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Autore: Mendori    25/09/2005    11 recensioni
"I pallidi Alberi le osservano staccarsi lentamente una ad una. I più giovani singhiozzano sommessamente, rimpiangendo le loro, seppur egoiste e presuntuose, amate compagne. Secche e patetiche sfumature del tempo passato."
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alberi e Foglie
 

Alberi e Foglie

*

Dita sottili, bianche.
Movimenti dolci, attenti, leggeri.
Mani minute, calde.
Pressioni leggere e ripetitive, ben calibrate.

Fili.
Fili sottili, argentati.
Metalli brillanti, lisci, ordinati.
Corde di seta, di strumenti immaginari.
Sì, strumenti musicali fantastici, vibranti.

All'ombra della grotta.
Il mondo muore là fuori.
Una brezza soffia, animando foglie gialle e rosse che sperdute volteggiano nell'aria umida.
Secche e patetiche sfumature del tempo passato. Anime infide.
Private della salda base, si lasciano andare, svogliate, arrendendosi ai capricci del vento.
Fragili, innalzano cori di piccole voci, scricchiolii come sussurri, supplicandolo di lasciarle in pace, di lasciarle riposare.
"Che senso ha… che senso ha… siamo stanche…"

I pallidi Alberi le osservano staccarsi lentamente una ad una.
I più giovani singhiozzano sommessamente, rimpiangendo le loro, seppur egoiste e presuntuose, amate compagne.
Altri le guardano impassibili, consapevoli, si sottomettono al passare del tempo.
Non piangeranno, loro.
Non le amano più da tempo, per le loro filastrocche cantate con voci Infantili ed il continuo cicalare nelle sere estive.
Si sono convinti che non ha senso amare cose tanto effimere.
Probabilmente non sbagliano.

Lei siede, silenziosa come sempre, gli occhi socchiusi e le labbra leggermente aperte.
Le mani occupate nel loro piacevole, quanto bambinesco, passatempo.
Inspira ed espira lentamente, quasi stesse per addormentarsi.
Percepisco nell'aria il movimento del suo torace…
Sull'irregolare terreno sassoso, siedo anch'io, immobile, le gambe incrociate.

Loro, ripetitive e cantilenanti, roteando a terra, si lamentano, ricordando il tempo in cui erano germogli, biglie verdi tempestate di rugiada.
Allora sì che erano belle. Allora sì che erano orgogliose e luccicanti sotto i raggi primaverili.
Vanitose, giocavano con la pioggia fine, si affidavano speranzose e tranquille al loro Albero, pensando che sarebbe stato tutto eterno, tutto meravigliosamente splendido e semplice. 
Loro amavano il loro Albero.
Lo elogiavano con commenti civettuoli perché non le lasciasse mai.

Intanto lei gioca. Lei suona.
Passa le mani attraverso la mia chioma argentea.
Ne osserva i riflessi lucenti, grigiastri sotto la luce pallida filtrata tra le rocce.
Con movimenti precisi, calcolati, sfiora i miei capelli, come fossero corde di strumenti.
Suona la sua nenia di vita.
Accompagna il brusio lamentoso delle foglie, mentre loro le rivolgono frasi taglienti, la schermiscono, gelose.
Perché dovrebbe essere come loro, una foglia morta, vagante.
Dovrebbe.

"Bambina randagia… torna nella polvere…"
"Ti credi migliore? Ti credi davvero viva? Sei solo più fortunata…"
"E' pericoloso, non vedi…"
"Stupida… soffrirai di più, dopo…"
"Non sei diversa… ingenua… povera ingenua…"
"Pettinare il demonio… Quale assurdità…"

Ma continua.
Non sembra perdersi troppo d'animo, accettando pacatamente i loro stizziti commenti senza scomporsi.
Va avanti nel suo lavoro, concentrata.
Sa che le Foglie hanno ragione.
Forse lo sa.
E' pesante, vero?

E poi le Foglie ridono.
Ridono macabre, avvertendola che non durerà per sempre.
Che fra un po' tornerà con loro a vagare, strisciando nella terra.
"Ha ha ha… quale soddisfazione… avvizzirai e tornerai al tuo posto, te ne rendi conto?"
"Principessina infranta… sarai ricordi e polvere, lo sai? "

Osservo con la coda dell'occhio la bimba armeggiare con i miei capelli.
Sospira, sembra stanca di quelle malignità.
L'esile corpo pare contrarsi, mentre preme le manine sulle orecchie, stringe i pugni esasperata, gli occhi sbarrati.
Circondata dal brusio, sembra farsi piccola e cedere, sconfitta.

"Su, su, perché non ti stacchi? Abbandona il tuo Albero e vieni a lagnarti con noi…"
"L'autunno non cesserà di esistere solo per te…"

-Sei delicata.-

Frantuma.
Il mio commento atono frantuma qualcosa.
Non so definire cosa, ma c'è.
Ne percepisco lo sgretolarsi in mille pezzetti, mentre schegge informi cadono ovunque, a raggiera.

Il cambiamento è drastico.
Lo si sente nell'aria, nella saliva, nella pelle.
 
Le Foglie sembrano zittirsi di colpo, d'un tratto prive di parole affilate.
Mi giro quanto basta per osservare la ragazzina, che sbatte per qualche secondo le palpebre, attonita.
Le mani si ritraggono in un gesto involontario, trovando posto nel suo grembo.

Albero.
Tutto tace.
Il mondo muore, là fuori, in silenzio.

Fissando un punto indefinito davanti a me, la sento rizzarsi in piedi, alle mie spalle, alzarsi sulle punte e  tendere le mani più in alto, pretenziosa, avvicinarsi alla mia nuca. Prende fra le dita qualche sottile ciocca d'argento, accarezzandola per tutta la sua lunghezza, senza mai perdere la delicatezza da bambina.

Si avvicina, finché le sue dita arrivano a sfiorarmi timidamente il capo.
Chinandosi in una carezza cerca il mio calore.

Mi ringrazia.

Albero centenario con una sola, candida, gemma.

 

..::::::..


Waaah, che tristezza!

Ho completamente perso la traccia iniziale che mi ero prefissata… è diventata una cosa un po' delirante, no? Oò
Perdo il controllo quando scrivo, parto con un'idea e concludo con qualcosa di completamente diverso...

 

   
 
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