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Autore: Erik Winterking    01/08/2010    3 recensioni
Breve one-shot scritta sotto l'effetto di un'ispirazione fulminea! E mi trovo nei guai a doverla presentare senza rovinarla .-. qualcuno mi spiega come si fa? È impossibile, davvero.
"Come nella vita della pioggia, si è vivi solamente mentre si cade. Ripensava a quelle parole, secondo dopo secondo. Era come perso in un ciclo senza fine, in cui il tempo non aveva significato. Meditava su quella frase, su quanto potesse essere vera – anzi, su quanto lui la trovasse vera. Perché stava cadendo, questa era la schiacciante verità. E si sentiva vivo come non mai."
Genere: Dark, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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As in the Life of Rain


“As in the life of rain,
You're only alive when you're falling.”
Dark Tranquillity – A Closer End


Come nella vita della pioggia, si è vivi solamente mentre si cade. Ripensava a quelle parole, secondo dopo secondo. Era come perso in un ciclo senza fine, in cui il tempo non aveva significato. Meditava su quella frase, su quanto potesse essere vera – anzi, su quanto lui la trovasse vera. Perché stava cadendo, questa era la schiacciante verità. E si sentiva vivo come non mai.
Oh, e non era nemmeno una raffinata metafora per indicare come tutto stesse andando male nella sua vita. No, lui stava letteralmente cadendo, come del resto prevedeva la fisica per qualunque corpo con un peso specifico maggiore del peso specifico dell'aria. Si era buttato, e come la legge – di gravità – voleva, ora stava cadendo.
La cosa interessante, in questo caso, era la dilatazione della percezione del tempo. Gli sembrava quasi di essere fermo. Aveva tutto il tempo di pensare, di osservare il panorama attorno a sé, di riflettere su ciò che aveva determinato la sua scelta, e su cosa potesse aspettarlo.
In realtà, il volo non sarebbe stato molto alto. C'erano parecchi alberi poco sotto di lui che gli avrebbero attutito la caduta. Molto probabilmente si sarebbe rotto qualche osso, se proprio fosse caduto male sarebbe potuto anche morire; ma era solo una remota possibilità. Quindi ecco, si era lanciato, e che cosa avrebbe ottenuto? Ossa rotte, ospedalizzazione, un marchio permanente di instabilità mentale, in un caso estremo morte. Per cosa? Solo per qualche secondo di volo? Per poter dire “Io ho volato”?
Si sorprese a scoprire che in effetti le cose stavano proprio così. Si era lanciato per poter volare, prima ancora che per disperazione o disgusto verso il mondo. Semplicemente, quel salto era sempre stato lì, invitante, a tentarlo di buttarsi oltre, per poter finalmente provare quell'inebriante sensazione di libertà. Gli venne in mente che forse avrebbe potuto imparare ad usare il deltaplano, oppure iscriversi ad un corso di paracadutismo. Invece no, aveva scelto il bungee jumping senza filo. Forse la diagnosi di instabilità mentale non era così sbagliata, dopotutto.

Ripensò un attimo alla gente che lo aveva visto correre. Ai suoi amici che non se l'aspettavano. In effetti, neanche lui aveva pianificato la cosa, semplicemente si era trovato in quel luogo, e aveva deciso che doveva saltare. Rivide un attimo la scena. Le persone che passeggiavano, i vari gruppetti sparsi, lui che seguiva i suoi amici e poi all'improvviso si era bloccato. Si era guardato in giro come se avesse sentito qualcosa, mentre qualcuno lo aveva osservato perplesso, poi era scattato senza preavviso verso la balaustra.
Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette falcate, un salto, appoggio, e poi giù di sotto, nell'ignoto. Insomma, ignoto. Uno strapiombo di circa dieci metri con alberi che raggiungevano i sette (quindi aveva tre metri di caduta libera prima di essere attutito da qualsiasi cosa, e forse anche di più se mancava i rami più alti), e in fondo un tappeto di erba con qualche rifiuto. Che roba assurda, dover finire tra i rifiuti. Potrebbe sembrare inglorioso, ma alla fine tutto finirà così. Quindi, non è così lontano alla fine della natura di tutto.

E continuava a riflettere su questo tono, mentre gli alberi si avvicinavano lentamente. Perché era tutto così lento? Ormai non gli restava molto da pensare – più che altro perché il suo cervello girava a vuoto, quindi non riusciva a farlo. Si concentrava sulle cose sotto di sé. Le fronde dei sempreverdi, i loro aghi. Cominciò a contarli, mentre il suo corpo ruotava da solo cercando di mettersi in una posizione che permettesse di attutire il colpo nel modo migliore possibile.
I rami erano sempre più vicini. Tenne gli occhi aperti fino all'ultimo istante utile, prima di proteggerli dall'urto. Si sentì rimbalzare come un pupazzo di pezza una, due, tre volte, poi perse il conto quando sbattè la testa. Stranamente, non sentì dolore. L'ultima cosa che riuscì a percepire, prima di sprofondare nel buio, fu la solidità del terreno sotto di lui. Era arrivato a terra vivo.


Ed eccomi tornato! O almeno ci provo .-. dannazione, ho sempre meno tempo! E tra poco mi scade di nuovo internet -.- ma vabbè, intanto si continua a scrivere, un giorno si posterà tutto (sì sì... dici sempre così u_u).
Ehm, litigi interni a parte, grazie a tutte/tutti per le recensioni! Sempre gradite e utili ^^ e scusate se a volte non rispondo, sono un po' incasinato... perdono! ç_ç
Alla prossima!
Erik
   
 
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