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Autore: Rocker 666    03/08/2010    2 recensioni
Sono molte le cose che fanno arrabbiare Gokudera, è una verità ormai assodata, sfido chiunque a provare il contrario. Il primato incontrastato lo deteneva l’idiota del baseball in quell’ultimo periodo. Il guardiano della tempesta sarebbe stato pronto a giurare che quella presenza lo seguiva ovunque andasse, quasi lo stesse pedinando per una qualche oscura e strana ragione che non comprendeva. [i personaggi sono TYL]
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trama: la vicenda si svolge prima della future arc, ciò in quel lasso di tempo che separa dalla morte di TsunaTYL all’arrivo di Tsuna del presente.

Paring: 8059 <3

 

Sono molte le cose che fanno arrabbiare Gokudera, è una verità ormai assodata, sfido chiunque a provare il contrario.

Il  primato incontrastato lo deteneva l’idiota del baseball in quell’ultimo periodo. Il guardiano della tempesta sarebbe stato pronto a giurare che quella presenza lo seguiva ovunque andasse, quasi lo stesse pedinando per una qualche oscura e strana ragione che non comprendeva.

Non ne aveva parlato a nessuno anche se una o due volte era stato tentato di tirare uno dei suoi fedeli candelotti di dinamite e vedere se qualcuno usciva da dietro all’angolo, insomma un po’ come si fa con gli animali fastidiosi, anche se il guardiano della pioggia assomigliava molto più a un cane per quella sua stupida spensieratezza e il modo in cui si metteva a scodinzolare davanti a una palla da baseball o, in alternativa, a una katana.

 

Si bloccò di scatto, mentre la famosa venetta appariva sulle tempie, palese segno del fatto che fosse sull’orlo di una pesante incazzatura, una di quelle che ogni tanto gli capitavano e lo portavano a gridare contro ogni essere vivente a portata di voce – e non – a meno che non si trattasse del decimo, allora e solo allora poteva pensare di darsi una calmata.

Girò velocemente la testa, fulminando con lo sguardo il malcapitato angolo di turno.

«Per quanto ancora hai intenzione di seguirmi?» Chiese poi e non di certo al vento e nemmeno al muro, piuttosto a chi si nascondeva dietro, perché quella volta era più che sicuro che ci fosse qualcuno a seguire i suoi passi.

E infatti un sorridente Yamamoto spuntò dal corridoio, la mano dietro alla nuca con fare tipico di chi è in imbarazzo e un sorriso sul volto, nulla di nuovo, lui era solito sorridere anche se ormai capitava sempre più raramente, sia i sorrisi sia il fatto che fossero sinceri.

Uno sbuffò irritato uscì dalle labbra del guardiano della tempesta, come se non avesse avuto abbastanza problemi di suo ora ci si metteva pure quel fissato della katana e l’impulso di strozzarlo fu forte ma si trattenne, aveva un autocontrollo molto migliore rispetto al se stesso di dieci anni più giovane e questa era una buona cosa.

Comunque la sua pazienza non era infinita e il silenzio dell’altro la stava mettendo a dura prova, più di quanto non facesse la sua stessa presenza.

«Allora che vuoi?» Chiese infine, cedendo come sempre capitava, forse avrebbe fatto meglio a ricordare a Yamamoto che era lui il guardiano della pioggia e non Gokudera, che purtroppo non godeva della sua stessa pazienza e tranquillità.

«Stai uscendo?» Rispose a sua volta con una domanda, mentre il volto assumeva un’aria lontanamente seria, anche se il guardiano sapeva perfettamente che dietro a un’espressione come quella, che nessuna persona sana di mente avrebbe definito con l’aggettivo “seria” si celava una domanda importante, una domanda che non avrebbe semplicemente potuto ignorare come spesso accadeva.

«E se anche fosse?!» Sbuffò ancora una volta, non erano affari che dovevano riguardarlo, lui era libero di fare quello che voleva, il che andava dal mangiare una patatina all’uscire dal covo, conscio del fatto che quest’ultimo era molto più vicino a un suicidio che a una tranquilla passeggiata per prendere una boccata d’aria fresca.

Il moro alzò le spalle con semplicità, quasi a voler dire “voglio semplicemente sapere se preparare la tua bara” e probabilmente era anche così o magari sapeva perfettamente che parlare a Gokudera sarebbe stato inutile, un muro avrebbe dato più soddisfazione o per lo meno gli avrebbe prestato ascolto.

«Ultimamente è diventato ancora più pericoloso, se così fosse mi vedrei costretto a fermarti. Sai anche tu cosa  comporta essere incauti.» Concluse la frase con un sorriso, non uno dei soliti e stupidi che solo Yamamoto era in grado di sfoderare, ma uno minaccioso, velato di una tristezza ben nascosta, anche se una persona meno attenta del guardiano della tempesta non se ne sarebbe probabilmente accorta. L’altro strinse i pugni, portando lo sguardo a terra, non c’era bisogno che glielo ricordasse, i ricordi di ciò che era successo al decimo era impressi a fuoco nella sua memoria, probabilmente sarebbero stati lì per sempre, il suo rimpianto che avrebbe portato fino nella tomba anche se secondo le sue previsioni ciò non sarebbe accaduto in un futuro troppo distante.

Poi tornò ad alzare gli occhi, incrociando per qualche secondo lo sguardo di Yamamoto e leggendoci qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile.

Paura.

Paura e tristezza.

Velocemente si concentrò su una sbarra di metallo lì a terra, fissandola intensamente.

“Che gli è preso improvvisamente?” Si chiese senza però alzare lo sguardo per timore di vedere ancora quegli occhi che stentava credere appartenessero realmente al guardiano della pioggia. Timore tra l’altro che si rivelò infondato visto che l’espressione dell’altro era tornata quella solita un po’ stupida quando finalmente Gokudera si decise che il guardiano era una vista più interessante della povera sbarra.

“Sarà stata solo una mia impressione, deve essere la stanchezza, è da troppo che non dormo come si deve” Si, doveva essere stato quello.

Alla fine fu sempre il guardiano della tempesta a rompere il silenzio che si era venuto a creare fra i due.

«Mi sa che vado a riposare.» Disse sbrigativo, mentre con passo veloce superava Yamamoto, diretto esattamente nella direzione opposta verso la quale si stava dirigendo prima di quell’incursione poco gradita e a quel punto fu più che palese che le sue intenzioni erano esattamente quelle: andare all’esterno.

 

Il moro aspettò che l’altro si fosse allontanato prima di concedersi un sospiro di sollievo, per quella volta era andata bene, l’idea di Giannini di mettere qualcuno alle costole di Gokudera si stava rivelando provvidenziale, solo in quella settimana era la terza volta che sventava un tentativo di fuga dell’altro da quella base le cui pareti si stavano inevitabilmente stringendo sempre più addosso ai guardiani arrivando a creare qualcosa di molto vicino a una prigione.

“Di questo passo si farà uccidere pure lui…” L’ennesimo sospiro, poi si girò, per quel giorno era sicuro che non ci sarebbero stati altri problemi, o almeno così sperava e poi Gokudera gli era parso davvero stanco.

Passò davanti alla cucina ma la ignorò bellamente, come ormai non era raro capitasse e tirò dritto verso camera sua, collocata appena accanto a quella del guardiano della tempesta. Ne approfittò per appoggiare l’orecchio alla porta e dall’interno sentì provenire il lento e regolare respiro del compagno, rimase lì per qualche minuto convenendo che quella calma non era naturale, aveva smesso di esserlo molto tempo addietro.

Si lasciò scivolare, ritrovandosi seduto con la schiena appoggiata alla porta, lo sguardo perso nel vuoto, tanto per cambiare stava pensando ma appena provò a capire a cosa rimase deluso perché sinceramente non lo ricordava minimamente…. a quanto pare Gokudera non era l’unico ad avere bisogno di riposo, anche Yamamoto per quanto faticasse ad ammetterlo aveva riposato troppo poco nell’ultimo periodo come infondo tutti nella base Vongola, loro due in particolare.

Chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla stanchezza, abbandonandosi letteralmente ad essa e appena prima di addormentarsi convenne che pure lui ogni tanto avrebbe voluto essere il guardiano della tempesta, anche solo per essere in grado di seguire le sue emozioni per quanto auto-distruttive potessero essere e magari per essere in grado di ascoltare quella vocina che gridava vendetta in una parte non ben precisata del suo essere.

  
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