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Un nuovo arrivato
Un caldo asfissiante assediava la città rendendo l’aria irrespirabile. Le strade erano quasi deserte, proprio perché la gente, spaventata da quel torrido clima, aveva deciso saggiamente di fare su le canne e andarsene al mare per rimanerci più tempo possibile.
Eppure, in città era rimasto qualcuno: dei poveri cittadini masochisti o sfortunati che passavano la giornata in casa con l’aria condizionata o nei parchi con gli amici. Io facevo parte proprio di questi ultimi. Con la mia bicicletta ormai vecchia e scassata pedalavo veloce , maledicendo i ciottoli delle strade del centro storico e sperando di arrivare il prima possibile, visto che come al solito ero in ritardo.
Girai a destra, poi sinistra, schivando per un pelo un’auto che usciva da un garage proprio sulla strada, infine continuai ad andare dritto fino ad arrivare al parco dove mi aspettavano i miei amici.
Oltrepassai la cancellata, le due querce centenarie e finalmente li vidi: erano seduti su una panchina che si trovava soltanto qualche metro davanti a me. Ancora non si erano accorti del mio arrivo: ne avrei approfittato per fare una sorpresa.
Camminai e arrivai ad abbracciare Giulia da dietro, facendole fare un salto. – Ehi, Ale! Ma che fai? – chiese, guardandomi con quegli occhi piccoli e neri. – Volevo proprio spaventarti -
- possibile che devi sempre fare la scema?! – mi rimproverò con un sorriso.
Mi sedetti sulla panchina, di fianco a Francesca, un’altra mia amica. Quel parco era davvero rilassante: gli uccellini cinguettavano in libertà insieme alle cicale, qualche fontanella con pittoresche statue zampillava e le aiuole, piene di fiori, rendevano tutto colorato e attiravano farfalle stupende.
Ad un certo punto guardai davanti a me, verso la cancellata in ferro battuto, e improvvisamente le farfalline cominciarono ad esplorarmi convulsamente lo stomaco. Lui, con quel suo portamento disinvolto e guardandosi intorno con gli occhi verdi, così vispi e furtivi, era appena entrato nel parco. Non resistetti un secondo di più: quasi spinta da una forza attrattiva impossibile da controllare, gli corsi incontro.
- Ciao, piccola … che bell’accoglienza! – esclamò il ragazzo, guardandomi e stringendomi a sé. Gli risposi con un semplice sorriso: nonostante fossimo insieme da più di quattro mesi, certe volte il mio ragazzo era ancora in grado di togliermi la parola.
- Che ci fai qui? – chiesi un po’ confusa.
– Volevo salutarti – rispose semplicemente, staccandosi un po’ da me.
– Perché? Dove vai? –
- vado un week end con dei miei amici a Rimini – rispose.
Strinsi gli occhi. – Non me lo avevi detto … - osservai con un tono di voce arrabbiato e allo stesso tempo un po’ lamentoso.
– Scusa … me ne sono dimenticato …
Un altro ragazzo sui diciotto anni arrivò dentro il parco. Aveva i capelli corti alla marines e la mandibola pronunciata. – Dai, Nicholas … andiamo che facciamo tardi! – lo avvertì il ragazzo.
Mi stavano già salendo i nervi a fior di pelle: lo avevo visto poche volte, eppure non mi andava molto a genio visto che ogni volta mi portava via il mio Nick. Effettivamente non lo conoscevo neanche, magari era simpatico, ma per ora era una di quelle persone che mi stavano antipatiche a pelle.
- No, non andare via – lo implorai, accompagnando quella frase con gli occhioni dolci che a lui piacevano tanto. Nicholas, infatti, sorrise e mio baciò teneramente.
Rimasi molto sorpresa da quell’azione: di solito Nicholas era restio a baciarmi in pubblico, ora invece lo aveva fatto. Lo amavo sempre di più, non avevo dubbi.
- Ti amo – disse Nicholas, così improvvisamente che mi sorpresi ancora una volta, arrossendo leggermente.
– A … an … anche io ti amo – balbettai, totalmente abbagliata da quello sguardo intenso che lui mi stava lanciando.
– Ora devo andare davvero – disse Nicholas, facendosi serio, altrettanto improvvisamente di quando mi aveva detto il fatidico “ti amo”.
- Resta altri cinque minuti – implorai ancora.
– No, devo andare.
Era inutile: quando Nicholas decideva qualcosa non c’era modo di fargli cambiare idea. Ormai avevo imparato a convivere con quella sua testardaggine e con il suo carattere risoluto.
Mi diede un ultimo bacio, poi si infilò gli occhiali Ray Ban, si sistemò i capelli e si incamminò verso l’amico con il suo passo ondeggiante e deciso.
Nicholas era davvero un bel ragazzo; sapeva di esserlo e purtroppo lo sapevano almeno altre dieci ragazze. Mi sentivo fortunata ad essere la sua ragazza: lui mi aveva scelta fra tante e ancora mi stupivo di quel colpo di fortuna.
Ritornai dalle mie amiche. Vidi Francesca scuotere la sua folta chioma riccia, quasi schifata: odiava le scene melense. – Ma dai! Non ti vergogni? Mi hai fatto venire la carie … - commentò Francesca con una smorfia disgustata.
– Tu non puoi capire, Francy … prima o poi ti innamorerai anche tu … -
- io? Ma quando mai?! Si sta tanto bene single! – esclamò Francesca. Era una ragazza così spensierata e libera, tanto che certe volte la invidiavo …
- Invece secondo me siete tanto carini voi due … - commentò Giulia, sedendosi sulla panchina accanto a me e mettendosi bene a posto il vestitino lilla.
- Be', se non altro qualcuno mi capisce … - sospirai.
- E Luca? Che fine ha fatto? – chiese Francesca, cambiando discorso, probabilmente proprio per non sentire altri discorsi melensi.
– Dovrebbe essere tornato ormai … - risposi. Effettivamente in quei giorni mi ero completamente dimenticata di lui …
- Guarda un po’: parli del diavolo e spuntano le corna – commentò Giulia, ridacchiando fra sé.
Mi voltai e rimasi lievemente stupita: Luca stava entrando lentamente nel parco con quel suo solito sorrisino compiaciuto.
Credo che tutte le donne desiderino un amico gay. Ebbene, io avevo la fortuna di averlo: Luca, un ragazzo biondo e alto, con un fisico magro e asciutto e sul viso qualche segno dell’acne. Era un diciassettenne normale, anche carino volendo, addirittura qualche ragazza l’aveva adocchiato poco tempo prima e le si era spezzato il cuore scoprendo le sue tendenze. Luca, infatti, era in tutto e per tutto abbastanza mascolino, solo quando lo si conosceva nel profondo si poteva capire che era gay.
Questa volta, però, con mia immensa sorpresa, non era solo. Di fianco a lui vi era un altro ragazzo; la sua pelle bianca non sembrava mai essere stata sfiorata dal sole, i lineamenti stranieri erano resi graziosi da qualche lentiggine sulle guance.
Guardai Giulia e Francesca: anche loro erano stupite almeno quanto me.
Luca ci raggiunse e ci abbracciò tutte e tre felice e contento, baciandoci le guance. – Ben tornato! – esclamai.
Ero davvero contenta di rivedere il mio migliore amico, nonostante la presenza del nuovo arrivato mi inquietasse non poco, visto che non avevo mai incontrato un vero inglese fino a quel momento. – Allora, ragazze, sono lieto di presentarvi il mio ragazzo: Matthew J. Prise – annunciò Luca ad alta voce, tanto che probabilmente lo sentì tutto il parco. Vidi Matthew arrossire fino alla punta dei capelli, imbarazzato ed evidentemente piuttosto spaesato.
- Hello! – lo salutai con un sorriso, cercando di farlo sentire a suo agio, ma lui arrossì ancora di più. – Hello … - sussurrò lui di risposta. – I’m Alessia – mi presentai, tentando di essere disinvolta, nonostante mi sentissi piuttosto imbarazzata pure io, ma d’altronde era un’ottima occasione per sperimentare sul campo tutto ciò che avevo studiato a scuola fino a quel momento.
Anche Giulia e Francesca si presentarono, un po’ più imbarazzate.
- Be', vedo che ti ha fatto bene questo viaggio in Inghilterra … - commentai con un sorriso malizioso.
– Oh, sì … mi ha fatto benissimo – disse Luca, stringendo la mano a Matthew. Lui sorrise, lanciando a Luca uno sguardo dolce.
Rimasi un po’ sconvolta dalla scena. Non mi dava fastidio visto che Luca aveva avuto altri ragazzi prima di Matthew, ma lui non era come gli atri: lui era uno spreco, se dovevo essere sincera.