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Autore: Kyochan    27/07/2010    5 recensioni
"L'uomo è l'unico animale che arrossisce. O che ne abbia bisogno" - Anna non era più arrossita da quel breve viaggio in treno che avevamo fatto nove anni fa in cui mi aveva ringraziato e aveva pianto per me...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Kyoyama, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                           L'uomo è l'unico animale che arrossisce. O che ne abbia bisogno    

 

Anna non era più arrossita da quel breve viaggio in treno che avevamo fatto nove anni fa in cui mi aveva ringraziato e aveva pianto per me. L’avevo capito nonostante fosse scesa dal vagone e mi desse le spalle. Era stato un addio triste per entrambi.

Ricordo ogni singolo dettaglio di quei cinque minuti e di quel nostro primo incontro.

Si era resa fiamma leggendomi nel pensiero e, per punizione mi ero preso l’ennesimo schiaffo.

Quando ripenso a quel rossore sulle sue gote un sorriso mi sorge spontaneo, e quasi rimpiango quella settimana con Anna.

Non recrimino il reishi, non capite male le mie parole, per nulla anzi. Ho visto troppo dolore negli occhi della mia fidanzata, e troppe lacrime sono state spese per un potere infernale. Matamune ancora mi manca.

Mi rammarico di non riuscire più a coglierla di sorpresa come quei giorni sul monte Osore. Siamo cresciuti, siamo diventati ormai uomo e donna, e oramai, il rapporto che ci lega è così intimo che mi stupisco di come siamo giunti a questo legame.

 

A rammentare la mia storia con Anna una sensazione di calore si propaga dal cuore per tutto il corpo. Un fuoco s’accresce a rivedere i suoi occhi di ghiaccio e il suo corpo bellissimo a insultarmi in quel vicolo imbiancato dalla neve che cadeva lenta. Sono arrossito io in quel momento, da ingenuo come sono ora, ma quel poche parole nominate sono impresse nella mente indissolubilmente. Sono rimasto colpito da lei a prima vista: quei suoi capelli biondi chiari, la sua fronte spaziosa e il suo kimono pesante a riscaldarla dal freddo mentre io in maniche corte rimanevo paralizzato di fronte al suo discorso.

Gli eventi successivi e quello sguardo attraverso le porte della stanza in cui l’ho rivista per la seconda volta mi hanno fatto capire che quella ragazza era più tormenta di me. Se io non avevo amici perché mi definivano figlio degli oni, lei ne era la madre, nel vero senso della parola. Eravamo entrambi isolati dal mondo, senza amici e odiati, ma almeno io avevo la famiglia e gli spiriti a vivere con me. Anna più di seguire le lezioni da itako di mia nonna non aveva altre consolazioni.

La prima volta che l’ho veramente capita è successo in quel negozio di souvenir. Il mio primo schiaffo, simbolo di un volersi bene tutto suo. “Se ti avvicini a me diventerai infelice”, sono state le sue parole in quel momento. Ho compreso che, alla fine, nonostante fosse disgustata dai pensieri del mondo, riteneva di essere lei il vero male e preferiva che io fossi felice piuttosto che lei. Una generosità così strana che mi ha mostrato anche quando ha cercato di salvarmi. È iniziata a piacermi per il suo cuore straziato dal dolore e un calore nascosto dietro a uno sguardo ossidiana.

Quella lunga sera davanti al televisore si è creato il primo vero filo che ci collega. È diventata porpora per la prima volta: Ha letto nella mia mente quel pensiero di un amore infantile verso di lei.  E vedendola, risentendo la sua mano nella mia guancia gliel’ho promesso. Le ho promesso che non sarebbe stata più sola. Mi sono impegnato a fare del mio meglio per disilludere il peso della sua anima anche diventando Shaman King. Quella parete di legno a separarci alla fine invece ci ha unito, attraverso un pianto che voleva celarmi, che mi ha colpito veramente.

Ho-oni e la dichiarazione d’amore tra le lacrime di Anna hanno disegnato l’inizio della nostra storia.

Quel viaggio è stato l’unica volta che la mia fidanzata è arrossita. Il suo rossore è sparito accompagnato dal reishi in un vortice di crescita del nostro rapporto.

 

Dopo quelle brevi giornate vissute insieme non ci siamo rivisti per un anno. Fino all’inverno e al capodanno  in cui con mio nonno, Ponchi e Conchi e mio padre non siamo tornati al ryokan della nonna. Durante tutto il tragitto in treno l’ansia mi ha sovrastato. Quando ancora in un manto bianco ho scorso all’orizzonte il profilo di quella casa ho immaginato come potesse essere cresciuta l’itako. Non c’era quando siamo entrati in casa e non c’era neanche quando ho parlato con mia nonna di fronte all’altare imbandito per la preghiera di rito.

L’ho rivista con una yukata chiaro con le girandole la mezzanotte del primo giorno del nuovo anno al tempio. Tra il gong che segnava i dodici rintocchi della nuova alba e ancora i fiocchi bianchi che ci accerchiavano,  sono ancora una volta arrossito di fronte alla sua bellezza.

Appena mi ha visto, mi ha trapassato l’anima con i suoi occhi. Abbiamo camminato fianco a fianco dopo l’orazione agli dei in silenzio. Era cambiata, l’avevo capito dalla facilità con cui stava tra la folla. Non odiava più, come invece faceva solo un anno prima, amava solo. L’ho salutata di fronte alla casa della nonna dove ognuno è ritornato nella propria camera senza proferire parola. La mattina siamo ripartiti senza poterla rivedere.

Nei quattro anni successivi i nostri incontri sono stati più vicini nel tempo e molto più liberi da pesi. Mostrava la sua corazza dura con i suoi comportamenti da tiranna anche nei miei confronti e io subivo tra leggeri pianti e lamentele. Quando stavo con lei almeno avevo un amico e miglioravo anche fisicamente grazie ai lunghi allenamenti subiti. E tuttavia sapevo che qualcosa ci legava.

 

A quindici anni sono partito per Tokyo. Li forse ho capito la distinzione tra l’amore e l’amicizia. Ho conosciuto Manta, Amidamaru, Ren, Horohoro e tutti gli altri e ho percepito la sottile differenza che passava tra il rapporto venutosi a creare con Anna.

Manta una sera mi aveva confidato che invidiava quel legame. Che aveva compreso, forse prima di me che io e Anna avevamo vissuto un esperienza così intima da regalarci un rapporto d’amore così forte per dei ragazzi, che molte coppie, anche molto più anziane, non avrebbero mai avuto. Manta mi disse proprio testuali parole: “Yoh, l’ho capito sai, che se dovessi scegliere tra la vita di anna e la mia sceglieresti la sua. nonostante siate cosi freddi in apparenza, voi vi amate più di ogni altra cosa al mondo. Vi invidio, perché io ancora non ho trovato la persona che mi dia tanto”. Non ho saputo rispondergli. Lui si è alzato e sorridendo e augurandomi buon viaggio se ne era andato. Era la notte prima di partire per l’America.

Sono tornato a letto con la pesantezza delle sue parole e la consapevolezza che l’indomani non l’avrei più rivista per chissà quanto tempo. Non volevo agire, perché ero certo che sarebbe stata a lei a cedere prima alla tentazione di una notte insieme. È venuta da me silenziosamente, con poche parole  taglienti come il suo recrimino per non aver fatto io la prima mossa. “Almeno per questa notte, potremo dormire insieme no?” sono state le sue ultime parole, mentre sapendo già la risposta che avrei dato mi ha aspettato sullo stipite della porta. Il mio “certo” si è disperso tra le nuvole che coprivano la luna.

In quella sera l’ho abbracciata per la prima volta, ho sentito il sapore salato di lacrime delle sue labbra, e ho annebbiato i miei sensi nell’atto d’amore più grande.

Ci siamo amati come se fosse l’ultimo gesto tra di noi in un silenzio fatato, interrotto solo dai gemiti di una passione che s’accresceva. La mattina non l’ho salutata, sono partito che ancora era tra le braccia di Morfeo rubando un bacio a quelle labbra rosse dai troppi baci. Le ho lasciato una lettera con solo due parole “Tornerò presto”.

Non le ho scritto ti amo. Io e Anna non ce lo siamo mai detti. Forse consapevoli che non sarebbe stato necessario. L’abbiamo dato sempre per scontato.

Per tutta la notte non è mai arrossita.

 

Quando ci siamo rivisti al Pache Village un anno dopo, non mi ricordo neppure cosa ho detto, tanto ero incredulo della sua presenza. Sentendo la sua voce il mio cuore aveva iniziato a battere e quel ritmato bussare nel petto mi aveva sigillato le orecchie.

La sera nella nostra stanza nelle casupole del villaggio siamo rimasti per molto tempo a pochi centimetri di distanza uno di fronte all’altro. I respiri ansati si mischiavano tra di loro. Ancora una volta ha preso lei l’iniziativa. Mi ha sfiorato il volto, dandomi bruciature di impazienza dovunque la sua mano tracciasse un tratto. Si è fermata sulla cicatrice nel petto che mi ero procurato sette anni prima sul monte osore, e cercando i miei occhi ha posato le sue labbra sulle mie.

Da quel momento ogni volta che eravamo soli una carezza o anche  qualcosa di più ci ha sempre attratto.

 

Alla morte di Ren avevo già compreso cosa avrei fatto e anche se ho dovuto tradire Anna non ho esitato. Sapevo che. anche se avrei subito il suo sinistro micidiale, mi avrebbe capito e perdonato. Il mio pensiero anche in quel caso è stato per lei, chiedendole scusa di non poter diventare Shaman King come promesso. Mi ha compreso e mi ha aiutato quando ha capito prima di me che non volevo diventare re degli sciamani solo per salvarla ma anche per salvare me stesso e il desiderio di non soffrire più. Quella volta al tramonto, quando mi ha consegnato l’Oracle Bell, forse per la prima volta si è lasciata dominare da me. Si è lasciata guidare da me in un istante d’amore, tempo per il sole di morire.

Tuttavia non è tornata fiamma neanche in quel momento.

 

Il giorno in cui sono caduto all’Inferno, ho percepito subito la presenza di Matamune, era li, ma era anche cosi distante. Ho rivisto anche Ho-oni, e ho capito che comunque quell’essere considerava veramente la mia ragazza come sua madre. La amava quanto tale e aveva caratteristiche simili a lei, voleva bene anche se lo teneva nascosto dietro all’aggressività.

 Sconfiggendo avversari sempre più pericolosi negli inferi, s’accresceva in me tuttavia una sensazione di preoccupazione. Sapevo che Anna era in pericolo. Ritornando alla luce ho fatto il prima possibile per tornare da lei. Vedendola con Hao, un peso si è materializzato nella mia anima. Ho fatto in tempo a salvarla da lui e da se stessa. Sapevo che se quella lotta fosse continuata, il reishi sarebbe riapparso come una maledizione. Le ho sussurrato di tornare al nostro alloggio. Mi ha ascoltato stanca mentre sono andata a parlare con mio fratello per la prima volta. Al mio ritorno, era distesa sul futon  con il volto rivolto verso la parete. Mi sono distesa con lei e l’ho abbracciata, accerchiandole la vita con le mie braccia e intrecciando le gambe con le sue

Siamo rimaste in quella posizione per molte ore, fino a quando non si è voltata e con gli occhi affaticati ha nascosto il viso nel mio collo e mi ha bisbigliato un grazie.

 

La notte prima di partire per Mu e cercare di sconfiggere Hao è stata la notte più intensa della nostra vita. Neppure in quelle ore le parole hanno colmato la stanza, ma la passione l’ha fatta da padrona.

Ci siamo amati per tutta la sera. Ho ancora in mente la sua pelle sulla mia, le sue labbra a cercare disperatamente un altro bacio e i nostri occhi a sforzarsi per ricordare ogni singolo attimo. Non ci siamo detti nulla, solo all’alba ho appoggiato la fronte sulla sua, le ho baciato le labbra dicendo un parola alternata all’altra: “Fidati di me, sarò Shaman King” e me ne sono andato lasciandola da sola nel letto che ci aveva cullato senza che fosse ancora una volta arrossita. Quel giorno, come mi ha rivelato in seguito Anna abbiamo concepito nostro figlio.

 

Sono diventato Shaman King, è finito tutto bene, non c’è più nulla per cui combattere. Io, Anna e manta siamo tornati a casa En rapidamente dove abbiamo festeggiato tutti insieme. Non siamo rimasti soli per una settimana, poi, uno alla volta i nostri amici sono ritornati nelle loro rispettive abitazioni. Quando ho salutato Manta che è stato l’ultimo, sono rimasto da solo a guardare le stelle seduto nel cimitero dove l’avevo conosciuto. Anna silenziosamente nel suo kimono bianco mi ha raggiunto e mi ha teso la mano e stringendogliela mi sono aggrappato a lei per non restare ancora una volta in solitudine.

Ho stretto forte quel sostegno e guardandole ancora una volta quegl’occhi ossidiana così freddi così caldi, le ho sussurrato le due parole che davo sempre per scontato, ma che volevo dirle da quando non le aveva più lette nella mia mente. Le ho bisbigliato mentre piangendo lacrime d’amore immergevo le labbra sulle sue e la stringevo a me quel “Ti amo” cosi agognato.

Ed è stato in quel momento che ho visto le sue gote tingersi dopo nove anni ancora di rosso puro, che mi hanno fatto sorridere e desiderare che avesse sempre quell’espressione.  Non mi ha risposto, ma quella suo rossore e il bacio ricambiato con tutta se stessa mi bastavano.

 

Ora ogni volta che desidero rivedere Anna che si rende fiamma le ripeto il mio più sincero “Ti amo..."


Ringrazio chiunque abbia commentato, aggiunto tra preferite/seguite/ricordate o solo letto le mie precedenti flashfic su Shaman king. Mi avete reso felice. Thanks

Kyo

  
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