Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: EliBeke    28/07/2010    1 recensioni
Cliccò sull’icona per accedere alla sezione foto e quando la pagina finì di caricarsi i suoi occhi blu cobalto si sgranarono. Il respiro cominciò a farsi via via sempre più veloce e le mani cominciarono a tremare. La foto ritraeva due persone, una delle quali Nives conosceva molto bene. La foto risaliva a tre giorni prima.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 

NO scopo di lucro

NO i Tokio Hotel non mi appartengono

 

In another life

 

I have known you my whole life
When you were ten, you said you'd make me your wife
and eight years later you won me over
Just as I

took the world on my shoulders
[The Veronicas-In another life]

 

 

Era una di quelle calde e afose giornate di inizio giugno e Nives, che odiava il caldo estivo si era rinchiusa in casa per passare un intero pomeriggio avvolta nella frescura delle sue quattro mura.

Il silenzio era interrotto soltanto dal rumore dell’aria che veniva spostata dal ventilatore e lei era noiosamente appoggiata sulla scrivania davanti al computer tenendosi la testa con il palmo della mano mentre scorreva le pagine di gossip che il web le offriva.

Non era una di quelle che leggono riviste di moda e di pettegolezzi su personaggi famosi scioccandosi perché Britney Spears si è rasata a zero e ha problemi mentali, ma quel pomeriggio non aveva assolutamente intenzione di mettere piede fuori di casa e alla fine si era ridotta a spulciare dall’inizio alla fine tutto quello che trovava minimamente interessante.

Tra l’altro non era nemmeno un’amante della tecnologia e si vedeva da come si muoveva goffamente attraverso la rete inesperta.

Preferiva di gran lunga comprare un buon libro e leggerlo in santa pace sul divano invece di piazzarsi per ore ed ore davanti ad una macchina estrapolando da siti web di tutto il mondo futili informazioni.

In quel momento la sua attenzione era stata catturata da alcuni articoli di giornali che ritraevano qualcuno intento a conversare allegramente con una ragazza bionda in un bar.

La notizia doveva aver fatto scalpore dal momento che i commenti della giornata erano arrivati a 1700 in poche ore.

Cliccò sull’icona per accedere alla sezione foto e quando la pagina finì di caricarsi i suoi occhi blu cobalto si sgranarono.

Il respiro cominciò a farsi via via sempre più veloce e le mani cominciarono a tremare.

La foto ritraeva due persone, una delle quali Nives conosceva molto bene.

Cappellino bianco, treccine nere, maglietta extra-large blu sopra ad un’altra maglietta bianca, jeans enormi neri e le solite scarpe bianche.

La foto risaliva a tre giorni prima.

Nives sentì gli occhi pizzicarle, soprattutto quando lesse in fondo ad una foto

 

“il playboy sarà disposto a mettere la testa a posto per questa biondina?”

 

Per i due giorni restanti al suo ritorno Nives non accese il computer, né la televisione, né il cellulare ed evitò di passare davanti a ogni giornalaio che si trovava sulla sua strada per evitare di sentire commenti su quelle foto o leggere altre cose che le avrebbero fatto solo più male.

Fece di tutto in quelle 48 ore per evitare di venire in contatto con qualsiasi parola, frase o immagine che potesse ricordarle quella foto.

La sera del loro, del suo ritorno aveva fatto scorta di dvd e si era sistemata sul divano pronta per vederne uno.

Un giallo poco interessante.

Il solito detective, il solito omicidio, i soliti tre indiziati, il solito colpevole che non ti saresti mai immaginato.

Ma Nives non prestava attenzione alla tv, si limitava a tenere gli occhi incollati allo schermo che illuminava la sua pelle chiara di una luce soffusa.

 

“starò via soltanto due settimane, passeranno in fretta e poi sarò di ritorno”

Questo era ciò che la sua mente continuava a ricordarle

“mi mancherai”

Lo aveva detto lui stesso. L’aveva abbracciata e poi l’aveva visto sparire sulla macchina in direzione dell’aeroporto.

I giorni a venire si erano tempestati di chiamate e messaggini vari.

Al mattino, a ora di pranzo, il pomeriggio e la sera prima che uno dei due andasse a dormire.

Ma da due giorni questo non succedeva più.

Nives si era rifiutata di sentire la sua voce o leggere un suo messaggio, aveva preferito rimanere nel silenzio.

 

Orma il film era giunto alla conclusione, il colpevole stava per essere smascherato e Nives era rimasta esattamente nella posizione iniziale, immobile.

Uscì dalla trans in cui era caduta quando sentì il campanello della porta suonare allegramente.

Spense la televisione e si diresse alla porta.

Quando l’aprì rimase in silenzio a fissarlo apatica.

-Ni- la chiamò vedendo che non accennava a fare un passo, a sorridere, ad abbracciarlo come faceva di solito quando tornava da un viaggio.

-ciao Tom- disse assente, distaccata

-ehm, posso entrare?- chiese imbarazzato come se fosse la prima volta che vedeva quella ragazza.

Fissò i suoi occhi castani per qualche secondo e poi alzò le spalle mormorando un “entra” poco convinto.

Nives si spostò dalla porta facendolo passare e con non curanza lo seguì attraverso il salone fino alla cucina.

Si appoggiò al lavello con le braccia incrociate mentre Tom si accomodò su una delle sedie del lungo tavolo di marmo nero.

Calò il silenzio nella stanza.

Un silenzio imbarazzante per Tom che non capiva il comportamento di Nives.

Un silenzio gelido per Nives che aspettava una sua spiegazione.

-allora, come stai? –

Nives alzò i suoi occhi verso di lui senza rispondere e poi li spostò bloccandoli sulla panoramica di Berlino.

-ma perché non parli?-

-non mi va okay?- disse acidamente

-ma è successo qualcosa? Sei molto strana Ni-

 

era successo soltanto che era partito per l’America due settimane prima promettendogli che si sarebbero rivisti al più presto.

Era successo soltanto che mentre lei era a migliaia di chilometri da lì aspettando il suo ritorno contando i giorni, le ore, i minuti e anche i secondi, lui si stava allegramente divertendo con una biondina in un bar sotto gli occhi di tutto il mondo!

Era successo soltanto che quando aveva visto quella dannata foto il suo cuore era esploso frantumandosi in tanti piccoli pezzettini irrecuperabili.

E chiedeva se era successo qualcosa?

No!

Non era successo assolutamente niente!

 

-non è importante-

-ma per me lo è, voglio sapere cos’è successo Ni!- insistette Tom

-senti, non mi va di dirtelo va bene?-

La fissò poco convinto e decise di lasciar perdere

-va bene, va bene, se non vuoi non dirmelo- le rispose abbassando gli occhi.

Poi il suo sguardo si illuminò e Nives capì quello che invece lui stava per dirle

-a me invece è successa una cosa. Strana, ma è successa-

Nives fece una smorfia che avrebbe dovuto somigliare ad un sorriso, ma fallì nel suo tentativo

-ho conosciuto una ragazza- iniziò Tom alzandosi dalla sedia e cominciando a girare per la cucina

-ci ho parlato e bhe, non ci crederai ma ho scoperto che mi piace. Si chiama Maddie. È carina e simpatica e poi andiamo d’accordo in molte cose-

E mentre lui continuava con il suo discorso su quella Maddie, Nives cercava di trattenersi dall’urlargli in faccia di smettere di parlarle di lei e della sua perfezione, dei suoi capelli biondi, dei suoi modi di fare, della sua carriera.

A lei non glie ne fregava niente, voleva solo smettere di ascoltare quelle parole che la stavano pugnalando una alla volta straziandola.

Come un assassino che uccide la sua vittima con una morte crudele, dolorosa.

Sì ecco, le parole di Tom erano tanti assassini che volevano ucciderla.

 

-e poi va così d’accordo con Bill e gli altri. Non è egoista e non è stupida- concluse sedendosi di nuovo sulla sedia. Poi rimase in silenzio per qualche secondo ed infine riprese a parlare

-sai, non mi era mai capitata una cosa del genere. D’altronde lo sappiamo tutti come sono fatto no? Ma questa volta è diverso, non c’è solo attrazione fisica, c’è qualc…- ma si bloccò

-basta! Basta non ti voglio sentire, non voglio sentire che mi parli di lei e della sua vita, stai zitto!-

Non ce l’aveva fatta. I suoi nervi non avevano retto.

-ma, Ni…che ti prende?-

-niente Tom…sono solo stufa di tutto questo!- esclamò osservando la sua espressione alquanto confusa

-Ni io veramente non capisco-

Era arrivato il momento, dopo tanto tempo di ripensamenti era finalmente arrivato il momento di raccontare come stavano le cose. Certo, mai si sarebbe immaginata un contesto come quello, ma sentiva che era il momento, doveva farlo.

Si passò una mano sul viso pronta a mandare all’aria tutto ciò che era riuscita a creare in quegli anni

-parla Ni dannazione!- urlò Tom spazientito alzandosi dalla sedia

-e va bene! Vuoi sapere cosa mi prende veramente?- gli rispose lei nello stesso modo

-sì! Vorrei sapere perché io torno dopo così tanto tempo che non ci vediamo e tu non parli, non sorridi, non mi abbracci come fai sempre! Qualcosa è successo per forza e vorrei sapere co…-

-ti amo-

Silenzio. Ghiacciato silenzio

Osservò l’evoluzione dell’espressione di Tom: incredula, sorpresa, confusa.

-cosa?- chiese fissando i suoi occhi in quelli di lei

-ti amo Tom- ripeté Nives

-e perché me lo dici adesso?-

Le sue labbra si incresparono di un sorriso amaro –avrei voluto dirtelo in un altro momento e in un altro modo, ma tanto sarebbe stato inutile.scusami-

-da quanto tempo l’hai capito?-

-da troppo probabilmente, ma non ho mai avuto il coraggio di dirtelo-

-cosa ti aspetti da me adesso? Io non so cosa dire, cosa fare, non so più niente-

- tranquillo, non mi aspetto che tu scelga tra me e lei…io ho perso la mia opportunità-

Lo vide alzarsi con la testa bassa

-scusami, ora..ora devo andare…ho bisogno di riflettere, scusami-

Altro sorriso amaro. Cosa si poteva aspettare se non una reazione così? Se lo meritava. Aveva sempre pensato che prima o poi glielo avrebbe detto ma quello a cui non aveva pensato era che nel frattempo lui avrebbe potuto trovare qualcun’altra come infatti era accaduto.

Lo accompagnò alla porta in silenzio, la aprì e lo vide andarsene senza nemmeno dire ciao.

 

In un’altra vita sarebbe andata diversamente.

 

Bene bene bene…era un po’ che non rispolveravo il mio archivio di scritti e tra i vari ho trovato questa OneShot che ho scritto un anno fa…così l’ho riletta, aggiustata, modificato qualche cosina et voilà questo è il risultato finale che sinceramente mi soddisfa.

 

Non ci saranno seguiti mi dispiace per tutte e parlo anche per tutte le altre OS che ho scritto e che scriverò; il motivo è semplice: di queste storie mi piace trattare solo un momento in particolare.

 

Inoltre ho una nuova storia in cantiere già iniziata ma che procede molto lentamente perché ancora non sono sicura di alcune cose; comunque ho deciso di ricominciare a scrivere e per il momento andrò avanti con le OS e forse, ma dico proprio forse, scriverò una FF di pochi capitoli.

 

Ora vi saluto, vi lascio ai commenti…so che leggete in tante perché lo vedo quindi perché non lasciate qualche commentino????

Grazie mille in anticipo, baci!!!

 

 

 

 

 

aveva fatta. isentire, non voglio sentire che mi parli di lei, e della sua vita, stai zitto!

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: EliBeke