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Autore: Music Addict    30/07/2010    0 recensioni
Non so se sia una nonsense. L'ho scritta di getto, forse per questo non si capisce niente. Però spesso quando una cosa non si capisce la si considera geniale. Asd.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi alzo e strascico i miei passi verso il piccolo frigorifero della roulotte. Prendo una bottiglia d’acqua, acqua, il caldo che c’è qui e terribile. La bevo senza serrare la bocca per non farla cadere, lascio che questo liquido trasparente e fresco mi entri in bocca e lo lascio scivolare giù per le mie labbra, per il mio mento, sulla mia maglia nera che illustra qualche carneficina, lascio che l’acqua penetri il sottile tessuto di questo indumento, lascio che cada sul mio petto, sui miei seni, giù per la pancia troppo grossa.

Una pozzanghera è ormai ai miei piedi, la ignoro e torno al mio computer, dove altre parole trafiggeranno le mie verità. Ci credereste?

Il caldo mi asfissia, le cicale mi nevrotizzano. Qualche abbraccio qua e là non arriva, qualche sogno di troppo insidia la mia apatica costruzione, telefonate ne arrivano e le persone che chiamo amiche sentono la mia mancanza (ma sarà davvero così?).

Dubito di ciò che è intorno a me, di questo cielo che ha un colore così limpido e monotono, mi annoia il cielo azzurro, mi annoia o mi distrugge, così perfetto che copre questo mondo di dolore. Chi non capisce ciò che dico non mi vuole, chi lo capisce non vuole sentirlo, chi è d’accordo non riesce a parlare, siamo muti e immobili, così impotenti. Lascio che parole senza senso scalfiscano il mio animo che sa decifrarle, lascio che chi legga non intuisca la verità, lascio me stessa vagabondare tra la voglia e la paura di sapere.

I vestiti cadono larghi, io non voglio vedermi, ho paura della mia immagine e ho paura delle persone, così convinte nelle loro risate che fluiscono per i viottoli di questa cittadina altrimenti dimenticata, d’inverno sarà vuota e triste, ma per ora ancora tanta gente calpesta queste pietre smussate dal tempo, una cianfrusaglia in più arricchirà le mensole polverose di qualche casa lontana. Chi cammina così convinto e spensierato non lo pensa, fa ciò che vuole e non pensa a nulla, circondati da vestiti stretti e sguardi severi, io non reggo ciò che c’è intorno e mi lascio ammaliare dalla notte ormai calata, la luna non la vedo, è nascosta da alti edifici in pietra, ma il cielo nessuno può nasconderlo al mio sguardo, così curioso e affascinato; la gente che cammina è tanta e non ha paura, io la osservo di sottecchi, senza farmi vedere per non aver paura, la osservo curiosa e affascinata da mille, mille volti diversi, occhi chiari e occhi scuri, capelli lunghi, corti, rossi, neri, e tante divergenze, la varietà di questo mondo mi affascina così, mi riempie il cuore.

L’ultimo sguardo prima di tornare lo dedico ad una bambina che ride sulle spalle del padre, perché io ricordi che anch’io viaggiavo lì sopra, godendomi la vista del mondo da un’altezza così diversa dalla mia.
   
 
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