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Autore: crystalemi    30/07/2010    7 recensioni
[Inazuma Eleven - Someoka*Fubuki]
Fubuki, oggi, odia la pioggia per un altro motivo: passando vicino al campo sul fiume l’ha visto, con la vecchia divisa e una felpa calda a coprirgli il capo mentre si allenava strenuamente, sperando di ottenere il posto che a lui è stato dato senza tanta fatica. Someoka, potrebbe riconoscerlo ovunque, anche oggi che pioveva a dirotto era lì ad allenarsi, mentre lui tornava lamentandosi con Hiroto e Midorikawa di quanto odiasse correre sotto l’acqua.
[FF partecimante al 100prompts project]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfic partecipa al 100 prompts challenge di BlackIceCrystal. Il prompt usato è il 17 – Pioggia.






I love the rain the most when it stops





Ha sempre odiato la pioggia, con quel suo ticchettio in crescendo contro la finestra, l’insopportabile disturbo della sua quiete mentre si abbandona ai pensieri che di solito rilega in qualche angolo per divertirsi. Odia anche giocare sotto l’acqua, scivolare ogni passo più azzardato, ritrovarsi il fango dove nemmeno si sapeva esistesse un punto in cui si potesse infiltrare, sentirsi fradici come gatti randagi e i tuoni che ricordano così tanto il rumore delle valanghe ancora lo terrorizzano, anche se adesso la voce di Gouenji gli ripete le solite parole rincuoranti.
Preferisce di gran lunga la neve, anche se è fredda e ugualmente bagnata, ma almeno il controllo sulla palla riesce a tenerlo perfettamente, senza sentirsi un imbecille.
Fubuki, oggi, odia la pioggia per un altro motivo: passando vicino al campo sul fiume l’ha visto, con la vecchia divisa e una felpa calda a coprirgli il capo mentre si allenava strenuamente, sperando di ottenere il posto che a lui è stato dato senza tanta fatica. Someoka, potrebbe riconoscerlo ovunque, anche oggi che pioveva a dirotto era lì ad allenarsi, mentre lui tornava lamentandosi con Hiroto e Midorikawa di quanto odiasse correre sotto l’acqua.
Con uno sbuffo nervoso si alza dal letto ed indossa la vecchia divisa che aveva negli Inazuma Eleven, che nonostante tutto ha tenuto come fosse oro, e esce silenziosamente, attento a non svegliare nessuno.
Se non è troppo tardi, troverà Someoka ancora lì, e qualcosa gli dice che ha ancora un po’ di tempo, prima che sia troppo tardi.
Nei tre mesi che sono stati lontani si sono sentiti a telefono solo due volte, ma nonostante questo i suoi pensieri sono corsi spesso a lui, si sono rincorsi su cose assurde e gli anno aperto porte che lo hanno fatto vergognare quando si sono rivisti, ma che lo hanno fatto sentire un po’ meno solo nella sua cameretta in Hokkaido.

Con un brivido fissa la pioggia torrenziale appena oltre il portichetto d’ingresso all’edificio dove ora vivono e non fosse che ad un centinaio di metri c’è Someoka, l’originale, non la fantasia, tornerebbe in camera subito.
Un tuono più forte degli altri e sta correndo sotto quel diluvio, non riesce nemmeno a pensare lucidamente tanto è spaventato, imbarazzato, ansioso ed in un qualche modo desideroso di vedere Someoka, di parlare con lui, di entrare in comunione con lui, anche solo attraverso il Wyvern Blizzard.
Someoka è l’unica cosa che riesce a focalizzare nella testa, mentre disperatamente corre verso il campetto e le lacrime minacciano di farlo crollare ad ogni tuono, ora che la voce di Gouenji non riesce nemmeno a risalire attraverso il pensiero fisso di Someoka.
E’ così terrorizzato che corre direttamente incontro ad un qualcuno, senza nemmeno vederlo lo travolge e si ritrova a combattere contro delle braccia estranee che lo stringono. Si sente tanto un’anguilla condannata.
«Fubuki-kun!» Quel richiamo a denti stretti lo blocca. Quasi troppo tardi.

«Accidenti, Fubuki-kun, cosa ci facevi sotto l’acqua così?! Non avrai una nuova personalità, spero!»
Fubuki si lascia scappare un sorriso mentre entrano in casa di Someoka. Hanno fatto tutto il percorso in silenzio e sono lì solo perché nessuno dei due aveva davvero voglia di tornare alla Raimon o di separarsi.
«No, volevo venire ad allenarmi con te»
Borbotta entrando nel piccolo salotto, piacevolmente caotico, pieno di oggetti strani e soprammobili, souvenir dall’estero e perfino tappeti siriani.
«Sei arrivato un po’ tardi, ero zuppo e stanco, per di più Shizuka oggi torna tardi e volevo prepararle qualcosa da mettere sotto i denti.» Il sorriso sulle labbra di Someoka è strano quando parla di questa “Shizuka” e Fubuki si costringe a sopprimere un punta di gelosia, vergognandosene come un ladro.
«Chi è Shizuka?» domanda quindi, evitando di suonare curioso o nervoso mentre Someoka lo conduce in bagno e subito comincia a spogliarsi per levarsi di dosso la divisa fradicia. Titubante delle reazioni che avrà il suo corpo comincia a fare lo stesso, evitando di guardare il compagno di squadra.
«Mia sorella. Vivo con lei da quando i miei... beh, da un bel po’. Ha due figli stupendi! Non credo li vedrai comunque, visto che sono dai loro nonni.»
Fubuki guarda un attimo stranito Someoka, quasi stordito dal così in caratteristico fiume di parole, però ammette che è davvero bello sentirlo parlare così calorosamente della sua famiglia.
«Quanti anni ha tua sorella? E i tuoi nipoti?» domanda quando Someoka smette di parlare, probabilmente imbarazzato dopo essersi mentalmente chiesto se lo stava ascoltando o meno.
«Shizuka ne ha ventisei, mentre Aiko ne ha quattro e Makoto ha solo sei mesi»
Il sorriso è sempre più dolce, ma sembra che stavolta non sia rivolto ai suoi nipoti o a sua sorella, in qualche modo Fubuki lo sente anche per sé e arrossisce un poco.
«Credo che ti dovrai accontentare di un mio pigiama. Mio cognato è anche più grosso di Hijikata» lo avvisa Someoka, mentre lo guida nella sua stanza e Fubuki si rende conto solo in quel momento che sono entrambi in mutande e che prima d’ora non era mai stato così vicino ad un Someoka quasi nudo, dopo quello che aveva fatto e pensato in quei tre mesi.
Sembra essere calato un certo nervosismo quando Someoka gli passa il pigiama azzurro chiaro e Fubuki ringrazia il cielo che, chissà come, le sue mutande sono quasi asciutte, perché davvero non sarebbe riuscito a togliersi anche quelle senza desiderare di morire per l’imbarazzo.
Senza dirgli nulla, comunque, Someoka comincia a mettersi un pigiama lui stesso e Fubuki velocemente lo imita.

«Non sapevo sapessi cucinare» mormora un quarto d’ora dopo Fubuki, mentre sorseggia una cioccolata calda deliziosa che Someoka ha fatto per riscaldare entrambi visto che anche i pigiami sono serviti a poco in quel senso. Mentre Fubuki è ancora dietro a sorseggiarla lentamente, Someoka ha abbandonato metà della sua tazza sull’isolotto della cucina e sta preparando del riso e qualche verdura per la sorella, parlando ancora del più e del meno, svelandogli tante cose piccoline di cui però Fubuki avrebbe fatto tesoro. Ad esempio, niente cioccolata fondente ai prossimi San Valentino, solo al latte, perché altrimenti la rigira alla nipotina ed è come se non avesse fatto nulla. In effetti però avrebbe potuto allegare qualcosa anche per Aiko, visto che si stava affezionando senza nemmeno conoscerla!
Ma Someoka ne parlava con tanta dolcezza che non poteva che essere un amore di bambina. Forse un po’ pestifera la mattina per andare all’asilo, ma assolutamente splendida il resto della giornata.
«Non lo sapevo nemmeno io fino ad un anno fa! Ho imparato aspettando Shizuka in sere così»
Fubuki annuisce, osservandolo assaggiare il brodo e sorride dietro la tazza, perché è troppo bello per non essere un sogno, anche se nel sogno l’avrebbe già baciato (e la sua fantasia non si è mai spinta a vederlo con un grembiule giallo canarino addosso, per di più).
«Le vuoi molto bene» mormora mentre per qualche secondo si domanda se anche fra lui e Atsuya sarebbe andata così se fossero cresciuti assieme.
Someoka però non risponde, sembra sovrappensiero per un attimo ed infine dopo quasi un minuto di silenzio abbassa al minimo la fiamma del riso e si siede dirimpetto a lui.
«Io... diciamo che Shizuka... non so come dire. Lei è molto più grande di me, e quando i miei sono morti Masaru, mio fratello, ha preso in mano l’azienda di famiglia, mentre io... sono venuto a vivere qui»
Fubuki si ritrova a fissare la cioccolata densa e non più tanto fumante nella sua tazza ormai a metà. Non avrebbe voluto riportare a galla ricordi dolorosi, come Someoka non lo ha mai costretto a parlare di Atsuya.
«Io e Masaru comunque non siamo mai andati d’accordo, quindi sono felice di essere qui, anche se ogni tanto mi sento un po’ di troppo» Quando Fubuki alza lo sguardo, stupito, lo fissa nel suo, tanta è l’intensità che non riesce a resistere senza guardarlo dritto negli occhi.
«Sono sicuro che non sei un peso! Sembrano tutti molto gentili con te, no? Ti vogliono bene perché sei parte della loro famiglia!»
Una lieve risata accompagna lo scricchiolio della sedia che struscia contro il pavimento in parquet mentre Someoka si alza con un sorriso stupendo sulle labbra. Torna ai fornelli e non si dicono più nulla, ma la tensione è andata via, anche se Fubuki non ha ben capito né come né quando lo ha fatto.

«Tesoro, sono a casa!»
Shizuka è una bella donna, conviene Fubuki mentre questa entra a passo leggero in cucina.
Ha i capelli poco più scuri di quelli del fratello più piccolo ed è anche alta per la media, è leggermente truccata e veste un tailleur rosso cupo, le mani curate si stringono attorno alle spalle di Someoka in un abbraccio rapido ma affettuoso.
«E tu devi essere... uhm. Fubuki-kun?» chiede sedendosi all’isolotto accanto a lui mentre Someoka le serve una ciotola di riso in brodo vegetale. Fubuki annuisce, stupito che lei lo conosca, ma Shizuka semplicemente sorride e agita una mano noncurante.
«Ryuugo parla spesso di te. Buon appetito!» Si butta famelica eppure perfettamente elegante sul cibo, forse nemmeno consapevole di aver fatto arrossire entrambi i ragazzi.
«Fubuki-kun, sanno che sei qui, vero?» domanda ad un certo punto Shizuka, interrompendo quelle quattro parole che stavano riuscendo faticosamente a scambiarsi lui e Someoka, dopo che l’imbarazzo era tornato ad impedire la loro comunicazione. Fubuki, comunque, è ancora più senza parole, indeciso se mentire o meno.
«No, sono uscito senza dire nulla a nessuno.» mormora colpevole. Someoka gli lancia un sorriso stirato e Shizuka si gira a guardarlo, le labbra strette in una linea sottile.
«Ti prego di avvertire il suo coach telefonicamente e se non vorrà che resti qui ti riporterò immediatamente indietro. Quanto tempo è che sei fuori?»
«Sono uscito alle dieci» risponde flebilmente Fubuki, ma subito Shizuka scatta in piedi e raggiunge il telefono in un baleno. Someoka, accanto a lui, gli stringe il polso ed ha un’aria un po’ delusa, come se anche lui sapesse che razza di coach si sono ritrovati.
«Kudou-san ha detto che puoi restare, ma che per punizione ti fermerai ad allenarti più tempo degli altri. Non era molto arrabbiato, comunque» dieci minuti dopo Shizuka ha un sorriso complice che lo rilassa più della notizia in sé e anche Someoka sembra più tranquillo di poco prima.
«Ora tutti a letto, però!» esclama Shizuka, tornando al suo riso e scacciando in fermamente Someoka, che voleva fermarsi a lavare i piatti, il mestolo e le bacchette.

«Fubuki-kun?»
«nh?»
La risposta insonnolita gli esce spontanea dopo cinque minuti che è fra le coperte del letto enorme di Someoka, anche se al pensiero di dormire accanto a lui prima era quasi morto di vergogna.
«Non importa»
«Sono sveglio, davvero!» esclama tirandosi semi-sdraiato, puntellandosi con un gomito sul materasso morbido. Someoka lo fissa a lungo e Fubuki annuisce ancora, per l’ennesima volta della giornata, vergognandosi come un ladro senza nemmeno sapere perché.
Comunque, Someoka non gli lascia ancora molto tempo per pensare, visto che si allunga per sfiorargli le labbra con le sue. Fubuki gela sul posto, se dallo stupore o dall’incredulità non saprebbe dirlo, ma quando Someoka comincia a balbettare scuse gli si fionda addosso senza nemmeno pensarci tanto, scontrando le loro bocche in modo estremamente doloroso.
«Scusa» esclamano in coro e si sorridono stupidamente. Con qualche titubanza si avvicinano piano coi corpi, litigando con il materasso improvvisamente troppo morbido, per poi sfiorarsi piano con le mani. I volti, le spalle, i colli, le clavicole vengono tutti esplorati da mani tremanti ed incerte, mentre le bocche si sfiorano titubanti per interi interminabili minuti.
Non sono baci, Fubuki lo sa bene, nelle sue fantasie era qualcosa di più caldo anche se ugualmente coinvolgente, ma sa anche che ne vuole almeno uno questa notte, uno vero, da legare a qualche parte del suo cervello e non dimenticare mai, uno che gli permetta di sentire Someoka passionale come quando giocano a calcio assieme e quasi gli venisse letto nella mente, Someoka trasforma un timido sfiorarsi in un impacciato primo bacio, così Fubuki si lascia andare, ricambiando quella specie di gioco fatto di morsi senza denti e qualche sfiorarsi umido di lingue.
Quando si separano Fubuki si stringe a Someoka il più possibile passandogli un braccio attorno alla vita, mentre la mano dell’altro si aggrappa saldamente alla maglietta sgualcita del pigiama dell’altro.
«Someoka-kun, credi che ti possa chiamare Ryuugo? Anche solo in privato, intendo»
Mentre si sistema passando un braccio sotto il cuscino e circondandolo appena sotto le spalle, Someoka gli posa un piccolo bacio su una guancia. E’ un po’ umido ma a Fubuki non da così fastidio come avrebbe pensato fino a pochi secondi prima.
«Solo se posso chiamarti Shirou»
Fubuki sorrise e si allunga a prendersi un ultimo bacio, quello della buona notte per poi riaccocolarsi fra le braccia di Ryuugo. Prima di addormentarsi cullato da quell’involucro caldo creato dai loro corpi e le coperte riesce a pensare che in fondo, la pioggia non è così male: quando le nuvole spariscono, sembra che il sole sia più caldo e brillante. Anche se sono solo le tre di notte.






Note Finali: Posso dirlo? mi disgusta. Fluff all'ennesima potenza, sono disgustata da me stessa. Inoltre ancora ho problemi coi personaggi e il presente ormai è una costante mentre scrivo di IE. Il che è orribile, visto che io odio il presente. Almeno posso dire che per il prompt non ho troppe riserve: volevo fare qualcosa di classico, temporale -»casa di uno dei due -»love-love.
Ah, la famiglia di Someoka è tutta farina del mio sacco, nell'anime non se ne sa nulla =S
Tanto per cambiare, credo sia un po' troppo veloce, ma sto facendo abbastanza fatica a scriverci su, senza contare che non so se sono IC per la situazione o totalmente OOC e basta. Fubuki dovrebbe essere una specie di Don Giovanni con le ragazze, ma con uno dei suoi migliori amici? Dubito =S Qualche idea a proposito o rimostranza?

The One Hundred Prompt Project
   
 
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