Stand by
me
“When the night has come,
and the land is dark,
and the moon is the only light well'see
no, I won't be afraid, no, I won't be afraid,
just as long as you stand, stand by me. [...]”
Ben E. King - Stand by me
Avete presente quell'aria afosa e pesante, quasi umida, che
caratterizza le notti estive? Con appena un filo di vento che soffiando sul
vostro viso vi da un senso quasi magico, di profonda pace e calma? Come se
l'intero mondo si fosse fermato in quel momento? Quell'aria che emana un odore
forte, un profumo dolciastro e caldo, preciso, ben definito...ma al quale non
sapete dare un nome? Una descrizione a parole? Si, il classico profumo che si
fa largo già quando il sole d'estate inizia a scemare dietro le colline. Ecco,
quella era l'atmosfera nella quale si trovava immerso in quel momento Remus
Lupin. Era lì, seduto sotto una quercia quattro volte quelle normali, con le
esili ginocchia strette contro il petto e circondate dalle sue braccia, ad
osservare quella palla infuocata che aveva lo stesso colore di un carbone
ardente e che gettava i suoi ultimi raggi in un cielo rosato ricamato da
affusolati fili di cotone. Ce n'era uno in particolare che si muoveva
lentamente verso ovest, spinto da quel debole soffio, che aveva catturato la
sua attenzione. Era diverso dagli altri; innanzitutto era più grande, e poi
sembrava muoversi con più irruenza, quasi con prepotenza, come se fosse lì
appositamente per dire che il cielo gli apparteneva, che esisteva
esclusivamente per lui. E poi aveva delle sfumature davvero stupende;
impossibile non esserne attratti: erano più scure ma allo stesso tempo più
accese, più sgargianti; andavano dal viola al rosa salmone al rosso rubino,
miscelandosi tra di loro, lasciando ben poco spazio a quel bianco che per
diritto inizialmente gli apparteneva.
Quella nuvola non poté non ricordargli lui.
Era esattamente come lui.
Stessa irruenza, stesso stile, stesso modo di
spiccare, di rendersi differente.
Chissà? Magari era davvero lui e aveva solamente
assunto un'altra forma, ma che comunque era lì, di nuovo, com'era sempre stato,
come non poteva essere altrimenti, anche magari per vegliare su Harry
dall'alto. Addirittura quei colori, forti ma scuri, rammentavano il suo nome
completo.
Che...davvero...?
Che davvero fosse...?
Ma quando vide la prima stella brillare, facendo
inaspettatamente capolino, valletta della notte e della fine di tutti quei
giochi di colore, rendendosi inoltre conto che la nuvola si stava allontanando
a poco a poco sempre di più e che presto l'avrebbe persa, dentro di sé si diede
dell'emerito idiota.
E anche dell'utopista.
-“Ehi!”-udì all'improvviso alle
sue spalle, sentendo poi dei passi veloci avvicinarsi. -“Allora
eri qui, eh? Ti ho cercato dappertutto, accidenti! L'intero Ordine era
preoccupato!”-
Quella voce vivace e squillante, ma allo stesso
tempo molto dolce e soave, lo fece sussultare e distogliere da quelle stupide e
assurde congetture che erano riuscite solo a procurargli un fastidioso mal di
testa. Posò gli occhi su una ragazza, la persona che aveva appena parlato, che
era avvolta in un soffice mantello nero e che stringeva tra le mani un manico
di scopa lievemente scheggiato.
Le sorrise debolmente, tornando a scrutare il
tramonto, ormai quasi del tutto scomparso.
-“Sei tu, Tonks.”-disse quasi
in un sussurro. -“Che ci fai qui? Non dovresti girovagare
da sola di questi tempi, sai quant'è pericoloso.”-
La ragazza restò in piedi, guardando lui e
guardandosi attorno, dopodiché poggiò con attenzione il manico contro il tronco
della quercia e gli si sedette accanto, volgendo lo sguardo davanti a sé verso
lo stesso punto in cui stava guardando Lupin.
-“Oh, be', senti chi parla. Lo
stesso discorso non vale per i lupi mannari? I lupi mannari sono immuni ai
pericoli?”-scherzò infine lei.
Lupin emise un verso divertito, come uno sbuffo,
appena udibile.
-“Hai ragione.”-ammise.
-“E poi neanche a dire fossi
sgattaiolata via per andare a divertirmi a Hogsmeade o a ingozzarmi di dolci a
Mielandia! Io sono venuta a cercare te! Si, proprio te,
quel Remus Lupin che è sparito quasi un giorno intero senza dire nulla! Quello
stesso Remus Lupin che non si è degnato di presentarsi alla riunione di oggi!
Malocchio stava dando letteralmente i numeri, dovevi vederlo! Sembrava che
dovesse esplodergli l'occhio in tutta la sua schifezza da un momento all'altro!
Pensavamo che fossi...”-
-“...che fossi morto?”-
Il tono in cui lo disse - freddo, distaccato - la
fece rabbrividire per appena un istante. Mosse la testa quel poco che bastava
per guardare il profilo di lui, limpido e delicato.
-“No, semplicemente che potessi
essere nei guai. Perchè non hai detto niente a nessuno? Che modi sono?!”-
Anche Lupin si volse per guardarla. Quel giorno
Tonks aveva lisci e lunghi capelli castano scuro, con qualche sfumatura un poco
più chiara, che il vento si divertiva a mettere in disordine e che
incorniciavano il viso roseo e pulito, su cui spuntavano un paio di occhioni
nocciola che le donavano un'espressione da cerbiatto. Rimase a fissarla per una
manciata di secondi, colpito da tanta graziosità, da tanta semplicità.
-“Oh.”-fece lei
improvvisamente, assumendo altrettanto improvvisamente un'espressione
sinceramente mortificata, esattamente come quella di qualcuno che ha capito
tutto soltanto in quell'istante. -“S-scusami...scusami,
io sono davvero una grandissima cretina! E' ovvio che tu volessi stare
da solo...E' più che naturale... Ma perchè non imparo a farmi gli affaracci
miei?! Un giorno di questi dovrei prendermi del tempo per cucirmi la bocca!
Pensi che ago e filo basterebbero?! Oh, dov'è una padella da spaccarsi sulla
testa quando serve?!”-.
Sentì il suo cuore farsi più leggero quando vide
Lupin sorriderle divertito, soffocando una risata e guardarla intensamente con
i suoi occhi dorati, che la tenue luce della sera, appena scesa, faceva quasi
brillare.
Le sorrideva, d'accordo, senza però aggiungere
una parola.
Le era anche fin troppo chiaro che non aveva
alcuna voglia di parlarne, non ne aveva. Quindi perchè diamine non stava zitta?!
Sembrava incapace di non parlare a sproposito!
Lupin distolse nuovamente lo sguardo, e così fece
anche Tonks, che nel frattempo aveva preso a giocare nervosa con un lembo del
proprio mantello. Un appena percettibile coro di grilli si univa al fruscio
delle foglie dei cespugli e degli alberi, e ogni tanto si udiva il cinguettio
soffocato degli uccellini ormai appollaiati nei loro nidi. Le stelle avevano
preso il sopravvento, riempiendo una buona parte del cielo.
Fu Tonks a ritentare il dialogo dopo qualche
minuto - uno o due al massimo, ma che invece erano sembrati un'eternità.
-“Stanotte non ti tocca la
faticaccia a quanto pare!”- esclamò vivacemente, accennando alla luna, un globo
luminoso e argenteo tagliato a metà che aleggiava sopra le loro teste su
quell'immenso cielo scuro che quasi metteva soggezione.
-“Ma non mi tocca in ogni caso,
no?”-cercò di farle notare, col suo solito tono gentile e pacato.
-“Come, scusa?”-chiese lei,
assumendo l'espressione del tutto rintronata di chi non ha capito nulla e non
si fa problemi a palesarlo.
-“Grazie alla pozione. Quella
di Piton, ricordi?”-
-“Ah, già, vero.”-ridacchiò
lei. -“Mi ero scordata quanto potesse essere utile anche un petulante
cialtrone come lui.”-
-“Be', esattamente come c'è
sempre un pò di male nel bene c'è anche un pò di bene nel male.”-
-“Ma che profondità!”-esclamò
lei scherzando, dopo aver impiegato qualche secondo per assorbire il
significato di quelle parole. -“Egregio signor Lupin, a cosa
devo questa vostra saggezza, che sembra essere aumentata rispetto a quella che
dimostrate di solito? Fa questo effetto il chiaro di luna?”-
Un brivido le corse prepotente lungo la schiena
dal basso verso l'alto.
Istintivamente strinse i pugni e si morse la
lingua, perchè ebbe il vago timore di aver appena detto qualcosa che invece non
doveva dire...
-“Diciamo piuttosto che dopo
aver avuto a che fare con innumerevoli avvenimenti non sempre felici uno deve
abituarsi a guardare il lato positivo delle cose, per impedirsi di crollare.”-.
Tornò a guardarla in viso. -“Non credi anche tu?”-
La vita attorno a loro sembrò cadere in una
specie di trance. Come se tutto il mondo si fosse appena fermato con quella
domanda che celava a stento tutto il dolore di quell'uomo, tutto il suo
tormento.
Silenzio. Nient'altro che assoluto silenzio.
Non un solo rumore, non un solo luridissimo
suono.
Lei guardava lui, lui non spostava i suoi occhi
tristi da lei.
Ma entrambi sembravano aver perso la capacità di
parlare.
O meglio, uno dei due in cuor suo sapeva
perfettamente cosa dire; l'unico problema era riuscire a trovare le parole giuste,
riuscire a metterle in fila e dare loro un senso compiuto che non risultasse
invadente o fastidioso o doloroso o quant'altro.
Ma era così dannatamente difficile...
Cosa poteva dirgli?! Cosa?!
Lei non sapeva minimamente cosa potesse
significare aver prima perso un amico e poi averne visto morire un altro, senza
comunque potersi abbandonare al dolore, come magari avrebbe desiderato
ardentemente, perchè in quel momento un'altra persona - Harry - ne aveva avuto
più bisogno. Poteva cercare di alleviargli il dolore, d'accordo, ma queste
erano quel genere di cose che se non le avevi vissute sulla propria pelle
potevi stare ad impazzire anche un intero secolo per tentare di essere
veramente utile e di conforto, senza però avere alcun esito.
Ed era impossibile non cadere nelle solite
frasette fatte e banali.
Però...doveva provarci.
Doveva.
-“Sai qual'è la cosa assurda?”-fece
Remus all'improvviso, tra un sospiro e un sorriso forzato, facendo sobbalzare
il cuore della ragazza. -“Che non ci avevo mai pensato. Dico
seriamente. Mai. Nel senso che non mi ero mai, neanche una volta,
soffermato sull'ipotesi che sarebbe potuta accadere una cosa del genere. Ed è
abbastanza stupido, no? Lui non era immortale. E invece per me era come
se lo fosse. Come...come se continuassi a dare per scontato...che...”-. Tornò a
guardare davanti a sé, abbandonando la testa sul freddo e scomodo tronco e
scrutando triste i rami della quercia, in alto. -“...Mi
sento un idiota.”-.
Nonostante non avesse udito né singhiozzi, né
tirate su col naso, né tutte quelle cose che facevano presagire un pianto,
Tonks aveva perfettamente notato quel paio di lacrime che gli stavano
lentamente scendendo lungo le guance.
Deglutì, provando a schiarirsi la voce, ma quella
morsa amara che l'aveva attanagliata sembrava essersi aggrappata ostinatamente
alla sua gola. Si passò le mani sugli occhi e sul resto del viso facendo una
lieve pressione, poi tornò a guardarlo e finalmente riuscì a parlare.
-“Non è un mistero che la
sottoscritta sia un tantino dura di comprendonio, e che sia tanto impacciata
con le parole in queste situazioni almeno quanto lo è con i portaombrelli.”-.
Remus rise, asciugandosi quelle gocce salate che ormai erano scese fino alle
sue labbra sottili. -“Però...penso di aver capito cosa tu
intenda dire. Con la morte di James...hai creduto che la cosa non potesse
accadere per la seconda volta...che fosse assurdo, troppo ingiusto per
ripetersi.”-.
Lui tenne gli occhi ben fissi su quei rami,
respirando pesantemente, impiegando tutta la sua volontà per controllare quel
silenzioso pianto. Ma non ci riuscì. Una dopo l'altra, altre calde lacrime
iniziarono a scorrergli su quel viso magro e sciupato, senza tregua.
-“...Santo cielo...”-fece
Tonks con un filo di voce. Lo sguardo incollato su Lupin. -“S-scusami...tu
non hai proprio bisogno di sentirti dire queste cose...I-io...così non ti sto
aiutando, non ti sto aiutando per niente.”-. Si morse il labbro inferiore, così
forte che quasi se lo tagliò. -“Sarà meglio che vada.”-.
Si alzò di scatto in piedi, facendo il gesto di
prendere la scopa, ma Remus fu più veloce di lei. Si alzò a sua volta e
l'afferrò saldamente per l'esile polso, la strattonò verso di sé e l'abbracciò.
Con forza, ma allo stesso tempo con estrema dolcezza. Lei lasciò che quelle
braccia l'avvolgessero, che il proprio viso si sfiorasse con il suo.
Si sentì un verme, date le condizioni di lui, ma
non poté impedire ad una calda ondata di felicità di invaderle il petto, che le
sembrava essere sul punto di spaccarsi in due e liquefarsi.
-“No.”-le sussurrò all'orecchio
Lupin con decisione, poggiandole gentilmente una mano sulla testa, su quei
capelli scuri della stessa consistenza della seta. -“Ti
prego. Ti prego, stai con me.”-
-“Remus...”-
Il primo singhiozzo di Lupin si fece sentire,
seguito dall'abbraccio che divenne più saldo.
Fu come se Tonks ricevesse una pugnalata dritta
al cuore.
Remus stava piangendo.
-“Se pensi di essermi di peso,
ti sbagli...”-. La sua voce era rotta, impastata, stentava nel farsi capire, ed
era tutta un sussurro, un sospiro. -“Molto
probabilmente senza di te questa notte non passerebbe mai, e non posso, non
voglio...stare da solo...”-. Tonks lo strinse intensamente a sua volta. Non
riusciva davvero a capire dove diamine trovasse quella forza che le permetteva
di non scoppiare a piangere.
Remus stava soffrendo.
E lei doveva essere forte, per tutti e due.
Cosa avrebbe ottenuto se si fosse messa a
frignare come una cretina, nonostante il forte impulso?! Nulla.
Quindi...non le era concesso di unirsi a lui.
-“Non ti lascerò da solo.”-lo
rassicurò; il cuore a mille, la gola in fiamme. -“Scherzi?!
Dovrei permetterti di stare qui, ad ammazzarti di dolore, con Voldemort a piede
libero, mentre io me ne torno allegramente a Grimmauld Place, dove un certo
Malocchio Moody mi sta aspettando con un Avada Kedavra pronto nella manica?”-.
S'interruppe giusto quell'attimo per sentire un'altra soffocata risatina di
lui. -“Non se ne parla nemmeno.”-.
Remus la lasciò andare, le accarezzò il viso e si
fermò ad osservarla, con gli occhi un poco gonfi e arrossati.
-“Lui...non si è mai tirato
indietro, difronte a nulla. Ha...giocato troppo. Non si é mai fermato...a
pensare.”-le disse, la voce calda. -“Sia
lui che James sembravano non poter proprio vivere senza quella punta di pepe,
di pericolo...lo andavano a cercare... Una volta, al sesto anno, fecero
di tutto per far indossare alla Piovra Gigante delle specie di briglie...Per
poter fare cosa?! Del surf.”-. Il ricordo lo fece sorridere tra sé e sé.
-“E io me ne stavo lì, a guardarli, ben sapendo che tanto neanche il più
piccolo e minimo rimprovero sarebbe valso molto.”-
-“Lo so. Sirius non amava la
tranquillità. La monotonia. Il suo carattere non riusciva a tollerarla. Ma
questo non significa che...”-
-“Dovevo essere io a morire.”-
La fissò, senza regalare al suo volto alcuna
espressione.
-“Cosa?”-sbottò lei,
disorientata, come se non avesse capito bene.
E invece aveva capito eccome.
Il silenzio cadde di nuovo. Ma questa volta Tonks
non aveva alcuna intenzione di restare lì a fissarlo per un'eternità senza
aprire bocca, senza muovere un muscolo.
Non dopo quella frase.
-“Ripetimi cosa hai
detto.”-scandì con freddezza.
Lui abbassò lo sguardo, le diede le spalle, e si
allontanò lentamente da lei di appena qualche passo.
-“James era il padre di
Harry. Sirius era il padrino di Harry.”-fece, come se si fosse messo a
soppesare la questione. -“Illuminami su cosa rappresento io
per lui. Se c'era un altro Malandrino che doveva lasciarci la pelle, quello ero
io. Non Sirius. Non dopo la scomparsa di James.”-
Tonks lo scrutò allibita. Non sapeva spiegarsi
esattamente il perchè, ma tutto ad un tratto avvertì un formicolio alla mano
destra che le aveva fatto venire una gran voglia di prenderlo a schiaffi.
-“Si può sapere di che cosa
stai blaterando?!”-domandò secca, la fronte aggrottata.
-“Ninfadora...”-
-“...Tonks!”-lo corresse
infastidita lei.
-“...Harry non meritava di
restare da solo. Non dopo tutto quello che ha dovuto passare.”-
-“Ma lui non è solo! Non
sarà mai solo! E'...impossibile, capisci? Ha te, ha Ron, ha
Hermione! Ha l'intera famiglia Weasley! E Silente? E Hagrid?!”-
-“Sai cosa voglio dire.”-
-“No invece! No che non lo so!
Non riesco proprio a comprenderti, te lo giuro!”-
Ma da quando Remus Lupin si era improvvisamente
trasformato nel più imbecille degli imbecilli?!
-“...Sirius era l'ultima
persona che gli restava. Era il suo padrino. Era l'unica persona tanto vicina a
Lily e James da poterne prendere il posto. Ecco perchè sono convinto che dietro
a quell'arco dovevo finirci io. E' così. E lo sai anche tu.”-.
Perché sono ancora vivo? Perché lo sono io?!
Una civetta volò su uno dei rami e vi si appollaiò sonnacchiosa, facendolo
scricchiolare sommessamente. Quel basso rumore era quasi del tutto impossibile
da captare, ma il silenzio nel quale entrambi erano caduti lo rese addirittura
echeggiante. Quando Lupin non sentì provenire più alcun tipo di parola dalla
ragazza, si voltò verso di lei, pronto per dirle che comunque non doveva
preoccuparsi e che se voleva poteva tornare a Grimmauld Place, che lui
l'avrebbe seguita dopo pochi minuti...ma nel momento in cui incrociò i suoi
occhi rimase pietrificato.
Si era promessa di non piangere.
Si era promessa di non crollare.
Ed invece, eccola lì. In tutta la sua forza.
Aveva lo sguardo perso su Lupin, i pugni serrati,
la bocca arida. Non era riuscita a trattenersi oltre, non c'era proprio
riuscita.
Come poteva dire delle cose del genere?!?
-“Remus...”-. Più che parlare
era stato uno squittio. Lo sforzo di emettere dei suoni chiari e comprensibili
era più difficile di quello che poteva sembrare, mentre le lacrime che fin'ora
aveva tanto cercato di soffocare cominciarono a rigarle il volto. -“...io
posso solo immaginare quanto tutto questo sia insopportabile. Posso solo
immaginarlo, è vero, perchè fortunatamente non mi è capitato mai nulla di
simile. Ma...”-. Tirò un sospiro, uno di quelli tremuli e profondi, che
scuotevano il petto. -“...tu pensi davvero che Harry non sarebbe
stato ugualmente distrutto, se invece di Sirius fossi morto tu?”-. Un lampo
sembrò passare attraverso gli occhi di Lupin, che ora come non mai erano del
tutto catturati da quelli di Tonks. -“Davvero
lo credi?...”-
-“Ma...lui...era il suo_”-
-“Qui non si tratta di
essere il padrino, o lo zio, o il cugino, o chissà cos'altro!...Non è il ruolo
materialistico che ricopriamo a determinare l'importanza che abbiamo per
qualcuno!...La verità è che, o tu o Sirius, Harry avrebbe sofferto
profondamente lo stesso...E' doloroso...è ingiusto...ma è inevitabile.”-.
Si avvicinò a lui, stringendogli il braccio con affetto, perfettamente
cosciente di avere il viso completamente bagnato. Ma la cosa non le importava.
Non più. -“Quindi...non ha alcun senso...che tu dica tutto ciò.
E'...perfettamente inutile, e stupido! Per Harry, sarebbe stata una
ferita atroce anche la tua di scomparsa.”-
L'espressione con cui Lupin la stava guardando
valeva più di mille parole.
Aveva ascoltato attentamente ogni sua parola,
ogni sua frase, ogni virgola di tutto quel che Tonks gli aveva appena detto. E
sembrava aver capito...aver capito sul serio.
In verità, erano cose che lui già sapeva alla
perfezione. Ma aveva come avuto davvero il bisogno di sentirsele dire, di farsi
aprire gli occhi da qualcun'altro. Perché, si sa...di sé stessi non ci si fida
mai. Le certezze, bisogna andarsele a prendere altrove.
-“Adesso...cosa facciamo?”-le
chiese, regalandole finalmente un vero sorriso, che fece avvampare sia il cuore
che il viso di lei.
-“Guarderemo le stelle fino
all'alba seduti sotto la quercia, e al diavolo Malocchio!”-dichiarò infine,
decisa, mentre Lupin le asciugò le guance e gli occhi con la mano sinistra.
-“Quindi...starai ancora qui
con me?”-
Ninfadora lo guardò e gli sorrise, poggiando
delicatamente il palmo della propria mano su quella di lui che aveva sul
proprio viso. Una morbida, delicata, dolce carezza.
-“Sempre.”-