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Autore: Noir    26/09/2005    2 recensioni
AVVERTENZE: FINO ALLA PRIMA FRASE DELLA DONNA LE PAROLE SONO DI MARIACARLA PER UN CONCORSO DI FF. Commento: Un enorme disco di fuoco rosso, al di là dei confini neri del suo mondo... questo è ciò che Harry sente dentro, dsopo che... dopo che... dopo che lui è morto...
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Remus Lupin | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era morto. Lui era morto. Il sole tramontava oltre le colline: un immenso disco di fuoco rosso, ardente al di là dei confini neri del suo mondo. Il Mago strinse convulsamente le dita intorno alla bacchetta: ormai era uno strumento inutile, inerte, privato della sua magia. Senza neanche rendersene conto la spezzò, con gli occhi vuoti. La donna che era rimasta in disparte gli sfiorò la spalla, con una dolcezza composta. Una strana, malinconica tenerezza. - Non preoccuparti... - sussurrò. - NON PREOCCUPARMI? - , urlò il Mago. – TU NON HAI ANCORA CAPITO QUELLO CHE E’ SUCCESSO, VERO, HERMIONE? – - Harry… - . Dagli occhi della giovane donna scendevano lente le lacrime, ma Harry pareva non volersene accorgere: il suo dolore era così grande che non credeva che qualcun altro potesse provarlo. – Ti prego, Harry, torniamo a casa… Non è stata colpa tua… - - Non è vero! Tu non sai cos’ è successo! Tu non sai quello che sto provando! – - Io lo so, Harry! Anch’ io sto soffrendo quanto mai ho fatto in vita mia… - - Ma tu non sei nelle mie condizioni - , disse il ragazzo guardandola, finalmente, nei suoi profondi e malinconici occhi castani. – Ron è morto e la colpa è solo mia - . # Poche ore prima, sul campo dove ormai i due amanti guardavano il sole morire, una delle più grandi battaglie nella storia della magia aveva provocato molte morti tra Mangiamorte e membri dell’ Ordine della Fenice. Voldemort aveva attaccato alle spalle due Auror, Hermione Granger e Ginny Weasley, con l’ aiuto di alcuni suoi Mangiamorte, Lucius Malfoy, Bellatrix Lestrange, Peter Minus ed il più temuto di allora, colui che aveva deciso di seguire e superare le orme di suo padre: Draco Malfoy. I rinforzi dall’ Ordine non erano arrivati subito, così Voldemort aveva avuto modo di divertirsi con le due giovani ragazze. Quando arrivarono gli altri Auror le trovarono stremate, a terra, mentre i Mangiamorte si rallegravano mandandogli contro Maledizioni Cruciatus ed Imperio. Ron Weasley, vedendo sua sorella sotto gli attacchi di Draco Malfoy, perse il controllo ed attaccò il ragazzo. Gli scontri, quando arrivarono anche tutti gli altri Mangiamorte, furono questi: Ron e Draco; Harry Potter e Bellatrix; Neville Paciock e Lucius; Luna Lovegood e Narcissa Black (in Malfoy); Colin Canon e Vincent Tiger; Dennis Canon e Gregory Goyle; Lavanda Brown e Pansy Parkinson; Calì Patil e Millicent Bullstrod; Remus Lupin e Minus; Albus Silente e Voldemort; erano molti altri i combattenti, fra cui Alastor Moody e Ninfadora Tonks, ma non vi figuravano Hermione e Ginny che, stremate dal perso scontro con i più forti Mangiamorte osservavano la battaglia da alcune rocce vicine, mentre la bruna Cho Chang le medicava. Harry era riuscito a mettere fuori gioco Bellatrix, ora controllata da Calì e Dennis, che avevano già ucciso i loro avversari, e decise di dare aiuto a Ron. Draco non era un semplice avversario, bensì il Mangiamorte prediletto di Voldemort, ed Harry si accorse immediatamente che, nonostante Ron ci mettesse tutto sé stesso, il biondino si stava solo divertendo, non faceva ancora sul serio. “ E’ troppo forte ” , pensò Harry combattendo al fianco dell’ amico. “ Nemmeno due contro uno riusciremo a batterlo. Bisogna tendergli una trappola. Per ora è meglio ritirarsi ” . Ma, mentre formulava questi pensieri, Bellatrix, che si era ripresa e liberata dei suoi due nemici, attaccò Harry alle spalle. - Harry! Attento! - , urlò Ron per avvertirlo, ma perse la concentrazione: proprio quello che Bellatrix voleva. Draco non esitò molto ad uccidere il ragazzo e, sussurrando lentamente, assaporando le parole: - Avada Kedavra – lo stese a terra, privo di vita. Harry non capì subito il significato di quelle parole, non capì lo sguardo vuoto degli occhi di Ron. “ Sta fingendo… sta cadendo… ” , provò a trovare delle scuse. “ E’ stato ferito da Malfoy, nulla di grave, nulla di mortale… Non può essere morto… non può… ” . Le parole di Draco le svegliarono: - Ti ho ucciso, Potter. Ti ho ucciso dentro - . - RON! - , gridò Harry in preda al panico. – RON! Ron, svegliati! RON! - . Era troppo tardi, lui lo sapeva, ma non riusciva ad accettarlo. Di colpo, come in un sogno, un bambino di un anno piangeva nella sua culla chiamando la sua mamma mentre una risata satanica riecheggiava nella stanza… un ragazzo di quindici anni urlava contro un velo il nome del suo padrino mentre la stessa risata, con il volto di donna, rompeva il silenzio mortale… ora, dopo dieci anni, entrambe le risate venivano alle orecchie di Harry, mentre un giovane ragazzo dai lunghi capelli biondo cenere sorrideva estasiato alla vista della Morte. Harry invocava il nome dell’ amico, stringeva forti le sue mani e il suo viso e, voltandosi terrorizzato, vide il mantello nero di Voldemort oscillargli accanto, il vecchio viso contorto in una risata. – Andiamo, ragazzi! - , disse ai Mangiamorte. – Per oggi basta, sono soddisfatto così - . Sghignazzando, si voltò verso il cielo, quando una figurina rossa attraversò veloce il campo fino a sfiorare il suo mantello ed a chinarsi sul corpo del fratello maggiore. Piangeva stringendo a sé Ron, mentre il solito Mangiamorte la guardava con le labbra incurvate in un malefico sorriso. Ma, mentre Harry era ancora chino sul corpo dell’ amico e non riusciva a staccarsene, Ginny, le lacrime amare sul volto rosso dal pianto, si alzò in piedi e si mosse verso Draco, dandogli uno schiaffo in pieno viso. Ma non fece che contribuire al divertimento del ragazzo che, smaterializzandosi mentre Ginny si accingeva a colpirlo nuovamente, sussurrò: - Me la pagherai, Weasley - . # La battaglia era finita e i due amanti osservavano quel tramonto rosso sangue, quello che forse sarebbe stato il loro ultimo tramonto. Lo sapevano, se lo ripetevano dentro ogni sera, ma mai così tanto avevano sentito quella sensazione di morte dentro di loro. Quello che era stato l’ ultimo tramonto per Ron e molti altri Auror ora più che mai sentivano potesse esserlo anche per loro. - Harry… - , esitò ancora una volta Hermione. – Vuoi… - - Sì, Hermione, andiamo - , rispose lui guardando un’ ultima volta il cielo nero della sera. – Ma non a casa - . # Poco dopo i due ragazzi si trovavano su una panca al numero 12 di Grimmauld Place, gli occhi fissi nel vuoto. Ginny era seduta in un angolo e piangeva disperata: quella notte aveva perso il marito, Colin, e il fratello, l’ unico membro della famiglia che le fosse rimasto al mondo. Due anni prima Voldemort aveva sterminato la famiglia Weasley, anche Percy, che si era riconciliato con il padre. Ron, però, era riuscito a salvare sia sé stesso che la sorella scappando alla fuga omicida di Voldemort con l’ aiuto di Tonks e Lupin. Hermione aveva tentato di darle conforto, ma aveva solo peggiorato la situazione. Non riusciva neanche lei a trovare le parole giuste, Ron era il suo migliore amico, ma, di fronte alla sorella e ad Harry, non si sentiva poi molto legata a Ron. Il riguardo per gli altri che Hermione aveva sempre avuto le impediva di star male, era più forte di lei. Piangeva, ma non cercava conforto in nessuno, voleva solo darlo. # - Sei stato grande, Draco - , si congratulava Lucius con il figlio a Malfoy Manor. – Hai colpito Potter dritto nel cuore, le hai tolto la persona che aveva più cara al mondo – - No, ti sbagli - , rispose suo figlio. – Non ho ucciso sua moglie, la Granger. Se l’ avessi fatto ora Potter si sarebbe già ammazzato, mentre adesso ha ancora uno sciocco motivo per vivere: una lurida Mezzosangue, come lui – - Se non ti fossi divertito con lei, però, invece di ucciderla… - , ipotizzò sua madre. - Il mio obiettivo non era ancora Potter, bensì la Weasley - , la interruppe Draco passandosi tra le dita un calice di cristallo bagnato da un vino rosso pregiatissimo. – Mi ha sempre dato sui nervi, quella mocciosetta, con le sue arie da reginetta. Doveva pagarmela di avermi disturbato la vista con il suo lurido volto. E credo che perdere tutto quello che aveva sia la cosa migliore. Farla soffrire lentamente… Per questo ho partecipato alla strage dei Weasley, anni fa. E stasera ho provocato apposta l’ ultimo dei suoi fratelli prendendola in ostaggio. Comunque… - , continuò, voltandosi verso Tiger. – Bravo, Tiger, grazie per aver eliminato il marito della Weasley. E non piangerti troppo addosso per la morte di quell’ imbecille di Goyle, dillo anche ai suoi. Altrimenti vi spedisco tutti e tre dal Padrone e ve lo faccio rivedere - . Tiger annuì, la testa bassa. – E ora va, testa di rapa, e chiamami zia Bellatrix: devo complimentarmi anche con lei - . Tiger, sempre con lo sguardo fisso a terra, uscì dalla stanza. - Draco - , disse suo padre. – Non ti sembra di essere stato un po’ troppo severo con lui? Dopotutto ti ha aiutato… - - Aiutato? Un corno! - , rispose il ragazzo. – La mia era una battuta, se il tuo cervello non arrivava a capirlo. Avrei voluto finirlo io, il lavoro di distruzione della Weasley. Ma quel cretino si è messo in mezzo e me lo ha impedito – - Quindi il tuo lavoro è finito? Ti metterai anche contro Potter? – - Potter non lo considero nemmeno, se il Padrone me lo chiederò lo farò, per adesso finirò il lavoro con la Weasley – - E come? Le hai tolto tutto ciò che aveva… - - Testa di rapa, non vedi che la Weasley ha ancora tutti i suoi amici in vita? E comunque non sono loro che voglio toglierle, ma un'altra cosa che ho scoperto ha di molto prezioso… - # - Ok, ora vi rileggo il piano - , spiegò Lupin all’ Ordine. – Tonks, tu ed io seguiremo gli spostamenti dei Malfoy, mentre Malocchio e Neville… - - A che serve avere un piano? - , lo interruppe Harry. – Ne abbiamo provati molti, ma ne ha mai funzionato uno? – - Questa volta andrà bene - , lo cercò di rassicurare Lupin. - Lo dicevi anche l’ ultima volta! - , gridò Harry. – E com’ è finita? Abbiamo perso altri compagni! Ron, Colin, Dennis, Calì… Nella prossima battaglia chi perderemo? Ginny? Hermione? Neville? Altre quattro, cinque, sei persone? – - Harry, per vincere bisogna lottare, non possiamo sconfiggere Voldemort - ( Molti di loro sussultarono al suono di quel nome ) – standocene seduti ad aspettare – - Ma se andiamo avanti così, come abbiamo fatto fino ad adesso, perderemo il doppio delle persone che perdono loro! Ma lo vuoi capire? Abbiamo perso quattro persone in questa battaglia e loro solo due! – - Dovremmo essere contenti di averne perse così poche – - Ma cosa significa, Remus? Anche se sono quattro i morti, sono quattro le vite perse! Sono quattro gli amici, i fratelli, i mariti! Dobbiamo sconfiggere i Mangiamorte una volta per tutte! – - Harry ha ragione - , intervenne Ginny, che, fino a quel momento, era rimasta in un angolo ad ascoltare, seria, il viso prosciugato dalla lacrime del giorno prima. – Non possiamo perdere tutto questo tempo ripetendoci gli stessi piani che non funzionano, dobbiamo trovarne uno nuovo. Solo allora potremo farcela ed uscire da questo incubo. Per sempre – - Cosa proponi? - , le chiese Lupin. - Questo è il piano che ho pensato, sta a voi decidere se vi va bene: Malocchio ed Hermione seguiranno Bellatrix Lestrange; Lavanda e Tonks si metteranno alle calcagna di Pansy Parkinson e Vincent Tiger; Remus e Luna, a voi spetterà il traditore, Minus; Silente cercherà di scoprire il rifugio di Voldemort – ( Altri sussulti ) – I restanti rimarranno qui organizzando turni con chi ho nominato: sono quelli i Mangiamorte più duri, se li elimineremo i loro compagni non sapranno più come muoversi – - E io? – - Tu, Harry, vieni con me a Malfoy Manor – - No! - , la interruppe Lupin. – Ginny, ragiona: i Malfoy sono troppo forti, vi sconfiggeranno immediatamente – - Per ora dobbiamo solo spiarli - , rispose calma la rossa. - Ma se vi toccherà combatterli? Non riuscirete a batterli tanto facilmente – - Remus, Malfoy Junior ha distrutto ciò che di più caro avevo, ha ucciso la mia famiglia – - Ha ucciso Ron… - , sussurrò Harry. - Ora tocca a noi vendicarci - . # La notte scendeva lenta su una Londra ormai da anni bagnata di sangue. Le finestre erano striate da pesanti gocce di pioggia autunnale. Grimmauld Place era coperta di fango. L’ umore di Ginny si rifletteva in tutto questo. Non era mai stata così male, nemmeno quando Voldemort aveva distrutto la sua famiglia lasciando andare solo lei e suo fratello Ron. E ora anche lui e suo marito Colin le erano stati strappati via. Solo una cosa le rimaneva, e Ginny lo sapeva bene. Ma anche l’ ultimo bagliore di luce in quel buio era in pericolo. Doveva salvarlo, doveva toglierlo dalle grinfie dei Mangiamorte. - Ginny! - , chiamò una voce dall’ altra estremità del lungo corridoio di pietra. I capelli castani davanti agli occhi, il volto giovane sciupato prematuramente, Hermione si avvicinò all’ amica, preoccupata. – Cosa ci fai ancora in piedi? – - Oh, Herm, scusa se ti ho svegliata… - , rispose Ginny guardando fuori dalla finestra bagnata. – Avevo voglia di fare un giretto per la casa… Non riesco a dormire… - - Ginny, stavi piangendo? – . Fredde lacrime avevano da poco cessato di scendere dai profondi occhi neri della ragazza, lasciando, però, profonde tracce di quel pianto. - Mi sembrava di averti sentita singhiozzare… è per questo che sono venuta a vedere chi… - - Non ti preoccupare, Herm - , la interruppe brusca Ginny. – E’ solo… solo un pianto ristoratore - . Un cupo sorriso forzato le comparve sul volto. Hermione cercò di ricambiarlo, ma il tentativo fu vano quanto quello dell’ amica. - Se posso fare qualcosa per te… - , disse, ma Ginny la interruppe di nuovo. - Una cosa c’ è, Herm - , mormorò fra le lacrime che erano ricominciate a scendere e che lei invano cercava di trattenere. – Devo parlare con qualcuno, e credo che tu sei la persona migliore con cui confidarmi. Lo avevo già detto a Colin e Ron, ma… - , fece una pausa, tirando su col naso. – Beh, sai com’ è andata – - Parla - , la esortò dolce la giovane donna castana mettendole un braccio attorno all’ esile collo. Si appoggiarono al muro accanto alla finestra, e dietro di loro potevano ancora sentire la pioggia cedere sulle strade deserte. - Io… - , cominciò Ginny, tremando. – Io e Colin… insomma, io e mio marito… il mio… ex, ormai… marito… Hermione, io aspetto un figlio da Colin – . Hermione non riusciva a comprendere quale fosse il motivo di tristezza di Ginny. Insomma, ve ne erano tanti – tra la morte di alcune delle persone che aveva più care - , ma questa notizia avrebbe dovuto essere per la rossa motivo di felicità. Ginny sembrò percepire l’ incredulità dell’ amica, perché, tra le lacrime, disse: - Io… io non so come fare… Se devo vendicarmi, c’ è il rischio che… che il bambino rimanga coinvolto, e io non voglio... ma devo mettere fine alla mia rabbia, devo vendicare Ron, Colin, i miei genitori, i miei fratelli… non posso arrendermi… non devo… - - Ginny, a questo punto sarebbe meglio se lasciassi fare il tuo lavoro a Harry e qualcun altro, rischieresti troppo… rischi lo stesso, ma, voglio dire, tuo figlio… - - No! - , gridò la ragazza. – Tocca a me, Ron preferirebbe così… io ed Harry… - - No, Ginny: Ron preferirebbe che tu ti tenessi lontano dai Malfoy e da altri pericoli, tiene a te… teneva – - Ma resta sempre il fatto che non so come occuparmi del bambino! Ora che sono sola… Avevo sempre pensato, fin da piccola, che qualora fossi rimasta incinta avrei contato sull’ appoggio della mia famiglia… mi avrebbero spiegato come succedevano queste cose… ma ora non ho più nessuno, neanche Colin… neanche Ron… - . Ginny cadde ginocchi a terra, coprendosi il volto con le mani bagnate dalle lacrime dei suoi profondi occhi neri. # Era notte fonda quando la porta della biblioteca di Malfoy Manor si spalancò. Lucius Malfoy si guardò intorno, alla ricerca di qualche segno di vita umana. Accertatosi che non ci fosse nessuno in giro, si diresse verso il centro della stanza, dove c’ era una lucente scrivania di legno di faggio e cominciò a cercare fra i fogli di suo figlio. Si guarda nervosamente attorno, per paura che Draco avesse messo qualcuno a sorvegliare i suoi appunti. - Beh, hai trovato me - , sghignazzò malefico un ragazzo biondo alle sue spalle come leggendogli nella mente. Lucius sussultò al sono della serpentina risata di suo figlio. Nervosamente, si spinse i lunghi capelli biondi dietro il collo e cercò di darsi un contegno. - Oh… Draco… - , disse cercando di non sembrare sorpreso. – Non sei a dormire? – - E’ la stessa cosa che stavo pensando io di te, padre adorato - , sorrise sprezzante. – Inoltre a chiederti perché frugassi fra le mie robbe– - Ehm… figliolo… cercavo… credevo che ci fosse qualcosa di mio… - - Questa forse? - , chiese Draco tirando fuori dalla tasca la bacchetta di suo padre e giocherellandoci fra le dita. – Devi averla persa durante un’ altra tua visita alla mia scrivania – - Fo… forse l’ ho lasciata qui consultando un volume in biblioteca… - - Va bene, va bene - , confermò Draco non affatto convinto. – Ma ora non stavi leggendo un libro, o cercandolo, dato che i cassetti della mia scrivania sono troppo piccoli per contenere dei libri, e tu lo sai bene – . Lucius si torse le mani, non sapendo cosa dire: Draco questa volta l’ aveva incastrato. - Per questa volta passi, papino-mio-caro, ma non credere che la prossima ti salverai - , lo avvertì suo figlio lanciandogli la bacchetta. Lucius la afferrò, il volto rosso dalla furia. - Come osi rivolgerti a me in questo modo, Draco? - , aggredì suo figlio. – Sono sempre tuo padre! Non crederti migliore solo perché sei il Mangiamorte preferito del Signore Oscuro! – - Non parlarmi con questo tono - , replicò tranquillo Draco puntandogli la bacchetta alla gola. – Potresti pentirtene – - Non… non oserai farmi nulla, razza di… - - Ti avevo avvertito: Crucio - . Le parole del ragazzo scaturirono lente e serpentine dalla sua pallida bocca sottile. Fece in modo di assaporane una per una. Dopo aver osservato per un po’ suo padre che, a terra, si contorceva dal dolore, levò la bacchetta e lo lasciò andare. - Spero che tu abbia imparato la lezione, Lucius: ora sono io quello a comandare, qui - . # Era una calda notte d’estate, ma Harry non riusciva a sentirne il calore. Forse quello sarebbe stato l’ultimo momento passato in compagnia della sua amata Hermione. Lo pensava ogni sera, ogni maledettissima sera, da quando era incominciato quell’orrore, quella stupida guerra a cui nessuno, probabilmente, avrebbe trovato una fine. Hermione gli poggiò una mano sulla spalla, stringendogliela involontariamente. Suo marito si accorse che stava piangendo. Chiuse gli occhi, cercando di non far scendere anche le sue lacrime. - Ron… - mormorò, le labbra serrate, i denti stretti. – Io… io ti vendicherò… - . Dentro al cuore stringeva il rimorso per non essere riuscito a salvarlo, un rimorso enorme, non si sarebbe mai dato pace… - Lo rivedrai – sussurrò Hermione, accennando a un sorriso. Dovevano ricominciare, senza guardare il passato. E di questo Ron ne sarebbe stato immensamente felice. Il Mago strinse a sé la giovane donna, mentre le lacrime cessavano di scendere dal volto di Hermione. Il sole tramontava oltre le colline: un immenso disco di fuoco rosso, ardente al di là dei confini neri del suo mondo.
  
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