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Autore: Rota    31/07/2010    3 recensioni
Che Yu Kanda non amasse parlare era risaputo.
Che preferisse di gran lunga il pugno alla parola era di dominio prettamente pubblico.
Quand’era stata la volta – infatti – in cui si era impegnato in un discorso che prevedesse più di dieci parole consecutive?
Eccezioni come questa si potevano contare sulle dita di una sola mano, a memoria d’uomo.

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Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Yu Kanda | Coppie: Kanda/Allen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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beatiful silent Titolo: Beautiful silent
Fandom: D. Gray man
Personaggio/Coppia: Allen Walker, Yu Kanda; KandaAllen
Set: Set 1
Prompt: 17.00 Il silenzio è una vera salvezza
Rating: verde
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà esclusiva di Katsura Hoshino
Tabella: http://margherota.livejournal.com/13665.html


Prompt Fanon Fest: Minacce decisamente poco velate



Beatiful silent



Che Yu Kanda non amasse parlare era risaputo.
Che preferisse di gran lunga il pugno alla parola era di dominio prettamente pubblico.
Quand’era stata la volta – infatti – in cui si era impegnato in un discorso che prevedesse più di dieci parole consecutive?
Eccezioni come questa si potevano contare sulle dita di una sola mano, a memoria d’uomo.
Il più delle occasioni i suoi turpiloqui prevedevano incisi di una sola parola, quali ad esempio “Stupido!” o “Scemo!” o anche e addirittura degli imperativi categorici come “Sta zitto, cretino!” “Taci, deficiente!” e altre espressioni colorite e piuttosto vivaci.
Date e premesse, nessuno si stupiva più di tanto a vedere il giovane Giapponese rotolarsi nella polvere del campo allenamenti assieme al compagno dai capelli bianchi.
Prendendolo violentemente a cazzotti e ricevendo da lui il medesimo, gentile compenso.
Il pomeriggio di una lunga giornata passata interamente a non far nulla era ormai sul suo finire, la sera lentamente stava arrivando – e, magari, col calar del sole, anche la poca pazienza che aveva sempre caratterizzato i due stava pian piano tramontando, relegando l’originalità in un angolo buio e dimenticato del cervello umano.
-Idiota di una mammoletta!-
-Mi chiamo Allen, capellone!-
Un pugno, un calcio, una testata, un morso. Di tutto volava, tra le giovani persone degli Esorcisti, finché, sfiniti, non finivano per guardarsi in cagnesco immobili e fermi – con le mani ancora serrate a pugno e ben in vista – e il fiatone che scombussolava i petti.
Per gli intenditori, era uno spettacolo guardarli.
Spettacolo che durava poco, dacché pareva che chiunque lì presente, al di fuori di chi si sollazzasse a perdere tempo o a cercare nel riso uno svago degno di sospendere nell’aere per almeno un poco l’anima, avesse la premura di staccare i due litiganti prima che si saltassero nuovamente addosso, mischiando ancora una volta il proprio prezioso sangue alla sabbia.
Li si portava via per le orecchie, trascinandoli per corridoi interi fino a stenderli a forza su due letti ben separati, li si minacciava di morte nel caso si fossero mossi per più di mezzo metro e, dopo averli adocchiati fino alla porta, li si lasciava a riposare qualche minuto da soli, con la vana speranza che non si azzannassero nuovamente nel mentre si andava a cercare cerotti e bende bianche.
Il silenzio calava – tralasciando di tanto in tanto qualche sbuffo irritato – mentre gli sguardi rifiutavano il minimo incrocio e contatto. Ognuno per conto suo, il fegato recriminava colpe e ingiustizie.
Il silenzio calava, così come l’ira si acquietava e la rabbia si calmava, lasciando spazio a ben altro sentimento asservito alla mancanza netta di ogni parola, perché solo quando non c’è rumore si soffoca da tanto sono forti e potenti i propri pensieri.
Per questo che i disperati erano rumorosi, per non dover ascoltare la propria anima e indi lasciarci le penne.
Allen sospirava lentamente, abbassando le spalle esili. Adocchiava di lato, vedendo con la coda dell’occhio il proprio compagno – muto, girato, ancora teso. Assolutamente non incline al dialogo. Ogni tanto sorrideva mesto, ogni tanto si imbronciava, ogni tanto semplicemente vagava col pensiero. Ma sempre quella era la conclusione a cui arrivava: preferiva mille volte un Kanda rumoroso e con la Mugen sguainata piuttosto che quel cadavere ambulante e semovente che pareva ogni volta che si fermava e diveniva serio.
Decisamente, era più divertente…
Così Allen, dall’alto della sua intelligenza inglese, oltre la comprensione della salvezza fisica non ci arrivava. La vedeva, la scrutava, la analizzava, ma ad un passo dal prenderla la rifiutava categoricamente, disconoscendola come estranea. Banale e scontata. Non desiderabile.
Anche perché altrimenti non si sarebbe capito come mai ci tenesse tanto a farsi sgozzare dal proprio compagno, stuzzicandolo come il più irriverente dei bambini.
-Certo che potresti anche farti crescere un bel paio di baffi scuri…-
Oh, il silenzio sarebbe stato veramente salvifico. Ma chi vuole qualcosa di noioso come un pomeriggio passato a girarsi i pollici quando si poteva tranquillamente trovare divertimento in una spada puntata alla gola e uno spadaccino sull’orlo di una crisi di nervi?
Nessun umano avrebbe dato la risposta di quell’Esorcista albino, sicuramente.
-Di sicuro saresti più virile! Non che ci voglia molto, in realtà, ma farebbero la loro brava figura! No, capellone?-
Yu si voltava quasi di scatto a guardarlo – la Morte nello sguardo e la mano che scendeva rapidamente all’impugnatura della propria arma – e con una voce che ricordava tanto quella di uno Shinigami apparso dal nulla diveniva incredibilmente loquace di sua sponte.
-Ti ammazzo ora e subito, razza di rifiuto umano!-
E il ciclo ripartiva, come se niente l’avesse interrotto.
Almeno, il vivace rumore del giorno era meglio di un tetro e lugubre silenzio notturno…
   
 
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