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Autore: Minina    28/07/2010    1 recensioni
Dimmi, dimmi, mio Signore, dimmi se tornerà quell'uomo che sento meno mio, ed un altro mi sorride già. Scaccialo dalla mia mente, non indurmi nel peccato. Un brivido sento quando mi guarda e una rosa egli mi ha dato, una rosa lui m'ha dato.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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pescatore 

Getta le tue reti, buona pesca ci sarà

e canta le tue canzoni, e burrasca calmerà;

pensa, pensa, al tuo bambino, al saluto che ti mandò,

e tua moglie sveglia di buon mattino, con Dio di te parlò,

con Dio di te parlò.

 

Era da tanto tempo che al mio villaggio non riuscivo più ad avere una buona pesca; i pesci erano sempre più rari finché, per un'intera settimana, non raccolsi più nulla dalle mie fedeli reti.

Mia moglie e il mio bambino devono mangiare, e se fossi rimasto in quel paesino sicuramente non avrei potuto dar loro ciò di cui hanno bisogno.

E così, dopo tanto pensare, decisi di partire alla volta del mare aperto, alla ricerca di più fortuna fra quelle acque a me sconosciute; preparai la barca, la borsa, la mia compagna di tanti viaggi, di carestie e abbondanze, la mia fidata rete, e mi accingei a salpare.

Lacrime solcarono il viso della mia bella mogliettina, così che m'avvicinai e con un dito, delicatamente, gliele asciugai; la guardai negli occhi, le sorrisi, e le dissi di essere forte e di avere tanta pazienza, perché io sarei tornato.

Volsi poi lo sguardo e il volto al mio bambino, gli passai una mano fra i capelli castani, m'inginocchiai d'innanzi a lui salutandolo con un forte e caloroso abbraccio...non è un proprio saluto da uomini, ma sentivo il bisogno di stringerlo fra le mie braccia.

Ed ora eccomi qua, in mezzo al mare, ancora in viaggio verso acque più profonde e -spero-ricche di pesci.

 

Mio marito, il mio amato marito, è partito alla volta della fortuna e dell'abbondanza, ed io ho terribilmente paura che quel dannato mare, che lui tanto adora, l'uccida, portandolo via definitivamente da me.

Mi inginocchio e prego a te, o Signore, ti chiedo di risparmiarlo, di farlo tornare da me, e di aiutarlo in questa sua impresa, accompagnalo durante le sue giornate e durante la notte, stagli vicino, te ne prego; ti sembrerò egoista adesso, ma non sono affatto pronta a rimanere vedova, sono troppo giovane per non sentir mai più carezza sulla mia candida pelle, per non sentire più la sua morbida mano sulle mie spalle, sulla mia schiena, sulla mia guancia.

Perché, perché ora che è partito ne sento un forte bisogno?

Bisogno di carezze, bisogno di conforto, bisogno di compagnia...

 

Dimmi, dimmi mio Signore, dimmi che tornerà

l'uomo mio, difendi dal mare, dai pericoli che troverà;

troppo giovane son io,

ed il nero è un triste colore.

La mia pelle bianca e profumata, ha bisogno di carezze ancora,

ha bisogno di carezze ora.

 

Pesca forza, tira pescatore, pesca, non ti fermare;

poco pesce nella rete, lunghi giorni in mezzo al mare,

mare che non t'ha mai dato tanto,

mare che fa bestemmiare,

quando la sua furia diventa grande, e la sua onda è un gigante

e la sua onda è un gigante.

 

Sono in mare da settimane ormai e la pesca è ancora rada, pochi sono i pesci che riesco ad intrappolare con la mia rete; sempre meglio di niente, sempre meglio di prima.

Ma io non mi arrendo, e ora dopo ora, onda dopo onda, continuo a gettare la mia rete in mare lasciando che il mio viso venga solcato da mille gocce di sudore. Riprendo la rete e ne estraggo quei pochi essere che ne sono rimasti prigionieri, li ammasso con gli altri e getto nuovamente la rete in mare; oh Dio, ma perché mi dai così poco pesce?

Il giorno passa, la notte sopraggiunge, e con lei si fanno vedere anche dei grossi nuvoloni, mentre si fanno sentire dei rombanti tuoni; oh Dio, ma perché mi vuoi così male?

Le onde iniziano ad alzarsi mentre la mia barca ondeggia pericolosamente, spero di sopravvivere a quelle creste che, poco a poco, si fanno sempre più alte, come dei giganti.

 

Dimmi, dimmi, mio Signore, dimmi se tornerà

quell'uomo che sento meno mio, ed un altro mi sorride già.

Scaccialo dalla mia mente, non indurmi nel peccato.

Un brivido sento quando mi guarda e una rosa egli mi ha dato,

una rosa lui m'ha dato.

 

 

Sono passate settimane da quando mio marito è partito e quel senso di vuoto immenso, che s'era fatto spazio nel mio petto, si è andato, poco a poco, a dissolvere.

Mi manca ancora, ma non quanto prima.

Dimmi mio Signore, tornerà?

Passeggio per le vie del paesino e come sempre faccio sosta vicino al porto, osservando il mare e l'orizzonte, e come sempre trovo quell'uomo dal fare tanto gentile che mi sorride; è bello, lo ammetto, ma io sono sposata e non posso lasciarmi indurre ora che lui è partito, anche se sento tanto la carenza di quella dimostrazione d'affetto, di quelle carezze, di quel calore.

No, no mio Signore, non posso, non devo.

Ti prego, aiutami ad allontanarlo da me, aiutami a scacciarlo dai miei pensieri.

Ma mentre penso ciò, non mi accorgo che le mie labbra tese si sono trasformate in un dolce sorriso di rimando, e che quell'uomo tanto bello e tanto gentile mi si è avvicinato, mi ha sfiorato la mano, mi ha portato un brivido lungo la schiena e ha iniziato a far scorrere il suo pollice sulla mia pelle vellutata, facendomi sorridere ancor di più, mentre con la mano libera, mi porge una rosa rossa che io, senza indugi, accetto e stringo al petto.

 

Rosa rossa pegno d'amore, rosa rossa malaspina,

nel silenzio della notte ora, la mia bocca gli è vicina.

No, per Dio non farlo tornare, dillo tu al mare.

è troppo forte questa catena, io non la voglio spezzare,

io non la voglio spezzare.

 

Ne è passato di tempo da quando lui mi ha regalato quella rosa rossa, e ora si trova tranquillamente ospite a casa mia per l'ennesima volta...e io ne sono felice.

È un uomo davvero gentile e dolce, premuroso e garbato.

Ci ritroviamo ogni giorno a passeggiare vicino al porto, ma il mio sguardo non è più rivolto all'orizzonte, è rivolto ai suoi splendidi occhi; oh Dio, non mi hai aiutato.

Gli voglio mostrare la rosa che tempo addietro mi aveva regalato e che io, felice, avevo tenuto con cura in un vasetto di vetro vicino al mio modesto letto, illuminata dalla luce della luna.

Ci sediamo entrambi sopra il materasso e continuiamo a parlare come se ci conoscessimo da una vita, poi io mi volto verso di lui e lui mi imita, posso vedere la mia immagine riflessa nei suoi occhi, e sono sicura che anche per lui sia lo stesso.

I nostri respiri sono un tutt'uno tale è la vicinanza che, mano a mano, va a diminuire pericolosamente sempre più; i nostri nasi si sfiorano, si toccano, seguiti dalle nostre labbra avide di sussurri e di baci che, poco dopo mi ha donato.

Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di questa sensazione di calore.

Oh, Dio mio...e adesso?

Ti prego, non posso far altro che chiederti di non farlo tornare.

Posso sembrare egoista -e credo di esserlo-, ma quest'uomo mi sta facendo sentire felice, amata e pericolosamente vicino al paradiso; cosa farei se mio marito tornasse? Sarei vittima di un vortice straziante, e non voglio assolutamente, non adesso.

Ti sto chiedendo di dire al mare di farlo suo per sempre.

Sto chiedendo al mare di farlo suo per sempre.

Suo per sempre...

ma cosa sto blaterando?!

Lui è mio marito, il padre di mio figlio. L'unico uomo che io abbia mai amato davvero in tutta la mia vita, l'unico uomo che mi ha fatto sentire bene, in pace, viva.

E io ti sto chiedendo di ucciderlo?

Che stupida...meriterei io la morte per ciò che ho pensato.

Il legame che ci unisce è troppo forte, legame che mai possiederò con nessun altro.

Io l'amo, l'amo ancora.

La nostra è una catena che mai si potrà spezzare; si potrà crepare, ma mai distruggere.

Allontano colui che mi regalò la rosa dolcemente, lo guardo negli occhi e scuoto la tesa.

Lo ringrazio, ma gli spiego che io appartengo ad un altro uomo. Il Mio uomo. Il Mio Pescatore.

 

Pesca forza, tira pescatore, pesca, non ti fermare;

anche quando l'onda ti solleva forte e ti toglie dal tuo pensare

e ti spazza via come foglie al vento, che vien voglia di lasciarsi andare;

più leggero nel suo abbraccio forte, ma è così cattiva poi la morte?

è così cattiva poi la morte?

 

Il mare non intende placarsi e la umile barca viene sbattuta forte dalle onde alte che mi fanno tanta paura; non mi importa più del pesce adesso, voglio solo salvarmi la vita e rivedere la mia famiglia, tornare a casa mia.

L'acqua continua ad entrare dalla parte superiore della barca, presa d'ostaggio dalle onde che s'infrangono su di essa; faccio di tutto per rimanere a galla e sopravvivere, ma è così difficile!

Oh Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Sono meno di una formica in questo mare nero che mai prima d'ora avevo visto così arrabbiato e tutti i miei sforzi sono vani, la tempesta vincerà, la mia barca sta affondando.

L'acqua continua a salire e io ormai, senza più forze dentro di me, mi lascio scappare una lacrime e prego Dio di far viver bene mia moglie e mio figlio anche senza di me, prego che anche in paese tornino i pesci, così che altri pescatori non debbano fare la mia fine.

Sorrido. Stranamente sorrido.

Guardo il cielo di pece e penso alla mia moglie con il bambino in braccio, che ridono e continuano a sognare e vivere felici, ed io, dall'alto, li osserverò non lasciandoli mai soli...si, farò così.

Veglierò sempre su di loro, non li lascerò mai soli, farò si che tutto vada per il meglio.

Un'altra lacrima solca il mio volto, e un'altra, e un'altra ancora.

La barca si sta inclinando mentre io, con l'acqua alle ginocchia, sono ancora aggrappato ad un palo di legno.

Guardo l'ultima volta il cielo, penso per l'ultima volta alla mia famiglia, faccio scendere l'ultima lacrima, sorrido per l'ultima volta.

Lascio la presa e l'acqua m'ingoia

sto scendendo verso il fondo.

Sto per tornare da voi.

 

Dimmi, dimmi, mio Signore, dimmi che tornerà;

quell'uomo che sento l'uomo mio, quell'uomo che non saprà;

che non saprà di me e di lui e delle sue promesse vane,

di una rosa rossa qui tra le mie dita, di una storia nata già finita

di una storia nata già finita.

 

Ti prego, o Signor mio, fallo tornare.

Ti ho già chiesto tanto in quest'ultimo periodo, ma questo, questo è ciò che voglio veramente. Voglio il mio uomo ancora affianco a me. Ti prego. Ti prego. Fallo tornare.

Non dovrà sapere nulla dell'uomo che mi regalò la rosa, rosa che ora, appassita, getto via; i petali ruvidi mi scorrono fra le dita mente mi accingo a gettarli fuori dalla finestra per lasciarli in balia del vento, per dimenticare.

Sono stata una stupida a pensare che quell'uomo avrebbe sostituito il mio amato marito, e sono stata un demone a desiderare che l'uomo che realmente amo morisse in mare.

Oh, Dio mio...perdonami, e portami a casa vivo lui, il mio Amore.

 

Pesca forza, tira pescatore, pesca, non ti fermare;

poco pesce nella rete, lunghi giorni in mezzo al mare,

mare che non t'ha mai dato tanto,

mare che fa bestemmiare,

e si placa e tace senza resa, e ti aspetta per ricominciare

e ti aspetta per ricominciare.

 

Non riesco a crederci nemmeno io, sono vivo.

Dei pescatori mi hanno trovato mentre andavo alla deriva, e mi hanno offerto soccorso; ed ora sono incredibilmente vivo, ancora in questo mondo.

La tempesta non ha salvato la mia barca, ma ha deciso, magnanima, di salvare me; ed ora mi accingo a tornare al porto del mio paesino, da tornare da loro che credevo perduti per sempre.

 

Tutti i giorni e tutte le ore lo aspetto davanti all'uscio della nostra casa, mentre nostro figlio gioca alle mie spalle; e prego continuamente per la sua salvezza lasciando che calde lacrime solchino il mio volto al solo pensiero del suo non ritorno.

Aspetto a mani giunte scrutando l'orizzonte colorato di un rosso sfumato, sognandoti in mezzo al tuo caro mare che, oh Dio, ti prego, spero l'abbia risparmiato.

E mentre la mia speranza, poco a poco, m'abbandona e mi appresto a tornarmene in casa, sento una voce chiamarmi alle spalle; sicura che fosse solo un sussurro del vento non mi volto per accertarmi amaramente che non è lui c'ho che ho sentito.

Ma il sussurro si fa sempre più forte, sempre più vicino.

Mi volto, rassegnata.

I miei occhi, increduli, iniziano a brillare e a lasciar correre lacrime di gioia, mentre mi porto entrambi le mani alla bocca e cado sulle ginocchia.

È proprio lui, il mio uomo, il mio Pescatore colui che vedo dinnanzi a me?

Si, è lui.

E si china a me, mi prende il volto bagnato fra le sue calde mani, e mi sorride lasciando che io noti i suoi occhi lucidi; mi accarezza debolmente una guancia e mi abbraccia con tutto se stesso. Oh, Dio mio, quanto m'è mancato.

Ti stringo forte anche io, poggiando la testa sulla tua possente spalla, ringraziando Dio e ringraziando il mare di averti salvato e di averti riportato da noi.

Da me.

Pronta per ricominciare.

 

 

-ANGOLO AUTRICE- 

Ciao!

È da tanto tempo che mi sono attaccata in modo molto particolare a questa canzone, ed ogni volta che l'ascolto non posso far altro che chiudere gli occhi e immaginarmi questa triste storia, a volte, fino a piangere. Così ho deciso di scriverne la storia brevemente, spero di aver fatto bene.

La voce della Mannoia unita a quella di Bertoli, è un mix in grado di trasmettere sensazioni uniche, davvero.

Grande Bertoli.

Bravo.

 

Spero che il racconto vi piaccia, e spero che andiate ad ascoltarvi anche la canzone, perché è davvero magnifica.

Se vi va, fatemi sapere come avete trovato questo mio scritto gettato su carta elettronica dalle 23:00 all'una di notte ;)

Grazie in anticipo a tutti.

Biscotti.

Takara.

   
 
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