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Autore: Jaasmine    31/07/2010    3 recensioni
Ayame Hyotaru,classica studentessa modello del liceo Otashi.Semplice ragazza,colma di pregi ma con il peggior difetto in assoluto : Non godersi la vita.Al contraio,troviamo Kanata Isokuro,che passa il 98&delle sue giornate a ''godersi la vita'',ma a modo suo.Isokuro è il classico donnaiolo,ben voluto dalle ragazze.Ayame odia i ragazzi come Kanata,ma per ironia della sorte,grazie al preside della scuola,i due si ritrovano a studiare insieme,come colleghi.Iniziano a conoscersi,ma Ayame non vuol sentir parlare d'amore!I giorni passano,e Kanata viene a sapere che la ragazza,Ayame,viene abusata dal padre,maltrattata e costretta a fare i suoi comodi.Kanata decide di aiutare Ayame ospitandola nel suo appartamento,immaginate: Due sedicenni con gli ormoni in fase di sviluppo,cosa mai potrà accadere?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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6 Ciao a tutti,sto cercando di aggiornare tutto quanto il prima possibile :)
Voglio dirvi alcune cose:
Le scritture a destra che troverete man mano che scendete giù per la pagina,sono le riflessioni di Kanata.
Vi consiglio di leggere questo capitolo lentamente,e di cercare di immedesimarvi il più possibile in Ayame.
Per il resto,buona lettura,spero che vi piaccia,e spero di ricevere commenti,grazie :)


Sesto capitolo.
Via di scampo.

« Cosa diavolo credevi di fare,eh?Tu sei la mia sguattera,e lo sarai fino all'ultimo mio respiro di vita.»
Io non ero sua figlia,io ero la sua sguattera.
Il mio cuore,che piano piano riaveva acquistato le forze,si ruppe per l'ennesima volta.
Finalmente riuscii a trovare la felicità,quella felicità che per sedici anni non avevo mai provato. Questa volta ero convinta al cento per cento che quell'incubo che mi torturava per tanto tempo era finito,ci avevo sperato davvero.
« Andiamo,muoviti.»
Perchè?
Piuttosto di ripetere per l'ennesima volta l'errore di stare con lui,e di subire tutti i maltrattamenti possibili,avrei preferito morire,lo giuro. La morte sarebbe stata meno crudele di lui. Cercai di fare forza,di oppormi,ma niente. Era troppo forte per poterlo respingere.
Era inutile anche una tentata fuga,non sarei riuscita a liberare le mie braccia dalle sue mani schifose.
Lo odiavo,odiavo il modo in cui mi aveva trattata,come mi trattava tutt'ora e come,probabilmente,mi avrebbe trattato per il resto della vita. Non ho mai provato così tanto odio verso una persona,e sapere che la persona che più odio al mondo era mio padre ,mi faceva ancor più schifo.
Come può un padre maltrattare la figlia in questo modo?
« Ti prego lasciami,non ce la faccio più. »  Lo supplicai in lacrime,ma niente. I suoi occhi erano freddi come il ghiaccio. Era arrabbiato,molto arrabbiato.
Ma quella arrabbiata,quella frustata ,ero io! Io avevo tutti i diritti del mondo per sentirmi così,lui no.
Ormai mi rassegnai,non potevo fare altro.
Ormai ero convinta di poter ricominciare la mia vita da zero,e tutto questo lo dovevo solo ad una persona : Kanata.
Non lo avrei mai più rivisto. Non avrei mai più rivisto il mio primo amore,l'unica persona che in tutta la mia vita è stata capace di far battere il mio cuore.
Stavo male,dentro di me mi sentivo morire a poco a poco.
Avrei rinunciato a due cose contemporaneamente : all'amore e alla libertà ( che equivale a felicità).
* * *
Ayame non è ancora rientrata,strano. Sono le nove e mi aveva promesso di preparare la cena.
Al telefono non risponde,molto strano anche questo.
Sarà andata a trovare il suo amico,Justin.
Beh,aspetto ancora un po',e se per le dieci non rincasa vado a cercarla.
* * *
Un disperato bisogno d'aiuto. Ecco ciò di cui avevo realmente bisogno.
Mio padre mi ritirò il telefono e non potevo rintracciare nessuno.
Kanata,aiutami.
* * *
Le dieci meno dieci.
Questa attesa mi sta uccidendo.
Dove sei?Dove diavolo sei finita?
Basta,vado a cercarla.
* * *
Aiutami Kanata.
Lo chiamavo invano.
Le lacrime non cessavano.
Quell'animale mi chiuse a chiave in camera. I miei occhi ormai erano simili a due palloncini :rossi e gonfi. Non riuscivo a realizzare il fatto che per l'ennesima volta tutto mi andò storto.
Eppure continuavo a sperare,sentivo che qualcuno mi avrebbe tirato fuori da qui. Non lo so, era una sensazione strana,eppure per un po' mi rassicurò.
* * *
Se non sbaglio la casa di Justin è da queste parti.
Meno male,eccola!
 « Posso esserti utile ragazzino? »
 « Salve,mi scusi per l'ora!Sto cercando Ayame,è venuta qui' circa quattro ore fa,ancora non è rientrata. »
 « Stai scherzando,spero! »
 « No,sono serissimo,e anche preoccupato. »
 « Ayame è uscita di qui da almeno due ore! »
Se non è qui,e non è a casa …
 « Il padre. »
Si,il padre. Inizio a correre il più veloce possibile,per raggiungerla.
* * *
Ero stanca di aspettare,aspettare qualcuno che non si decideva ad arrivare.
Mi arresi all'idea che qualcuno potesse salvarmi da quest'incubo.
«  Chi diavolo sei?»
Qualcuno sfondò la porta di casa. Sentii delle urla e delle voci conosciute.
« Questa volta hai superato te stesso. »
Qualcuno fece cadere un vaso,il rumore era ben riconoscibile.
«Dimmi dov'è! Ti ho detto di dirmi dov'è!!! »
 Ma quella era la voce di Kanata!La riconoscerei fra un milione.
 « Ti prego Ayame dimmi che sei qui! »
Urlava il mio nome mentre batteva fortemente i pugni contro la porta di camera mia.
 « Kanata sono qui!!! » Urlai con tutto il fiato che avessi in corpo,con tutta me stessa.
Quello era un urlo liberatorio.
Sfondò la porta.
« Finalmente ti ho trovata! »
« Kanata! » Scoppiai a piangere e andai di corsa verso di lui,abbracciandolo.
Era una gioia infinita vederlo,mi ha salvata,mi ha davvero salvato la vita. E pensare che lo avevo giudicato male,che non lo sopportavo,eppure eccoci qui,abbracciati. Ha fatto tanto per me, ha fatto tutto quello che nessuno prima d'ora si era azzardato a fare.
« Ti prego,portami via! »
Ci avvicinammo alla porta d'ingresso,insieme a noi c'erano anche Justin e la moglie,e vidi lui,mio padre. Non potevo andarmene senza prima avergli parlato.
« Tu. »  Strinsi con tutta la mia forza i pugni delle mani. Tremavo,tremavo di rabbia.
« Mi fai schifo. E dire che sei mio padre. »
Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Il mio sguardo era puntato ai miei piedi.
« Era troppo per te vedere tua figlia felice? Mi fai schifo,dico davvero.  Per tutti questi anni ho sopportato,sopportato e accumulato rabbia e dolore,ma adesso basta. Perchè mi hai fatto tutto questo? Non era più facile frequentare una donna? Ma no,hai preferito abusare di me,di tua figlia! Ma non ti vergogni neanche un po'?» Ormai non mi controllavo. Urlai contro di lui,cercai di mantenere la calma,ma dopo tutto quello che mi aveva fatto,non potevo far altro che rinfacciagli tutto.
« Sei un porco,mi hai fatto passare le pene dell'inferno. Io ti odio,io ti odio con tutta me stessa. Sei un porco,mi fai schifo. Non azzardarti a chiamarmi,a cercarmi. Perchè da oggi in poi non ho più paura di chiamare i carabinieri. Lo farò volentieri,con il sorriso stampato sulle labbra. Dimenticati di me,tu puoi farlo. Io purtroppo non riuscirò a dimenticare tutto il dolore che mi hai causato. »
Presi Kanata dal braccio e ce ne andammo.
Per tutto il tragitto ci fu un silenzio pauroso. Io non avevo voglia di parlare e Kanata se ne accorse.
Arrivammo a casa,Kanata mi prese una coperta leggera e me la mise sulle spalle. Preparò una tazza di latte caldo e si sedette a farmi compagnia.
« E' finita Ayame,questa volta è finita davvero. »
Scoppiai a piangere. Il mio incubo era finito,non ci potevo credere.
« Stai tranquilla,non devi piangere! »  Mi strinsi il più forte possibile tra le braccia di Kanata.
« Kanata io non so come ringraziarti. E' così strano averti incontrato,così all'improvviso,ed ora mi ritrovo qui,abbracciata a te che mi hai appena salvato la vita. » Dissi quelle parole tutte ad un fiato,singhiozzando per via del pianto.
« La tua vita inizia adesso! Per quanto possa essere difficile,cerca di lasciarti il passato alle spalle. »
« Lo farò Kanata,lo farò. » Stavo benissimo tra le sue braccia,tanto bene che mi addormentai.
   
 
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