto da AkaneMikael (nel forum)
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Conflitto d’interessi
 
AUTORE: Linkin Crazy
FANDOM: Nessuno; è una Originale
VIZIO: Invidia, Ira
GENERE: Generale, Drammatico
RATING: Giallo
AVVERTIMENTI: Non per stomaci delicati
NOTE (eventuali):
 
 
<< Ehi, Lucas >>.
Una voce lo stava chiamando. Lucas cercò di capire chi fosse. Si accorse che era suo fratello, Jack.
<< Ehi, Jack >> Gli rispose, tornando ad occuparsi di quello che aveva interrotto poco prima: leggere. Jack alzò un sopracciglio, contrariato.
<< Che fai? Anche oggi, preferisci rimanere a casa? >> Gli domandò, curioso. Lucas annuì.
<< Ma insomma, la vuoi smettere? Non farai mai nulla di buono, se continui così. Quel libro lo puoi continuare a leggere anche stasera, tanto non si offende se per qualche ora lo posi e vieni a divertirti >>.
<< Mi mancano poche pagine, fammelo finire >> Disse, innervosito. Jack sospirò, poi si girò, in direzione della porta.
<< Ok, mio caro lettore, ti lascio fare. Ci vediamo stasera. >> Disse, poco prima di uscire. Lucas controllò che Jack se ne fosse veramente andato, poi chiuse il libro e si buttò sul suo letto, a pancia in su, con le mani sotto la testa. Sbuffò.
In realtà, mi sarebbe piaciuto uscire con lui e gli altri, però… ho paura. Paura di non essere considerato” Pensò. Non aveva tutti i torti: il fratello, più grande di lui di due anni, era il classico ragazzo bello ed intelligente che conquistava solo con lo sguardo. Lucas, invece, era imbranato con il genere femminile, probabilmente perché era timido e riservato; fisicamente, invece, assomigliava al fratello, che era alto, moro, possedeva occhi verdi e pelle diafana.
Molte volte gli era stato chiesto se fossero gemelli.
E allora, perché Jack sì e lui no? Perché lui non era considerato come il fratello?
Forse, perché era messo in ombra dal fratello, che aveva quel qualcosa che ammaliava chiunque gli stesse intorno, anche i suoi amici.
Come ogni volta che faceva questi pensieri, a Lucas montò una rabbia disumana, che gli fece venir voglia di distruggere tutto quello che gli capitasse a tiro; eppure, cercò di contenersi. Già una volta aveva ceduto all’ira ed aveva spaccato il suo computer; avrebbe anche distrutto qualcos altro, se i suoi genitori non fossero arrivati in camera sua subito dopo aver sentito dei rumori sospetti e non lo avessero bloccato, privandogli di un nuovo computer e mettendolo in punizione. Quella notte aveva pianto, preso da una crisi di nervi che sembrava non dover terminare mai; poi, aveva capito che aveva sbagliato con il suo comportamento, ed aveva cercato di riparare in ogni modo possibile, senza però andar a chiedere direttamente scusa ai suoi genitori per lo spavento che li aveva provocato: la timidezza lo aveva fermato, impedendogli di parlare.
Questo era anche uno dei motivi per cui gli sarebbe piaciuto cambiare carattere, perché essere riservati e timidi porta solo problemi. Lucas ne era consapevole, ed aveva anche cercato di cambiare, di essere più espansivo; ma senza successo. Un giorno però era stato più socievole del solito, e molti lo avevano deriso, credendo che volesse diventare la copia sputata di Jack.
“Vuoi essere chiamato “Jack” da ora in poi?”.
“Lo vuoi sostituire quando lui sta male?”.
“Guarda che di Jack ce n’è già uno, non ne serve un altro”.
Queste erano solo alcune delle frecciatine che gli erano state lanciate.
Da quel momento, Lucas aveva cominciato a credere che, forse, se suo fratello non ci fosse mai stato sarebbe stato meglio per lui: forse, sarebbe stato più libero; forse, sarebbe stato considerato migliore di quello che in realtà era. Come per Jack: lui era sì spigliato e spiritoso, ma era anche molto egoista e vanitoso. Gli altri probabilmente quella parte di suo fratello non la vedevano, ma lui invece sì, perché abitavano sotto lo stesso tetto. E la convivenza non era mai stata facile, visto i caratteri opposti che possedevano.
Ho provato ad essere diverso, una volta. Senza successo. Cosa posso fare?”.
Lucas si rigirò nel letto, cercando una posizione più comoda.
Forse, dovrei semplicemente crescere. Probabilmente dovrei accettarmi per quel che sono.”.
Si grattò la testa, concentrato nei suoi pensieri.
No. Non sarei in grado di sopprimere questa sensazione di disagio che ho da quando sono in grado di ragionare con la mia testa”.
Si alzò in piedi, troppo eccitato per continuare ad essere sdraiato. Aveva voglia di urlare, di essere capito; ma nessuno sarebbe mai stato in grado di comprendere il dolore che provava.
Perché? Perché non potevo essere come lui? Perché ogni volta che esco con Jack, tutti mi dico “aah, ma tu sei suo fratello!”? Perché non posso essere conosciuto come “Lucas”? Perché?” Cominciò a domandarsi, prendendosi la testa tra le mani. Stava per scoppiare a piangere come quella sera, ne era certo.
<< PERCHÉ NON POSSO ESSERE DIVERSO!? >> Urlò, colpendo poi il muro con la sua testa. Cadde a terra, svenuto.
Si risvegliò qualche ora dopo, nel suo letto.
<< Finalmente hai deciso di risvegliarti, eh?  >> Gli domandò una voce famigliare. Era Jack.
<< Che… che cosa è successo? >> Fu la prima cosa che domandò Lucas. Non si ricordava niente.
<< Non ne ho idea, non ero in casa. La mamma mi ha detto che ti ha sentito urlare e poi ha udito un colpo, e quando è arrivata in camera ti ha trovato svenuto. Mi ha chiamato per chiedermi di assisterti in caso di difficoltà, visto che lei era troppo agitata per aiutarti >> Gli rispose Jack, controllando il bernoccolo che si era procurato Lucas con quella botta. Era grande e livido; sembrava pronto ad esplodere da un momento all’altro. << Ora è uscita con papà; penso staranno via tutta la notte >>.
<< Come al solito; la mamma non è in grado di aiutarmi. Però con te ci riesce sempre, eh? >> Disse, risentito. Si girò, per non vedere in viso il fratello.
<< È inutile che cominci: sai benissimo che nostra madre vuole bene ad entrambi >> Disse Jack, poggiando una mano sulla spalla del fratello. Lucas la scansò, innervosito.
<< Con te usa un trattamento di favore, allora >> Rispose. La frecciatina arrivò dritta nel cuore di Jack.
<< Ma la vuoi smettere? Perché devi sempre comportarti da vittima?! >>.
<< Non è che io mi comporti da vittima; siete voi che non provate a capire come mi sento! Credi che sia facile, per me, essere sempre la tua ombra? Essere considerato solo come tuo fratello? Essere denigrato perché non sono come te e, quando ci provo, esserlo perché sembra che voglia rubarti la scena? No. E allora, stai zitto, che è la cosa migliore >>.
Jack non seppe cosa rispondere: era la prima volta che Lucas gli parlava a cuore aperto, e ne era rimasto sconcertato.
<< Perfetto. Se la pensi così, è meglio che me ne vada. Quando vorrai parlare come una persona qualunque, vieni in camera mia >>.
Così dicendo, Jack uscì dalla stanza. Lucas cominciò a piangere, affranto.
Come al solito, sempre a questi punti si arriva! Ma perché?!” Si pose una domanda a cui non seppe rispondere. Rimase per parecchio tempo in camera sua, per sfogarsi, per pensare a cosa fare, a come agire. Pensieri macabri passarono nella sua mente; Lucas provò a scacciarli, ma non ci riuscì. E, mentre ci provava, si addormentò.
*Camera di Lucas.
“Ehi, posso entrare?”.
“Certo, vieni pure”.
La maniglia si abbassò; entrò Jack, i capelli arruffati e lo sguardo fisso nel vuoto. Lucas lo osservò, incuriosito.
“È successo qualcosa?” Domandò, mentre il fratello si avvicinava a grandi passi verso di lui.
“Non è successo niente… almeno, per ora” Rispose, con un tono inquietante. Lucas provò ad indietreggiare, per fuggire da quella situazione; ma ben presto, si ritrovò incollato al muro, col respiro affannato.
“Non capisco… cosa vuoi fare?” Gli chiese, lo sguardo terrorizzato. Un ghigno sadico passò sul volto di Jack.
“Ancora non ci arrivi? Ebbene, lo capirai tra un momento”.
Jack tirò fuori un’ascia…*
<< NOOOOO! >>.
Lucas si alzò a sedere, urlando nella notte. Gli ci volle del tempo per capire che quello era stato solo un sogno.
Accidenti… è la prima volta che mi capita un sogno del genere” Pensò, il respiro affannato. Si portò una mano all’altezza del cuore: lo sentì battere all’impazzata. Bianco come un lenzuolo, si recò in cucina, a prendere un bicchiere d’acqua. Ci trovò Jack.
<< Ehi >>.
Jack lo salutò, muovendo la testa. Lucas ricambiò.
<< Anche tu hai avuto un incubo? >> Gli domandò, stranamente calmo per uno che aveva appena fatto brutti sogni. Lucas sbarrò gli occhi.
<< E tu come lo sai? >>.
<< Si vede >> Fu l’unica risposta. Dopodiché, Jack tacque. Probabilmente, stava pensando a qualcosa.
<< Che cosa hai sognato tu? >> Gli chiese Lucas, mentre si avvicinava al lavello per prendersi da bere. Jack lo guardò.
<< Nulla di importante >> Disse, per troncare il discorso in fretta. << E tu? >>.
<< Anche io: niente di che >>.
Entrambi terminarono quello che stavano facendo, poi tornarono nelle loro rispettive camere.
Lucas si rigirò parecchie volte nel letto, quella notte: non riusciva più a prendere sonno. Dopo qualche tempo, sentì un tonfo provenire da fuori; si pietrificò all’istante, dando le spalle alla porta, immobile. Qualcuno aprì.
<< Lucas… Lucas… >> Lo chiamò una voce, canticchiando il suo nome. Lucas non le rispose: era troppo terrorizzato. << Allora stai dormendo, eh? >> Continuò quella. Sembrava divertirsi. << Mi rendi il lavoro molto più facile. Sei stato un caro fratello, ma è giunto il momento di andarsene. Spero che ci rincontreremo, un giorno o l’altro >> Disse infine; dopodiché, terminò di parlare. Lucas trattenne il respiro, per cercare di far meno rumore possibile.
Qualcosa vibrò nell’aria, e Lucas ebbe solo mezzo secondo di tempo per agire. Rotolò di lato, cadendo a terra. Nel frattempo, il suo letto venne colpito, e si divise in due, formando una strana “M”. Lucas alzò gli occhi per guardare suo fratello, che aveva un sorriso maligno sul volto.
<< Che… che cosa vuoi da me?!? Vattene via! >> Gli strillò, terrorizzato dalla vista del fratello.
<< Non sono io che me ne devo andare: sei tu… >> Gli rispose, la voce fin troppo calma. Lucas sbarrò gli occhi: era come il suo sogno
Si alzò in piedi, preparandosi a reagire in caso il fratello riattaccasse.
<< E perché me ne dovrei andare? >> Disse, per cercare di perdere tempo. Il sorriso scomparve da Jack.
<< Mi stai chiedendo il motivo? >> Domandò, lo sguardo assente. Lucas attese. << Me lo stai veramente chiedendo? >>.
Fece un passo in avanti, l’ascia tesa nel vuoto; Lucas rimase fermo, incapace di muoversi.
<< Sì: voglio sapere la verità >> Rispose. Inghiottì sonoramente.
<< Sei sempre stato uno sciocco >> Cominciò, il viso contratto dalla rabbia. << Non hai mai capito quello che gli altri volessero da te >>.
<< Perché, cosa vogliono? >>.
<< Vogliono TUTTO! >> Quella volta, ad urlare toccò Jack. << Ti vogliono vedere allegro, sorridente! Vogliono vederti uscire! I miei amici vogliono stare con te, perché ti trovano più simpatico! E la metà delle ragazze che mi cerca, lo fa solo perché credono che io sia te! Ma non lo capisci?!? Tutti ti vogliono! Non sei tu quello che sta in ombra: sono io! >>.
Lucas rimase spiazzato da quelle parole.
<< Starai scherzando, spero >> Disse, incredulo. Jack scosse la testa.
<< No. Sto dicendo la verità >>.
Jack mosse un altro passo. L’ascia si avvicinò a Lucas, che cercò febbrilmente una soluzione.
<< Avrei sempre voluto essere come te, ma non lo potevo essere… perché ero troppo diverso. Non potevo più cambiare: se ci avrei provavo, avrei fallito. Ed è per questo che sono qui, ora: non voglio più vederti… Preparati a morire! >> Urlò. Partì alla carica, l’ascia tirata in alto, pronta a sferrare il colpo. Lucas cominciò a correre, incapace di fare altro.
<< Credi che così sfuggirai al tuo destino, eh? Non credo proprio! >> Gli disse Jack. Il ragazzo cominciò a tirare fendenti a destra e a manca, senza colpire Lucas, che nonostante la stanchezza continuava a correre, creando un moto circolatorio.
<< Posso provarci, però! >> Asserì, con quel poco fiato rimastogli in corpo. Poi cadde a terra, sfiancato. Rotolò nuovamente, evitando il colpo che lo avrebbe altrimenti ucciso.
<< Con la resistenza che ti ritrovi, la vedo dura >> Lo schernì Jack, gli occhi fuori dalle orbite per lo sforzo che stava compiendo. Lucas non riuscì a trovare una soluzione; era troppo spaventato. E la concentrazione in quel momento scarseggiava.
Un altro colpo partì, questa volta colpendo l’armadio di Lucas. Se la mira fosse stata migliore, il ragazzo sarebbe stato colpito.
Accidenti… che abbia fatto un sogno premonitore?” Si domandò. Jack si preparò ad un altro colpo.
<< Se stai fermo… >> Disse: ormai era letteralmente partito di testa. Come se fosse stato un ordine, Lucas si fermò. Partì un ennesimo colpo; Lucas, istintivamente, bloccò l’ascia con entrambe le mani; poi, usando la forza, si impossessò dell’arma.
<< Ed ora, chi deve tremare di paura eh?!? >> Urlò il ragazzo, preso da un’improvvisa vena di follia. Ora i ruoli si erano invertiti.
<< F-fermo… io… i-io non volevo farti veramente del male… >> Cominciò a dire Jack, provando a sorridere in direzione del fratello. << D-devi credermi… >>.
<< Non mi incanterai come fai con tutti, sappilo! >> Ruggì Lucas.
<< E va bene, hai ragione tu! Ti volevo eliminare, lo sappiamo benissimo entrambi. Ora, lascia quell’ascia, che finisco quello che avevo iniziato! >>.
Jack si avventò su Lucas; tra i due iniziò una colluttazione. I loro movimenti furono veloci, e non si riuscì più a capire chi stesse attaccando chi. Infine, l’azione terminò quando Jack cadde a terra. Lucas gli mise un piede sullo stomaco.
<< Ed ora… preparati alla tua fine! >>.
Un ultimo colpo partì; questo andò a colpire la fronte di Jack. Del sangue uscì copioso dalla ferita appena provocata, e la vita dal fratello maggiore defluì velocemente, senza dargli tempo di dire o fare qualcosa. Lucas abbandonò la presa dall’arma, poi le gambe gli cedettero. Finì sul pavimento, distrutto.
<< Fin… finalmente… sono… solo! Finalmente mi conosceranno tutti come “Lucas”, e non come “fratello di Jack”! Sono libero! >> Urlò, la vena folle che lo dominava. Cominciò a ridere sguaiatamente, gli occhi costantemente fuori dalle orbite. La risata terminò lentamente, come il suo sorriso. Ormai serio, si alzò in piedi, la testa china.
<< No… non posso averlo fatto… >> Disse, il volto dolorante.
Rimase fermo in quella posizione per interminabili minuti; poi, prese l’unica decisione che gli venisse in mente. Uscì fuori dalla stanza; si girò, e prese la rincorsa; la finestra era aperta.
Il suo corpo venne rinvenuto per primo, fuori di casa, con un rivoletto di sangue dalle labbra.
  
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