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Autore: Rena_Kun    01/08/2010    2 recensioni
un angelo nero, un umana dal passato difficile e un apparente umana legate rispettivamente a sebastian, ciel e undertaker si scontreranno in un incontro che cambierà il corso delle loro vite
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 1: piume nere
Era una bella giornata di sole in Inghilterra, gli uccellini cinguettavano felici nel cielo, segno ormai che la primavera era arrivata; in un viale alberato una carrozza lussuosa procedeva in maniera regolare; segno, forse, del desiderio del padrone di ammirare il paesaggio; e, difatti dentro di essa tre individui erano come, incantati dal paesaggio che potevano ammirare.
Una di loro, una ragazza alta dagli occhi di un singolare oro e capelli corti ramati aveva uno sguardo intenso quasi malinconico; chissà a che stava pensando…beh eccovi accontentati…ecco a voi i pensieri di Grace:
Un mondo nero.
Ecco, se dovessi descrivere la mia vita prima di incontrare la mia salvezza userei esattamente queste tre parole; questo era l’unica cosa che si poteva vedere, nero, nero e ancora nero; non si aveva la cognizione del tempo nel mio mondo, o forse è meglio chiamarlo inferno, si, credo che questo termine descriva bene quel posto, anzi, ogni singolo posto senza Lei.
Volevo andarmene con tutta me stessa; voci senza volto bisbigliavano di tanto in tanto che uno di noi ce l’aveva fatta ad uscire da quel mondo; si faceva chiamare Sebastian ed era un demonio, nel vero senso della parola.
Iniziai a farmi un’idea di questo mio eroe immaginandomelo con una forza impressionante per aver lacerato questo guscio di solitudine ed essere volato via; “volare…che sciocca, i demoni non possono volare…” questo era il mio pensiero più ricorrente quando sentivo parlare di lui.
Una insana speranza di farcela, però, cresceva dentro di me,ogni momento, ogni istante nel mio debole cuore una voce mi sussurrava parole dolci, parole di conforto e di fiducia, le mie deboli ali, forse, un giorno sarebbero cresciute e diventati così potenti da farmi librare nell’oscurità e finalmente liberarmi da essa.
Feci bene a non arrendermi, iniziai ad allenarmi con tutte le mie forze, qualcuno mi chiamava, lo sentivo dentro di me, qualcuno sentiva la mia solitudine, capiva come mi sentivo, DOVEVA capirmi!
Con questa convinzione iniziai a librarmi nel cielo, non potevo vedere le mie ali ma sentivo un fruscio potente e una spinta verso l’alto ad ogni colpo di schiena; rincuorata da questa convinzione iniziai a dare colpi sempre più forti, sempre più decisi.
Stavo per perdere le speranze: più andavo in alto più l’oscurità si faceva nera,come un abisso senza fine; erano stati davvero vani i miei sforzi?.
Mentre ero immersa in questi pensieri le ali non smettevano di sbattere; era come uno spasmo involontario il mio, grazie al cielo!; alzai il mio sguardo e vidi grigio, non più nero.
Iniziai a sentire una strana sensazione sulla mia pelle, freddo, bagnato… tutte nuove sensazione per me; col senno di ora posso dire che quella che sentivo era pioggia.
Ero arrivata nel mondo, piena di felicità mancava poco che mi mettessi a piangere; era completamente diverso dal vortice oscuro dove ero nata: vedevo i colori, la luce, le nuvole, sentivo la pioggia carezzarmi il viso come se anche lei fosse commossa dalla mia vittoria.
Voltai la testa a destra e poi a sinistra e questo fu un grosso errore: vidi le mie ali, erano possenti, grosse e…nere, presa dallo spavento persi la concentrazione e caddi rovinosamente al suolo con un tonfo sordo.
Non feci in tempo a sentire il dolore che sentii un urlo provenire da chissà dove; era una ragazza che urlava, ne ero sicura; quell’urlo mi straziò il cuore, era uguale a quelli che sentivo in quel dannatissimo posto, sembrava che la morte fosse venuta a prenderti e a soffocare ogni tuo spasmo di vita per cancellarlo per sempre dal mondo; le ali sparirono come se si fossero sbriciolate ma non avvertivo dolore anzi, provai un certo sollievo; iniziai a correre non appena sentii un secondo agghiacciante urlo.
Mentre correvo sentivo le voci avvicinarsi sempre di più finche non mi trovai in una piccola piazzetta male illuminata; tre ragazzi ben piazzati si stavano affannando vicino a un angolo: era da li che provenivano le voci; all’inizio non riuscì a vedere nulla poi, avvicinandomi, riuscì a vedere una ragazza con i vestiti semi strappati e le mani che coprivano il viso, in ginocchio in mezzo a quei tre.
La rabbia iniziò a salirmi: come potevano creature viventi in un mondo così meraviglioso fare del male ai propri simili?. Senza pensarci sue volte mi precipitai in mezzo a quei tre facendo da tramite tra loro e la ragazza; mi ricordo ancora ora le loro parole:
- che cazzo fai stronza? Vuoi botte?
- levati dalle palle se non vuoi che stupriamo anche te, vedo che sei già nuda, bene.
Iniziarono a ridere come tre dementi; nel frattempo notai che nelle loro mani avevano degli oggetti che non avevo mai visti, erano lunghi, grigi e sembravano loro i responsabili delle ferite sul corpo della piccola; sentivo le sue mani tremanti sulla mia caviglia: erano più fredde della pioggia che ci bagnava; ad un certo punto dalla sua bocca uscirono delle piccole parole delle quali capii solo: “salvami”.
Questo bastò per farmi ribollire ancora di più il sangue dentro le vene; non ci pensai due volte: spalancai le ali facendo volare uno dei tre lontano dalla mia visuale; gli altri due strinsero la presa sui loro coltelli ma non fecero in tempo ad attaccarmi che mi acquattai a terra e prendendo la ragazzina tra le mie braccia; le ali si chiusero come un guscio protettivo: “non aver paura ora ok?” riuscii a dirle con un sorriso che sembrò tranquillizzarla.
Improvvisamente spiegai le ali proprio nel momento in cui i due si erano avvicinati e li feci sbattere violentemente contro il muro facendogli perdere conoscenza.
“riesci ad alzarti in piedi?” le dissi mentre la guardavo negli occhi; aveva due occhi verde smeraldo, erano bellissimi tanto che ne rimasi incantata, peccato solo per le lacrime che ogni tanto mi annebbiavano quella visione celestiale.
Di tutta risposta lei si strinse a me tutta tremante, mi bastava come segno di riconoscenza, le carezzai i capelli e la strinsi di più a me mentre le ali si sgretolavano sotto il vento per la seconda volta in quel giorno.
Quello che accadde dopo è ancora nebbia per me… ricordo solo di aver perso i sensi e di essermi risvegliata tra le braccia di un uomo…no meglio un demone…quello stesso demone che era scappato dal nostro mondo: Sebastian Michaelis.
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finito *A* questo è il primo capitolo ^^ spero siate clementi, è la prima fanfic che pubblico e non l'ho nemmeno fatto di mia iniziativa* tossisce*
undertaker: taci o quelle ti ammazzano
rena: hai ragione *piange*, comunque è il tempo dei ringraziamenti *occhi che brillano*
u: non gliene frega niente a nessuno lo sai vero?
rena: li faccio lo stesso *da padellata in testa* ringrazio Aky e Mella per il loro prezioso aiuto, senza di loro questo progetto non sarebbe mai arrivato dove è ora, quindi grazie ragazze *cuori a destra e a manca*
u: che bello eh?*sarcasmo*
rena: mentre scrivevo questo capitolo ho ascoltato una serie di canzoni racchiusa nella compilation We go from if to when dedicata a Renji e Rukia
u: non la conosce nessuno *o*
rena: *altra padellata* vi aspetto per il prossimo capitolo (spero *piange*) sarà molto più dinamico di questo!!! bye bye!!
  
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