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Autore: Black_Engel_89    27/07/2010    0 recensioni
Non ci sarà mai una risposta plausibile alla nostra esistenza. Siamo stati creati al solo scopo di provare qualcosa di nuovo,come la vita. E una volta che l’abbiamo sperimentata,possiamo tornare ad essere come prima:morti. Lo siamo sempre stati,siamo il nulla più assoluto,la cosa con meno valore al mondo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Tante,troppe volte ho provato ad immaginare la mia vita senza di te

 

Ricordo ancora quel giorno,come fosse ieri.

Era il 24 ottobre,un sabato come tanti altri per molti,ma per me sarebbe diventato qualcosa di più.

Come ogni mattina,prima di andare a scuola,mi venisti a prendere,sebbene andassimo in due licei diversi tu volevi comunque accompagnarmi alla fermata dell’autobus.

Il cielo era strano,di un colore indecifrabile,cosparso di nuvole di diverse tonalità di grigio.

-oggi credo proprio che pioverà,tu che dici?

Mi chiesi con naturalezza.

Quella naturalezza che ti ha sempre contraddistinta dal “branco”.

-staremo a vedere.

Dopo pochi minuti arrivò il mio autobus,come sempre puntuale.

-ci vediamo all’una e mezza.

Ti dissi.

-va bene.

Mi risposi sorridente.

-non fare tardi come tuo solito!

-si si promesso,ciao!

-ciao!

non persi tempo e mi misi a sedere comodamente su uno dei sedili liberi del mezzo.

Mi sentivo strana,i miei occhi erano grigi,non più azzurri come sempre.

Pensai subito al cambio del tempo.

Arrivata in classe salutai tutti i miei amici,poi mi misi a sedere e ascoltai la noiosissima lezione di inglese,che per fortuna durava solo due ore,e non tre come l’anno precedente.

Più i minuti passavano,più mi sentivo strana.

Una folata di vento,passante dalla finestra,mi fece rabbrividire.

Passata un’altra ora,suonò la campanella.

Ascoltai quel suono,come se fosse stata una melodia delicata,che segnava la fine del mio supplizio. 

Mi misi a chiacchierare con le mie amiche,finchè non mi arrivò un messaggio,che lessi senza farmi vedere.

“Che barba!Ora c’è educazione fisica!non capisco perché abbiano inventato una materia simile!e come se non bastasse,la palestra non si può usare e quindi dovremmo svolgere la lezione in cortile..spero finisca in fretta!un bacio!”

Sorrisi.

Sicuramente avresti inventato una scusa per non partecipare alla lezione.

Era passata un ora dal messaggio,e mi sentivo seriamente irrequieta.

C’era qualcosa che non quadrava.

All’improvviso entrò un bidello,che parlò con l’insegnante di latino,che impallidì all’istante.

-ragazzi,qualcuno conosce Alex Grandi,del liceo Classico qua vicino?

Io alzai subito la mano,mentre la prof. Mi invitò a seguire il bidello fuori dall’aula.

-mi dica,cos’è successo?

-la signorina Alex Grandi è stata aggredita mentre era in bagno a bere,durante la lezione di fisica.

Impallidii.

-come?e chi è stato?

-non è questo il punto..la sua amica è gravemente ferita,stanno aspettando l’ambulanza,ma sta tardando ad arrivare.

Mi alzai di botto e corsi in classe.

-è successo qualcosa?

Mi chiesero tutti.

Ovviamente non risposi.

Mi limitai a chiedere le chiavi del motorino alla mia amica,nonché vicina di banco.

Corsi rapidamente fuori dal cancello,che per mia sfortuna era chiuso.

Lo scavalcai con un’agilità che di solito non mi apparteneva e,quasi volando,raggiunsi il retro della scuola:il parcheggio auto-moto.

Riconobbi subito il mezzo della mia amica,lo accesi  e partii a tutta velocità verso il liceo Classico.

Avevo creato uno scompiglio totale.

Ma in quel momento non m’importava.

Era come se i miei sentimenti si fossero azzerati.

Finalmente arrivai a destinazione.

Scesi rapidamente dal motorino e corsi in cortile.

Mi bloccai.

La mia amica era stata poggiata su una panchina,ed era immersa da una pozza di sangue.

In quel momento divenni come una bambola di porcellana.

Non avevo sentimenti.

Non avevo fiato.

Non avevo il senso della ragione.

Appena tutti mi notarono non ebbero il coraggio di avvicinarsi.

Dissi solo tre parole.

-chi è stato?

Una ragazzina mi venne in contro e mi sussurrò un nome.

Non mi mossi.

Non avevo intenzione di andare da lui

Ora volevo solo lei.

Mi avvicinai titubante e le presi la mano.

-cosa ti hanno fatto…

Sussurai in lacrime.

-Sara

La tua voce era flebile,quasi inudibile.

-shh..

-ti voglio bene..non scordarlo mai..

I suoi occhi si chiusero,il respiro cessò.

Due uomini dell’ambulanza,arrivata non so quando,provarono a rianimarla.

Nulla.

Da quel momento caddi in un tunnel..

Un tunnel buio,senza fine.

Non sentivo più nulla.

Volevo morire,questo era certo,ma non gli a veri dato questa soddisfazione.

Non gli avrei permesso di portarsi via anche me.

Il giorno dopo ci fu il funerale.

Tutti piangevano,me compresa.

I miei singhiozzi erano forti e incostanti.

Il prete parlò a lungo,ma non ascoltai una parola,come probabilmente nessuno.

L’unica cosa che si sentì fu il mio urlo straziante rimbombare fra le mura sacre della chiesa.

                                                           *

Due mesi.

Due fottutissimi mesi che lei non c’è più.

“lei è li con te,anche se non la vedi”

Ma fatemi il piacere!

Lei non c’è!

Non ci sarà mai più.

Io non  chiedo di riportarla in vita,chiedo solo una cosa:perché?

Perché Dio l’ha lasciata morire?

Come ha potuto essere così crudele?

Come si può dare il potere di vita e di morte ad un Dio così?

Che condanna senza sentenze?

Non è giusto,non lo sarà mai.

non ci sono scuse.

Ma una cosa è certa:io non capirò mai il concetto di morte.

Anche quando la proverò sulla mia pelle.

Non capisco come un corpo possa perdere la sua anima così semplicemente.

Non capisco perché Dio ci ha creati morti.

Perché è questo che siamo,morti.

Non abbiamo un senso,non abbiamo verità ne spiegazioni,non siamo nulla.

Siamo solo lo spettacolo preferito da Dio,che ci guarda e applaude per quanto siamo sciocchi.

Inutile porci domande.

Inutile cercare risposte.

Non ci sarà mai una risposta plausibile alla nostra esistenza.

Siamo stati creati al solo scopo di provare qualcosa di nuovo,come la vita.

E una volta che l’abbiamo sperimentata,possiamo tornare ad essere come prima:morti.

Lo siamo sempre stati,siamo il nulla più assoluto,la cosa con meno valore al mondo.
Un giorno diverremo aquile,e con un battito d’ali spazzeremo via il nulla,diventando esseri completi,con risposte e significato.

Ma per ora,rimarremo noi stessi,e vivremo da spettatori la nostra distruzione,protagonista della nostra totale inutilità.

 

 

 

 

 

 

  
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