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Autore: afterhour    03/08/2010    5 recensioni
"A Itachi vado bene così" ... " "E a te.. va bene?" le aveva chiesto lui casualmente.
Si può essere felici? Ed è possibile cambiare? A che prezzo?
Ma alcune persone sono incapaci di vivere al di fuori della propria gabbia dorata, per questo Hinata non può fare altro, solo aspettare che il fratello di Itachi se ne vada portandosi via quell'Hinata che esiste da qualche parte dentro di lei, ma che non può essere, e mai sarà.
ItaHinaSasu con un po' di Sasuke x Hanabi.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ciao!
Non mi hanno rapita gli alieni!

E non mi sono stancata di Sakura, ma questa storia continuava a frullarmi per la testa e non mi lasciava in pace, così alla fine mi sono arresa e l'ho buttata giù!
Che dire.. si tratta di un triangolo (che di solito non amo) ed è tutto parole non dette e pensieri non pensati.. spero si capisca ugualmente!


Il titolo fa schifo, lo so.. come la presentazione del resto!


SCELTE


– Girare a destra –

Hinata diede un'occhiata allo schermo del navigatore satellitare e poi svoltò a destra.
Iniziò a rilassarsi quando vide il cartello con l'indicazione per l'aeroporto e più tranquilla si permise di alzare il volume della musica per poter finalmente ascoltare la sua opera preferita, la Tosca, al volume cui doveva essere ascoltata.

Hinata non amava guidare, era qualcosa che la faceva sentire insicura ed in ansia, ma per necessità aveva imparato ad andare nei posti che le erano abituali con una certa sicurezza, solo che, ovviamente, andare fino all'aeroporto da sola era tutta un'altra cosa.
Aveva dormito male quella notte al pensiero del viaggio che l'attendeva, ma Itachi era stato richiamato al lavoro da un impegno imprevisto e non aveva potuto accompagnarla; avrebbe dovuto sostituirlo Hanabi ma Hinata aveva detto e ribadito che preferiva andare da sola, ed anche se non l'aveva specificato il vero motivo era che sua sorella Hanabi stava attraversando una fase che si poteva chiamare di seduzione e si comportava in maniera davvero imbarazzante con gli esemplari dell'altro sesso, e non era proprio il caso di traumatizzare il fratellino di Itachi non appena sbarcato dall'aereo.
Così aveva sorriso e aveva finto di sentirsi perfettamente a suo agio, di non avere paura.. e in effetti non c'era proprio niente di cui avere paura, pensò, infantilmente soddisfatta di quella ben misera impresa, ovvero del fatto che stava guidando lungo una strada sconosciuta, da sola, e (dopo il panico iniziale) si sentiva relativamente rilassata, sicura.

Era ora di crescere, di imparare a badare a se stessa e diventare un po' più indipendente, no?!
Era l'ultimo giorno di agosto ed il dodici settembre avrebbe sposato Itachi, ed era strano se ci pensava ma la cosa non le metteva alcun tipo di ansia, forse perché in fondo vivevano insieme da quasi un anno, e per lei non sarebbe cambiato nulla.
L'organizzazione di quello che sarebbe stato un vero e proprio evento, in compenso, si era rivelata una fonte ininterrotta di stress.

Ma suo padre era stato irremovibile, il matrimonio doveva essere un grande matrimonio, come ci si aspettava dall'erede di una grande famiglia, e visto che Itachi non aveva niente in contrario al riguardo, si era dovuta rassegnare ed aveva dovuto rinunciare al suo sogno di un matrimonio intimo e semplice.
Avevano ingaggiato i migliori organizzatori di matrimoni per questo e lei aveva pensato di non dover far niente, come al solito, solo subire (cosa cui era rassegnata), ed invece c'era sempre qualcuno che aveva bisogno di lei, e lei doveva continuamente raggiungere qualcuno da qualche parte, doveva supervisionare tutto, scegliere ogni cosa.. capiva che la sua presenza fosse necessaria per la scelta del vestito, o del luogo in cui svolgere la cerimonia, ma che importanza poteva avere la sfumatura di colore della tovaglia, o la foggia della confezione dei confetti?
Per cosa pagavano tutte quelle persone?

E poi, dieci giorni prima, Itachi aveva espresso il desiderio di avere suo fratello come testimone.
Ed Hinata neppure sapeva che lui avesse un fratello.

Tornò al presente, ora era il momento cruciale dell’opera, c'era la sua aria preferita, e lei si lasciò avvolgere dalla musica, quella meravigliosa musica, e senza l'aiuto del navigatore quasi rischiava di non accorgersi del cartello stradale che indicava di svoltare a destra, ma aveva svoltato in tempo ed ora era lì, con il rettilineo davanti a sé, e quasi era arrivata.. c’era il piccolo problema del parcheggio, un’altra piccola fonte d’ansia, e poi il più era fatto.

Alla fine aveva parcheggiato senza grandi problemi, era scesa, aveva sistemato la gonna del leggero abito estivo ed aveva telefonato ad Itachi.

– Arrivata sana e salva? – le aveva chiesto la voce profonda del suo fidanzato – ero un po’ preoccupato –

– Ho appena parcheggiato – rispose lei – e sto entrando in aeroporto –

– Bene.. ora vai pure al bar.. è presto.. –

Lei chiuse la conversazione ed entrò in aeroporto, ancora eccitata e soddisfatta della sua piccola impresa, decisa a godersi il suo meritato caffè.

– Non mi avevi mai detto di avere un fratello – aveva osservato Hinata dieci giorni prima, a tavola, dopo aver digerito la sorpresa.

– Ci siamo separati presto – aveva risposto Itachi posando il giornale sul tavolo e guardandola con la sua consueta calma – Ha la tua età, e non lo vedo da quando aveva otto anni –

Hinata era rimasta zitta, incerta, perché avrebbe voluto chiedergli qualcosa di più, ma sapeva che Itachi era estremamente riservato, e che se voleva raccontarle qualcosa lo avrebbe fatto spontaneamente.

– Come è successo? – si era decisa a chiedere infine, troppo curiosa, perché sapeva che i genitori di Itachi erano morti in un incidente stradale e che lui era andato a vivere con l’unico suo parente in vita, uno zio paterno.

– Non è dipeso da me, è stato Madara a decidere, credo che Sasuke fosse troppo piccolo e non gli interessasse –

– E.. con chi è restato? – aveva domandato lei, il suo cuore tenero che già si immaginava quel povero bambino abbandonato, rifiutato dal suo unico parente ancora in vita.

– E’ vissuto in collegio – aveva tagliato corto Itachi ed aveva ripreso a leggere il giornale, chiudendo l’argomento.

Hinata aveva pensato per tutto il giorno al fratello di Itachi, a quel bambino cresciuto da solo in collegio, ed era davvero stata male per lui, immaginandosi quanto doveva essersi sentito solo, quanto doveva avere sofferto.

– Non potevi fare proprio niente per lui? – aveva chiesto quella notte ad Itachi, dopo essersi sdraiata accanto a lui ed aver spento la luce.

– Non potevo – le aveva risposto lui, e le era parso di sentire una punta di rimpianto nella voce, ma forse lo aveva solo immaginato, non si poteva mai dire con lui – non c’era niente che potessi fare, conosci anche tu Madara –

Hinata conosceva bene Madara, lo conosceva da tempo, da quand’era bambina, perché lui e suo padre si frequentavano spesso per affari, e non le era mai piaciuto: sotto quella sua aria gioviale, ne era sicura, si nascondeva un uomo privo di scrupoli, egocentrico e crudele.

– In fondo la mia vita non è stata molto diversa – aveva concluso Itachi, e si riferiva al fatto che lui era vissuto a lungo in costosi collegi privati.

– Però tu eri più grande – aveva insistito lei – e nessuno ti aveva rifiutato.. e almeno avevi una casa cui tornare durante le feste –

Itachi le aveva circondato le spalle con le braccia e le aveva accarezzato il viso.

– Sei troppo tenera, mia dolce Hinata – le aveva sussurrato – la vita è sacrificio, ma è la sofferenza che ti rende forte, e Sasuke lo avrà imparato a sue spese, come tutti –

Lei non aveva risposto ma avrebbe voluto spiegargli che non era vero, che non si doveva per forza vivere soffrendo, che bisognava cercare di essere felici. Era rimasta zitta, perché sapeva che Itachi l’avrebbe ascoltata con condiscendenza e poi le avrebbe detto che era solo una bambina, perché Itachi non pronunciava mai parole così ‘infantili’ come le chiamava, e per lui la felicità era solo una credenza infantile, come Babbo Natale e la fata dei denti.

Si riscosse e tornò al presente, seduta in un tavolino dell’aeroporto. Si rese conto che aveva perso la cognizione del tempo, che il caffè era diventato freddo ed era tardi.

Si alzò ed andò a leggere il display, l’aereo era già atterrato e lei era in ritardo, e odiava arrivare in ritardo, era una cosa che le metteva un’ansia terribile.

Non sapeva come ma a metà strada si era resa conto che aveva lasciato la borsa al bar, come poteva essere sempre così distratta! Ed era dovuta tornare indietro sicura che non l’avrebbe più ritrovata, e già immaginava i commenti di Hanabi e di suo padre, e le file per rifarsi i documenti, e doveva bloccare le carte di credito, e senza il cellulare come faceva? Dio, perché era così.. stupida?
Incredibilmente qualche buon’anima aveva trovato la borsa e l’aveva consegnata al barista, il quale ancora più incredibilmente gliel’aveva restituita intatta. Lo aveva ringraziato mille volte ed aveva controllato se mancava qualcosa mentre correva verso la zona degli arrivi, ora terribilmente in ritardo.
C’era tutto.. non era incredibile? Perfino i soldi nel portafogli.. Aveva sospirato felice per la sua fortuna ed aveva provato un moto di gratitudine verso quello sconosciuto che aveva trovato la sua borsa, ed un po' le era dispiaciuto non poterlo ringraziare.

Aveva continuato a camminare veloce e quand’era arrivata all'uscita giusta si era guardata intorno sconsolata, era tardi ed erano usciti tutti.
Ma poi lo vide, era sicurissima che fosse lui, appoggiato ad una colonna che scriveva un messaggio al cellulare, e si avvicinò lentamente studiandolo con attenzione.

Era un po’ più alto di Itachi, e benché fosse altrettanto snello era anche meno magro.
Aveva i capelli tagliati più corti di suo fratello, in una foggia che Itachi avrebbe considerato stravagante visto che li teneva sparati in aria, ed erano così neri che avevano una sfumatura bluastra.
Aveva le cuffie dell’ipod all’orecchio ed indossava una camicia a maniche corte bianca, aperta sul collo, con dei jeans neri.
Lei aveva cercato di vedergli il viso abbassato, e le era sembrato di riconoscere lo stesso naso dritto ed aristocratico di Itachi, e poi aveva notato un paio di ragazze che gli passavano davanti ridacchiando ed ammiccando e che lui aveva ostentatamente ignorato mentre continuava a messaggiare.
Infine lui aveva alzato la testa e l’aveva guardata.
Si aspettava lo sguardo impassibile di suo fratello, o, in alternativa, lo sguardo smarrito di un bambino abbandonato, perché non riusciva a togliersi dalla testa quell’immagine, ed era restata ferma, colpita da due occhi scurissimi, più scuri di quelli di Itachi, fastidiosamente intensi, così intensi che si era sentita arrossire, che stupida!

Gli si avvicinò sorridendo – S..sasuke? – domandò, ed erano anni ormai che non balbettava più.

Fortunatamente la sua educazione rigida e formale si rivelava utile in quel tipo di situazioni e subito si era presentata, meccanicamente, come da etichetta, e poi si erano avviati verso l'uscita.
In silenzio erano arrivati alla macchina, avevano caricato l'esiguo bagaglio di lui ed erano saliti, solo che quando lei aveva messo in moto era partita la musica, ad un volume altissimo, e lei si era affrettata ad abbassarla scusandosi, ma erano anni che non si sentiva così imbranata.

Finalmente erano partiti ed erano rimasti a lungo in silenzio, non un silenzio rilassato, confortante, ma un silenzio carico d'imbarazzo.
Ogni tanto Hinata sbirciava il profilo di lui per affrettarsi subito dopo a guardare la strada davanti a sé, senza decidersi ad intavolare un argomento qualsiasi.

– Allora? – provò a rompere il silenzio alla fine – cosa fai? Studi? –

Lui aveva staccato l'auricolare dell'ipod – Studio. Architettura. Ho quasi finito – aveva brevemente risposto.

– Oh.. – Hinata aveva pensato febbrilmente ad un commento da fare – dev'essere bello.. vedere qualcosa che progetti diventare.. vivo.. – osservò a bassa voce, e subito dopo aver parlato si era resa conto della stupidaggine che aveva fatto uscire, lui neppure aveva finito l'università, sicuramente i suoi progetti erano ancora solo.. progetti.. era arrossita sentendosi sempre più stupida.

– E' bello.. – l'aveva invece sorpresa lui – ma mi è capitato solo una volta, e non a mio nome –

Lei restò a pensarci un momento, a chiedersi se era il caso di domandargli qualcosa di più o lasciar correre – Come è possibile.. – si decise – voglio dire, come, non a tuo nome? –

– E' un mio professore, ma va bene.. mi ha chiesto il permesso –

Era rimasta in silenzio, senza commentare, ma voleva dirgli che non era vero, che non andava bene.. che nessuno aveva il diritto di appropriarsi del lavoro di un altro.

– Immagino che con i soldi che hai non avrai problemi ad aprirti uno studio, o qualcosa.. – aveva bofonchiato alla fine, incapace di trovar qualcosa di migliore da dire, di più adatto, sentendosi sempre più irrimediabilmente idiota.

– Tutti i soldi? – le domandò leggermente sarcastico, e lei si agitava sempre quando qualcuno usava quel tono con lei, e diventava ancora più stupida.

– Non ha.. hai.. Itachi.. – aveva penosamente balbettato.

– Non mi piace parlare di me – chiuse bruscamente la conversazione lui, facendola arrossire per l'imbarazzo.

Che maleducato! E lei non era abituata a trattare con gente così.. maleducata.. ma forse non era colpa sua, cercò di giustificarlo, in fondo era cresciuto da solo, si poteva capire che fosse un po'.. amareggiato.

– .. cosa fai tu? – le aveva chiesto lui interrompendo il corso dei suoi pensieri.

– Io.. – che argomento penoso. – n.. niente.. di solito al mattino aiuto Itachi nel suo lavoro ma adesso non ho tempo, tra un po' mi sposo e.. –

– Quanti anni hai? – l'aveva interrotta sgarbatamente.

Lei si era agitata ancora di più, faceva così fatica a trattare con persone come lui, così brusche e dirette, non era certo come suo fratello, non era per niente come Itachi, non gli assomigliava per niente.

– 23, in dicembre.. – aveva risposto tuttavia, obbediente.

– La mia età.. hai finito la scuola? –

Altro argomento penosissimo, perché non si faceva i fatti suoi? – I.. io – ormai balbettava come una dodicenne – l'università non fa per me, gli esami.. tutta quell'ansia – aveva confessato in un soffio – non riuscivo ad affrontare gli esami –

– Dovresti almeno provarci.. –

– Ci ho provato.. –

– Dovresti provarci ancora, non può essere così impossibile, ci deve essere un modo –

Ora lei era offesa, oltre che imbarazzata, che ne sapeva lui, e cosa gli interessava poi!

– A Itachi vado bene così – rispose un po' a caso, che stupida, stupida.. stupida!

– E a te.. va bene? – le aveva chiesto lui casualmente.. ma lei si era così agitata che per un pelo non aveva sbagliato strada.

– Neppure a me piace parlare di me – aveva risposto infine, vergognandosi orribilmente del suo tono brusco, lei che era sempre educata.

Almeno lui non aveva più parlato.
Dopo un po' lei cominciò a chiedersi preoccupata se non aveva esagerato, se non lo aveva offeso in qualche modo.

Aveva cercato di sbirciarlo con la coda dell'occhio, ma lui sembrava tranquillo, come se non fosse appena stata sgarbata con lui.. ma in fondo anche lui era stato sgarbato, si disse, forse lui era abituato così, era cresciuto così.

Erano rimasti in silenzio per un bel po', un altro silenzio teso ed imbarazzato.

– Itachi è molto contento di vederti – aveva ancora rotto il silenzio lei, vinta.. non ne poteva più.

– Perché?.. non mi ha mai cercato in tutti questi anni –

– Neppure tu lo hai mai cercato! – cercò di difenderlo, sentendosi ancora male, questo ragazzo la faceva sentire così a disagio! E faceva uscire il peggio di lei, la faceva diventare maleducata, cosa che non era da lei ed odiava.. tanto..

– Già.. ero troppo orgoglioso per farlo, visto che sono stati loro a non volermi.. e lui? Che scusa aveva? – le aveva ribattuto amaro.

– Scusa? – non riusciva a capire.

– Sì.. quelle cose che ti inventi per negare a te stesso quello che ti fa male.. anche tu ne usi, no?! –

Lei avrebbe voluto dirgli di no, che non le usava, che lei non usava scuse, ma come poteva, se sapeva perfettamente che sarebbe stata una bugia.

– Io.. – il cuore chissà perché le batteva forte – io penso che sia un sistema per vivere.. un po'.. felici.. –

– Il succo è lo stesso – aveva tagliato corto lui, ma non l'aveva presa in giro per quella parola, per la parola 'felici'.

Avevano proseguito in silenzio per quasi tutto il resto del viaggio, lei si era concentrata sulla strada e aveva fatto solo un altro tentativo di comunicazione chiedendogli che musica ascoltava.
Lui le aveva appoggiato un auricolare all'orecchio, facendola sobbalzare sul sedile.
Quel rumore era musica?
Itachi ascoltava solo musica classica, e a volte derideva perfino lei per la sua passione per la lirica.
Cos'avrebbe pensato della musica che ascoltava suo fratello?

– Che musica è? – si decise a chiedere anche se aveva l'impressione che fosse una domanda stupida.

– Rock.. con una definizione molto generica –

Non gli aveva chiesto altro ed avevano proseguito in silenzio.
Lei aveva fissato a tratti il suo compagno con la coda dell'occhio, sembrava perso nei suoi pensieri, sembrava distante, ma non sereno, non.. felice.


1.


Sasuke Uchiha era pericoloso.
Tutto in lui era pericoloso.
Anche la grazia con cui si muoveva, che non aveva niente a che fare con l'eleganza e la compostezza rassicurante di Itachi, era più ..selvaggia, come se nascondesse un'energia ed un fuoco sotto. Come se potesse esplodere da un momento all'altro.
Era questa la cosa pericolosa, l'energia nascosta che emanava, l'inquietudine dei suoi pensieri che si espandeva a lei anche quando sembrava tranquillo, lontano.

I suoi occhi lo tradivano, quasi sempre, erano occhi di un'intensità spaventosa, che Hinata evitava d'incontrare, perché già era difficile sopportare la forza della sua presenza, sarebbe stato troppo subire la violenza non gradita di quegli occhi.

Così, ecco.. aveva un po' paura di lui.
Ma visto che Itachi avrebbe dovuto recarsi al lavoro ancora per qualche giorno, era lei che doveva occuparsi dell'ospite.


Hinata non aveva assistito all'incontro tra i due fratelli la sera precedente, subito dopo la cena consumata in un silenzio gelido (in cui Sasuke aveva troncato subito, sgarbatamente, i tentativi di conversazione di lei) li aveva lasciati soli con una scura e se ne era restata discretamente in disparte in cucina, lontano dalla sala da pranzo.
Ma mentre si trovava nell'altra stanza a rassettare, suo malgrado, benché avesse chiuso la porta che separava le due stanze, aveva sentito il litigio, le parole indistinte di Itachi, e quelle chiare, perché urlate, di Sasuke.

Aveva provato ad ignorarle, a non ascoltare.. ma qualcosa aveva carpito, e assieme alle parole aveva sentito il dolore, le ferite di Sasuke, ed anche questo l'aveva turbata, questo dispiegare così, così volgarmente le proprie emozioni.. lei era abituata al silenzio, ai pochi cenni, alla pacatezza di Itachi, e questa violenza la urtava e respingeva profondamente.

Lui era arrivato solo il giorno prima e già non vedeva l'ora che se ne andasse.

Hinata uscì attraverso la grande vetrata sul retro per raggiungere la piscina.
La loro casa era in collina, isolata, ed era una bella casa architettonicamente parlando (e visto che lui era un futuro architetto doveva apprezzarla). Era stata fatta costruire appositamente per loro da Itachi, ed anche l'interno era stato progettato, per cui ogni mobile, ogni soprammobile aveva un suo posto e non poteva essere spostato senza rovinare la simmetria dell'insieme.

Lei da casa aveva portato via solo una poltrona, la poltrona di sua madre come la chiamava lei, perché ricordava sua madre (nei pochi ricordi che aveva visto che era morta quando era ancora piccola) seduta lì, anche se suo padre sosteneva che si trattava di un falso ricordo. Era una poltrona antica, della fine del settecento, e strideva per la sua sontuosità con l'asettica linearità del resto del mobilio.
Non era neppure particolarmente comoda.. ma lei l'amava, ed Itachi non aveva detto niente quando lei l'aveva sistemata in sala.

Si sedette su uno sdraio di vimini situato all'ombra, sul bordo della piscina.
Aveva visto Sasuke fare qualche vasca quella mattina (ed era rimasta un poco ad osservare le ritmiche bracciate di lui dalla finestra della sua camera), ma poi lui si era rintanato in camera, e più tardi lo aveva visto vagare per la casa senza meta. Si annoiava, era evidente, e lei si sentiva una pessima ospite.
E non sopportava di vedere qualcuno a disagio.
Così quando quella mattina Hanabi l'aveva chiamata era stata perfino felice di sentirla.
Forse Hanabi era la persona giusta per uno come lui, forse poteva portarlo in giro a visitare i dintorni o magari portarlo a qualche festa, in qualche locale, a fare quello che fanno i ragazzi di solito, e comunque tutto doveva essere meglio per lui che trovarsi intrappolato lì senza niente da fare e senza altra compagnia che quella di una noiosa futura cognata che neppure conosceva.

Al telefono Hanabi le aveva fatto un vero e proprio interrogatorio sull'ospite, e lei aveva risposto al meglio, almeno alle domande appropriate.. come faceva a rispondere al meglio a domande del tipo "E' figo come il tuo futuro marito?"

– Non importunarlo – si era raccomandata lei alla fine – non mi sembra il caso –

– Perché? – aveva risposto quella linguaccia – gli Uchiha sono appannaggio tuo? Non te ne basta uno? –

Sperava proprio di non pentirsi di aver invitato Hanabi quel pomeriggio, ma non vedeva altra soluzione.
In mattinata aveva anche dovuto assentarsi un'oretta per svolgere delle commissioni per il matrimonio e lo aveva abbandonato lì, completamente solo, e quasi si era pentita di non aver permesso ad Hanabi di arrivare la mattina stessa, ma al momento aveva pensato che fosse meglio essere presente al loro.. incontro.. così, per controllare come andava.

Sospirò e poi vide Sasuke che stava uscendo dalla vetrata con il cellulare all'orecchio.

– Sì idiota.. lo so – stava dicendo, che modo.. irriverente, di apostrofare qualcuno.

– No.. mi sto facendo due balle qui.. non c'è un cazzo da fare.. –

Pausa.

– Sì.. è una bella ragazza.. ma che te ne frega –

Hinata era arrossita per la volgarità del linguaggio, evidentemente lui non l'aveva vista.. stava parlando di lei? Almeno non doveva più preoccuparsi per la sfrontatezza di Hanabi, lui era assai peggio!

– Devo rispondere a questa domanda del cazzo? – aveva continuato lui e poi si era voltato e l'aveva vista, e se aveva provato imbarazzo non lo aveva mostrato.

– Una quarta ad occhio e croce.. metto giù.. – aveva troncato bruscamente la conversazione mentre lei diventava scarlatta per l'imbarazzo ed iniziava a guardare dappertutto tranne che dalla sua parte.. parlava.. di lei?

Era venuto a sedersi vicino a lei e Hinata era restata lì, in imbarazzo, senza sapere cosa dire, come sempre accanto a lui, tutte le frasi di circostanza che le svanivano dalla testa o le suonavano orribilmente inadeguate.

– Mi dispiace – gli aveva detto alla fine.

– Perché? –

– Non stai bene.. è noioso qui.. lo so –

– No – aveva replicato lui – Va tutto bene –

– Bugiardo –

Si era portata la mano alla bocca, sorpresa, come aveva potuto scapparle, come aveva potuto essere così sconsiderata, così.. maleducata! Era colpa sua, era lui che la faceva agire così!
Lo aveva guardato preoccupata da sotto gli occhiali da sole e lui si era voltato a guardarla a sua volta, e come sempre il fuoco nero dei suoi occhi le aveva fatto accelerare il battito del cuore e si era affrettata a distogliere lo sguardo, stordita.
Almeno non era arrabbiato.. o offeso.. non sembrava neppure seccato o dispiaciuto.. sembrava.. divertito..

– Bugiardo? – aveva ripetuto lui.

– Scusa.. – aveva mormorato agitata sempre senza guardarlo – .. è che qui conduciamo una vita un po' monotona e sicuramente ti annoierai, lo capisco.. ma ho invitato qui mia sorella, e lei è meno noiosa di me.. p.. per cui.. –

– Perché pensi di essere noiosa? – l'aveva interrotta nel suo solito modo sgarbato lui.

– Perché so di non essere interessante – cercò di minimizzare lei, non era ovvio? Non faceva o diceva niente di interessante e ancora si chiedeva cosa Itachi avesse visto in lei.

– Non capisco perché hai un'opinione così bassa di te stessa –

– Possiamo cambiare argomento? – lo pregò ora veramente a disagio, odiava che si parlasse di lei, od essere in qualche modo al centro dell'attenzione, preferiva starsene nell'ombra, ad osservare gli altri da lontano.

Si aspettava che lui ignorasse la sua preghiera a continuasse a tormentarla, ed invece lui l'aveva ascoltata ed era rimasto in silenzio.

– Come hai conosciuto Itachi? – le chiese dopo un po'.

– Suo zio frequentava la mia famiglia per affari – rispose ora più sicura – lo conosco fin da quando avevo dieci anni.. è sempre stato così gentile con me! Così educato! Poi, crescendo, ho iniziato ad accorgermi che mi guardava.. anch'io lo guardavo ma.. – fece una pausa – non avrei mai pensato di piacergli, lui era così perfetto, nei modi, nel parlare.. è sempre stato perfetto.. e io sono sempre stata un disastro! E poi avevo questi attacchi d'ansia che mi impedivano quasi di condurre una vita normale.. – si interruppe ancora – e poi non sono una persona appariscente, o interessante.. mi piace stare a casa, cucinare, occuparmi del giardino.. leggere.. tutte cose poco interessanti e inutili, non pensavo di potergli piacere.. –

Si interruppe rendendosi conto che aveva parlato tantissimo ed in modo sconclusionato, ed all'improvviso si era vergognata, cosa poteva importare a lui di cosa le piaceva fare!
Si voltò a guardarlo decisa a scusarsi per quella forma di maleducazione e se ne pentì subito.. abbassò il capo e si mise a fissare le proprie mani intrecciate con un interesse eccessivo.

– Itachi mi vuole bene – mormorò – così come sono.. mi fa sentire protetta e sicura, si prende cura di me.. per questo spero.. spero.. – si interruppe, indecisa – che tu lo abbia perdonato per non averti cercato per tutti questi anni –

Lui non aveva risposto e lei si era voltata ancora a guardarlo.
Lui fortunatamente non la guardava, fissava dritto davanti a sé, pensieroso.

– E' passato tanto tempo – le rispose alla fine – non ha più importanza –

Hinata non sapeva perché, lui aveva parlato con un tono freddo e distaccato e non aveva smesso di guardare davanti a sé.. ma lei aveva avvertito lo stesso il dolore, la solitudine.. e per un momento non aveva più avuto paura di lui, ed avrebbe voluto avere il coraggio di fare qualcosa, di dire qualcosa, per fargli capire che in qualche modo capiva, sentiva con lui.
Che sentiva il suo dolore.

– Come.. vivi ora? – gli chiese senza pensare.

Lui non aveva risposto a quella domanda così nebulosa ma si era voltato a guardarla, e lei aveva cercato con tutte le sue forze di reggere quello sguardo, di non guardare altrove, ma il cuore le batteva forte e stringeva i pugni in maniera convulsa.

Erano stati interrotti dal suono del campanello, doveva essere Hanabi.

– E' mia sorella! – spiegò a Sasuke e si alzò di scatto, sollevata.

Si avviò all'interno quasi correndo ed arrivò alla porta un po' trafelata.
Aprì ed Hanabi si precipitò dentro tutta eccitata, così eccitata che quasi neppure salutò sua sorella.

– Dov'è? – domandò guardandosi intorno – non sai quanto sono curiosa di vederlo, mi basta anche se è figo solo la metà di Itachi.. che poi non so ancora come sei riuscita ad accaparrartelo! –

– E' in piscina.. parla sottovoce per favore e non comportarti in maniera.. inadeguata.. –

Hanabi aveva riso mentre si precipitava alla porta a vetri e sbirciava fuori.
Da lì si vedeva Sasuke seduto con il viso sulla mano, il braccio appoggiato al ginocchio, ed effettivamente anche Hinata non poteva negare che era bello, bello in modo diverso da Itachi con quell'aria disordinata, selvaggia.. inquieta.
Erano restate ambedue a guardarlo per qualche secondo – Sai, forse è anche meglio di suo fratello.. – mormorò soddisfatta Hanabi prima di aprire la porta ed uscire per raggiungerlo.

In seguito Hinata aveva guardato con una punta di ammirazione sua sorella che si intratteneva (mai termine era stato più appropriato) con il suo ospite e parlava con vivacità di viaggi, dei suoi studi, e chiedeva a lui cosa faceva, e dato che Hanabi si era iscritta ad ingegneria avevano iniziato a parlare di architettura contemporanea e di cose tecniche che lei non riusciva a capire se non a grandi linee.
Li aveva lasciati soli per preparare delle bibite e quando più tardi era tornata li aveva guardati un poco dalla vetrata.
La vitalità di Hanabi sembrava riempire l'aria attorno a lei e ben si mescolava, le pareva, alla presenza forte ed inquieta di Sasuke.

Si avvicinò solo il tempo di porgere loro le bibite e si congedò ancora con una scusa.

– Non resti qui con noi? – le chiese lui mentre Hanabi, da dietro di lui, le faceva segno di sparire.

Lei rifiutò gentilmente spiegando che aveva alcune cose da fare e li lasciò soli.
Si mise a controllare alcuni conti che doveva rivedere da tempo.
Ogni tanto dalla finestra aperta le arrivava l'eco della risata forte di sua sorella, o il rumore dell'acqua della piscina che veniva mossa. A volte sentiva la voce squillante di lei, o quella più bassa di lui, senza riuscire a distinguere le parole.

Faceva bene a lasciarli soli? Non era egoista da parte sua lavarsene le mani così? Ma ormai sua sorella aveva diciannove anni ed era abbastanza grande da sapere quello che faceva.
In quanto a Sasuke, sarebbe stato con loro per pochi giorni, non era il caso di preoccuparsi.. ed era meglio se in quei pochi giorni restava lontano da lui, anche se non sapeva bene il perché.

Il pomeriggio passò in fretta ed Hanabi avrebbe voluto fermarsi per cena, ma Hinata le aveva detto fermamente di no e più tardi, mentre l'accompagnava alla porta, le aveva spiegato (ma non poteva capirlo da sola?) che quando c'era Itachi voleva che i due fratelli restassero soli il più possibile.. avevano perduto così tanto tempo!
Hanabi aveva brontolato un poco ma subito dopo, con gli occhi che brillavano, aveva dichiarato entusiasta che sarebbe tornata il giorno dopo per portare Sasuke un po' in giro. Hinata l'aveva guardata salire raggiante nella sua decappottabile rossa prima di partire sgommando ed inforcare la ripida discesa ad una velocità elevata.
Amava la sua sventata sorella e si chiese se Hanabi piaceva anche a Sasuke, e come poteva non piacergli? Era così piena di vita!
.. così diversa da lei.

La cena si era svolta silenziosamente, cosa cui lei era abituata e di solito non la infastidiva affatto, ma la paura che Sasuke potesse sentirsi a disagio le aveva impedito di rilassarsi veramente.
Per quanto potesse non piacerle lui, per quanto preferisse evitarlo, non voleva che un suo ospite, il fratello di Itachi, si sentisse a disagio.
Lo spiava di soppiatto mentre mangiava e dietro quell'aria sicura le pareva di leggere l'incertezza, l'inquietudine, e non riusciva a sopportarli, e avrebbe voluto fare qualcosa per lui, qualsiasi cosa per poterlo aiutare in qualche modo, per poterlo far sentire meno ferito, meno.. solo.
Subito si era chiesta perché avesse pensato ancora a quella parola, perché pensava che lui fosse solo?
L'aveva fissato apertamente per un secondo con la forchetta in mano, sospesa, fino a quando lui non aveva alzato a sua volta la testa a guardarla e lei si era affrettata a riprendere a mangiare imbarazzata.
Era solo, lo sapeva.. lo sentiva.. lo riconosceva.

Allora si era girata verso Itachi, in cerca di sostegno. Lui la stava guardando a sua volta e le aveva sorriso.
Gli aveva sorriso anche lei dicendosi che non era sola, che lei non era sola.

Subito dopo cena li aveva lasciati ed aveva iniziato a rassettare la cucina, un lavoro che in qualche modo non le dispiaceva, tant'era che si era opposta, per la prima ed ultima volta, quando Itachi le aveva proposto di avere una persona fissa in casa per aiutarla nelle faccende domestiche, le bastava avere qualcuno che l'aiutasse per i lavori pesanti un paio di mattine alla settimana, pensò, constatando nel frattempo sollevata che i due fratelli nell'altra stanza questa volta interagivano più serenamente, senza parole urlate o frasi concitate.

Più tardi aveva chiesto ad Itachi come andavano le cose tra loro e lui le aveva risposto con un semplice 'bene'. Hinata aveva sorriso e non aveva chiesto altro perché era abituata al carattere chiuso di lui, alla sua incapacità di confidarsi, di aprirsi.

I due giorni successivi aveva vissuto più rilassata.
Aveva avuto a che fare raramente con Sasuke, Hanabi arrivava presto e lei a volte li guardava da lontano chiedendosi se lui si divertiva, se stava bene, se riusciva a controllare abbastanza la sua inquietudine da poter essere in pace.
Nei pomeriggi lui era andato in giro con Hanabi mentre lei aveva dovuto correre a controllare la foggia delle bomboniere speciali per i testimoni che era stata modificata all'ultimo momento, ricontrollare i fiori con cui addobbare la chiesa, riprovare per l'ennesima volta l'abito da sposa.. tutte cose inutili e noiose.
Ormai non pensava più alla semplice cerimonia che avrebbe desiderato, con pochissimi invitati e ancor meno addobbi, sperava solo che arrivasse il giorno fatidico e fosse tutto finito.

La sera preparava lei stessa la cena (amava cucinare), pensava a Sasuke ed in base a quello che gli aveva visto preferire in precedenza (se non immaginava lei quelle preferenze) si dedicava a scegliere le pietanze da cucinare sperando di farlo felice, e quando lo vedeva mangiare con particolare lentezza sapeva di avere indovinato, perché aveva notato che lui finiva in fretta le cose che non gli piacevano, gustando più lentamente quello che apprezzava.
Subito dopo lasciava soli i due fratelli e si chiedeva cosa si dicevano, come comunicavano, se erano riusciti a comunicare davvero o se si struggevano nell'incapacità di aprirsi.

Aveva provato a parlare ancora con Itachi, gli aveva chiesto delucidazioni sulla situazione attuale del fratello, ed Itachi aveva spiegato che a quanto pareva Madara, in quanto tutore, negli anni aveva sottratto a suo fratello buona parte dell'eredità per coprire alcuni investimenti sbagliati. Più tardi le aveva chiesto se lei avesse niente da obiettare al fatto che lui cedesse parte dei suoi beni a Sasuke, e lei aveva approvato entusiasta.

– Sei sicura? – aveva domandato Itachi – sono soldi che sottraggo a te e ai nostri futuri figli –

– Sicurissima – aveva sorriso lei, ed aveva suggerito di aspettare a dirlo a lui.

E sperava che Itachi l'ascoltasse, ed anzi trovasse il modo si fare le cose di nascosto, perché davvero era sicura che Sasuke, orgoglioso com'era, si sarebbe opposto all'idea, se lo sentiva.

Quel giorno, il quinto giorno in cui Sasuke era con loro, Hanabi era stata costretta ad accompagnare loro padre ad un meeting e sarebbe tornata solo nel pomeriggio, ed Hinata, che non aveva molto da fare, si era dedicata un po' al giardino che ultimamente trascurava proprio.
Il giardinaggio le permetteva di rilassarsi ed in un'ora era perfino riuscita a dimenticarsi dell'ospite che girava per casa, da qualche parte.
Era così intenta a piantare una nuova varietà di fiori nell'aiuola per vivacizzare un po' la gamma spenta dei colori che non si accorse di essere osservata fino a quando non alzò la testa.

– Sasuke! – esclamò imbarazzata affrettandosi ad alzarsi e a togliere i guanti sporchi di terra – non mi ero accorta della tua presenza! –

Lui la guardava con occhi neri così intensi che aveva dovuto ancora una volta abbassare lo sguardo – Cosa c'è.. – sussurrò imbarazzata cercando di sistemare la semplice casacca macchiata di terra che indossava.

– Volevo ringraziarti.. per il tecnigrafo e.. tutto.. –

– Ti sono piaciuti! – esclamò lei contenta – temevo preferissi usare il computer.. – alzò la testa e si sforzò di non abbassare lo sguardo, di non tremare, di non balbettare.

Il giorno prima aveva avuto quell'idea ed era andata a cercare di acquistare il necessario per disegnare progetti.
Non aveva fatto niente di speciale, quella mattina le era stato consegnato il tutto e lo aveva fatto sistemare nella stanza di Sasuke mentre lui era in piscina a nuotare (lo aveva sbirciato un po' dalla finestra, come ogni mattina, era quasi una routine ormai, e lei neppure si accorgeva di restare a fissare il torso nudo di lui che scivolava nell'acqua fino a quando non rientrava in sé e distoglieva lo sguardo imbarazzata).

– Grazie –

Hinata sorrise appena, tesa per lo sforzo di reggere quello sguardo.

– Prego – mormorò alla fine abbassando gli occhi, sconfitta – vorrei solo.. – mormorò poi – vederti un po' felice –

Restò con lo sguardo a terra ad aspettare le parole di commiato, ma lui non aveva parlato e lei aveva dovuto alzare un'altra volta la testa per guardarlo.
Sembrava sorpreso, incerto.
Erano rimasti a fissarsi per meno di un secondo e l'espressione di lui era tornata ferma, sicura.

– Credi davvero che sia possibile essere felici? – le chiese poi, ma senza sarcasmo, così, come se davvero volesse conoscere il suo parere.

– A volte sì – rispose di getto – a volte, per un poco, possiamo essere felici.. – specificò – è.. stupido pensarlo? – si lasciò scappare.

– No, non è stupido.. – rispose lui e alzò la mano un momento, come se volesse toccarla.

Lei trattenne il respiro, paralizzata, il cuore che le batteva all'impazzata, ma un attimo dopo lui non era più lì e si dirigeva a grandi passi verso la casa.

Hinata chiuse gli occhi un momento, cercando di capire cos'era successo, tentando di fermare il battito del proprio cuore. Non era niente, Sasuke era un impulsivo, una persona che si sentiva sola ed era bisognosa di affetto, e non sapeva come esprimere la sua gratitudine.
Ma il cuore continuava a batterle forte.

Ecco.. ecco perché aveva paura di Sasuke Uchiha.

__________


Quella sera dovevano uscire tutti e tre a cena fuori, in un ristorante che lei ed Itachi frequentavano spesso, ed Hanabi li avrebbe accompagnati.
Era arrivata da loro nel pomeriggio, ancora arrabbiata per aver dovuto portare suo padre 'a quello stupido meeting', poco dopo che lei aveva parlato con Sasuke in giardino, ed aveva tirato fuori metà dei vestiti di Hinata decisa a provarli tutti.

– Devo sembrare una donna di classe – le aveva spiegato – ma questi.. hai tutti vestiti da vecchia!! Te ne rendi conto? Possibile? –

– Ad Itachi piacciono.. –

– Scommetto che te li ha comprati lui, ma ti rendi conto, ma fai qualcosa perché piace a te? A te piacciono? Non ci credo! Sono orrendi! – aveva continuato a brontolare Hanabi.

Hinata non aveva risposto niente ed aveva guardato i vestiti sospirando, erano vestiti semplici ma costosi, forse un po' severi, era vero, e lei neppure aveva mai pensato se le piacevano o meno, e forse era vero, si era un po' adeguata a quello che piaceva ad Itachi, ma neppure lo aveva fatto di proposito, era solo che naturalmente voleva accontentare gli altri e con Itachi era sempre stato così, da quando aveva dieci anni.. lui la proteggeva, la faceva sentire amata, sicura, e lei..Hanabi non capiva le complicazioni di una relazione, ecco.. Itachi l'amava anche se lei era così imperfetta, così.. sbagliata.. e l'unica cosa che poteva fare lei era cercare di essere almeno un pochino più simile a lui, per non deluderlo troppo, per meritarsi il suo amore.

– Eccolo!! – esclamò Hanabi afferrando un abito nascosto in fondo agli altri, sotto ad una giacca – questo è decente! –

Era un abito a guaina blu notte senza spalline e con la gonna al polpaccio.
Era stato uno dei pochi capricci che Hinata si era concessa, un acquisto impulsivo, ma era troppo scollato e troppo attillato, non lo aveva mai indossato e sarebbe morta dall'imbarazzo con quella cosa addosso.
Hanabi lo aveva provato tutta entusiasta ma il bustino le stava davvero grande ed anche sui fianchi non aderiva nel modo giusto.

– Non ho abbastanza tette.. – mormorò alla fine sconsolata sfilandosi il vestito e gettandolo sul letto – .. Fortuna che ho portato qualcosa di mio.. volevo mettermi qualcosa di nuovo, ma.. va bene.. –

Poi, mentre si provava i vestiti che si era portata da casa, aveva iniziato a parlare di Sasuke, ed Hinata aveva ascoltato divertita gli elogi sperticati, i commenti più o meno imbarazzanti, le illazioni e le risatine di sua sorella.

– Questa notte lo voglio sedurre – spiegò nell'abitino rosso e corto che si era decisa ad indossare – non abbiamo tutto questo tempo insieme e già è tardi.. devo stringere i tempi –

– Proprio perché lui è qui ancora per pochi giorni devi stare attenta – cercò di spiegarle lei – non so cos'hai in mente.. –

– Cosa vuoi che abbia in mente stupida? Lo fate anche tu e Itachi, no?! Non vedo l'ora.. mi fa un sesso! Ormai devo trattenermi perché quando lo vedo ho le mani che mi prudono, e non solo quelle! –

– Hanabi! che linguaggio! – la sgridò lei, ma quella sera non riusciva neppure ad arrabbiarsi o scandalizzarsi propriamente e si sentiva leggermente euforica anche lei, forse era l'energia contagiosa di Hanabi, forse era l'atmosfera di attesa che le trasmetteva.

E davvero sua sorella era contagiosa perché quando aveva insistito ridendo che Hinata doveva assolutamente indossare l'abito blu, lei aveva finito per farsi contagiare dal suo entusiasmo ed acconsentire più eccitata di quel che sarebbe stato lecito.

– Guardati.. Ti sta da Dio.. – approvò sua sorella quando la vide con l'abito addosso – è che stai per sposare suo fratello, o sarei gelosa.. con quelle tette! Che invidia! –

Poi si erano chiuse in bagno ed Hanabi l'aveva truccata come voleva lei, sostenendo che con quel vestito ci voleva un trucco adeguato.

Hinata, sorprendentemente, si era divertita tantissimo, chiedendosi se era così che si sentivano le altre ragazze quando scherzavano con le loro amiche prima di andare ad una festa.
Lei aveva completamente saltato quella fase, aveva sempre avuto Itachi.. non che le importasse, sapeva che quello che aveva era molto più importante di una passeggera e vuota euforia che non portava a niente, ma questo non le impediva di sorridere ora.

Alla fine si guardò allo specchio.
Restò un momento a bocca aperta, senza fiato. Era lei quella ragazza.. no.. donna affascinante? Era proprio lei?
Hanabi le si mise a fianco e si guardarono assieme allo specchio. Hanabi aveva una figura più snella ed elegante della sua e portava i capelli scuri molto corti mentre lei li teneva lunghi, come piaceva ad Itachi.
Ma in quel momento si assomigliavano, forse solo per i caratteristici occhi chiarissimi, quasi incolori, orlati di ombretto nero.

Hinata scese le scale con quell'abito fasciante sentendosi bellissima e un poco imbarazzata, ma appena arrivata giù aveva subito incrociato lo sguardo di Itachi.
Lui non aveva detto niente, non si era mostrato alterato, ma lei aveva colto il messaggio non detto ed era corsa a cambiarsi con un abito più 'conveniente'.
Era meglio così, era più decorosa e sicuramente si sarebbe sentita più a suo agio, si disse mentre si toglieva il trucco dagli occhi.
Le dispiaceva solo che Sasuke non l'avesse vista così, e non capiva bene il perché.

La cena era stata divertente.
Il cibo era ottimo, il vino l'aveva inebriata leggermente ed Hanabi aveva chiacchierato e scherzato per tutto il tempo, ravvivando la serata.
Lei inizialmente aveva guardato indulgente sua sorella, felice di essere lì con lei, nutrendosi del suo entusiasmo e della sua allegria, ed aveva osservato curiosa ed un po' in apprensione lo sguardo che Hanabi aveva per Sasuke, uno sguardo lucido e sognante che faceva tenerezza.
Itachi era perfettamente a suo agio come al solito e lei a tratti si voltava a sorridergli felice, e a volte, raramente, incrociava lo sguardo ardente di Sasuke, e subito abbassava gli occhi.
Poi, non sapeva come, aveva iniziato a sentirsi un po' in ansia, non sapeva neppure perché.. non sapeva neppure se fosse proprio ansia quella che provava, sapeva solo che si sentiva improvvisamente inadeguata, smarrita, insignificante.. invisibile, e che voleva tornare a casa.
Non capiva perché, Itachi era accanto a lei, Hanabi sembrava felice e ormai lanciava occhiate che non avevano più niente di discreto a Sasuke.. e Sasuke.. non lo sapeva perché non aveva più incrociato il suo sguardo.

Finalmente uscirono dal ristorante, quando ormai erano le undici, tardi per lei che era abituata ad addormentarsi presto ed alzarsi presto, mentre Hanabi e Sasuke sembravano perfettamente svegli e non avevano voglia di tornare a casa.
E così lei, su suggerimento di Itachi, aveva dato le proprie chiavi di casa a Sasuke e si era raccomandata con Hanabi prima di lasciarli andare via da soli. Li aveva guardati litigare per chi doveva guidare la macchina rossa di Hanabi ed aveva sorriso un po' amara chiedendosi se si sentiva così una madre che vedeva la propria figlia uscire con un ragazzo affascinante, se era normale che si sentisse emozionata per lei, e nel contempo si sentisse solo una comparsa nella vita di qualcun'altro.
Cercò di non pensare alla fastidiosa sensazione di angoscia che non aveva alcun motivo di esserci dicendosi che forse era solo in apprensione per Hanabi.. forse aveva paura che finisse per soffrire.

– E' stata un'ottima idea quella di farli conoscere – le disse Itachi in macchina e lei si sforzò ancora di sorridere.

– Spero che lei non soffra, in fondo lui è qui ancora per poco.. – mormorò.

– Era per quello che a cena te ne stavi silenziosa e pensierosa? – domandò Itachi stringendola la mano con la sua – non preoccuparti per tua sorella.. sa benissimo cosa vuole.. –

Lei annuì e strinse con forza la mano di Itachi, del suo futuro marito, affidandosi totalmente a lui, al suo giudizio, come faceva ogni volta. Doveva essere così si disse convinta, era così se lo diceva Itachi, lei era semplicemente preoccupata per Hanabi, e davvero non ne aveva motivo, perché ormai avrebbe dovuto essere abituata alla vitalità di sua sorella, ai suoi innamoramenti travolgenti e brevissimi.

Tornarono a casa tenendosi per mano ed andarono in camera.
Ma una volta a letto lei aveva chiuso gli occhi stanchissima senza riuscire a dormire, in attesa che Sasuke tornasse a casa, preoccupata.
Non osava pensare a cos'avrebbe fatto una volta che avesse avuto figli adolescenti!

Alle tre Sasuke non era ancora tornato a casa e lei cominciava davvero a preoccuparsi. Dov'erano andati? Avevano bevuto ambedue a cena, lo aveva visto, e sicuramente dopo avevano bevuto ancora.. forse era meglio se Hanabi dormiva lì con loro se tardava ancora.. ma.. era opportuno farla dormire lì? Dio solo sapeva cosa potevano combinare quei due in giro, ma in casa sua non avrebbe autorizzato sua sorella appena diciannovenne a.. ad andare a letto con un ragazzo che conosceva da pochi giorni!

Si girò di fianco e cercò ancora di addormentarsi.
Poco dopo si svegliò di colpo. Dovevano essere tornati perché era stata svegliata da un rumore, ne era sicura.
Si alzò stando attenta a non disturbare Itachi che dormiva al suo fianco e scese la scala in silenzio diretta in cucina per bersi un bicchiere d'acqua, e controllare nel frattempo la situazione.
C'era una luce accesa in sala e lei si avvicinò sollevata per vedere se andava tutto bene.
C'era un rumore che non.. si fermò sulla porta, pietrificata.

Sasuke era in piedi appoggiato al muro e respirava a fatica, ed Hinata, come in trance, aveva fatto scorrere lo sguardo sul petto nudo di lui sotto la camicia aperta, e più giù.. Hanabi era in ginocchio davanti a lui, ed era evidente cosa stava facendo, cosa stavano facendo.
Lei era rimasta ferma per alcuni secondi, incapace di muoversi, a fissare ipnotizzata la mano di lui sui capelli scuri di sua sorella.
Poi, senza neppure accorgersene, aveva alzato la testa per guardare il volto abbassato di Sasuke, e lui in quel momento aveva alzato la testa a sua volta e l'aveva vista.
Per qualche secondo sospeso restò così, incapace di distogliere lo sguardo dal volto di lui, bello in un modo irreale con le labbra schiuse e gli occhi neri appannati dal piacere puntati con sfida su di lei.

Finalmente riuscì a muovere le gambe e a correre di sopra, al sicuro, e si infilò sotto il lenzuolo con gli occhi serrati, l'immagine di lui che le si era come impressa nella retina e continuava ad ossessionarla.
Doveva dimenticare quella scena, doveva non pensarci più, fare finta di non avere mai visto niente.
Restò ad ascoltare tutti i rumori della notte e le sembrò di sentire loro due che salivano e si chiudevano in camera.

________


2.


La mattina dopo Hinata si era alzata presto, come al solito, per preparare la colazione ad Itachi che doveva andare a lavorare, anche se era sabato.. ma dopo il matrimonio sarebbero stati in viaggio di nozze per due settimane e lui doveva sistemare tutto prima di partire.

– Torni presto, vero? – gli chiese nervosa salutandolo con un bacio.

Almeno la macchina di Hanabi non c'era, notò più tardi sollevata, aveva avuto la decenza di tornare a casa, del resto sua sorella non avrebbe mai osato farsi trovare lì al mattino, non in casa di Itachi.. aveva un po' di soggezione nei suoi confronti.

Durante la notte, mentre si rigirava insonne sul letto, aveva deciso che la cosa migliore da farsi era davvero non dire o fare niente, ormai quello che era stato era stato, non poteva essere modificato, e poi cosa avrebbe potuto fare, parlare a sua sorella? Per dirle cosa? Hanabi non era più una bambina e giustamente si sarebbe arrabbiata se lei avesse provato ad interferire. Era meglio dimenticare tutto e fare finta di niente.
Ma era abituata a raccontare ogni cosa ad Itachi ed un po' si sentiva in colpa, come quando era bambina e suo padre le diceva che doveva dirle sempre tutto, e lei si struggeva divisa tra il senso di colpa e la paura di confessargli le proprie mancanze.

Presto uscì di casa anche lei, con l'unico scopo di evitare Sasuke: non se la sentiva di restare sola in casa con lui, di incrociare i suoi occhi.

Rientrò tardi, per pranzo, ed il più silenziosamente possibile salì le scale, fortunatamente senza incontrare nessuno. Per prima cosa controllò che la porta della stanza degli ospiti fosse aperta, constatando che lo era, che lui si era alzato, e poi entrò nella propria camera ed andò alla finestra.
Sbirciò giù e rimase a guardarlo mentre nuotava.

Forse aveva sognato tutto, forse aveva immaginato lo sguardo di lui, forse lui neppure si rendeva conto che la stava guardando..
Perché continuava a pensarci? Perché era così turbata?
Non lo sapeva, non capiva cosa le stava succedendo, sapeva solo che era sbagliato.

D'impulso prese la borsa e si precipitò di nuovo fuori, alla macchina.
Era sabato e suo padre sarebbe stato felice di avere compagnia per pranzo.

– Dove sono Itachi ed il tuo ospite? – le chiese Hiashi, suo padre, non appena la vide – e tua sorella? Ormai non riesco più a controllarla.. le ho detto di prendere esempio da te e si è messa a ridere! – aggiunse serio e palesemente irritato.

Lei sorrise meccanicamente e d'istinto si mise a difendere sua sorella, pensando a tutte le volte che suo padre aveva detto a lei che era sbagliata, che doveva essere più simile ad Hanabi. Per un momento si chiese se non era semplicemente il modo di educarle di suo padre, se non fosse stata sempre tutta una bugia, un trucco, se non fosse poi così scontato che lei era debole, sbagliata ed inadeguata.
.. Perché aveva un'opinione così bassa di se stessa?
Perché era così, perché le era sempre stato detto così, suo padre le aveva sempre fatto credere così.. ed i genitori hanno sempre ragione, vero?
Così lei gli aveva semplicemente creduto e si era adeguata a quell'immagine, era diventata quello che lui credeva che fosse. Una persona fragile ed insicura che aveva bisogno di appoggiarsi a qualcuno, a suo padre, e poi ad Itachi.

Ma davvero era così, davvero poteva essere diversa?

Per l'intero pranzo se ne era restata pensierosa a chiedersi chi era lei, a chiedersi perché faceva le cose, a chiedersi cosa voleva veramente fare, cosa faceva perché davvero lo voleva fare e cosa faceva solo perché gli altri si aspettavano che facesse così o perché gli altri le dicevano di fare così.
Non riusciva neppure a capire quello.

Dopo pranzo Itachi la chiamò per dirle che era riuscito a liberarsi prima del previsto ed era a casa. Salutò suo padre e tornò a casa confusa, spaventata, piena di dubbi e incertezze, e con un principio di mal di testa che doveva stroncare subito prima che diventasse intollerabile.

Nel pomeriggio, dopo aver preso due aspirine, aveva deciso di dedicarsi al giardino per rilassarsi, per scacciare quei pensieri angosciosi che le facevano troppo male, per non pensare a niente.
Aveva indossato la comoda tenuta da giardinaggio, aveva preso gli attrezzi e si era messa a lavorare al suo angolino, all'ombra dell'oleandro. Itachi aveva preso una sedia dalla piscina e si era sistemato vicino a lei a leggersi alcune carte evidentemente portate a casa dal lavoro.

Sasuke non si vedeva da nessuna parte, probabilmente era in giro con Hanabi, e si stava così bene lì, così in pace, che tutta la confusione di prima sembrava solo uno sciocco crogiolarsi in pensieri inutili.
Il contatto diretto con la natura, toccare con mano la bellezza delle foglie, dei fiori, il calore che le trasmetteva la terra stessa.. tutto la le dava davvero un immenso piacere, le restituiva la calma e la faceva sentire in pace. Ogni tanto faceva qualche osservazione ad alta voce ed Itachi le rispondeva con la sua voce che le trasmetteva sicurezza.
Stava bene così, era felice così.

La sera Sasuke non era tornato ed Itachi l'aveva informata di avere ricevuto un messaggio da parte sua, che suo fratello sarebbe stato fuori per cena e sarebbe rientrato tardi. A quanto pareva Itachi aveva dato a suo fratello delle chiavi di riserva senza avvisarla, non che dovesse ricordarsi di avvisarla di ogni cosa che faceva.

Mangiarono da soli per la prima volta dopo una settimana e lei si accorse di gustare assai di più il cibo senza il turbamento che la presenza di Sasuke le provocava.

– In questo modo tu non riesci a stare molto assieme a tuo fratello – osservò però – ed avete ancora pochi giorni.. domani parlo con Hanabi –

– Non occorre.. piuttosto.. ti dispiace se domani io e Sasuke andiamo via da soli.. pensavo di andare con lui a visitare la casa di Deidara, è di un architetto famoso.. ci fermeremmo anche a cena fuori.. –

Sembrava un'ottima idea e lei approvò entusiasta – Sono sicura che lo faresti felice.. – mormorò come se stessero parlando di un bambino.

– Felice? – sorrise lui – Non ha cinque anni –

Si sentì arrossire fino alla radice dei capelli e continuò a mangiare in silenzio, mortificata.

– Non ti dispiace di stare da sola? – le chiese poco dopo.

– No, e poi ti io ho sempre mentre lui.. – si fermò pensierosa, chiedendosi perché era così sicura che Sasuke sarebbe scomparso dalla loro vita per sempre dopo quella parentesi – chissà quando vi rivedrete – si corresse.

Itachi prese la mano che lei aveva appoggiato sul tavolo tra le sue e le sorrise.
Finirono di mangiare in un confortevole silenzio.

Più tardi, a letto, a luci spente come piaceva a lei, Itachi aveva iniziato ad accarezzarle i fianchi, e poi i seni, in lunghe carezze lentissime che le facevano scorrere brividi lungo il corpo. Ad occhi chiusi si era abbandonata al piacere che lui sapeva darle, i pensieri che si facevano sempre più confusi. Sasuke doveva essere completamente diverso in amore, più passionale più.. si bloccò ed aprì gli occhi sconvolta.. stava pensando ad un altro mentre faceva l'amore con il suo uomo?

– Cosa c'è.. – le mormorò Itachi avvertendo la sua tensione.

Sentendosi come una bambina colpevole (non aveva mai mentito a nessuno) aveva fatto uscire la prima cosa che le era venuta in mente e aveva raccontato titubante della scena cui aveva assistito la sera prima, tralasciando il fatto che Sasuke l'aveva vista.

– Parlerò con mio fratello – osservò infine lui.

– No.. lascia stare, non.. –

– Gli parlo domani – chiuse il discorso lui prima di riprendere a baciarle il collo, e l'ovale del viso.. e lei sapeva che non poteva fare niente per far cambiare idea ad Itachi una volta che aveva preso una decisione.

Più tardi si svegliò in piena notte, di soprassalto, e si alzò per andare a bere qualcosa in cucina.

Prima di scendere passò di proposito davanti alla stanza di Sasuke. Un filo di luce usciva da sotto la porta e i suoni soffocati che udiva erano inequivocabili. Hanabi era lì.
Come potevano essere così sconsiderati?
Scese sentendosi orribilmente in colpa per aver raccontato ad Itachi quello che aveva visto, sapeva che lui era molto rigido in quello che riteneva una mancanza di rispetto.
Ma non si sentiva in colpa solo per quello, si sentiva in colpa per i pensieri che aveva, per le paura, per i desideri.. per i dubbi.
Voleva solo che Sasuke se ne andasse al più presto e tutto tornasse come prima.

__________


Il giorno dopo, benché fosse domenica, si era alzata prestissimo per controllare che la macchina di Hanabi non fosse più lì.

Aveva sentito Sasuke alzarsi molto più tardi e un po' spaventata aveva cercato in ogni modo di evitarlo, di non incrociare il suo sguardo, ma sapeva di non poter rimandare in eterno e man mano che il tempo passava diventava sempre più apprensiva.
Ad un certo punto, mentre era in cucina a preparare degli aperitivi, lui era entrato e lei aveva incontrato per un momento i suoi occhi scuri, brucianti, prima di abbassare subito la testa.
Era la prima volta che lo guardava negli occhi da quando lo aveva sorpreso con Hanabi.
Subito dopo, continuando a lavorare, si era fatta forza e gli aveva chiesto sorridente se voleva assaggiare un aperitivo: il ghiaccio era rotto e lei si sentiva meglio. In fondo non era stato così imbarazzante, bastava fare finta di niente, e sopportare quella tensione che le chiudeva lo stomaco ancora per qualche giorno.

Dopo pranzo Sasuke ed Itachi erano usciti insieme e lei aveva chiesto a sua sorella di passare a trovarla.
Aveva bisogno di parlarle.
Itachi avrebbe parlato a suo fratello e lei poteva immaginare cosa gli avrebbe detto: Itachi aveva un'alta moralità ed un altissimo senso del dovere, gli avrebbe parlato della mancanza di rispetto, gli avrebbe spiegato che un ospite deve rispettare la casa in cui viene ospitato, deve rispettare chi lo ospita.. le persone vicine a chi lo ospita.
Ma lei conosceva Hanabi e sapeva che non era tutta colpa di Sasuke, anzi, e dato che sua sorella era a conoscenza della rigida morale di Itachi era più da biasimare di lui.

Così era giusto che anche lei parlasse ad Hanabi, anche se non sapeva cosa dirle e si sentiva orribilmente in colpa perché se solo fosse stata zitta, se non si fosse nascosta così dietro a loro per celare le proprie colpe..

Ma cosa poteva fare, cosa doveva fare? Ultimamente si sentiva così confusa che neppure capiva più cos'era giusto e cos'era sbagliato, cosa sarebbe stato giusto dire o fare.
E come poteva dire a sua sorella cosa doveva o non doveva fare? Con quale diritto?
Più tardi, quando Hanabi entrò in casa sua, la testa tra le nuvole e gli occhi che brillavano di contentezza, capì che non avrebbe mai potuto rimproverarla, come poteva, quando l'altra era così felice? Come poteva rovinarle quel momento?

Si erano sedute in piscina e lei aveva ascoltato sorridendo le farneticazioni di Hanabi, la sua convinzione che al mondo non esistesse nessuno come Sasuke e le sue dichiarazioni (quante altre volte le aveva sentite?) di essere innamorata.
Quanto sarebbe durata questa volta? Ancora meno del solito, solo pochi giorni.
Sentendosi ancora in colpa cercò di far presente a sua sorella che quelle stesse parole le aveva ripetute per almeno altri due ragazzi che ora ricordava con disprezzo.
Non voleva farle del male, voleva solo metterla in guardia, ma Hanabi le si era rivoltata contro indignata.

– Questa volta è diverso! – esclamò – lui è bellissimo, ho i brividi ogni volta che mi guarda.. ed è così intelligente! – spiegò convinta – e a letto.. mio dio.. mi fa impazzire.. non esiste nessuno come lui! –

– Lo conosci appena, non essere sciocca – aveva cercato ancora di farla ragionare lei – e a proposito di.. –

– Non occorre conoscersi fin da bambini per amarsi! – l'aveva aggredita l'altra – Non voglio finire come te con uno che mi fa da padre! Sei solo gelosa di me! –

Hinata era rimasta zitta, profondamente ferita, aveva dimenticato come potesse essere crudele sua sorella.

– Non occorre che ti arrabbi così – mormorò infine – penso solo al tuo bene e.. –

– Al mio bene! Lo vorresti per te, vero? Ho visto come lo guardi! E ti ha vista anche Itachi! –

Itachi? – N..non co..cosa.. – balbettò pallidissima.

– Credi che siamo ciechi? L'hai scritto in faccia che vorresti farti Sas..–

Non sapeva cosa le fosse preso, come fosse potuto succedere, ma Hinata aveva improvvisamente perso il controllo ed aveva tirato uno schiaffo a sua sorella.

Cosa aveva fatto? Sconvolta dal suo stesso gesto, da quel gesto spropositato e inaccettabile, si portò le mani alla bocca mentre sua sorella restava a guardarla dapprima incredula, poi furiosa.
Subito dopo Hanabi si era voltata ed era corsa in casa.

– Scusa Hanabi! Non volevo! – cercò di fermarla lei scuotendosi dal suo stupore per raggiungerla, ma era tardi e sua sorella aveva già aperto la porta d'uscita, era entrata in macchina senza voltarsi indietro ed era partita sgommando.

Cosa aveva fatto? Cosa le era successo? Non aveva mai alzato una mano contro qualcuno in vita sua, aborriva la violenza.. come aveva potuto perdere così il controllo, cosa le stava succedendo?
Restò ferma in entrata a tormentarsi le mani per quelle che le erano sembrate ore.
Cosa le stava succedendo? Cosa..

Più tardi aveva cercato più volte Hanabi al cellulare ma l'altra non aveva mai risposto.
Va bene, prima o poi avrebbe sistemato le cose con lei, e poi sua sorella non riusciva a portare rancore per molto, tutte le sue passioni erano profonde ma duravano poco.
E per quello che le aveva detto, che lei era gelosa, che voleva Sasuke per sé.. che Itachi se ne era accorto (perché solo il pensiero la faceva tremare?).. erano solo schioccezze, solo sciocchezze..

Aveva preso alcune gocce di sonnifero prima di andare a dormire, eppure rimase ugualmente per ore a rigirarsi nel letto, un milione di pensieri che le frullavano per la testa.
Cosa poteva succedere se Itachi davvero credeva.. no.. quel pensiero la terrorizzava e si sforzava di cacciarlo, di ignorarlo, perché le mani già le tremavano e non poteva rischiare di ricominciare con i suoi vecchi attacchi d'ansia, non poteva.
E così cercava di dirsi che non era possibile, che non doveva preoccuparsi, perché quelle di Hanabi erano solo bugie, solo cattiverie.. non era vero che.. lei non voleva, non.. Il cuore le batteva forte, aveva paura, una paura folle, di quello che poteva pensare Itachi, ma aveva paura anche di Sasuke.. aveva paura di Sasuke e di quello che le faceva provare.

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Lunedì mattina si alzò ancora assonnata e scese per preparare la colazione, e neppure si accorse che Itachi era nella stanza fino a quando lui non la salutò.
Rimase un momento ferma, incerta, spaventata.. incapace di alzare la testa e di affrontarlo.
Come poteva parlargli, spiegargli ..negare.
Come poteva se non sapeva niente, se non capiva niente?

– Itachi.. i..io.. – balbettò.

– Non preoccuparti di niente – mormorò lui – è tutto a posto –

Lei sentì come se un peso enorme le fosse stato tolto dalle spalle, lo guardò improvvisamente piena di gratitudine e si precipitò tra le sue braccia.

– Perdonami.. – sussurrò.. e gli chiedeva perdono per i pensieri confusi, incontrollabili, sbagliati, che la tormentavano in quei giorni, e anche per quello che era, per le sue insicurezze, per i suoi dubbi, per la sua incurabile incapacità di scegliere, di prendersi la responsabilità di considerare una scelta.

– Non ho niente da perdonarti – le spiegò lui avvolgendola nel suo abbraccio.

Lei chiuse gli occhi lasciandosi andare sicura tra le sue braccia, lasciando che lui, che era forte, scegliesse per lei, prendesse al suo posto la responsabilità di decidere della sua vita.
Finirono di mangiare la colazione in silenzio, lei finalmente rilassata, sorridente.

– Gli hai.. avete parlato di Hanabi? – domandò con una residua punta d'ansia quando erano già alla porta.

– Ho sistemato ogni cosa, non preoccuparti –

– Come? –

Itachi sorrise e le baciò la punta delle dita.

– Non preoccuparti, non pensarci.. – chiuse il discorso prima di andarsene.

Lei lo aveva salutato sapendo che era inutile insistere.
Che cosa aveva sistemato Itachi, come aveva sistemato le cose? E perché voleva saperlo, non era meglio chiudere gli occhi ed affidarsi a lui, come sempre?

Più tardi, in camera, restò un momento alla finestra a guardare Sasuke che nuotava in piscina. E se avesse chiesto a lui, le avrebbe risposto?
Ma sapeva perfettamente che non avrebbe mai osato chiederglielo, e comunque non aveva veramente importanza, il matrimonio era sabato, poi Sasuke sarebbe partito, sarebbe sparito dalle loro vite.
Finalmente.

Poco dopo era arrivata la parrucchiera per la prova della pettinatura e si erano chiuse in una stanza del piano terra che veniva usata raramente.
Lei aveva provato a spiegare che preferiva una pettinatura semplice, un semplice chignon morbido, ma la ragazza era così entusiasta, così convinta di sapere cos'era il meglio per lei, che alla fine lei si era arresa e le aveva lasciato fare. Era finita con i capelli arricciati, raccolti in uno chignon elaboratissimo che lasciava liberi tutti quei boccoli innaturali.

Frustrata, in ansia, con una infantile ed immotivata voglia di piangere, appena l'altra se n'era andata si era sciolta quella cascata di riccioli che non le apparteneva, non le piaceva, non voleva, e si era precipitata in giardino a lavorare.

Ecco.. stava già meglio.. doveva ancora sentire Hanabi ma tutto il resto era a posto, Itachi aveva sistemato tutto.
Più tardi, non sapeva quanto tempo fosse trascorso, sentì che non era più sola ed alzò la testa.
Sasuke era lì che la guardava.
Si sollevò di colpo e si tolse i guanti senza incrociare il suo sguardo, il cuore che le batteva forte.

– Hanabi quando arriva? – gli chiese.

– Tra poco.. sei.. diversa con i capelli così.. –

Si toccò un boccolo – Sono orribili.. – mormorò triste – ma la parrucchiera era così convinta.. –

– Fai a meno di chiamarla per il matrimonio.. raccogliti i capelli da sola.. –

Lei sospirò, come se fosse facile, come se fosse possibile sottrarsi a quei piccoli obblighi, a quelle formalità.. a tutto..
Rimasero in silenzio e lei iniziò a tormentarsi le mani, come aveva fatto il giorno prima con Hanabi, a disagio.

– Sono venuto a salutarti.. e ringraziarti per l'ospitalità – interruppe il silenzio lui.

– Come? – esclamò lei a voce alta, fissandolo sbalordita negli occhi.

– Parto domani mattina, presto.. –

– Non puoi! – esclamò di getto e subito si portò la mano alla bocca, inorridita, perché con lui parlava sempre senza pensare, come se gli anni passati ad imparare a comportarsi propriamente non fossero serviti a niente, e le scappavano parole così ..inappropriate!

– Devo –

– .. devi? – mormorò lei, e non capiva perché era così triste, perché improvvisamente si sentiva così vuota invece di essere sollevata – te l'ha detto lui? –

– Ho deciso io, ma lui è d'accordo –

– Perché? –

Lui aveva sorriso senza rispondere e lei era restata a guardarlo, a guardare i suoi occhi neri, e non c'era stato bisogno di parole. Lui doveva andarsene, lo sapeva anche lei, e non importava se la cosa la faceva sentire triste, se la faceva sentire vuota, e se sentiva che una parte di lei che ancora non conosceva, che non avrebbe mai conosciuto, se ne sarebbe andata con lui.

– E Hanabi? – domandò solo.

– Glielo dirò oggi –

Hinata era rimasta immobile, in silenzio, ma non aveva smesso di fissare i suoi occhi, ed ora che non aveva più paura, che niente aveva più importanza, si era lasciata andare un momento nell'abisso di quel fuoco nero, combattendo la vertigine che le faceva girare la testa.
Restarono a fissarsi per alcuni istanti, o forse minuti, senza parlare, e lei avrebbe solo voluto toccarlo una volta, provare a toccarlo una volta soltanto.

Finché la vertigine non era stata così forte che si era dovuta appoggiare all'albero che aveva accanto, e poi sedere sul basso muretto che delimitava il suo giardino.

– Chi farà da testimone ad Itachi? – domandò dopo che le si era seduto accanto, ad una certa distanza perché loro due dovevano stare distanti, lei ora lo capiva con più chiarezza, come capiva che lui lo aveva sempre saputo.

– Troverà qualcuno, non è un vero problema –

– Ma vi rivedrete, vero? – chiese preoccupata, non avrebbe sopportato di essere causa di divisione tra loro.

– Sì, in ottobre Itachi è dalle mie parti per lavoro – la rassicurò lui.

– Sai.. – gli disse allora – mia madre è morta che io ero davvero piccolina, e da allora, sì.. credo che sia stato da allora, mi sono sentita fragile, inadeguata.. e mi sento ancora così.. e allora lo sono, capisci? e allora davvero ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me.. come mio padre, come Itachi.. sono così.. inutile.. –

– Io non sono meglio di te.. – rispose lui e per la prima volta lei notò che la sua voce assomigliava a quella di Itachi, una voce bassa, profonda, che poteva incantare – per anni ho pensato che non mi avessero voluto perché non andavo bene, che fosse colpa mia.. –

Lei immaginò quel bambino abbandonato e perso e sentì che gli occhi le si riempivano di lacrime.

– Come hai fatto? – domandò con voce tremante.

– Con la rabbia.. e odiandoli.. l'odio sembra darti così tanta forza.. ma è sempre un modo per leccarsi le proprie ferite.. siamo più simili di quel che sembra noi due.. –

– Almeno te la sei cavata più elegantemente di me – sospirò lei.

– Bluffo solo meglio –

Hinata improvvisamente aveva sorriso e si era voltata ancora a guardarlo. Lui sorrideva a sua volta e in quel momento, per la prima volta, lei sentì (senza la capacità di negarlo, senza il bisogno di negarlo), che c'era qualcosa di inspiegabile che la univa a lui, ed era una sensazione così profonda, così pura, che aveva qualcosa di irreale, di spirituale, più grande di lei, più grande di loro due.. eppure era anche il contrario di tutto questo, era istintiva, oscura, viscerale.

– .. e ora? – gli chiese.

– Ora niente, torno a casa, lì ho amici, non sono solo, non preoccuparti per me – le aveva risposto come se avesse letto i suoi pensieri.

– Odi ancora Itachi? –

– Vorrei.. ma non ci riesco.. non posso.. –

– Bene.. –

– Sì.. bene.. –

Rimasero così, senza più guardarsi, senza più parlare, seduti ad un metro di distanza, perfettamente in pace.

– Allora.. questo è un addio? – gli chiese finalmente quando si erano alzati, e la voce le tremava un poco, e le veniva un po' da piangere.

– Sì.. tra un po' arriva Hanabi ed esco con lei, e domani Itachi mi accompagna all'aeroporto prestissimo, l'aereo parte alle sette –

– Allora.. ciao.. –

– Ciao, Hinata –

Lei restò a fissare la schiena di lui che si allontanava con gli occhi ora pieni di lacrime.

– Sasuke.. – mormorò.

Lo vide fermarsi e girarsi ancora verso di lei, e subito dopo era accanto a lei e la stringeva tra le braccia.

– Cerca di essere felice – le sussurrò – non preoccuparti di quello che fai o non fai.. cerca solo di essere felice.. –

Lei chiuse gli occhi, sopraffatta dalla vertigine insopportabile della sua presenza, del contatto elettrizzante del suo corpo.

Era stato un attimo, solo un breve, prezioso attimo, poi Sasuke l'aveva lasciata e si era allontanato.
Lei si era appoggiata ancora all'albero per non cadere, le gambe molli, disperatamente sola mentre lo guardava uscire dalla porta a vetri sapendo che non lo avrebbe visto mai più.
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