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Autore: Youko    31/07/2010    5 recensioni
Kaede deve partire per l'America, Hanamichi non può seguirlo.Entrambi sanno che la loro storia deve finire, questo è il momento del loro addio.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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io e te come sole e luna Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro


Io e te come sole e luna.

Fruscio di lenzuola.
Respiri pesanti, gemiti bassi che si alzano nel silenzio.
Mani che si allacciano fra loro.
Labbra che si poggiano sulla pelle calda.
Due corpi che si muovono insieme, all’unisono, un nome sussurrato a fior di labbra e poi più niente per lunghi infiniti minuti.
Poi un piccolo movimento, una luce che si accende e squarcia le tenebre.
Un letto viene illuminato, così come i due ragazzi che lo occupano.

Uno di loro; quello dalla pelle bianca e candida come la luna e dai capelli scuri come la notte, si mette seduto sulla sponda poggiando i piedi sul pavimento freddo.
Rimane in quel modo, in bilico come fosse indeciso se procedere, piegato in avanti a capo chino e le braccia adagiate sulle gambe. Alza una mano e la porta a tuffarsi nei fili di seta scura per rimanere in quella posa riflessiva un secondo, poi la bocca si apre.
“Faccio la doccia” soffia piano e lieve come la brezza notturna, senza voltarsi verso il compagno, senza guardarlo.
Deciso, senza più nessuna titubanza, si mette in piedi, afferra i boxer sfilati e lasciati cadere durante l’amplesso.
L’altro lo segue con lo sguardo, vorrebbe fermarlo, dirgli di restare ancora al suo fianco, ma non dice nulla.
Una seconda luce, questa volta più forte, più intensa si aggiunge alla prima e il bagno viene illuminato per qualche secondo così come la schiena del ragazzo dalla pelle di luna, prima che questo chiuda l’uscio e il buio riavvolga tutto.

A quel punto chi è ancora adagiato fra le coltri, chi è stato lasciato solo, chi è stato dimenticato indietro smette di fissare le tenebre e si volta stendendosi di lato.
Un braccio piegato sotto il capo e l’altro lasciato ricadere mollemente, il lenzuolo è scivolato lungo il suo corpo e lo copre appena.
Il tessuto bianco come la neve fa risaltare la sua pelle dorata, i muscoli definiti dello stomaco, i capelli rossi sul guanciale, il braccio che si stacca dall’appoggio sul suo fianco, che si allunga e tende le dita affusolate ad accarezzare le pieghe della stoffa.

Lì dove prima era steso il suo compagno.
Lì dove ancora può sentire il calore del suo corpo.
Lì dove ancora percepisce il profumo della sua pelle.

I polpastrelli indugiano lievi in quelle carezze impalpabili come se lui fosse ancora lì, come se quella fosse la sua pelle, il suo corpo sottile.
Gli occhi nocciola velati di tristezza si chiudono, le dita si stringono, i muscoli delle spalle si contraggono e affonda il capo sul guanciale dell’altro.
Aspira a pieni polmoni una, due volte.
Si riempie del suo odore, di lui, ma quello non gli basta, ne vuole ancora, ma sa che quella sarà la loro ultima notte.
Lo scroscio dell’acqua che cade gli giunge alle orecchie proviene della porta chiusa, ma non solo.
Il vetro della finestra viene colpito dalle gocce di pioggia, ma a lui non importa, a lui non interessa, per lui non cambia nulla.

Il suo mondo sta per finire.


Pochi istanti forse qualche parola o probabilmente solo altro silenzio e poi non ci sarà più niente, solo un grande e sconfinato vuoto, perciò non gli interessa del tempo che c’è fuori.

Il suo mondo sta per finire.


Il tempo per lui si ferma adesso, si blocca in quell’istante, in quella stanza, perché domani non ci sarà più il noi in cui aveva tanto sperato, il noi che aveva desiderato ardentemente, il noi a cui disperato si era aggrappato proprio come le sue dita ora afferrano quel lenzuolo stropicciato perché di lui ormai non gli rimane nient’altro.
Solo una sensazione di tepore.
Solo una scia di profumo.
Solo un frammento di felicità.

Il suo mondo sta per finire, il suo sogno sta per terminare per sempre.


Le prime crepe sono già comparse, presto tutto intorno a lui inizierà a sgretolarsi a frantumarsi e inesorabilmente a crollare.
Non ci sarà più niente di solido, di tangibile a cui potrà aggrapparsi, solo i ricordi gli faranno compagnia mentre affonda nell’incubo del dopo senza noi.
Poi anche quelli col tempo inizieranno a sbiadire, lentamente svaniranno e a lui non rimarrà altro che la percezione che un tempo era stato felice, un tempo troppo lontano per poterlo rammentare con chiarezza.
La porta si apre di nuovo, quella luce intensa e abbagliante lo accarezza per riscaldarlo un secondo e poi più nulla.
Lui rimane immobile, la guancia affondata nel cuscino del compagno, le dita che stringono la sua parte di lenzuolo mentre lo osserva ritornare in quella porzione di stanza, lo segue con lo sguardo in tutti i suoi spostamenti, poi lo vede raccogliere i pantaloni da terra avvicinarsi alla sedia e prendere la camicia prima che il letto venga scosso dal suo peso quando vi si siede.
Gli da’ le spalle, non ha voltato mai il capo verso di lui, i suoi occhi si sono tenuti lontani, come se lui non ci fosse, come se già fossero distanti soli e sperduti in quel vasto e sconfinato universo.
Quando la pelle della schiena nivea e priva di imperfezioni viene coperta dal candore della camicia, lui capisce che la fine è prossima.
E’ un secondo, agisce di impulso, si mette seduto, il lenzuolo scivola, le sue braccia si allungano e lo stringe affondando il viso nei suoi capelli.
Rimane cos,ì immobile senza dire nulla, lo tiene solo a sé e si aggrappa a lui per non perderlo, per non lasciarlo svanire.
“Devo finire di vestirmi” la voce di Kaede  è chiara, è ferma, non indugia, non tentenna.
La presa delle braccia che lo trattengono inizia ad allentarsi, le mani scivolano sul suo petto poi sulla stoffa della camicia che gli copre le spalle e infine lo abbandonano per ricadere sul letto, ma Hanamichi non si sposta, continua a tenere il viso nascosto nel suo collo.
“Non voglio” un soffio impercettibile tanto da non essere udito, ma Kaede lo ha sentito.
“Ne abbiamo già parlato” ribatte, ma sa che non è del tutto vero.
Lui ha aperto la bocca per annunciargli la sua decisione, lo ha messo di fronte a un fatto compiuto, non gli ha dato modo di replicare.
Lui ha scelto arrogandosi il diritto di decidere per entrambi, di tracciare per loro un futuro diverso.
“Non voglio”
Quelle parole vorrebbero essere piene di fermezza, caparbie, ma non suonano come un’opposizione piuttosto come una supplica.
Kaede non cede, rimane fermo con la schiena dritta, le mani che ancora stringono i pantaloni che non ha ancora infilato, percepisce il calore di Hanamichi attraverso la stoffa della camicia, sente il peso del suo petto accostato alla schiena, il suo fiato che gli accarezza il collo.
Ma Kaede non si smuove, non si volta indietro, non torna sulle proprie decisioni.

Lui ha già scelto.

“E’ meglio così” dice prima di scostarsi, di alzarsi e allontanarsi da lui.
Le mani di Hanamichi gli si appoggiano ai fianchi lo trattengono.
“Non è vero” questa volta la voce è più sicura.
Un sospiro sfugge dalle labbra di Kaede, un alito pieno di sofferenza, di dolore.
Non vorrebbe che finisse tutto così, non desidera che quella notte sia l’ultima perché senza di lui non è altro che un pallido astro che rischiara il cielo in una notte qualunque.
Hanamichi è il suo sole, il suo calore, la sua forza, la sua allegria.
E Kaede lo sa che senza di lui tornerà ad essere la fredda, distaccata e solitaria luna, ma non può fare altrimenti.
“Devo andare”
“Lo so e non ti chiedo di non farlo solo… non lasciarmi”
Le mani di Hanamichi premono, lo costringono a voltarsi, i suoi occhi lo guardano dal basso del letto lì dove è inginocchiato.
“Che senso avrebbe” non è una domanda quella di Kaede è una constatazione crudele che ferisce, perché Hanamichi lo sa che è vera, per questo non riesce a rispondere.
Le labbra tremano appena e nessun suono gli esce dalla gola, gli occhi diventano tristi, melanconici e lucidi mentre si riempiono di lacrime.
“E’ quello che ho sempre desiderato è il mio sogno Hana”
Kaede non ha bisogno di spiegare ancora il motivo della sua partenza Hanamichi lo conosce e lo comprende ma non vuole arrendersi.
“Potresti torn…”
“Non tornerò mai più in Giappone” lo blocca Kaede parlando con dolce fermezza prima che Hanamichi si faccia del male con quelle speranze, con quelle illusioni.
Anche lui aveva serrato caparbiamente gli occhi, anche lui si era lasciato cullare da un dolce sogno, anche lui aveva deciso di non vedere, ma non si può non guardare in eterno.
E quando gli occhi di Kaede si erano aperti la realtà era lì paziente ad aspettarlo e allora aveva capito che per quanto lo desideri con tutto il cuore non si può vivere nel mondo dei sogni e delle speranze.
Kaede sa che non tornerà mai più indietro come sa che l’altro non potrà mai raggiungerlo.
Allunga una mano e con due dita gli sfiora una guancia, gli raccoglie due lacrime che sono scivolate silenziose poi si scosta e riprende a vestirsi.
Hanamichi lo guarda senza dire niente, rimane lì su quel letto sfatto, si imprime nella mente ogni dettaglio del suo viso, del suo corpo, mentre le sue guance si bagnano.
Prima di andarsene Kaede si volta e Hanamichi si rende conto che i suoi occhi sono tristi e malinconici quanto i propri, che il dolore che Kaede non mostra è uguale al suo, che anche per lui il mondo finisce in quell’istante e poi lo vede oltrepassare la soglia e scomparire per sempre.

Loro erano come il sole e la luna, troppo diversi e troppo distanti per raggiungersi.
Quello che avevano vissuto non era altro che un sogno fatto durante un eclissi in cui avevano potuto incontrarsi, amarsi e sfiorarsi.
Proprio come i due astri che potevano dividere per qualche ora insieme il cielo godendo reciprocamente della compagnia uno dell’altro prima d’iniziare inesorabilmente ad allontanarsi e ritornare ad essere soli.
Così anche loro si erano cullati in un sogno e come tale ora era giunto il momento che finisse.       





Nota: Questa storia non è scritta nel mio solito modo, ma è venuta così. Spero vi sia piaciuta lo stesso, personalmente non mi dispiace ma non sono sicura di come possa risultare. Ad ogni modo grazie a tutti coloro che l’hanno letta. ^^

  
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