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Autore: Hermione Hale    03/08/2010    0 recensioni
questa storia si svolge sempre nel mondo della magia, ma è un pò diverso rispetto al mondo magico di Harry Potter, ci sono anche altri personaggi, i protagonisti sono tre ragazzi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era un giardino quello che stava percorrendo; ne sentiva la fresca erba sotto la pianta dei suoi piedi ...nudi. Piedi che calcavano i sottili fili verdi di quel prato, ancora coperto di quelle fragili foglie cadute, sopravvissute all'incuria di quell'inverno. La sentiva sfiorare ritmicamente le sue palme, a tempo del suo passo lento ed incerto. Non conosceva quel posto, ma sapeva di esserci già stato ...sapeva che era suo , che gli apparteneva, come un lontano ricordo, una lontana memoria appartenuta forse ad un lontano passato. Lo sapeva, così come sapeva che era suo quel ciondolo di scusa pietra nera che stringeva nella sua mano. Lo sentiva freddo sotto le sue dita, freddo, ma vivo, come vivo era il battito del cuore che pulsava nel suo petto. Vedeva fitti arbusti alternarsi a grandi alberi secolari, passare indiscreti sotto lo sguardo dei suoi occhi neri come la pece. Sentiva l'aria frasca premere sul suo pallido viso, un viso magro, affusolato, di una carnagione pallida come il bianco pallido del fazzoletto che sbucava dalla tasca dei pantaloni di Alan. Un fazzoletto bianco, logorato e strappato ad un lembo, che penzolava da quella tasca come un fardello morto e dimenticato. Proseguì lungo il sentiero di quel bosco, lasciandosi guidare solo da quello che i suoi sensi gli dettavano ... che la pietra gli dettava. Sensi lontani, estranei, sconosciuti, sensi che permeavano la sua mente in un turbine di incoscienza vuota ..come il vivere di un sogno. Sentiva quel vuoto crescere ogni secondo di più, mentre la consapevolezza di trovarsi in un luogo che già conosceva, aumentava a dismisura dentro al suo petto. Io ci sono già stato. Lo dettò nella sua mente, mentre immobile e assorto, si fermò davanti ad un grande albero dai rami piangenti. Io qui ci sono già stato ... Sollevò lo sguardo ad osservare i rami di quell'albero abbandonarsi nel percorso del cielo. Sentì un forte calore al petto, un calore che lo attraversò sino allo stomaco, quel calore accogliente di un qualcosa che desta solo dolci ricordi ...ma di quei ricordi, nessuna traccia. Continuò ancora inconscio e smarrito a camminare per quei prati, oltrepassando il grande albero e inoltrandosi in un sentiero di arbusti ora più fitti. Sentiva ancora l'erba premere sui suoi piedi, solleticare scherzosa i suoi passi...la sentiva sì, ma si accorse solo in quel momento di quanto gelido fosse il suo tocco. Si fermò, si fermò ad ascoltare suoni che non esistevano. Era in un bosco,sì, ma un bosco che suonava muto, come il silenzio della morte. Non fu più quella mano calda a visitare le sue viscere, nessun dolce ricordo ...fu un brivido freddo e gelato che percorse rapido la sua schiena. Si era fermato davanti ad un varco di vecchi rami che imboccavano un passaggio. Un latro passaggio. Sentì deboli suoni raggiungere le sue orecchie, suoni che lo chiamavano da oltre quel passaggio, suoni che premevano la loro voce nella sua testa, a suonare e tamburellare come un rumore troppo fastidioso ...era uccelli che alzavano i loro canti dai loro becchi. Si accorse che gli davano fastidio. Premette inconsapevole le dita sulla sua pietra ...ora era più fredda, come l'erba sulla quale si era fermato. Si premette irritato una mano sopra l'orecchio destro, a chiudere,a zittire quei fastidiosi rumori che avevano cominciato a divorargli la testa ...Suoni di un bosco in vita ... Ma non cedettero ..i rumori diventarono sempre più forti. Scattò verso l'imbocco di quel sentiero, oltrepassandolo, mentre non si accorse che dietro di lui, quegli stessi rami si chiudevano dietro il suo passaggio. E fu più pesante ... Il respiro al suo petto triplico, come il battito geloso del suo cuore. Aumentò il suo passo, quel passo veloce e agitato che ora correva su un prato ancora più morbido, ma non più freddo ...era caldo, come caldi erano i raggi di quel sole che tagliavano in lame di luce il suo viso, Scappò un ghigno irritato dalla sua bocca che si contrasse in una smorfia quasi dolorosa. Avanzò, rapido attraverso le siepi, a superare alti e grandi alberi in fiore, di un profumo tanto sgradevole, da costringerlo a tapparsi il naso con un fazzoletto ... Il suo fazzoletto ... Troppi rumori, troppi canti armoniosi, solo grida alle sue orecchie. Ma si fermò, si fermò mentre un respiro rimase impigliato a metà nella sua gola, facendolo quasi rantolare ...si fermò ad osservare un qualcosa che non si era aspettato di vedere, ma quel qualcosa che forse aveva tanto sperato di trovare. Una ragazza. La osservò, appoggiata alla corteggia di un grande albero, a godere di quei raggi che illuminavano il suo giovane e così meraviglioso viso ...una bellezza che quei fiori posati attorno a lei non potevano permettersi. Lunghi e biondi boccoli d'oro ricadevano sul suo petto, a respirare a ritmo del suo stesso respiro ... Così bella, ma così ... Sentì il freddo della pietra nella sua mano reagire come brace ardente sulla sua pelle. Tentò di gettarla via, ma un movimento più rapido anticipò la sua mano ...era stato quelle delle sue gambe, che si muovevano con ferocia verso la ragazza. Fermati! Ma scoprì di non riuscire a farlo ... Correva, correva solo verso di lei ...lei che divenne sempre più vicina. Fu un urlo a fermarlo ...lo stesso che era uscito dalle sue labbra ..lo stesso che lo risvegliò da quel sogno.
  
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