Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: crystalemi    27/07/2010    5 recensioni
[FF su Inazuma Eleven - Kidou & Endou]
Kidou spesso si perde nei suoi stessi pensieri, ma questa volta si inceppa su qualcosa di umiliante: Kageyama l'ha reso chi è adesso! Endou parte al salvataggio.
[Preslash - schemino nomi all'interno!]
Fanfic partecipante al 100prompt challenge di BlackIceCrystal!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Fanfic scritta con il prompt n° 91: Grazie. La canzone più volte citata è "Fighter" di Christina Aguilera.
Timeline: E' ambientata subito dopo la partita per la formazione dell'Inazuma Japan.


Schemino dei nomi Jap->Ita
Mamoru Endou -> Mark Evans
Yuuto Kidou -> Jude Sharp
Kageyama -> Dark
Teikoku -> Royal Academy
Sakuma & Genda -> Boh, sono Sakuma e Genda.




Fighter!
Thank you so much, Commander.





Silenzio, interrotto solo dalle gocce d’acqua che cadono dalle punte dei suoi capelli fino a terra, dove ormai hanno già formato una piccola pozzanghera, tanto è il tempo che sta riflettendo, fuori dal mondo come suo solito.
E’ dentro, ce l’ha fatta. Non che non ne fosse sicuro, ma averne la conferma lo ha riempito d’orgoglio.
E’ negli Inazuma Japan e li porterà alla vittoria assieme ad Endou, perché è un po’ come se ora fosse il vicecapitano, e benché ami chiamare Endou “Capitano” di tanto in tanto, il suo titolo nel Teikoku gli manca incredibilmente, nonostante l’abbia capito solo dopo questa amichevole.
Con uno sbuffo si lascia cadere all’indietro sul letto, un sorriso sul volto che mostra la sua felicità, anche se è solo un piccolo accenno. Infondo, non è abituato a sorridere con la naturalezza che usano gli altri.
Nel Teikoku se non era un ghigno di scherno non era accettato e rischiavi di essere fuori dalla squadra, probabilmente. Con i ragazzi del Teikoku non si è mai divertito così tanto come con quelli della Raimon.
E’ una delle tante cose che lo lascia amareggiato e a volte quasi sconsolato.
Quanto ha perso del vero calcio?
Eppure. Eppure sono giorni che ci pensa, che pensa a lui, Kageyama.
Forse lo ha plagiato in modo così profondo che non si libererà mai del suo fantasma, non sorriderà mai con tutto il cuore, Non smetterà mai di sentirsi un po’ superiore a molti altri.
Di sicuro rifiuterà per sempre la sola idea di debolezza.
Ma forse questo non è poi un gran male, pensa osservando attentamente il soffitto come se avesse le risposte che cerca. O che nasconde, perché un po’ se ne vergogna, soprattutto davanti ad Endou.
E’ un pensiero martellante, la risposta. E’ lì nei recessi della sua mente che batte sull’incudine, pesante, prepotente, cerca in ogni modo di essere davvero accettata.
Piano, quasi con la paura di rompersi da solo che lo attanaglia si risponde.
«Senza Kageyama non ce l’avrei mai fatta fin qui.» mormora per sentirselo dire, per renderlo più vero, ma se ne vergogna e sa di essere arrossito. E’ umiliante: deve a quell’uomo la sua felicità, perché se non fosse stato costretto ad essere il migliore ad ogni costo, forse non avrebbe mai raggiunto il livello di Endou e degli altri.
Forse, se Kageyama non avesse tirato fuori tutto il suo meglio con la forza e degli ideali sbagliati ora non sarebbe fra le fila della Inazuma Japan, non sarebbe uno dei giocatori più bravi del Giappone (e del mondo, ma questo dovevano ancora confermarlo ufficialmente. Ufficiosamente lo erano già, visto che erano i migliori dell’universo). Forse addirittura sarebbe in una squadra dalle capacità mediocri e mai avrebbe avuto la possibilità di incontrare le persone che ora sono la sua felicità.



It makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
Makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter



«Kidou, sono io!»
La voce di Endou lo sorprende ma fa rispuntare quel sorriso che era scomparso al pensiero di Kageyama.
«Entra.»
La maniglia si abbassa e la testa di Endou spunta all’interno, la solita espressione allegra ad illuminarlo come una stella. Una stella del calcio, quello che è. Che sono, tutti.
Endou si siede accanto a lui e stranamente comincia a giocare con un lembo del lenzuolo ancora sfatto da quando ci si è buttato su per riposarsi dopo la partita.
In effetti ora puzza di sudore, pensa annusando discretamente di lato. Endou lo guarda dall’alto e ridacchia, facendolo schiarire la voce, facendo elegantemente finta di nulla, non fosse per il colore più rosato sulle sue guance. Non si tira su, perché comunque guardare Endou dal basso non l’ha ancora fatto, chissà che non individui qualche punto debole utile per sconfiggerlo la prossima volta.
«E’ stata una partita fantastica!» Esulta Endou con un sorriso stupendo, anche se un po’ impacciato.
C’è quel qualcosa, da un po’ di giorni a quella parte che li ha precipitati in questi stati di scompiglio che Kidou ha deciso di non volerli analizzare ma solo viverli, sperando che vadano via da soli, anche se lo elettrizzano in un certo senso.
«Davvero. Sono felice che siamo entrambi in squadra.»
Risponde continuando ad osservare Endou, e il soffitto ha perso attrattiva e ritorna ad essere il tetto che hanno sopra la testa e nulla più, non ha più risposte o domande.
Nemmeno Endou le ha, ma Kidou sa che è l’unico canale attraverso cui può trovarle.
«Volevo parlarti di una cosa, Endou.»
Il Capitano lo fissa per un po’, poi si leva le ciabatte e si accomoda meglio sul letto, in modo da poterlo guardare negli occhi, direttamente, senza nemmeno l’intralcio delle lenti scure.
«Kageyama mi ha fatto passare l’inferno. Però certe volte mi sembra quasi strano. Pensavo di conoscerlo, pensavo volesse solo il nostro bene, pensavo volesse vederci tutti in nazionale, sempre vincitori. Non perché ci volesse bene o qualcosa di simile, ma perché voleva essere orgoglioso di noi. E noi per primi volevamo che lo fosse. Certe volte mi chiedo come sia stato possibile essere così cieco, così idiota da non accorgermi che ci usava soltanto per sporcare il calcio che noi... non so nemmeno più se lo amavamo ancora o era solo una questione di dignità.»
Endou ha quell’espressione rabbiosa, ma prima che scoppi con una paternale inerente soltanto al prologo lo zittisce poggiandogli una mano sulla bocca, mentre si tira a sedere, per fronteggiarlo ancora una volta alla pari.
«Lo odio, dopo quello che ha fatto a Sakuma e Genda, ma... non posso non pensare che sono qui grazie al suo inferno. Non sono in gamba io, non solo, sono diventato così perché con lui era una questione di sopravvivenza quasi. Pensavo che fosse giusto, ma era solo crudele, lo so, però non posso nascondere che è stato lui che mi ha reso in grado di star dietro ai tuoi ritmi, Endou.»



Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
It makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter



Lascia ricadere la mano, quasi inerte, fra quelle di Endou e per un po’ entrambi le fissano in silenzio.
«Ti sei allenato con noi, da allora, sei così perché ti sei allenato tutti i giorni.»
Kidou scuote la testa, un velo di stanchezza sembra avvolgerlo, ora che è l’unico a fissare le due mani allacciarsi e stringersi assieme.
«La torre di ferro qui ad Inazuma è il posto dove per te è cominciato tutto. Provo lo stesso sentimento di amore e familiarità per il campo al Teikoku, Endou.»
Le mani si allontanano e la sua rimane da sola in grembo al suo capitano. Fa per ritrarla ma una delle mani del capitano la rincorrono e la stringono con più forza e decisione di prima.
«Allora non devi vergognarti. Ti ha aiutato ad arrivare fino allo scontro con la Zeus Academy. Poi però ti abbiamo aiutato noi, Kidou. Quindi in un certo senso, dovremmo ringraziare Kageyama, perché a sua insaputa ha fatto una cosa stupenda: ha permesso che tu giocassi con noi ad armi pari. E diventeremo anche campioni del mondo, un po’ grazie a lui. Si è scavato la fossa da solo, non possiamo fare altro che ringraziarlo, ok? Un po’ se lo merita anche lui, no?»
Il sorriso è tornato sul volto di Endou e scalda in modo imbarazzante il cuore di Kidou, che sa che le parole dell’amico sono la risposta a cui era già arrivato, ma che con le sue parole si vergognava ad ammettere.
«Vinciamo, allora. Lui voleva sempre vincere, no? Lo faremo, a modo nostro.»
Endou annuisce e si sbilancia in avanti per la foga e per salvarlo (e salvarsi) da una brutta botta uno contro l’altro Kidou si allunga, abbracciandolo.
«Grazie. Comunque è un buon modo per ringraziarlo!» esulta Endou alzandosi in piedi, quasi frettoloso nel separarsi da quell’abbraccio di fortuna.
Se anche Kidou prova qualcosa lo nasconde bene, decidendo che forse quella situazione un po’ di analisi critica la meritava.
«Eri venuto per...?»
Domanda distraendo Endou da qualsiasi pensiero stia formulando. Il Capitano si batte una manata sulla fronte e sorride, con l’espressione di un bambino.
«Volevo sapere se ti vanno due tiri in porta.»
Tempo pochi secondi e sono già fuori ad allenarsi, divertendosi.



But in the end you'll see
You-won't-stop-me





Note Finali: Per i miei standard, è davvero una ciofeca, ma sto ancora imparando a manovrare i personaggi, ed è la mia seconda fic su Inazuma Eleven. Mi farebbe piacere se poteste darmi consigli su come muovere i personaggi, anche perché credo di essere riuscita a trattare vagamente meglio Endou di Kidou, il che è tutto un dire =S
The One Hundred Prompt Project
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: crystalemi