Anime & Manga > Soul Eater
Segui la storia  |      
Autore: Mushroom    02/08/2010    10 recensioni
Quando Blair ci mette lo zampino, succede sempre qualcosa di un po' troppo eccentrico. Soprattutto quando Blair è annoiata.
Così, per divertirsi un poco, deciderà di torturare la povera Buki in un modo decisamente particolare... beh, somministrando un filtro d'amore alla sua artigiana.
"In realtà, Soul le aveva detto di no troppe volte, e lei non l’aveva presa troppo bene. Già, perché fin dal loro primo incontro, lui aveva preferito quella ragazzetta piatta a lei, Blair.
Solo vivendo con loro aveva capito il perché.
Ma le cose rimanevano stabili, e le giornate erano – soprattutto in quel periodo di calma – dettate da ritmi distorti e canzonatori.
Così aveva deciso di divertirsi un po’. E cos’era più esilarante dell’infierire sui nervi scoperti del ragazzo cool? E no, questa volta non l’avrebbe fatto nel suo solito modo."
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando Blair ci mette lo zampino…
Start! Pum Pum Pkin ~ Pumpkin

Più di una volta, si era chiesta cosa accipicchia avesse in mente quel gatto magico.
Quella mattina si era alzata presto, tutta pimpante, era uscita e poi ritornata in poco tempo.
E ora stava lì, da non si sa quanto, a destreggiarsi tra pentole e stoviglie. Maka non l’aveva mai vista cucinare. Effettivamente, credeva che non ne fosse capace e, ancora adesso, era titubante al riguardo.
Per quanto potessero essere orripilanti le pietanze da lei preparate, sapeva che le avrebbero dovute mangiare, o con le buone, o con le cattive.
Issò la bacinella carica di panni sporchi, dirigendosi verso la lavanderia. Quel giorno le faccende domestiche toccavano a lei, mentre il suo amato coinquilino rimaneva fermo in cucina, a fissare in modo poco elegante la gatta, in quel suo completo da domestica decisamente troppo attillato. Chissà, forse voleva farsi assumere in un Maid caffè.
Gli anni passavano, ma con essi non cambiava nulla, se non il numero di epitassi di Soul davanti a qualche nuova angheria della maga. Sì, Blair si divertiva a torturalo. Per fortuna, si intratteneva a torturare solo il ragazzo falce. Sembrava che per lei fosse tutto un gioco, mentre si cimentava in qualche nuovo piano, divertendosi a macchinare alle spalle della Buki. In realtà, Soul le aveva detto di no troppe volte, e lei non l’aveva presa troppo bene. Già, perché fin dal loro primo incontro, lui aveva preferito quella ragazzetta piatta a lei, Blair.
Solo vivendo con loro aveva capito il perché.
Ma le cose rimanevano stabili, e le giornate erano – soprattutto in quel periodo di calma – dettate da ritmi distorti e canzonatori.
Così aveva deciso di divertirsi un po’. E cos’era più esilarante dell’infierire sui nervi scoperti del ragazzo cool? E no, questa volta non l’avrebbe fatto nel suo solito modo.
<< Pum Pum Pukin Pupkin ♪ >> canticchiò, facendo fluttuare una fialetta viola fino al bollitore.
Qual’era la dose esatta? A memoria, non era mai stata brava. Risolse buttandoci una quantità a caso di siero, per poi passare all’altro ingrediente.
<< Hey, Soul >> chiamò la Shokunin dall’altra stanza. Alla fine, si preoccupavano sempre troppo poco di quel che combinava Blair. Meglio così.
<< Hmm... ? >> mugugnò il ragazzo, alzando gli occhi dal giornale. Non che lo stesse davvero leggendo, ma era comunque scenografico. Scoccò un’ultima occhiata alle forme della gatta, poi si alzò, passando da sensualità a aggressività. Ecco la netta differenza che c’era tra la sua master e il loro quasi animale domestico.
Sbuffò, accennando una lamentela << La settimana scorsa l’ho fatto io, il bucato, per cui non venirmi a dire… >> ma si bloccò, vedendo Maka sulla lavastoviglie, allungata il più possibile verso una mensola. Cercava di ripescare il detersivo, ma con scarsi risultati.
Soul l’aveva sempre saputo che quella mensola era troppo in alto, ma lei non ne aveva voluto sapere: le piaceva lì, punto. Come ci fosse arrivato il prodotto per la lavatrice, là sopra, non lo sapeva proprio.
E un po’ ridacchiò, anche. Chissà da quanto era in quella buffa posizione, fermata dall’orgoglio, quella malattia che le impediva di chiedere aiuto e che le faceva sempre fare tutto di testa sua.
<< Vuoi una mano, per caso? >> sogghignò, appoggiandosi allo stipite della porta.
Maka gli lanciò uno dei migliori sguardi intimidatori del suo repertorio. Fortunatamente, non si vedeva un libro da nessuna parte.
Si mise in punta di piedi. Se prima voleva chiedergli, gentilmente, di prendere quella fialetta, ora si sentiva in grado di cavarsela benissimo da sola.
<< No >> sbottò.
<< Allora perché mi hai chiamato? >> domandò, con quell’aria di chi sapeva di aver vinto.
<< Per… >> borbottò << … Per chiederti di auto-Maka-chopparti >>
Alzò un sopraciglio, indeciso se ridere o meno << Maka, non sono così masochista >>
<< Lo so >> ribatté << Volevo solo risparmiarmi la fatica di picchiarti >>.
Detto questo, voltò la testa, dedicandosi interamente alla sua odisseica impresa.
Il compagno roteò gli occhi, intervenendo in quel patetico quadretto. Si avvicinò all’elettrodomestico, salendoci sopra a sua volta.
Chissà, magari quei centimetri in più rispetto all’amica gli sarebbero tornati utili.
<< Scendi >> sbottò, dandogli una gomitata.
A volte si chiedeva perché dovesse fare sempre così. Insomma, lui la stava aiutando. Non gli sembrava un gesto così brutto, assurdo o che altro. In quel periodo, oltretutto, gli sembrava che l’ostilità della partner fosse aumentata. Chissà che diamine aveva combinato in modo del tutto inconscio.
Poco tempo e le sarebbe sicuramente passato.
<< Maka >> la chiamò, quasi pregandole di farle spazio.
Era così ostinata dal pararsi davanti a Soul, cercando di scacciarlo. La verità, era che le dava fastidio quella vicinanza. Ma cosa le era saltato in testa quando l’aveva chiamato? << Se continui così… >> ammiccò, riferendosi a quei mezzi saltelli che stava praticando << … Cadi >> preannunciò.
La ragazza – ovviamente – non ne volle sapere. Maka si riteneva abbastanza agile, e non così imbranata dal capitolare giù da uno stupido elettrodomestico.
Ricordava appena perché si fosse rivolta a lui.
A volte non si capiva neanche lei, prese com’era da piccolezze e da questioni personali. Forse era nervosa per via del clima che la circondava: le missioni scarseggiavano, così si ritrovava a passare troppi pomeriggi a casa; il padre aveva deciso di ritentare con sua madre, e questa era un’annunciata catastrofe. Infine c’era Tsubaki, che si era messa da poco con Black*Star.
E poi… beh, poi c’era Soul, che le faceva sempre e comunque saltare i nervi, anche se non faceva niente. Era conscia del fatto che non si fosse mai comportata così, prima d’ora, ma continuava a sopprimere quella vocina che le diceva di far un po’ di chiarezza.
Stare in due sopra una lavatrice era una specie di danza, dove ognuno doveva stare attento ai piedi dell’altro.
Saltò un po’ più in altro, sfiorando il prodotto. Sì, perché riusciva a saltare tra i tetti della città brandendo una falce, ma non riusciva a recuperare un po’ di ammorbidente. Fantastico!
<< Avvisami quando vuoi una mano >> il suo fiato le solleticò il collo, tant’è che Maka si accorse solo in quel momento della reale capacità del mobile. Non riuscì neanche a prendersela per il palese tono canzonatorio, mentre avvertiva un brivido d’allerta.
Diamine! Lo doveva lasciare a fissare Blair come un morto di fame!
Soul cercò di afferrarle un fianco, in modo da spostarla e interrompere quella strana situazione. Ma lei – come se le sue mani fossero roventi – sobbalzò, evitandolo.
Si voltò di scatto. E che diamine voleva fare?
Quel gesto peggiorò solo la situazione. Maka si maledisse mille e mille volte quando si scontrò con il viso della Buki. A una distanza minima, ogni barriera di sicurezza venne pericolosamente distrutta. Questa volta il respiro del ragazzo non le solleticava più la pelle, ma andava a unirsi con il suo.
L’espiro di uno equivaleva a l’inspiro dell’altro.
Trasalì, mentre il suo unico neurone che – fino a quel momento – non aveva tentato il suicidio, decise di collegare una piccola sinapsi nel suo cervello. Doveva allontanarsi – Ora! E lo doveva fare prima che il suo corpo reagisse con stupide reazioni biologiche, quali il cocente rossore alle gote.
Non sarebbe stato di certo appropriato.
Cercò di allontanarsi, calcolando male lo spazio. Dopo che inciampò sui suoi stessi piedi, si ricordò di essere sopra a una lavatrice e di star cadendo come un sacco di patate sul pavimento.
Quando lo raggiunse, pestando dolorosamente il sedere, la bacinella piena di biancheria la seguì a ruota, rovesciandosi sulla sua testa.
E Soul? E Soul, il cretino, rideva.
Ecco! Se le faceva quell’effetto come poteva non prenderlo a botte tutti i giorni?!
<< Soul… >> ringhiò, con un tono che non ammetteva repliche << … se continui questa sarà la tua ultima risata! >>
Ma lui proseguiva, imperterrito, sedendosi su quel dannato coso da cui era caduta la sua artigiana.
Avrebbe dovuto vedersi, in quel momento, rossa in viso e ricoperta di panni.
Poi quella sua espressione imbronciata, quasi da bambina, e gli occhi carichi d’amarezza.
Era uno spettacolo!
Soul avrebbe voluto avere con sé una macchina fotografica, in modo da poter rivedere in eterno quella scena.
<< Ti serve ancora il detersivo? >> domandò, continuando a beffarsi di lei.
Mentre articolava una risposta, cercando di illustragli nel migliore dei modi la sua futura morte per propria mano, Blair arrivò canticchiando. Sì, perché finalmente il piatto era pronto.
Arrivò giusto il tempo per far fluttuare la bacinella che Maka stava lanciando in testa al coinquilino. La portò fino a terra, riponendo magicamente tutti i panni al suo posto.
Entrambi smisero di litigare, voltandosi verso un sorriso fin troppo angelico. Un sorriso da gatta affamata.

<< Cosa è? >> domandò Maka, fissando l’intruglio rosastro con scarso entusiasmo << Perché se vuoi uccidermi, non c’è bisogno di ricorrere a veleni >>.
Blair ridacchiò, facendo roteare un dito all’aria.
La cosa era sospetta, molto. Prima il loro gatto si metteva a cucinare – e già un gatto che cucina, di per sé, è una cosa strana – poi insisteva col dire che voleva che solo Maka assaggiasse quella specie di stufato dal colore strano. Così la ragazza si era ritrovata a dubitare, decidendo – infine – di prenderne grandi sorsate.
Almeno l’avrebbe fatta felice. E magari – con un po’ di fortuna – le avrebbe potuto proibire di mettersi nuovamente ai fornelli.
<< Com’è? >> chiese la Buki, osservando la strana scena.
La Shokunin ne prese un sorso, titubante. Poi si leccò le labbra, decidendo che quella cosa era decisamente fenomenale.
La mandò giù tutta d’un fiato.
Aveva un sapore strano: era fragola, forse, ma una fragola un po’ speziata, come se fosse mischiata a qualcosa di simile alla menta. Quel piatto sembrava non avere una consistenza vera e propria, né un sapore distinguibile al palato. Se ne accorse solo dopo, mentre porgeva alla maga la ciotola vuota.
Diamine, ne avrebbe voluta ancora.
<< Hey, Soul >> disse. Avrebbe voluto continuare, dicendogli di assaggiarla, ma lo strano tono della sua voce glielo impedì. Era impastato, quasi, come se avesse bevuto.
Ecco perché non ci si deve mai fidare di Blair!
Forse si sarebbe dovuta informare prima sul suo contenuto << È… >> questa volta, il suo fu appena un sussurro. Sentì la sua voce lontana, ovattata. Sparì poco dopo, mentre le luci e i suoi si confondevano in un unico elemento. Ogni cosa si sostituì all’altra.
<< Maka? >> la chiamò il compagno.
Sembrava preoccupato.
Ma lei non stava male. Lei… lei… si sentiva incredibilmente bene.
Chiuse gli occhi.
I suoni scomparvero.
Ora sì che stava bene.

Maka sbatté più volte le palpebre.
La luce era insopportabile. Benché la stanza fosse quasi buia, trovava impossibile tentare di tenere anche socchiusi gli occhi senza che le si bruciassero le retine.
<< Maka? >> ancora la voce di Soul.
Aveva un bella voce, appurò, sorridendo appena.
<< Se avessi lasciato fare all’illustrissimo sottoscritto, ora… >> subentrò una seconda voce. Era inconfondibilmente Black*Star. E la sua voce era molto più fastidiosa di quella della sua Buki.
E cosa ci faceva Black*Star da loro?
Si costrinse ad aprire gli occhi.
Il primo impatto fu terribile, poi riuscì a confondere i contorni. Tutte quelle immagini e quei riflessi, infine, presero forma.
Era la forma di Soul.
<< Uhmm… >> borbottò la ragazza.
<< Vuoi dirci che le hai fatto prendere? >> La buki si voltò con un cipiglio in volto. Sembrava arrabbiato.
Dall’altra parte, la figura di Blair sorrideva dolcemente << Niente >> ripeté.
Ah, niente. Niente. Lo stava ripetendo da due ore.
Lo stava ripetendo da quando Maka aveva perso conoscenza.
Per qualche secondo, gli era parsa morta. Afflosciata a terra, debole come non le era mai stata. Il respiro flebile, quasi inesistente, aveva riscosso di un poco la preoccupazione del partner.
Lui non era medico, e di certo non lo sarebbe diventato.
Maka stava male, e la gatta non diceva niente.
Gli erano saltati i nervi più di una volta.
Un attimo prima arrossiva e lo insultava, un attimo dopo moriva.
Non lo avrebbe di certo accettato.
Così aveva chiamato la prima persona che gli era venuta in mente: Death The Kid.
Sì, perché era lui quello responsabile del gruppo, dopo Maka. Era lui il Dio.
Beh, alla fine aveva dovuto accontentarsi dell’altro amico, quello con manie di grandezza, di protagonismo e deficit d’attenzione.
<< Potrebbe… >> iniziò Blair << … Ah, forse c’è ne ho messo troppo… >> borbottò tra se e sé, incrociando le braccia sul voluminoso petto.
<< Cosa?! >> sbottò Soul. Sì, era stressato.
Maka rimase in silenzio. Osservava la scena surreale, ma, soprattutto, osservava la sua Buki.
Era sempre stato così bello?
Gli afferrò il manicotto della felpa, per farlo voltare. E lui lo fece, perché se l’artigiana chiamava, la Buki rispondeva immediatamente.
Lo fissò, studiandone ogni particolare.
Questo spaventò la controparte.
Quelli non erano gli occhi di Maka. Quelli erano occhi dolci, femminili, languidi… dove era finito il solito maschiaccio?
<< Beh, di siero! >> la gatta annuì convita.
<< Siero di che? >> chiese Black*Star. Beata la sua innocente curiosità.
Soul deglutì, ascoltando appena la conversazione che avveniva dietro le sue spalle.
La ragazza si alzò, piano, priva di qualsiasi dolore o fastidio, portandosi seduta. In quel momento, si accorse di essere su un divano.
<< Maka? >> la chiamò ancora, ma sentì come se, a rispondergli, fosse un’altra ragazza.
Lei allungò una mano, posandola sulla sua guancia.
<< Siero d’amore, no? >>
<< Oh, cazzo! >> esclamò, mirando la reazione dell’amico mentre, la sua artigiana, gli saltava al collo per baciarlo. Black*Star, in quel momento, rise, e lo fece di gusto.

 

Disclaimer: 'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà del rispettivo autore; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro”

Note: Sarà che in questo periodo sono molto annoiata, sarà che ho sviluppato un certo masochismo, ma – sicuramente – queste idee folli mi vengono a causa dell’astinenza da lettura. Da quando ho finito “Cartoline di Morte” (che consiglio, anche xD) ho iniziato un periodo di secca. Ma non sono qui per parlare di questo.
Ebbbene: sì, potete lanciarmi qualcosa di pesante e doloroso addosso. Non dovrei continuare e mettere per iscritto nuove idee quando ho storie in corso, ma non riesco a frenarmi… e poi… beh, come potevo non scriverla? *indica in alto*
è una mini Fanfic di non so quanti capitoli, ambientata a vostro piacimento qualche anno in avanti rispetto al manga e – per una serie di ovvi motivi – data con la nota OOC. Vorrei finirla entro l’estate, anche perchè non me la sento di avere tanto da scrivere durante l’anno scolastico (T_T)
Bene, ora vado, sperando in qualche recensione e in qualche visita.

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Soul Eater / Vai alla pagina dell'autore: Mushroom