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Autore: barbara_f    02/08/2010    7 recensioni
“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …
“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …
“Cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.
“Una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me… mi voltai verso la fonte di quelle offese.
Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.
“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.
Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose
“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri… la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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 oria71 [Contatta]  Segnala violazione
 
 02/08/10, ore 07:09 - Capitolo 8: Cap 8 Sogni
Complimenti...sei bravissima!
questa storia mi piace molto
che nasconde Edward?
ti prego posta presto
ciao!!!

Grazie Grazie!! lo saprai presto ma non proprio subito :)
 
 
 Emily Blood [Contatta]  Segnala violazione
 
 31/07/10, ore 22:39 - Capitolo 8: Cap 8 Sogni
Beh, che dire? Wow!
Ho letto la tua storia direttamente su EFP perchè mi trovo meglio qui.
E la trovo molto bella, davvero.
Mi piace molto.
Continua così, sei molto brava!
Ci sentiamo tra un mese. Un bacione, Ems.
 

Grazie, ti aspetto allora! buone vacanze B. :)
 
 vittoriaKf [Contatta]  Segnala violazione
 
 31/07/10, ore 10:44 - Capitolo 8: Cap 8 Sogni
BELLISSIMO IL CAPITOLO,INTRISO DI SENTIMENTI COSI PURI ,MA ANCHE SDI PAURE RICONDUCIBILI AL PASSATO DI LUI ,CHE TU CI FARAI SCOPRIRE ,MA SONO SICURA CHE LORO ARRIVERANNO AD AFFRONTARE LE DIFFICOLTA.DA COME LI DESCRIV ,ANCHE SE SOLO AGLI INIZI SEMBRA PROPIO UN AMORE COSI GRANDE CHE SUPERA GLI OSTACOLI.UN BACIO SEI BRAVISSIMA ASPETTO IL PROSSIMO.

Grazie spero che questo capitolo vi piacerà :)
 
 
 IsaMarie [Contatta]  Segnala violazione
 
 31/07/10, ore 10:13 - Capitolo 8: Cap 8 Sogni
Ma ciaooooo!!! Bellissima sorpresa ritrovarti anche qui, non lo sapevo me l'ha detto sara! Ne approffitterò per rileggere e rigustarmi la tua fiction. Oramai lo sai che quasi la venero, mi fa impazzire il tuo Edward. Bravissima Barbara, un grosso bacio!!!

Ciao Marie! anch'io ti ho scoperta per caso e ora mi sto rileggendo la tua storia, quì è più comodo, la scansione in capitoli rende la lettura più scorrevole :)
 
 
 RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta]  Segnala violazione
 
 31/07/10, ore 03:52 - Capitolo 8: Cap 8 Sogni
mi piace sisi
ihihhihi skusa sn nuova xD
sn le 3.45 e l'ho appena letta tutta
spero ke posti in maniera regolare xke voglio leggere il seguito sopratutto la cena del sabato *_* e le impressioni di bella quando eddy la va a prendere
P.s a presto buone vakanze ciauuuu

Grazie spero che continuerai a seguirmi. intanto, buone vacanze anche a te :)

 

_Cap.9 

Paure

Mi alzai che era tardissimo, ero rimasta sveglia per molte ore rimuginando sul significato del sogno della notte precedente. Dopo che Angela mi aveva salutato, avevo continuato a riflettere su quanto avevo detto nel sonno e su quanto avevo confessato alla mia amica. Amavo Edward Cullen.

Nel mio sogno, l’uomo che amavo era un vampiro, il mio miglior amico, un licantropo... come era possibile avere una fantasia così sfrenata?

La cosa più strana, era la completa assenza di paura, come se fosse normale amare un vampiro, una creatura mitologica e potenzialmente mortale, come se la nostra diversità ci attraesse irresistibilmente. Era questo il senso del sogno? Edward ed io eravamo tanto diversi da attrarci, oppure ero talmente innamorata di lui da accettare qualsiasi cosa? Non sapevo darmi una risposta. Forse il tempo e la conoscenza mi avrebbero aiutato a capire.

Mi vestii con particolare cura. I miei occhi erano un po’ gonfi per la notte insonne, feci degli impacchi freddi e mi truccai leggermente poi, indossai il mio maglione preferito, quello blu notte, e dei jeans scuri. Mi pettinai i capelli per lisciarli bene e misi un cerchietto per tenerli indietro poi mi guardai allo specchio e sorrisi soddisfatta. Scesi le scale con attenzione, un gradino per volta, ero talmente goffa, da rischiare l’osso del collo ogni volta.

“Buongiorno” quella voce mi fece trasalire, era la materializzazione dei miei sogni. Edward Cullen era ai piedi della scala.

“Edward” balbettai poi gli sorrisi arrossendo di imbarazzo.

“Sono passato a prenderti, così andiamo a lezione e poi subito in biblioteca! Se... non hai già qualche altro impegno”. Stava chiedendomi cosa volevo fare, era una mia scelta accettare di uscire con lui o no. Pensava forse che avessi qualche appuntamento, con Jacob, ad esempio? Non si rendeva conto che l’unica persona con cui desideravo stare era lui?

“No, nessun impegno.” Mi affrettai a rispondere, la voce ridotta ad un soffio quasi impercettibile.

Ci avviammo verso l’uscita, mi sentii scrutata..., oggetto di un esame minuzioso e silenzioso. Cosa stava pensando? La risposta giunse inaspettatamente.

“Quel colore ti dona molto, mette in risalto la tua pelle!” mi girai verso di lui, ero incredula, si stava riferendo proprio a me? Il suo sguardo era fisso, la sua espressione attenta come quella di chi sta studiando con attenzione una miniatura, o qualcosa del genere. Quel suo sguardo così intenso mi fece sorridere e imbarazzare al contempo. Mi sentivo sotto esame, ero molto agitata.

“Sei bellissima!” mi parve di sentire queste parole, ma il tono era talmente basso che non potei esserne sicura.

Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, mi sentivo le gambe molli e le farfalle nello stomaco, non sapevo se e cosa rispondere. Lo guardai per un attimo, era imbarazzato, quasi gli fosse sfuggito qualcosa che non voleva dire; le vene sul collo si muovevano velocissime, anche il suo cuore batteva rapido, come il mio. Com’era possibile che un ragazzo come lui, bello e sicuro di se, e probabilmente ricchissimo, potesse emozionarsi soltanto a starmi accanto. Io non ero nulla di speciale se paragonata a lui, l’incarnazione di un dio greco. Camminammo in silenzio per un po’, ognuno perso nei propri pensieri.

“Ti va di fare colazione prima della lezione?” chiese. Non avevo ancora mangiato, avevo molta fame ma, non sapevo se sarei riuscita a mettere qualcosa nello stomaco, ora.

“Si grazie Edward!” optai per la verità, come sempre quando stavo con lui.

Mi rivolse un sorriso sghembo che mi fece battere il cuore ancora più forte.

“Allora andiamo” e così dicendo mi appoggiò una mano dietro la schiena per sospingermi verso il caffè. Quel tocco, così casuale, equivalse ad una scossa elettrica. Se non fossi stata tanto timida avrei fatto quello che il mio corpo mi comandava. Girarmi e baciarlo con tutta la passione di cui ero capace.

Entrammo nel bar, Jessica Stanley e Mike Newton erano seduti in uno dei tavolini impegnati in una fitta conversazione. Jessica gli carezzava i capelli e Mike teneva distrattamente una mano sulla sua coscia. Forse avevano capito che erano fatti per stare insieme? La loro conversazione si bloccò di colpo alla nostra vista. Jess aprì la bocca senza riuscire a dir nulla e Mike mi guardò con lo sguardo triste e abbattuto.

“Buongiorno, Jessica, Mike...” esordì Edward avvicinandosi a loro e prendendo posto in un tavolo poco distante. I miei amici rimasero di sasso, probabilmente Edward Cullen non aveva mai rivolto loro la parola. Mi accomodai di fronte a lui sotto lo sguardo insistente di Jess e ordinai un cappuccino.

“Cos’è un cappuccino” chiese Edward ripetendo la mia frase in un italiano stentato.

“Solo caffè, schiuma di latte e cacao in polvere, ma qui non lo fanno buono come quello del bar vicino a casa dei miei nonni...”

“A Phoenix intendi?” era incuriosito, voleva conoscermi ? Lo avrei aiutato, la cosa mi piaceva.

“No, in Italia!” ora la sua espressione era veramente stupita

“I tuoi nonni sono italiani?” gli occhi verdi accesi di interesse.

“Si, io sono italiana per parte di madre...” il pensiero corse immediatamente a mia madre, ai miei nonni e alle dolci colline toscane, ai cipressi, ai girasoli che d’estate riempivano i campi... Edward reclamò la mia attenzione.

“...e sai parlare l’italiano?” mi stava chiedendo

“Io sono bi-lingue, parlo perfettamente sia l’inglese che l’italiano, mia madre non voleva che dimenticassi l’origine di metà della mia famiglia!” dissi con un certo orgoglio. Ero fiera della mia calorosa e sconclusionata famigliola.

La mezz’ora che ci era concessa, prima dell’inizio della lezione del professor Meson, finì in fretta e, dopo che Edward ebbe pagato il conto, ci dirigemmo verso l’aula di letteratura.

 

“Innamorarsi di qualcuno è tra le cose più splendide e improvvise di questa terra. Succede sempre così, per caso, per destino, mai per forza. Succede e basta, perchè non ci si può impegnare ad essere innamorati, come non ci si può imporre la volontà di farlo. Succede e basta, comincia la magia, il desiderio costante e incessante di possedere quella bacchetta magica, succede e basta, con le persone meno indicate, con quelle che guardi una volta e credi che con loro non avrai mai nulla a che fare, con quelle che si presentano quando tutto ti aspetti tranne che loro...” Rilessi questa frase, sottolineata da un libro di Baricco che avevo comprato l’estate scorsa a Firenze, pensai subito a Edward e al sentimento nato così improvviso e potente “...Sono le situazioni che fanno le esperienze, frammenti di episodi che accadono oppure no, emozioni che finiscono, iniziano, si nascondono, birichine e dispettose, e danno spazio a nuove storie. Succede e basta, come quelle accelerate di cuore che arrivano vedendo lei". Non potevo essere più d’accordo, a me era successo proprio così. Mi alzai dal letto e controllai l’orologio. Avevo bisogno di parlare con mia madre.

***********************************************************************

Alice entrò in camera mia, come sempre senza bussare, e si sedette a gambe incrociate sul tappeto.

“Allora Edward, ieri ti ho lasciato perdere ma ora devi dirmi tutto!”

“Non ho nulla da dirti Alice!” cercai di tagliare corto e forse il mio tono fu un po’ scortese, ma mia sorella non diede peso alla cosa. Lei era sempre così, quando voleva qualcosa.

“Emmett mi ha detto che stamattina gli hai chiesto di accompagnarti allo studentato. Sei andato da Bella?” Emmett, sempre lui. Da quando gli uomini erano così pettegoli?

“Dai Edward!!! Dimmi qualcosa!” non si sarebbe arresa, lo sapevo. Dovevo darle in pasto un pettegolezzo gustoso, altrimenti non se ne sarebbe andata.

“Si, sono passata a prenderla, siamo andati a lezione e poi in biblioteca.”

“Si, ma avete anche fatto colazione insieme!” ma com’era possibile che in un campus così grande le notizie girassero tanto in fretta? “Me l’ha detto un’amica di Jessica Stanley, quella è gelosa da morire delle tue attenzioni per Bella!”

“Se le notizie vengono da Jess, allora sai tutto quello che c’è da sapere, cos’altro dovrei raccontarti...” mia sorella sorrise maliziosa.

“Ed confessa, Bella ti piace tantissimo, non ti sei mai comportato così con nessuna, hai persino composto un pezzo per lei! Ormai non puoi più nasconderlo, finalmente il tuo cuore si sta aprendo all’amore!” mi abbracciò “Sono così felice per te!” continuò.

Io rimasi interdetto, ormai avevo accettato il sentimento che provavo per Bella come inevitabile. Sapevo che non sarei riuscito a tornare indietro. Anche se lei non mi avesse voluto, avrei continuato ad amarla.

“Amore... non so se è giusto che Bella si innamori di me, di uno come me, con un passato come il nostro...Alice ti rendi conto...! come reagirà Bella quando saprà chi siamo” Alice si rattristò, parlare del passato non le piaceva, aveva cercato di rimuoverlo in tutti i modi.

Parlarne, per lei, era come gettare sale su una ferita aperta.

“Del nostro passato non abbiamo colpa Edward, eravamo solo dei bambini, non siamo responsabili. Tu non sei responsabile di nulla!” misi una mano su quelle di Alice e la guardai. Aveva gli occhi lucidi di lacrime.

“Si, eravamo dei bambini, non siamo colpevoli.” Le concessi questa piccola vittoria “Ma io non potrò mai dimenticare. Ciò che ho vissuto mi ha segnato troppo profondamente, il dolore che ho provato me lo porterò dietro per tutta la vita. L’ira, la rabbia, il rancore, che ancora a stento riesco a trattenere, sono parte di me. Non voglio condannare Bella a stare con qualcuno con un lato così oscuro.” Ora Alice piangeva.

“..E vuoi condannare entrambi alla solitudine? Edward, se Bella ti ama, chi sei tu per decidere dei suoi sentimenti? Perché vuoi farla soffrire? Se Bella ti ama, stare lontana da te sarà la vera sofferenza!”

“Non voglio che mi ami!” ora urlavo,  stringendo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche. “Ho paura Alice, lo capisci? Se non potesse accettarmi per quello che sono? Se un giorno commettessi qualcosa che la facesse soffrire, non riuscirei a perdonarmelo!”

“E allora perché continuare ad alimentare un sentimento?” Già, perché?

Perché non potevo più starle lontano, perché un suo sorriso mi riscaldava l’anima, perché, vederla arrossire per un mio commento, mi faceva battere il cuore. Perché ero totalmente innamorato di lei.

Abbassai la testa sconfitto nell’intima battaglia con me stesso.

“Sono un egoista Alice, non so più starle lontano. Spero solo che, il giorno in cui le racconterò tutto, vorrà starmi ancora vicino. E si, sono innamorato, se questo sentimento che mi opprime il petto, e che non mi fa dormire, si chiama amore!”

Mi sentii pizzicare gli occhi ma non riuscii a piangere. Ormai avevo dimenticato come si piangeva. Le ultime lacrime le avevo versate per mia madre, dieci anni prima.

Jasper entrò nella stanza e si sedette vicino ad Alice carezzandole i capelli. Lei si appoggiò al suo petto singhiozzando. Si amavano profondamente, lui era l’unico, oltre me, con cui mia sorella si confidava, l’unico cui rivelava le sue debolezze. Jasper mi guardò dritto in faccia con espressione serena.

“Edward, io amo profondamente tua sorella, lei mi ha raccontato tutto, io ho accettato il vostro passato, non vedo perché Bella non dovrebbe farlo. Non pretendere mai di decidere per qualcun altro, te ne potresti pentire! Potresti perdere qualcosa di veramente importante” Jasper, più grande di me di qualche anno, era sempre così sicuro, così convincente... la sua sola presenza mi trasmetteva serenità. Ero veramente felice per Alice, ero contento che lei lo avesse trovato sul suo cammino.

Mi stesi sul letto. Le note di Wicked Game riempirono la stanza facendomi rabbrividire. Avevo veramente paura che il gioco che stavo giocando potesse essere fonte di dolore.

  http://www.youtube.com/watch?v=-oaHHrNQVrg

The world was on fire and no one could save me but you, It's strange what desire will make foolish people do.
I never dreamed that I'd meet somebody like you I never dreamed that I'd lose somebody like you
No, I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart]

No, I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart]
With you With you

What a wicked game to play, To make me feel this way.
What a wicked thing to do, To let me dream of you.
What a wicked thing to say, You never felt this way.
What a wicked thing to do, To make me dream of you !
And I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart]
No I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart]
With you
The world was on fire and no one could save me but you, It's strange what desire will make foolish people do.
I never dreamed that I'd love somebody like you I never dreamed that I'd lose somebody like you
No I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart
No I don't want to fall in love, [This world is only gonna break your heart]
With you With you
Nobody loves no one*

 

*Il mondo era in fiamme e nessuno oltre a te poteva salvarmi

é strano come il desiderio rende pazze le persone
non ho mai sognato che avrei incontrato qualcuno come te non ho mai sognato che avrei perso qualcuno come te
no, non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore )
no, non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore)
di te, di te
che gioco malvagio da giocare, farmi sentire cosi che cosa malvagia da fare, lasciarmi sognare te
che cosa malvagia da dire che non ti sei mai sentita cosi che cosa malvagia da fare, lasciarmi sognare te
e non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore)
No, non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore)
di te
il mondo era in fiamme e nessuno oltre a te poteva salvarmi
é strano come il desiderio rende pazze le persone non ho mai sognato che avrei amato qualcuno come te
non ho mai sognato che avrei perso qualcuno come te

no non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore)
No, non voglio innamorarmi (questo mondo ti spezzerà il cuore)
di te, di te
Nessuno ama qualcuno.

***********************************************************************Parlare con mia madre mi aveva rasserenato, il suo modo di leggere le diverse situazioni, come un’adolescente, mi permetteva di vedere le cose sotto un’altra luce...

Lei era stata sempre più giovane di me, ma il suo parere, su alcuni argomenti era autorevole. In quei momenti, i pezzi del puzzle tornavano al loro posto, io ridiventavo la figlia, lei una madre amorevole e prodiga di consigli.

“Devi lasciare che i sentimenti che provi per lui traspaiano, devi lasciarti pervadere dal suo amore. Perché, da quello che mi racconti, lui è innamorato, ne sono sicura. Non fare strategie Bella, lascia che le cose procedano per la loro strada, le strategie non funzionano mai!” in, genere queste affermazioni adolescenziali di mia madre, mi facevano sorridere ma, stranamente stavolta sentivo che i suoi consigli erano giusti.

“ci proverò mamma, farò come mi hai consigliato!”

“tienimi al corrente piccola mia!”

“si mamma, lo farò!” riabbassai il telefono con una punta di nostalgia, in certi momenti, mia madre mi mancava veramente tanto.

Aprii l’armadio in cerca di qualcosa da mettere per la cena a casa Cullen, non sapevo veramente che tipo di abbigliamento usare. Optai per qualcosa di casual ma non troppo. Una gonna in panno color corda, una camicia blu notte, e un giaccone color corda, finirono sul letto; gli accessori erano in tinta, così come gli stivali. Guardai tutto l’insieme un po’ indecisa, non avevo un guardaroba per occasioni mondane. Per il momento mi sarei accontentata, sperai solo di piacere ad Edward e alla sua famiglia. Presi l’accappatoio ed entrai in bagno, una doccia mi avrebbe aiutato ad allentare la tensione, fra un’ora Alice sarebbe passata a prendermi, non mi andava di farla aspettare.

Mi asciugai i capelli con cura e vi passai la piastra lisciante poi mi vestii e mi truccai leggermente; un filo di ombretto blu e un velo di lucidalabbra dorato misero in risalto i miei lineamenti ma senza caricarli. Mi guardai allo specchio, non ero sicura che quello fosse l’abbigliamento adatto ma, non avevo di meglio.

Sentii bussare leggermente e il mio cuore prese a battere all’impazzata

“si?” chiesi quasi senza voce

“Sono Alice, sei pronta Bella?” aprii la porta di colpo con un sorriso di benvenuto sulle labbra. Il mio cuore perse un colpo, Edward Cullen era li davanti a me. I nostri sguardi restarono incatenati, non riuscivo a staccarmi da quel verde intenso, da quelle labbra morbide, da quel sorriso perfetto. Edward mi guardava come se fossi un oggetto prezioso, non osava avvicinarsi né parlare.

“Allora ragazzi vogliamo andare? La mamma ci starà aspettando!” Alice, che sorrideva a trentadue denti, ci riportò con i piedi per terra.

Edward mi aprì la portiera dell’auto, come un perfetto gentiluomo, e mi fece salire dietro poi, si accomodò accanto a me.

“Bella, tutti noi non vedevamo l’ora di averti a cena!” disse Alice, tutta questa aspettativa mi imbarazzava ancora di più.

“Alice, la smetti di mettere in imbarazzo Bella? Non deve essere facile per lei venire a cena a casa di quasi sconosciuti...” Jasper mi aveva capito alla perfezione. Alice gli fece una linguaccia e poi un sorriso, tra loro c’era un’intesa splendida. Edward invece non disse nulla, rimase in silenzio fissando il tramonto fuori dal finestrino. Lo osservai con attenzione, il sole calante creava dei riflessi infuocati sui suoi capelli e sulla sua pelle rendendolo, se ciò fosse stato possibile, ancora più attraente. Si voltò verso di me all’improvviso e, ancora una volta, i nostri sguardi si persero l’uno nell’altro. Il nostro era un dialogo senza parole, l’elettricità che correva tra noi ci avrebbe bruciati, se solo ci fossimo toccati in quel momento.

La casa dei Cullen era proprio come l’avevo immaginata, un edificio dalle linee contemporanee ma, con un tocco di classicità. I materiali dominanti erano il legno, l’intonaco bianco e il vetro, distribuiti equamente nei tre piani dell’abitazione. Una parte, e lo notai con una certa emozione, era a sbalzo su un declivio del terreno e una grande finestra si apriva sul panorama boscoso.

“E’ Bellissima la vostra casa!” riuscii a dire

“Molto comoda, direi! Sai, noi siamo in tanti, se non fosse così grande ci scontreremmo continuamente per la conquista degli spazi!” Alice cercava di minimizzare per non farmi sentire a disagio ma, più di tutto, era il silenzio di Edward a mettermi a disagio. Ci aveva ripensato? Non voleva che accettassi l’invito? Alice e Jasper ci guardarono, poi decisero di lasciarci soli.

“Siamo un po’ in anticipo, vado ad avvertire mamma che siamo arrivati!”

“Edward, fai da cicerone, mostra a Bella il giardino...” Edward lanciò un’occhiataccia a Jasper. Non potei fare a meno di chiedermi il perché, giunsi alla conclusione che si era pentito di avermi invitato.

Camminammo verso il retro della casa, Edward mi guidò attraverso un viale alberato, sullo sfondo del viale, un cancello in ferro battuto che dava accesso ad una specie di giardino segreto.

“Per quanto tempo continuerai ad ignorarmi?” gli chiesi all’improvviso. Edward trasalì, poi mi fissò.

“Non ti sto ignorando!” le prime parole che gli sentivo pronunciare in un’ora.

“Non rivolgermi la parola per tutto il viaggio, io lo chiamo ignorare, non so tu come la vedi!” Continuava a fissarmi senza parlare.

“Perché mi hai invitata se non ti andava che io venissi?” ecco, glielo avevo chiesto, domanda diretta, risposta diretta.

Edward alzò gli occhi e mi inchiodò, un lampo di rabbia gli attraversò il volto. Si avvicinò sempre di più continuando a fissarmi.

“Desideravo con tutto me stesso che accettassi il mio invito!” Il mio cuore accelerò. Sentivo il suo respiro sfiorarmi il viso, tanto eravamo vicini.

“E allora perché ti comporti così?” mi sentivo pizzicare gli occhi, ma non avrei pianto.

“Quando ti ho vista, questa sera, mi sei sembrata talmente bella...” la sua voce era roca di desiderio.

“Ti desideravo talmente... avevo paura che, se ti fossi avvicinata di più, non sarei più riuscito a controllarmi, ti avrei baciata davanti a tutti...” Lo guardai sorpresa, dopo tutto ciò che mi aveva detto nei giorni passati, ora se ne usciva così...era una dichiarazione? Anche lui aveva sentito le stesse cose che avevo provato io? Non capivo più nulla, non riuscivo a pensare lucidamente, l’unica cosa di cui ero consapevole era la presenza di Edward a pochi centimetri da me. Se avessi allungato il collo avrei potuto baciarlo. A quel pensiero, il mio respiro si fece affannoso, come il suo; a stento riuscivamo a reprimere le ondate di passione che sentivamo montarci dentro. Fu allora che, senza rendermene conto, rivelai l’intensità del mio desiderio di lui.

“Ora siamo soli...” dissi socchiudendo appena le labbra,

“Si, siamo soli!” Edward coprì la breve distanza che ci divideva attirandomi a se in un abbraccio appassionato. Appoggiai il viso sul suo petto e respirai la fragranza del suo profumo, caldo, speziato, profondamente maschile. Un brivido mi salì lungo la schiena quando sentii le sue mani accarezzarmi le spalle lasciando scie di fuoco dove mi toccavano. Le labbra di Edward, calde di passione si posarono sul mio collo, tracciando intricati percorsi con la punta della lingua, la barba, leggermente incolta, mi faceva il solletico, mi sentivo svenire. Un brivido mi scosse facendomi reagire in modo inaspettato, gli infilai le dita tra i capelli come avevo desiderato fare da tanto tempo e lo strinsi di più a me poi, con le labbra, salii a baciargli il collo, gli zigomi, le palpebre chiuse, inebriandomi del suo profumo. Il suo respiro era caldo, odoroso, mi sentii morire, tanto era il desiderio di baciarlo, ma non lo feci, volevo che fosse lui a prendere l’iniziativa. Se aveva deciso che potevamo frequentarci, doveva dimostrarmelo. Non volevo forzarlo in alcun modo.

“Bella!” sentii pronunciare il mio nome con tale ardore che quasi mi sciolsi. Alzai il mio sguardo su di lui e vidi i suoi occhi verde cupo carichi di desiderio.

“Bella, posso baciarti?” non riuscivo a rispondere, annuii con le guance infuocate. Edward posò le sue labbra sulle mie con delicatezza, sfiorandole, strofinandole con le sue, poi con la lingua ne tracciò i contorni e, infine, si spinse dentro la mia bocca, carezzandone l’interno. Reagii stringendolo a me con passione e mossi mie labbra modellandole sulle sue per approfondire il bacio, volevo sentire il suo sapore in bocca, volevo che la sua lingua danzasse con la mia. Non avevo mai provato queste sensazioni in vita mia, mai mi ero sentita così viva. I baci passati scomparirono, se confrontati con questo meraviglioso e appassionato, primo vero bacio. Volevo di più, volevo sentire la sua voce pronunciare ancora il mio nome, volevo sentire le sue mani su di me. Mi accontentò, mi strinse più forte spingendomi contro il muro di cinta del giardino, con una mano mi tenne la testa premendo le  sue labbra sulle mie , di più, di più...l’altra mano era intrecciata alla mia, i nostri corpi erano stretti l’uno all’altro. La passione, che avevamo a lungo represso, era esplosa con una tale violenza da impedirci di ragionare.

“Edward, ti prego, non smettere...” anche la mia voce era roca di desiderio. 

“Bella!” continuava a chiamare il mio nome tra i sospiri catturando ancora una volta le mie labbra con le sue.

Se me lo avesse chiesto, mi sarei data a lui in quello stesso momento e senza pensarci due volte.


 

   
 
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