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Autore: Edenya404    28/07/2010    2 recensioni
Camminava sicuro nella vita, inseguendo un sogno che era diventato un ossessione, ed io continuavo a rotolare nel solco lasciato dai suoi piedi. Al suo fianco, ma sempre un passo indietro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non starò a fare duemila premesse. Sappiate solo che è la prima ff su Ale e Phai che scrivo, per cui siate spietati :) 

Comunque… la voglio dedicare ad una persona speciale. Euterpe, questa è per te, per dirti grazie di esserci sempre, per ricordarti quanto ti voglio bene e per farti un grande “in bocca al lupo” per il tuo esame. Non aggiungo altro, tanto noi sappiamo già tutto ^-^

 
Enjoy!!


Al di là di questo

 

 

È tutto bianco. Attorno, sopra, sotto.
Cammino e i miei piedi affondano in qualcosa che non è sabbia e neppure neve, ma ne ha la stessa consistenza. Gli occhi… i miei occhi bruciano nel tentativo di trovare qualcosa che non sia il nulla, che mi circonda. E il respiro?
Mi siedo; su qualcosa o forse su niente. Non so se è caldo ciò che percepisco, oppure freddo. Dov’è? Dov’è la mia voce adesso?
Provo ad aprire la bocca per chiamarlo. Sulle mie labbra si dipinge il suo nome: Alessandro. Poi, però, il resto è solo silenzio.
Le ginocchia al petto, come un piccolo bozzolo umano che questo vento si diverte a far oscillare, accarezzandolo. Accarezzandomi.

-Accarezzami Efestione.
Un sussurro vicino all’orecchio, troppo vicino.
-Alessandro, siamo nel bel mezzo di un banchetto. Se i tuoi…
-Non m’importa. Voglio sentire che posso ancora respirare anche tra tutta questa gente.
Le mani che corrono ai lati del tavolo. Un tocco… una boccata d’ossigeno. La vita che corre pulsa più forte sotto pelle.

Le guardo adesso, portandole vicino al volto. I palmi che paiono campi di battaglia, percorsi da fiumi tortuosi di liquida passione. Ampi spazi su cui si era adagiato, un giorno, abbandonandosi alle mie cure, lasciando che lo accompagnassi vicino al mio cuore.
Che cosa era successo poi?
Le mie dita sembrano allungarsi, come fossero di gomma. Le guardo protendersi anch’esse al nulla e stranamente ho voglia di piangere. Qualcosa si rompe, vicino alla mia gamba, ma cosa? Tutto è soffice e inconsistente qui, eppure il rumore è di un coccio incrinato… se mi concentro sembra provenirmi dal petto.
Ma poi, che cos’era successo che lo aveva allontanato?

-Tutto questo mi spaventa, Xandre.
La sua testa s’inclina di lato e due colori si agganciano ai miei occhi.
-Abbiamo vinto tante battaglie, vinceremo anche questa.
-Non è la guerra a farmi paura. Potrei morire anche adesso, tanto tu sei qua con me.
Deglutisce e scopre il collo. Che cosa ascolti mio re?
-Temo quello che potrebbe succedere, questo Mondo che ti risucchia.
Un tremito seguito da un abbraccio, potente, disperato… suo.
-Fidati di me, Phai.
-Non allontanarti mai da me, Alessandro.
-Tu sei la mia casa. Come potrei?
-Allora non allontanarti mai da casa.

Stringo gli occhi con forza, perdendomi nelle linee di luce che si intrecciano. Come noi, allora. Come noi che eravamo l’uno la casa dell’altro. Due raggi colorati che si abbracciavano sulle mie palpebre, al buio.
Camminava sicuro nella vita, inseguendo un sogno che era diventato un ossessione, ed io continuavo a rotolare nel solco lasciato dai suoi piedi. Al suo fianco, ma sempre un passo indietro. Perché Alessandro era pura luce, perché Alessandro non doveva essere offuscato e perché io, per primo, avevo bisogno di godere del suo splendore.
Sospiro, quasi un rantolo, a tratti gemito.
Il bianco che mi circonda si muove, dondola. Non lo vedo ma lo percepisco. Ha il suono ovattato delle ali di una libellula, quando sbattono veloci tra le brezze o sul pelo dell’acqua.
Un giorno, non so come né quando, quella luce era diventata lontana. Un giorno, però, qualcosa era cambiato. Ma cosa?

-Ho deciso di sposarmi.
Lo dice piano, ma con una sicurezza che mi fa male.
-Per avere un erede.
Lo dice piano e non mi guarda. Per fortuna, o dovrei spiegargli perché improvvisamente mi sento soffocare. Perché non riesco a parlare.
Sospira. Sospiro. Sospiriamo.
-I generali faranno di tutto per ostacolare questa decisione. Ho bisogno del tuo supporto Efestione. Come sempre. Dimmi che mi appoggerai…
Si volta. Di fronte a quegli occhi non so mentire. È la paura che vi scorgo, paura che tutto ciò che ha costruito si sfracelli. Annuisco. Mi porge la mano e la afferro, lo sostengo. Per quanto male faccia.

Ci sono delle notti in cui vorresti soltanto chiudere gli occhi e dormire, invece l’ansia ti stringe le viscere e ti spalanca gli occhi. Rotoli tra le coperte, tra il sudore e i tuoi ansiti pesanti.
Il nome di quella donna mi scendeva come veleno sulla pelle e bruciava ogni centimetro di pelle.
Sangue. Da dove sta colando? Lo sento solleticarmi col suo ferroso rivolo.
Alessandro in un letto che non era il mio, Alessandro dentro un corpo che non era il mio.
E sanguinavo.
Come ci si sente quando si è dato tutto se stesso ad una persona? Vuoto… Pieno… non lo so. Si sente, forse, si sente e basta. Come se tutto fosse amplificato; ogni emozione, ogni respiro.
Ma a che serve tutto questo quando l’egoismo dell’altro ti getta addosso la consapevolezza che, in fondo, non sei poi così importante?
Succede che il bianco diventa grigio, mentre da ogni punto e da nessuno io sanguino.

-Non azzardarti a morire prima di me!
Il cipiglio del principino mi farebbe ridere, se nei suoi occhi non scorgessi totale serietà.
-Xandre… non sarò io a decidere quando andarmene.
Due bambini nei profumi di Mieza. Sotto al ciuffo dorato un fremito di paura.
Gli alzo il volto con l’indice
–Però farò di tutto per rimanerti vicino.
-Promettilo Efestione. Promettimi che non mi lascerai solo.
Che cosa sono quelle? Lacrime, piccolo principe?
-Alessandro…
Singhiozzi lo scuotono. Senza ritegno nella nostra camera.
-Phai… ti prego…
Un bacio e poi un altro. E un altro ancora. I sospiri che si fanno pesanti, accavallandosi sensuali.
Sotto quell’irruenza di debolezza capitolo, stringendolo e spogliandolo piano.
-Te lo prometto. Non ti lascio solo, mio re.

Che cosa pensi adesso? Adesso che non ho mantenuto la mia promessa?
Mi chiedo se ancora te la ricordi, se piangi, magari. E se lei ti asciuga quelle lacrime, se ne è capace.
C’è un vaso rotto, ai miei piedi. Quasi il contrasto del rosso con tutto questo bianco mi fa bruciare gli occhi. Lo prendo. Mille piccoli pezzi. Come noi.
O forse… forse come lui.
D’improvviso capisco e qualcosa mi si lacera nel petto.
Mi accascio sul nulla, avvertendo il rumore ovattato che le mie ginocchia producono.
Un pianto che si porta fuori tutto ciò che incontra nel suo cammino.
Lui. Lui mi ha seguito. Lui lo sapeva che senza me non avrebbe resistito. Ed io. Io ho dubitato.
Da qualche parte, adesso, Alessandro il Grande sta morendo. Percepisco il suo pensiero correre da me e sfiorarmi la guancia. È solo un attimo, ma basta a togliermi il respiro. Alessandro respira per l’ultima volta ed io non sono con lui. Ed avevo promesso.
-Perdonami. Perdonami. Perdonami.
Fa freddo. Le lacrime mi si congelano sul volto tirando la pelle.
Il vento soffia cullando la mia nenia, trasportandola via.
-Phai…
Un ultimo singhiozzo mi muore in gola. Ogni cosa cessa di far rumore. C’è solo un suono basso, vibrante. Mi volto.
Non riesco a percepire la distanza che ci separa, ma non m’importa. Lui è qui, di fronte a me.
Ci guardiamo e mi basta. Ogni momento insieme torna al suo posto.
-Mi hai aspettato, Efestione…
Sorride e il grigio diventa luce. Sorride e sento un tepore salirmi al volto.
-Non sono capace di affrontare neppure la morte senza te, Alessandro.
-Neanche io.
Il vaso ai miei piedi è tornato integro. Lo afferro, rigirandomelo tra le mani. Nessuna scheggia manca, neppure una. Su di un lato sono dipinti due fanciulli senza volto: si tengono la mano e leggono un libro, accoccolati in un giardino di profumi e ricordi.
-Non lasciarmi più adesso.
Torno a guardarlo e mi alzo. Le lacrime si sciolgono, asciugandosi sulle mie guance.
-Prendimi.
Sussurro prima di iniziare a corrergli incontro, mentre lui fa lo stesso.
Non so quanto spazio ci separa, ma so che questa volta non mi fermerò finchè non lo avrò tra le braccia.
Percepisce i miei pensieri e annuisce con gli occhi colmi di amore.
Dopotutto abbiamo di fronte un’infinità.

 

 

  
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