O, è da un bel po’ che ci penso. I bei tempi durante
l’infanzia, nel momenti di gioco, io e i miei cugini inventavamo giochi
completamente assurdi, eppure stavamo giornate intere a divertirci così. Ora
che sono cresciuta, ovvio tutto questo è finito e sinceramente mi manca. Mi
manca tutta quella fantasia sfrenata che avevo un tempo, che ora ho perso.
Quindi ora devo mettermi e riflettere sulle cose fantasiose perché voglio
stupirvi xD
A lavoro!
Ci troviamo in un quartiere tipico americano, molto
tranquillo, nel Connecticut. La caratteristica di questo quartiere è la
tranquillità. Non esistono elementi che disturbano, tutto tranquillo, gli
alberi, le case , i giardini perfetti, le auto parcheggiate nel vialetto. Due
bambini giocano allegramente. Hanno circa 5 anni. Un bambino e una bambina,
Alec e Chelsie.
Alec ha i capelli castani chiari e un pochino
lunghi sbarazzini, gli occhi scuri.
Chelsie ha i capelli neri scurissimi non
molto lunghi, i codini alti in testa tipo orecchie, legati da nastrini rossi e
gli occhi celesti
Questi due bambini sono molto legati l’uno all’altra.
Sono nati e cresciuti insieme dato che sono vicini di casa. Passano le loro
giornate a giocare nel giardino di Alec.
Chelsie:
“Aleeec, ho portato i biscotti!! Li ho fatti con le mie mani!” corre sorridendo
con un sacchettino in mano e cade giusto quando arriva davanti a lui, ma
salvando i biscotti
Alec:
“ahahahahahahhaa”
Chelsie:
“uffa.. cado sempre..” dice rialzandosi con un sorriso come niente fosse
Alec:
“Grazieee! Io adoro questi biscotti. Ti ha aiutato tua madre?”
Chelsie:
“Si” sorrisino tanto dolce “se no da sola do fuoco alla cucina!”
Alec:
“ahahahaha no no, meglio che ti fai aiutare allora”
Chelsie:
“Oooh, ma questo è il capitan Chuck! Figooo!”
Alec:
“Si mio padre me l’ha portato a casa oggi! Dai giochiamo!”
Tre anni dopo
Ci
troviamo sempre in quella città, sempre in quel quartiere così tranquillo,
sempre in quel giardino
Alec
è un po’ più alto, più grandicello, sempre i capelli lunghi portati in quel
modo. Lo sguardo un po’ più furbetto da grande
Chelsie
è sempre carina e piccina. Sempre molto aggraziata, ma con i vestiti sporchi di
erba e terra alle ginocchia, nonostante i vestiti carini da femminuccia che le
comprano i genitori. I capelli sempre coi codini alti
Chelsie:
“Aleeeec! È tutto pronto?” arriva correndo
Alec:
“Si! Ho sistemato la tenda”
Chelsie:
“Wow! Sei diventato proprio bravo a montarla adesso! Ci metti pochissimo tempo!”
Alec:
“E ora… tutti a bordooo!! La navicella sta per decollareeee!!!”
Si
precipitano tutti e due nella tenda. Ridendo con quella leggera innocenza che
hanno i bambini, s’ infilano nei sacchi a pelo completamente, fin sopra la
testa e sognano di viaggiare e giocare in mondi lontani, usando la fantasia.
Un
bel giorno, Alec e Chelsie sono come al
solito in giardino. Stanno giocando a trovare il tesoro nascosto, quindi
scavano parecchie buche nel terreno con una paletta di ferro da giardinaggio,
rubata alla mamma ovvio, e una mappa disegnata da Chelsie coi colori a cera.
Chelsie:
“A che punto siamo mozzo? Arrrr” mette un pezzo di legno in bocca per imitare
una pipa
Alec:
“Perché devo farlo sempre io il mozzo?? Voglio essere il capitano per una
volta!”
Chelsie:
“Perché non mi va di scavare.. poi mi ritrovo coi vermi in mano”
Alec:
“Ahahahhaha daiii!! È successo solo una volta!”
Chelsie:
“Hai trovato qualcosa quindi? Arrrr” rimette pezzo in bocca
Alec:
“No capitano, soliti sassi..”
Chelsie:
“Allora scaviamo in un altro punto, arrrr”
Alec:
“Aspetta un attimo.. c’è.. c’è una cosa dura qui sotto.. non riesco a scavare”
si guardano negli occhi
Chelsie:
“Arrrr, abbiamo trovato il tesoroo!!”
Si
mettono tutti e due a scavare in modo frenetico perché la curiosità è troppa
Chelsie:
“E se troviamo veramente un tesoro??” sorride con gli occhi brillanti
Continuano
a scavare. Finalmente Alec riesce a prendere quest’oggetto nascosto dalla
terra. È un sasso, poco più grande degli altri
Alec:
“uffaaaa, che delusioneeee”
Chelsie:
“dov’è il tesorooo?” musino triste
Alec:
“Ok per oggi basta, mi sono stancato di scavare e trovare sassi..”
Chelsie
osserva meglio, incuriosita
Chelsie:
“Però, se ci fai caso, ha una forma strana. Vero?”
Alec:
“In che senso?”
Chelsie:
“È.. verdone..brilla se lo muovi. È carino!”
Alec:
“Se vuoi, tienilo tu.. io non so che farmene” si gratta la testa
Chelsie:
“Grazieeeee” lo abbraccia
A
pranzo, casa di Chelsie
Mentre
mangiano, c’è un grandissimo silenzio, che Chelsie nota. Non ha mai visto suo
padre così serio e silenzioso, di solito è una persona molto solare. Anche sua
madre era molto silenziosa e non toccava cibo nel piatto, ci giocava solo con
la forchetta.
Chelsie:
“Cos’avete voi due? Perché quelle facce?”
Madre:
“Tesoro, mangia o si fredda..”
Chelsie:
“Papà cosa c’è? Perché sei così serio?”
Padre:
“Piccola ne parliamo più tardi, ora mangia”
Chelsie:
“Eddai papà! Dai ti pregooo” occhioni dolci “Dimmi, cos’hai?”
Padre:
“Chelsie io.. cioè.. io e tua madre.. abbiamo deciso di..” s’interrompe, non
riesce a parlare
Madre:
“Diglielo caro, tanto lo dovrà sapere comunque” con lo sguardo abbassato
Padre:
“Chelsie, sai che io ogni azione nella mia vita, la faccio per il tuo bene e
quello di tua madre. Capisci?”
Chelsie:
“Ehm.. non ti seguo..” si gratta la testa con la forchetta
Padre:
“Qui in questo paesino non trovo uno straccio di lavoro. Ho chiesto a qualsiasi
fabbrica, artigiano, supermercato, qualsiasi cosa.. ma non trovo lavoro…
Credimi, ho girato in lungo e in largo per trovarlo qui vicino..”
Chelsie:
“Papà capisco sempre meno!”
Padre:
“Ho trovato un’occasione a New York e.. ho deciso di accettarla. Mi hanno
proposto di lavorare in un ufficio di un’agenzia assicurativa e non posso
rifiutare”
Chelsie:
“Ma non è lontana New York? Come farai ad andarci tutti i giorni?”
In
quell’istante Chelsie si ferma, inizia a capire quello che il padre sta dicendo.
Rimane pietrificata per qualche secondo, guardandolo.
Chelsie:
“Papà..” lo guarda delusa
Padre:
“Si, a fine mese ci trasferiamo..”
Correndo
Chelsie:
“Alec!!! Alec!! Dove sei???”
Alec:
“Sono qui nella tenda..” assonnato, stava schiacciando un pisolino
Chelsie:
“Alec una notizia terribile!! L’ho sentita da mio padre a pranzo!!”
Alec:
“Cos è successo?” sbadiglia
Chelsie:
“Ci trasferiamo!”
Alec:
“Cosa?!”
Dopo
qualche minuto di spiegazione
Chelsie:
“Uffa non voglioooo!!!”
Alec:
“Quindi.. tu devi..” incredulo
Chelsie:
“Non voglio andare viaaaa, non voglio lasciare questo postoo!!! Sono cresciuta
qui con te, non voglio andarmene!!!”
Chelsie
mette le manine agli occhi e piange. Alec abbassa lo sguardo.
Purtroppo
come detto dal padre, fine mese arriva. È il giorno.
Nella
cameretta di Chelsie c’è anche Alec. La sta aiutando con le valigie. Tutti
tristi e silenziosi. Specialmente lei è tristissima
Alec:
“Dai, non ti preoccupare. Verrò a trovarti qualche volta e sicuramente anche tu
verrai quest’estate! Così andremo al mare tutti insieme come abbiamo sempre
fatto”
Mentre
prendono tutti i giocattoli, Alec nota quello strano sasso che quel giorno hanno
trovato in giardino, quello che brilla se l muovi.
Alec:
“Devi portarti anche questo sasso? Non è troppo pesante?”
Chelsie
triste fa spallucce.
Madre:
“Tesoro hai finito di prendere la tua roba?” dal corridoio
Chelsie:
“Si mamma…”
La
madre arriva davanti la porta
Madre:
“Non avere quel musino così triste.. Anche noi abbiamo finito e abbiamo
caricato tutto in macchina. Su, andiamo” le mette la mano sulla schiena e
l’accompagna verso l’uscita
I
genitori caricano tutti i suoi giocattoli e vanno a salutare i vicini.
Padre:
“Piccola, saluta Alec che appena finiamo di salutare i suoi genitori, partiamo”
le accarezza la testa con dolcezza e si allontanano
I
bambini restano soli.
Chelsie:
“Alec, mi mancherai tanto…” sguardo basso
Alec:
“A chi lo dici.. ora non so più con chi giocare..Qui intorno ci sono solo
vecchi..”
Chelsie:
“Magari verrà ad abitare qui un altro bambino e potrai fare amicizia…”
Alec:
“Non è lo stesso, l’unica mia amica sei sempre stata tu..”
Chelsie
si asciuga una lacrima con la manica della maglia
Chelsie:
“Ho un’idea!” va in macchina e rovista fra le sue cose
Torna
indietro con il sasso strano verdone
Chelsie:
“Fallo a metà”
Alec:
“Eh?”
Chelsie:
“Rompilo da qualche parte, fallo in due”
Alec:
“Ok..” confuso
Tira
forte il sasso sul taglio del marciapiede e si divide esattamente in due
Alec:
“Cosa vuoi farci?”
Chelsie:
“Allora, questa metà la tieni tu e quest’altra la tengo io. È una cosa che abbiamo
uguale e quando la guarderemo, ci ricorderemo della nostra amicizia. Ok?”
sorride
Alec:
“Ok” sorride tantissimo
Subito
dopo lei lo abbraccia e restano abbracciati fino a quando non arrivano proprio
in quel momento i genitori di Chelsie
Padre:
“È il momento, dobbiamo andare” mette la mano sulla spalla della bambina
Chelsie:
“Va bene.. Ciao Alec, ci vediamo presto”
Alec:
“A presto..”
Chelsie
gli dà un bacino sulla guancia ed entra in macchina. Il padre gli dà un
pizzicotto sulla guancia e gli sorride
Padre:
“Ciao piccola peste, non far arrabbiare troppo mamma e papà”
Arriva
la madre di lei e gli dà un bacino anche lei sulla guancia
Madre:
“Fai il bravo. Ah e fatti insegnare da papà come si mandano le lettere, così
potrete scrivervi tutte le volte che volete”
Alec:
“Ok” sorridente “tornate presto a trovarci!”
Chelsie
lo continuava a guardare dal vetro dell’auto. La macchina si mette in moto e
partono lentamente. La madre, il padre e Alec li guardano andar via mentre i
due bambini si guardano e fanno ciao con la manina
Siamo
ancora nella città di Alec, un mese dopo. Ora di pranzo
Alec:
“Papà perché prima quando sono arrivato ti sei ammutolito? Cosa mi state
nascondendo?” mastica con la bocca aperta
Madre:
“Prima di tutto non parlare con la bocca piena, secondo non impicciarti degli
affari dei grandi”
Padre:
“Vabbè.. non c’è nulla di male se lo sa. Oggi quando ho staccato da lavoro, un
mio collega ha detto che un suo amico ha lasciato il suo posto di lavoro per andare
in pensione. Quindi c’era un posto di lavoro libero. E ho pensato subito ai
vicini, che sono andati a New York appunto perché non trovavano lavoro qui. È
un vero peccato, perché se aspettavano un altro mesetto, potevano evitare di
trasferirsi”
Alec
resta incredulo, triste
Alec:
“Già, è un peccato che è andata così.. Mi mancano così tanto”
Madre:
“Ma ormai è tardi. Ho parlato con lei ieri mattina e mi ha detto che lui con
quel lavoro si trova benissimo. Ha degli orari perfetti, non i turni che faceva
qui di 12 ore.. e gli davano una miseria.. Si sono già ambientati benissimo.
Sarebbe un peccato anche lasciare lì per ritornare in questo paesino dove non
c’è niente. Lei ha trovato un lavoro part time in una boutique, come commessa.
Ovvio la paga non è alta, ma è già qualcosa..”
Alec:
“E Chelsie?”
Madre:
“Mi ha detto che a scuola parla con i bambini ma non fa proprio amicizia.. È
ancora un po’ scettica di quella città. Ma col tempo sicuramente le passerà,
qualche mese al massimo”
Alec:
“Capito.. Io ho finito di mangiare. Posso andare?”
Padre:
“Ok vai pure. Amore mi porti il caffè?”
Madre:
“È già sotto il tuo naso…”
Padre: “Ah” o.o
Alec va in giardino. Ormai è inverno e
fa molto più freddo
Alec: “Meglio che tolgo la tenda,
altrimenti il vento se la porterà via.. e tanto non credo di usarla più.. da
solo non è divertente”
Smonta la tenda e la porta in garage
È passato qualche altro mese. Ora di
andare a letto.
Madre: “Hai abbastanza coperte? Non hai
freddo?”
Alec: “No mamma, sto bene”
Madre: “Ok, allora buonanotte” dà bacino
sulla testa e gli chiude la porta spegnendo la luce.
C’è solo il lampione in strada che
emana luce dai vetri della finestra, con l’ombra degli alberi che si muovono a
causa del vento gelido. Alec sotto le coperte a pancia in su, con le mani
dietro la testa a guardare il soffitto
Alec: “Che noia.. non ho sonno.. le
giornate sono così vuote senza Chelsie.. uffa”
Pensando alla sua amica, guarda il
sasso verdone che aveva messo sul comodino accanto a lui
Alec: “Chissà se starà già dormendo..”
Preso dalla nostalgia , Alec si mette
con la testa sotto le coperte con il suo pigiama con le macchinine e pensa alle
belle notti d’estate passate a giocare nei sacchi a pelo, immaginando avventure
fantastiche in mondi stupendi. Si mette a quattro zampe e cammina sotto le
coperte usando al sua fervida immaginazione. D’un tratto però, si rende conto
che, giocando, non aveva trovato il “limite” del letto, ma aveva continuato ad
andare dritto. Notava anche che non era più tutto buio, ma si vedeva una luce
fioca che illuminava le pareti del piumone. Preso dalla curiosità, andava
sempre più avanti senza guardarsi indietro. La luce era sempre più nitida, più
brillante. Fino a quando le pareti erano interrotte da una porticina,
illuminata benissimo.
Alec: “Una porta? Chissà cosa c’è
dall’altra parte..”
Apre la maniglia lentamente e vede che
c’è ancora molta più luce, addirittura c’è anche una corrente di vento caldo
estivo
Alec: “Vado o non vado?” ci pensa su
qualche secondo “Ok vado, tanto è un sogno”
Apre del tutto la porticina e ci si
infila giusto giusto.
Si trova in un cespuglio, ne esce e
vede una distesa enorme di prato verde stupendo, alberi altissimi centenari,
uccellini che cantano, un ruscello con un ponte piccolissimo che lo attraversa,
tutto di legno nuovissimo.
Lui si guarda intorno, non sa proprio
cosa aspettarsi ora
Alec: “Vabbè magari faccio un giro”
Si guarda e vede che ha addosso i suoi
normali vestiti che mette durante il giorno
Alec: “Ok è proprio un sogno. Un attimo
fa ero in pigiama…”
Cammina cammina, si ferma di colpo.
Stava fissando qualcosa. Era una sagoma molto familiare, in mezzo al prato, che
stava raccogliendo dei fiori.
Alec: “Chelsie?” pietrificato
Appena sente quel nome, la sagoma si
gira, come se è stata nominata. Fa attenzione a questa persona che la guarda e
si avvicina passo dopo passo. È solo una sagoma, non si capisce ancora la sua
identità. Ma ad ogni passo, Alec sorride sempre di più, perché nota che quella
sagoma si rivela essere la sua amica
Chelsie: “Alec? Cosa ci fai nel mio
sogno?”
Alec: “Nel tuo sogno? Vorrai dire nel
mio!” sorride e la guarda felicissimo
Chelsie: “È il mio sogno.. cioè io ero
andata a letto per dormire, ho guardato la pietra e mi sono messa sotto le
coperte.. non so come ma ho trovato una porticina per caso”
Alec: “La stessa cosa ho fatto io!
Assurdo! E poi ti ho vista qua che raccoglievi i fiori. Possibile che non è un
sogno?”
Chelsie: “Non lo so proprio.. dici che
lo è?”
Alec: “Boh.. WOOOOOW!!! Guarda là!! È
un gattino quello???”
Chelsie: “Andiamo a vedere!! Carinoooo”
Passavano gli anni. Purtroppo Chelsie
non riusciva mai a tornare in quel paesino. Puntualmente, ogni notte, i due
s’incontravano in quel paesaggio stupendo. Ma crescendo riuscivano ad infilarsi
in quell’angusta porticina? Si. Per un semplice motivo: in quel mondo non
crescevano mai. Erano sempre identici, sempre di otto anni. Ma non badavano a
questo. Nel loro mondo non esisteva malizia, pensieri da grandi, la furbizia, ma
solo il fatto di voler stare insieme come due grandi amici
Passano 10 anni. Una notte, sempre nel
loro mondo fantastico
Chelsie bambina: “Aleeeeeeeeeec!!!!”
gli salta addosso mentre corre
Alec bambino: “Mi.. fai.. maleeee….”
Gli aveva tirato una leggera ginocchiata nell’entusiasmo
Chelsie: “Oh scusamiiiii!!” scoppia a
ridere “Devo raccontarti una cosa stupenda!!!” freme di felicità
Alec: “Racconta..” sbalordito
Chelsie: “Ci sono riuscita!!! Ti rendi
conto????”
Alec: “Cosa ci sei riuscita? Non dirmi
che..”
Chelsie: “Si, hai capito bene!! Ho
convinto mio padre a tornare al tuo paesino per le vacanze!!!! Sei contento???”
saltellando di felicità prendendolo per le mani
Alec: “WOW!! Ci sei riuscita!! Era ora!
Sono passati 10 anni! Sei un po’ lenta a convincere la gente” scoppia a ridere
Chelsie: “Già” si ferma e ha solo un
dolce sorriso sul viso “sono passati 10 anni dall’ultima volta che ci siamo
visti di persona”
Alec: “Secondo te, perché in questo
mondo siamo sempre bambini?”
Chelsie: “Non lo so.. non lo so
proprio. Cioè ormai tutti e due abbiamo 18 anni. È assurdo che qui siamo rimasti
bloccati in questo corpo di 8”
Chelsie scoppia a ridere di colpo
Alec: “Perché ridi?”
Chelsie: “Stavo pensando.. quando mi
vedrai, secondo me penserai: oh guarda, ha le tette! Ahahahhahahahahaahahah”
Alec: “Ma.. ma..” imbarazzato
Chelsie: “Ormai ti conosco! Sono
sicurissima che lo penserai! Perché qui mi vedi col mio corpicino da poppante”
continua a ridere
Alec: “E tu allora? Cosa penserai
quando vedrai questo gran fusto di persona?” sguardo fiero, ovvio è comico
addosso a un bambino
Chelsie esplode a ridere e rotola a
terra
Chelsie: “Oddio fai morire quando parli
di te in questo modo!!!!”
Dopo tre ore per calmarsi dalle risate
Chelsie: “Proprio non lo so cosa
penserò di te quando ti vedrò. Non voglio pensarci ora, mi basta pensarci al
momento” gli sorride “E avrai questo visino imbarazzato come ora?” ammicca
Alec: “Io imbarazzato? Ma per favore..
ti ho vista nuda trecento volte!”
Chelsie: “Si, quando facevamo il bagno
nella piscina in giardino a 3 anni!!” rotola ancora di risate
Alec: “E sentiamo, ora cos’hai di
diverso?”
Chelsie: “Beh, gli occhi sono gli
stessi. Ovvio sono un tantino molto più alta, almeno 1, 60.. ora sono nana..
si.. qui ho qualcosina in più” tocca il petto “qui anche moooooooooolto in più”
tocca il sedere dispiaciuta e depressa “e.. mmmmmm…. Beh i capelli, ormai non
ho più questo colore.. li ho tinti talmente tante volte che manco lo ricordo
più! Tu invece? Cos hai di diverso?”
sorridente e curiosa
Alec: “Io? Beh.. sono identico, solo
che sono diventato molto più alto di 1,60..”
Chelsie: “Oddio quanto?!”
Alec: “Uno e ot….. inque”
Chelsie: “Eh?”
Alec: “Uno e ot….que”
Chelsie: “Eh??!?!”
Alec: “Uno e ottantacinque!”
Chelsie: “DANNATO SEI UN PALO DELLA
LUCE CONFRONTO A ME”
Alec: “Sei tu che sei rimasta nana!
Potevi sforzarti altri 10cm..” sghignazza
Lei rimane ancora a bocca aperta
Alec: “Insomma quand’è che verrai? Che
giorno?”
Chelsie: “Verrò per tutto agosto”
Alec: “Fantastico! Un mese intero! Non
vedo l’ora! Ti porterò a conoscere tutti i posti più belli che hanno costruito
qui da me! Ti farò rivedere tutti gli altri! Ci divertiremo un sacco!”
Chelsie: “Siiii anch’io non vedo
l’oraaa” lo stritola di abbracci
Arriva il mese tanto atteso, agosto.
Giorno X
Alec aspetta seduto sulle scale del
portico della casa di Chelsie. Aveva ripulito tutto il portico dalle ragnatele
e dalle foglie che si erano depositati in quegli anni, spazzato il vialetto.
Era un modo per essere accogliente a modo suo. Dopo qualche ora di ritardo,
vede in lontananza un auto nuova.
Alec: “Mamma! Sono arrivati!!” sorridente
al massimo
Quest’auto rallenta in prossimità della
casa ed entra nel vialetto. Ha i vetri oscurati e non si vede nulla all’interno.
La macchina si spegne, gli sportelli si aprono. Esce parecchia gente. Il padre,
la madre, un bassotto di razza con la puzza sotto il naso e una ragazza coi
capelli sul viola quasi nero, gli occhi celesti e un fisichino normale.
Alec rimane pietrificato. Sono cambiati
tutti tantissimo, sembrano gente ricca.
Arriva la madre di Alec, che li vede,
sorride e li saluta
Madre di Alec: “Oddio da quanto vi
aspettavooo! Sono felicissima che siete tornati per l’estate!”
Madre di Chelsie: “Questo posto è
rimasto sempre uguale!” sorridendo
Padre di Chelsie: “Vero! Sembra che il
tempo qui si è fermato” ancora appoggiato allo sportello dell’auto ammirando il
paesaggio
Alec pietrificato
Madre di Alec: “Alec! Non si saluta?!”
Alec: “Ehm.. si.. Felice di rivedervi!”
abbracci vari
Ma il suo sguardo era rimasto
pietrificato nel guardare Chelsie, che se ne stava fuori la macchina con uno sguardo
malizioso, con il suo bellissimo corpo da diciottenne, con tanto di minigonna e
top per mettere in mostra la “merce”
Chelsie: “Beh, non abbracci una vecchia
amica?” sorridendo con quel suo viso dolce di sempre
Alec rimane senza parole, è completamente
stregato. Pensava che era diventata una bella ragazza, ma non così tanto. Aveva
i neuroni fulminati
Chelsie: “Oddio è pietrificato! Ok ti
abbraccio io” ridendo
Madre di Alec: “Da quando sei diventato
timido?” si gratta la testa
Chelsie si avvicina ad Alec, lui
pietrificato, si abbracciano con naturalezza. Nell’aria sente l’odore di
ragazza. Un odore dolce e che gli fa perdere la ragione. Ma è un semplice
abbraccio da amici d’infanzia, niente di che.
Passano le ore e acquistano più
confidenza, con quei corpi così diversi da come si sono sempre visti nei loro
sogni.
Nel giardino di Alec, nella famosa
tenda
Chelsie: “Quindi non era affatto un
sogno.. Io ne ho avuto sempre il dubbio, fino alla fine”
Alec: “Ma anche io, solo che tu mi stai
raccontando cose che non ti ho mai detto di me prima d’ora, di persona intendo.
Quindi deve essere per forza vero”
Passa di lì il bassotto, che li guarda
e fa la pipì sulla tenda
Alec: “Ehi!! Vai via bestiaccia!” il
bassotto fa un suono di dissenso col naso e va via
Chelsie: “Quanto ho adorato questa
tenda da bambina..”
Alec: “Quanti giorni e notti abbiamo
passato in questa tenda? All’agghiaccio!”
Chelsie: “Vero!” ridendo “Oddio quante
notti all’agghiaccio nei sacchi a pelo!!”
Alec: “Secondo te com’è stato possibile
che ci siamo visti in sogno per tutti questi anni?”
Chelsie: “Io non ne ho idea, però
guarda, ogni volta che se ne parlava, io ricordo che avevo nostalgia di te,
guardavo il sasso sul comodino. Dopo di che andavo sotto le coperte e ti
trovavo in quel mondo là. E tu mi dicevi lo stesso. Quindi secondo me è quel
sasso… non c’è altra spiegazione”
Alec: “Però quando ce l’avevi solo tu,
andavi in quel mondo se lo guardavi?”
Chelsie: “No, mai successo prima di
allora”
Alec: “Quindi forse il fatto di averlo
diviso, ha fatto quest’effetto”
Chelsie: “Per questo l’ho portata con
me!” sorrisino soddisfatto
Alec: “Andiamo in camera mia e proviamo
a unirla.. vediamo che succede magari”
Chelsie: “E se poi perde il suo potere?
Cosa succede se quando torno non ti vedo più?” preoccupata
Alec: “Questo è anche vero.. Uffa non
so che pensare!”
Chelsie: “Corriamo il rischio?”
cervello in fumo per i pensieri
Alec: “Ok, vieni. Proviamo e vediamo
cosa succede”
Alec e Chelsie vanno in camera di lui,
passando ovvio per il corridoio che dà sulla cucina, dove c’erano le madri e il
padre di lei
Padre di Chelsie: “E tuo marito dov’è?
Vorrei tanto rivederlo! Chissà com’è diventato vecchio” ridendo
Madre di Chelsie: “Ma sono cose che si
dicono?? Tu non sei diventato più vecchio rispetto a 10 anni fa???”
Madre di Alec: “Vabbè, non ha tutti i
torti” ridendo “no comunque è a lavoro, sarà di ritorno fra poco, non
preoccupatevi”
I genitori notano che i ragazzi stanno
andando di sopra
Madre di Alec: “Dove andate?”
Alec: “In camera mia, devo prenderle una
cosa”
Madre di Alec: “Ok..” sospettosa “Ma vi
tengo d’occhio…” sospettosissima
Alec: imbarazzatissimo “MAMMA!”
Madre di Alec: “Ho tutte le ragioni!
Non siete mica bambini ora!”
Alec: “Te l’ho già detto oggi che ti
odio??!?!?”
Nel frattempo il bassotto stava
ringhiando contro un soprammobile a forma uccello ma tutti lo ignoravano
Vanno in camera sua, lui nervosissimo e
imbarazzatissimo per l’affermazione della madre nei confronti di Chelsie, che
la vedeva come donna e non come amichetta di giochi
Alec: “A volte apre la bocca solo per
darle fiato! Tz”
Chelsie: “Vabbè non ha mica tutti i
torti.. dopotutto siamo un ragazzo e una ragazza! I tempi dell’infanzia sono
passati da un pezzo, ovvio che la pensa così ora”
Chelsie nota tutte le foto che ha lui
attaccate al muro e nei quadretti sulla scrivania. Ci sono tutte le foto di lui
e degli amici dell’elementari, del liceo, la gita alle cascate del Niagara con
l’impermeabile giallo, la foto al luna park con tutta la comitiva, i suoi
compleanni, tutte senza di lei. Lei guarda le foto avvicinandosi, ma non
commenta. Un semplice sorriso è più che sufficiente.
Alec: “Ecco la pietra, è lì sul
comodino dall’altra parte del letto”
Chelsie: “La prendo io”
Spieghiamo bene la scena. Allora
partendo da sinistra, c’è la finestra, il comodino, il letto, Alec, Chelsie e
la porta. Chelsie per prendere il sasso sul comodino, mette un ginocchio sul
letto e si tende in avanti tipo a quattro zampe. Alec resta lì, vicino al
letto, ma vedendo Chelsie in quel modo sul letto, diventa rosso perché
dopotutto è un ragazzo di 18 anni e messa così è una posizione molto..
provocatoria.
Nell’istante che Chelsie tende la mano
verso il sasso, la madre di Alec apre la porta
Madre di Alec: “Alec per caso sai dov…”
guarda l’immagine di Chelsie così e Alec subito dietro di lei “CHE STA
SUCCEDENDO QUI???????????”
Arrivano la madre e il padre di Chelsie
e si scatena tutto un grande malinteso
Alec: “Mamma non stavamo facendo
niente!!! Era solo salita sul letto per prendere quel sasso che odi!!! Giuro
non ho fatto niente!!!”
Padre di Chelsie: “Ti sembra il modo
questo???? Due secondi e già ti metti così????” la moglie lo ferma, perché sta
per prendere a cinghiate la figlia dalla
rabbia
Chelsie: “Oddio ma è tutto un
malintesooooooo!!!!! È come ha detto lui, stavo prendendo il sassoooooo!!!!!”
Finalmente dopo questo putiferio, sono
riusciti a sfuggire ai genitori e si sono rifugiati in tenda
Alec: “ODDIO CHE IMBARAZZO!”
Chelsie: “Non dirlo a me guarda..”
Alec: “Cioè ma.. oddio oddio oddio
oddio.. Ma pure tu!! Metterti in quel modo!!! Io sono un ragazzo!!! Tu sei una
ragazza!!! Non ti puoi mettere in quel modo con me dietro!!!!” rosso rosso
completamente
Chelsie: ridendo “Ma siamo due persona
mature! Cosa vuoi che succeda! Mi hai vista nuda 300 volte”
Alec: “Si, nella piscina quando avevamo
3 anni!!!” cervello in fiamme
Chelsie: “Oooooh, qui c’è qualcuno che
s’imbarazza e arrossisce perché non mi resisteeeee” lo abbraccia da solita
dispettosa
Alec: “Oddioooooooo qualcuno me la levi
di dossoooooooo”
Chelsie: “Eddai però! È troppo facile
farti imbarazzare così!!” ride
Dopo qualche momento per far riprendere
Alec
Chelsie: “Cosa facciamo allora? La
uniamo?”
Alec: “Non ne ho idea, non so cosa può
accadere”
Chelsie: “Non voglio che poi torno a
New York e non potrò più incontrarti… non voglio farlo…”
Alec: “Fino a quando non proveremo, non
sapremo mai cosa accadrà riunendo le due parti. Quindi coraggio, dobbiamo fare
questa pazzia, senza pensare alle conseguenze”
Chelsie: “Io non..”
Alec: “Al mio tre. Uno, due…” stringono
gli occhi e le uniscono
Correndo
Chelsie:
“Alec!!! Alec!! Dove sei???”
Alec:
“Sono qui nella tenda..” assonnato, stava schiacciando un pisolino
Chelsie:
“Alec una notizia terribile!! L’ho sentita da mio padre a pranzo!!”
In quel momento Alec si rende conto che
è un bambino
Chelsie: “Ci trasferiamo!”
Lui si ferma ad osservarla. È una
dolcissima bambina di otto anni.
Non ha coscienza di nulla, è solo che
nota questi dettagli, così, senza motivo. In quel momento di smarrimento, si
sente come se ha dormito per un secolo tipo. Si stiracchia e cerca di capire
meglio. Dopo che Chelsie gli spiega tutto con precisione
Alec: “Io devo.. devo parlare con tuo
padre. Dov’è ora?”
Chelsie: “A casa, perché?”
Alec corre come un matto con Chelsie
che lo segue non capendo le sue intenzioni. Entrano in casa e lui parla al
padre di Chelsie
Alec: “Deve chiedere al collega di mio
padre! Ha un amico che fra un mese andrà in pensione” non sa nemmeno lui cosa
sta dicendo
Padre: “Eh? Cosa devo chiedere?”
Alec: “Il lavoro!”
Dopo questo episodio, il padre di
Chelsie va dal padre di Alec. Dopo tante incomprensioni, finalmente Alec riesce
a spiegarsi
Alec: “Papà perché non chiedi a qualche
tuo collega se ha qualche amico che fra poco andrà in pensione?” tartassato di
domande
Non sa spiegarsi perché, ma un istinto
gli diceva di dire queste cose. Un senso di urgenza che non poteva mettere a
tacere
Dieci anni dopo
Con la confusione del frinio delle
cicale, voci di due ragazzi si sentono nel quartiere in un presto pomeriggio
d’estate. Chi sono? Sono Chelsie e Alec.
Alec ha sempre i suoi capelli castano
chiari sempre tenuti un po’ lunghi spettinati, molto alto, con degli occhi
scuri stupendi.
Chelsie invece non è come quell’altra
realtà. Il suo aspetto è molto più semplice, meno provocante, con i suoi occhi
celesti che diventavano sempre più belli con gli anni e i suoi capelli nero
corvino legati con una coda alta con un ciuffo corto davanti che va di lato, un
trucco meno carino ma molto grazioso, lucidalabbra, vestiti più da liceale
popolare.
Un piccolo dettaglio che si può notare
in tutti e due è che hanno una collana fatta con un laccetto nero e come
ciondolo una piccola pallina forata di una pietra verde scuro brillante
Alec: “Allora che si fa stasera?” dice
sorridendo con dolcezza
Chelsie: “C’è ancora l’appuntamento al
luna park con gli altri.. ma stavolta ti prego non portiamoci Alan, altrimenti
facciamo come l’altra volta che ha sputato tutto il panino perché si stava
strozzando” ride a crepapelle
Alec: “Ma io avevo pensato a qualcos’altro..
tipo io e te soltanto..” le tocca il naso con un dito delicatamente
Chelsie: “Ci penserò” sorrisino ebete
malefico
Alec: “Dannata” sogghigna “un giorno
riuscirò a farti cadere ai miei piedi” sorriso ebete malefico pure lui
Chelsie: “Alec, a volte hai la
sensazione che.. non lo so.. come un deja vù.. che per esempio ora non potremmo
essere insieme?”
Alec: “Ma guarda che potevamo veramente
non esserlo, se quella volta là ti trasferivi”
Chelsie: “Chissà come sarebbe stato
triste..”
Alec: “Non è successo, quindi, non
c’interessa, giusto?” le sorride
Chelsie: “Ah quanto vorrei avere la tua
mente da lombrico senza pensieri”
Alec: “Ok mi ritengo offeso, voglio un
bacio!”
Chelsie: “Va bene, allora pagherò il
mio errore”
Si avvicinano dolcemente e un bacio
chiude questa così lunga storia
Un venticello leggero soffia davanti a
loro, passando per la finestra della camera di Alec, dove al muro e sulla
scrivania ci sono foto dell’elementari, del liceo, la gita alle cascate del
Niagara con l’impermeabile giallo, la foto al luna park con tutta la comitiva,
i suoi compleanni, tutte insieme a Chelsie.
Il venticello torna verso casa di
Chelsie sotto il suo portico, muovendo il pelo soffice e liscio di una gatta
dentro a una cesta, che sta allattando i suoi teneri gattini
FINE