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Autore: DirceMichelaRivetti    30/07/2010    2 recensioni
Mi sono ispirata a una fic di una mia amica, mi piaceva l'idea di creare una storia d'amore tra una potenziale ed Andrew, tuttavia ho voluto concentrarmi molto anche sulla trama generale e sulle tematiche già affrontate nella settima serie. Per cui qui troverete la storia abbastanza coerente con il Canon, ma condita con qualcosa in più.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto taceva

Tutto taceva. Era notte, una notte di luna nuova, gli astri luccicavano nel cielo; le strade erano semideserte, poche persone giravano per Sunnydale, per lo più barboni e vagabondi; eccezion fatta per qualche passo, tutto taceva. Tra gli alberi i gufi e le bestiole notturne si muovevano silenti, non uno squittio, non un cinguettio, non un fruscio di foglie: tutto taceva. Solo nel cimitero o nei vicoli frequentati da demoni e vampiri si udiva un sommesso mormorio, bisbigli simili ad una tetra sinfonia pesante e grigia. I figli delle tenebre passeggiavano tranquilli, finalmente potevano non accontentarsi del sangue e della carne dei gattini: la Cacciatrice era troppo impegnata a gestire una situazione molto più grande di lei e così loro potevano agire quasi indisturbati. Gozzovigliavano per le vie e si lasciavano andare a sfrenatezze, eppure le loro voci erano spente e la città sembrava avvolta dal silenzio. Tutto taceva. Solo i portatori non si concedevano divertimenti e bisboccia, solo loro non si abbandonavano alla vita mondana, solo loro restavano imperturbabili, poiché essi avevano un compito da svolgere, una missione ancora da portare a termine; avevano saputo dell’arrivo di una nuova potenziale e si erano appostati. Erano in quattro presso la stazione ferroviaria.

 

Iole sedeva su un sedile della seconda classe in un vagone deserto, lo aveva scelto proprio per rimanere sola; aveva diciotto anni, capelli castano scuro con tanti boccoli, aveva una bandana rossa sul capo e dello stesso colore era la camicia che portava aperta sopra ad una t-shirt bianca, pantaloni blu, fusciacca color del fuoco e del non ti scordar di me, appesa ad essa c’era una custodia nera; era un po’ in carne, ma le sue forme di donna erano ben delineate; il viso di natura era dolce, ma il carattere fiero della giovane e ciò che aveva passato, lo velavano di durezza e rigore; la testa e la spalla destra erano appoggiate al finestrino e lei ammirava il paesaggio che le correva accanto; avrebbe potuto ascoltare della musica con le cuffie, ma voleva restare sola coi propri pensieri e con la propria anima, si teneva avvolta in uno scialle nero e aspettava che il viaggio terminasse. Il treno, rallentò sempre più fino a fermarsi e una voce femminile, ma metallica, annunciò all’interfono: “Sunnydale, stazione di Sunnydale.” La ragazza balzò in piedi e rapidamente scese, attraversò i binari senza curarsi del possibile transito di altri veicoli, girò intorno alla piccola stazione da fuori e iniziò a guardarsi intorno come in cerca di qualcuno. Sentì un fruscio, si voltò di scatto, appena in tempo per compiere un balzo all’indietro vedendo un portatore, ma presto si accorse che il nemico non era solo; si gettò da un lato e fece un paio di capriole, poi cominciò a correre verso l’edificio più vicino e si mise con le spalle al muro: così non avrebbe subito attacchi alle spalle. Contemporaneamente, mise mano alla custodia appesa al fianco e da essa estrasse uno strano arnese: era alto due spanne, a prima vista sembrava un ascia-martello, ma nascosto nel manico aveva pure un coltellino svizzero decisamente più grande del normale che lei chiamava amichevolmente Ludwig. Iole brandì quell’arma, guardò con ferocia i quattro portatori che aveva intorno e ringhiò loro contro. Non ce l’avrebbe fatta, ma non le importava: iniziò a menar fendenti sul più vicino. Non ce l'avrebbe fatta, ma per fortuna non era sola come credeva: qualcuno la stava aspettando ed intervenì per salvarla.

 

Rapida come il lampo, dalle tenebre balenò Buffy, la Cacciatrice, che con forza e destrezza scaraventò al suolo due portatori e prese a battersi con loro. Il suo osservatore, il Signor Giles, che ormai da anni aveva smesso i panni del solo placido bibliotecario, ma vestiva anche quelli del combattente, fronteggiò il terzo portatore, mentre l'ultimo fu lasciato alla giovane potenziale. Iole era avvezza alla lotta, per prima cosa, si preoccupò di disarmare il nemico con Ludwig, dopo di ché passò al corpo a corpo e, utilizzando tecniche di judo (sport che praticava da dodici anni), riuscì a gettarlo a terra e lì soffocarlo con uno strangolamento, sotto gli occhi di Buffy e Giles che erano già vittoriosi.

 

"Tu devi essere la nuova potenziale. Iole, giusto?" la ragazza annuì rialzandosi in piedi.

 

"Io sono Buffy, la Cacciatrice, ti ospiterò nella mia casa. Seguici."

 

Salirono su un'automobile e trascorsero nel silenzio più assoluto i dieci minuti di viaggio. Il Signor Giles provò a fare qualche domanda su chi fosse l'osservatore di quella potenziale, che cosa sapesse o meno, ma la giovane rispondeva a monosillabi e poco più, per cui l'Inglese rinunciò, per il momento, a raccogliere informazioni. Giunsero a casa Summers, Buffy indicò alla nuova arrivata il posto dove stendere il proprio sacco a pelo nel salotto, poi uscì per una  ronda assieme al proprio osservatore.

 

Iole si guardò un poco attorno, senza accendere la luce; udì una voce: "T'han lasciata sola?"

 

"Chi ha parlato?! Fatti vedere!" ordinò ferocemente e sottovoce.

 

"Non posso, sono legato."

 

"Allora probabilmente non dovrei parlar con te." la ragazza iniziò a stendere il proprio sacco a pelo sopra il tappeto.

 

"No, no! Non ti mettere a dormire; dai per favore, vieni qui, parliamo, fammi compagnia... Sei una potenziale, vero?"

 

"Così pare. Dimmi perché sei legato e poi vedrò se è il caso di chiacchierare."

 

"Uff, perché nessuno si fida? Va bene, avvicinati e ti racconterò."

 

Iole pensò un attimo, poi decise di andar verso la parte della stanza da cui proveniva la voce, accese una lampada e finalmente scorse il proprio interlocutore: era un ventenne, biondino, dall'aria innoqua, legato ad una seggiola. "Eccomi, dunque?" Il prigioniero fece per parlare, ma poi notò qualche graffio fresco sul volto della giovane, per cui domandò: "Hai avuto un combattivo negoziato?"

 

"No, purtroppo non avevo la spada laser."

 

"Hai capito la citazione?" si stupì lui. "Grandioso! Finalmente qualcuno con cui parlare! Non sai quanto mi sento solo... ed escluso; qua tutti mi ignorano o mi prendono a ceffoni."

 

"Perché?"

 

"Credono che io sia cattivo... Sì, è vero, una volta ero malvagio, molto malvagio, malvagissimo! Ma adesso è diverso, sono cambiato... Sono come Regulus Black, il fratello di Sirius, che dopo aver servito per un po' Lord Voldemort, ha compreso i propri errori e ora combatte contro il suo antico signore."

 

"Combatti il Primo stando legato ad una sedia?"

 

"No... Il fatto è ce io vorrei dare una mano, rendermi utile, ma non me ne danno l'opportunità." tacque, per qualche attimo rimasero in silenzio, poi il biondo aggiunse con tutt'altro tono: "Ah, mi prude il naso, me lo gratteresti per favore?" Iole guardò male l'interlocutore, ma poi lo accontentò.

 

"Grazie, non puoi immaginare che fastidio! Il peggio, però, è quando mi imbavagliano, uffa... Ehi, guarda qua sul collo, sono stato morso da un vampiro; il Primo voleva eliminarmi perché sono passato dalla parte della Cacciatrice e ha sguinzagliato uno dei suoi agenti contro di me, ma io ho combattuto e, anche se mi ha morso, sono riuscito ad ucciderlo."

 

"Davvero?"

 

"No." si intromise seccamente una voce di un'adolescente che proseguì: "L'ha salvato Buffy e non ha ucciso il vampiro, Spike, ma l'ha chiuso in cantina."

 

"Ed è ancora lì?!" si meravigliò la potenziale.

 

"No, i portatori lo hanno rapito. Uh, piacere io sono Dawn, la sorella della cacciatrice, tu, invece, sei quella che doveva arrivare."

 

"Esatto: Iole."

 

"Io mi chiamo Andrew!" intervenne il prigioniero. La quindicenne gli diede un coppino dicendo: "Nessuno te l'ha chiesto. Dormi che è meglio!" poi di nuovo dolcemente si rivolse alla nuova arrivata: "Forse è bene che ti riposi, domani inizierai l'addestramento ed è bene che tu sia in forma."

   
 
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