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Autore: LaU_U    28/07/2010    1 recensioni
Il Nono Dottore è un viaggiatore solitario prima di incontrare Rose. Una clandestina un po' insistente infiltrata nel suo TARDIS lo metterà alla prova e lo coinvolgerà in una ricerca in tutti gli angoli della cabina blu...
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 9, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1. UNA NUOVA COMPANION


Pienamente soddisfatto. Erano passati mesi da quando poteva dire di aver provato qualcosa anche solo vagamente all’altezza dell’esperienza di quel momento.
Il Dottore fece un passo fuori dalla gelateria di Sal, che preparava la banana-split più buona di tutto il Regno Unito (e in secoli di peregrinazioni spazio-temporali lui poteva dirsi un esperto di tante cose, tra le quali anche i dolci). Dopo la breve sosta terrestre, dettata da un’incontrollabile voglia di gelato, il Dottore si riavviò verso il TARDIS per riprendere il viaggio; l’aveva lasciato in un quartiere degradato poco distante. L’ultima volta che ci era passato era completamente diverso: si mostrava come una zona vitale, curata e nei giorni di mercato la voce della gente rianimava tutte le strade dei dintorni. Ora dei balconi fioriti non rimanevano neppure le ringhiere e l’intonaco crepato sulle pareti si era in parte riversato a terra, fra i numerosi sacchi dell’immondizia. Quello era uno dei prezzi da pagare per il progresso. Gli uomini stavano facendo piccoli passi sempre più avanti, ma nel viaggio verso il futuro qualcosa finiva inevitabilmente schiacciato fra le ruote del carro.
Svoltato un angolo, spuntò ai suoi occhi la cabina blu. Il Dottore estrasse la chiave da una tasca della giacca e fece per inserirla nella serratura, quando si accorse che la porta era socchiusa. Rimase un paio di secondi in sospeso, chiedendosi cosa avrebbe potuto significare tale avvenimento, poi, cauto, entrò dentro al TARDIS guardandosi attorno e tendendo le orecchie per recepire il più piccolo rumore. Tutto sembrava al suo posto. Un rapido giro di controllo gli confermò che non c’era niente di insolito di cui preoccuparsi. Forse si era semplicemente dimenticato di chiudere la porta, avrebbe fatto maggiore attenzione la volta successiva.
«Bene, mia cara. Accendiamo i motori e via.» Le abili mani del Dottore premettero alcuni pulsanti sul pannello di controllo per impostare le coordinate della nuova meta e la nave rispose ai comandi mettendosi in moto e lasciando la Terra, dissolvendosi apparentemente nel vuoto.

«Dovrei rinnovare un po’ l’arredamento» pensò il Signore del Tempo dopo essere sprofondato nella sua poltrona rossa. «Tutti questi orologi antichi non fanno più per me.»
Dopo due rigenerazioni, ancora non si era deciso a sistemare i mobili e a trovarne di più adatti alla sua nuova personalità, ma in quel momento aveva in mente solo un pisolino. Si stiracchiò e stese le gambe sul tavolino che aveva di fronte, intenzionato a riposare fino al nuovo atterraggio. Non fece in tempo a chiudere gli occhi che si accorse di una macchia chiara sul suo maglione nero.
«Novecento anni e ancora non ho imparato a mangiare un gelato» si rimproverò.
Raggiunse la zona in cui teneva tutti i suoi indumenti, appesi a degli ometti, l’uno accanto all’altro. Li scorse con le mani, alla ricerca di qualcosa che lo ispirasse in quel momento. Rallentò il passo di fronte ad una giacca di pelle scura, che sembrava esattamente ciò che gli ci voleva.
All’improvviso da dietro la marea di vestiti, sbucò fuori qualcosa che gli si avvicinò di scatto con un’esclamazione.
«Booooo!»
Al Dottore scappò un urlo e finì col sedere a terra, mentre i suoi cuori battevano agitati per lo spavento. Davanti a lui c’era una bambina bionda, attorno ai sei anni, che sorrideva con una sciarpa a righe legata in testa e portando addosso una grossa giacca verde, le cui maniche restavano a penzoloni oltre le piccole braccia.
«Chi sei tu?» chiese incredulo l’uomo, alzando le sopracciglia.
«Chi sei tu?» rispose ridacchiando la bimba, con gli occhi che le brillavano divertiti.
«Non sono io l’intruso, dimmelo tu chi sei.» Da dove era spuntato fuori quell’esserino?
«Sono Liz.»
«Liz chi?» insistette il Dottore.
«Liz e basta» replicò lei senza farsi intimorire. «E tu come ti chiami?»
«Sono il Dottore»
«Il dottore chi? »
«Il Dottore e basta» disse ancora spiazzato.
L’uomo si ricompose alzandosi dal pavimento e continuando a fissare la bambina, che ora si ritrovava davanti un adulto piuttosto alto, con uno sguardo serio.
«Tu cosa ci fai qui? Come sei entrata?»
«Era aperto» rispose lei, abbassando la testa.
«Non era aperto.» Adesso ne era certo.
«La chiave era a terra.»
«La chiave non era a terra.»
«Beh, l’ho trovata.»
«Che significa “l’ho trovata”? Stavi casualmente camminando sul mio tetto?»
«No.» rispose la biondina, arrossendo violentemente, senza riuscire più ad aggiungere altro. I suoi rapidi tentativi di trovare una scusa erano falliti ed ora non sapeva più come replicare.

Passò qualche istante, durante il quale nessuno proferì parola. La bambina, che ora appariva visibilmente imbarazzata, giocava nervosamente con le maniche della giacca e fissava il pavimento.
«Cercavo la mia bambola» si giustificò.
Il Dottore non capiva come ciò potesse riguardarlo e la fissò interrogativo. La bimba probabilmente sentì lo sguardo e continuò a spiegarsi: «Stavo giocando in quella casa e la bambola mi è caduta sul tetto della tua cabina. Allora sono scesa sul tetto per riprenderla e ho trovato una collana.»
Il Dottore si disse di fare attenzione a parcheggiare più lontano dai palazzi, la volta seguente, il TARDIS era finito quasi a contatto con un balcone, poco prima ed ecco cosa aveva rimediato: una pulce invadente.
«Solo che non era una collana» concluse la biondina.
No, non era una collana, era la chiave di riserva del TARDIS.
«La tua mamma non ti ha mai detto che non si rubano le cose degli altri?»
«Non l’ho rubata, l’ho trovata» si discolpò rapidamente. «E la mia mamma mi ha detto che chi trova una cosa se la tiene.»
«Penso che qualcuno dovrebbe fare quattro chiacchiere con la tua mamma, allora.»
La bambina si mise a guardarlo con aria di sfida, stringendo i pugni e apparendo piuttosto irritata. Forse sentiva di dover difendere la madre e pensava che la donna sarebbe stata dalla sua parte in quella discussione.
«In ogni caso non puoi restare qui, ora ti riporto immediatamente a casa» disse deciso il Dottore, che si avviò verso le scale per andare al pannello di controllo e invertire la rotta.
«E la mia bambola?» la bimba fece qualche passetto veloce per raggiungerlo. Sembrava preoccupata.
«Non l’avevi ritrovata, la tua bambola?» rispose l’uomo continuando a scendere i gradini.
«Ma poi l’ho persa ancora.»
«E io cosa c’entro in tutto questo?»
«L’ho persa qui, mentre giravo per la tua astronave» spiegò la bambina alzando la voce, mentre si sporgeva per guardare il signore che aveva appena incontrato e che ormai aveva raggiunto la sala principale. Si mise a correre giù dalle scale, tenendosi al corrimano e poi si fiondò di fianco all’uomo che stava premendo degli interruttori.
«Io la rivoglio. Devi aiutarmi a ritrovarla.»
«Tua madre non ti ha mai detto che l’erba voglio non cresce neanche nel giardino della regina?»
«No, ma la mia mamma dice che bisogna aiutare le persone in difficoltà.»
Il Dottore si interruppe e fissò quella personcina alta meno della metà di lui, ma che sembrava volerlo eguagliare nella determinazione. Piegò il busto per raggiungere le sua altezza e fissarla dritta negli occhi, ad un palmo dal suo naso. Avrebbe voluto dirle di comportarsi in maniera più educata, di non essere troppo testarda e di rispettare gli adulti, ma l’ultima frase che lei aveva pronunciato non gli permise di controbattere. Sospirò.
«Che giro hai fatto sulla mia nave?»
La bimba si illuminò in un sorriso e iniziò a correre, afferrando il Dottore per una mano e trascinandolo dietro di sé.


 

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Questa è la prima fan fiction che scrivo su un telefilm (o su qualsiasi altra cosa che non sia un mio personaggio originale, e anche in quel caso ne ho scritta una sola).
Spero sia di gradimento dei pochi che hanno letto questo capitolo e di quelli che continueranno eventualmente a leggerla.

   
 
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