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Autore: Alchimista    03/08/2010    3 recensioni
Volteggiava nell’aria come un giovane drago nelle sue prime esperienze di volo, quando aveva già acquisito la capacità di destreggiarsi bene, ma non aveva ancora quell’esperienza – che si ottiene solo dopo molti anni – che toglieva a quel cammino nel cielo l’ebbrezza e il brivido della prima volta. Particolare vicenda che vedrà coinvolto il grande giocatore di Quidditch James Potter. Ma stavolta non saranno solo i malandrini a tirarlo fuori dai guai...
Quarta classificata al contest "Ice Cream Shop" indetto da _Mary, Fierobecca e Nabiki93.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Horace Lumacorno, I Malandrini, James Potter, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Neanche una goccia

 

Volteggiava nell’aria come un giovane drago nelle sue prime esperienze di volo, quando aveva già acquisito la capacità di destreggiarsi bene, ma non aveva ancora quell’esperienza – che si ottiene solo dopo molti anni – che toglieva a quel cammino nel cielo l’ebbrezza e il brivido della prima volta. James Potter fece un giro a 360° gradi e poi scese in picchiata seguendo senza sosta le strane traiettorie del boccino, mentre il sole stava tramontando lanciando riverberi rossi tra le nuvole e sull’erba soffice di primavera.

L’ultima partita di Quiddich si sarebbe tenuta tra venti giorni esatti e lì sarebbe stata assegnata la coppa, ancora in bilico tra Serpeverde e Grifondoro. James non poteva concedersi neanche un secondo di pausa: aveva bisogno di tutto l’allenamento possibile e poco contava se credeva di essere il migliore – o se lo fosse realmente –: stavolta non poteva concedersi il lusso di allenarsi semplicemente quanto le altre volte. La coppa doveva essere loro!

Dall’ingresso del campo di Quiddich un ragazzo dei Serpeverde osservava il giovane cercatore e più vedeva la sua destrezza e la sua agilità, più capiva che la finale sarebbe stata davvero dura da vincere, se non impossibile. Da quando il giovane Potter aveva preso il ruolo di cercatore nella squadra dei Grifondoro, si era messa davvero male per i Serpeverde: prima la vittoria era facile, ora rischiavano di perdere il campionato e questo non doveva assolutamente accadere.

Bisognava fermare i Grifondoro con qualunque mezzo. Qualunque mezzo.

 

Il Serpeverde del quinto anno corse veloce per i corridoi di Hogwarts fino a scendere nella sala comune della propria casa e in poco tempo radunò tutti quelli che come lui facevano parte della squadra di Quiddich.

«Che c’è, Norteson?» chiese uno dei ragazzi, il capitano.

Metth Norteson, alto, magro, capelli scuri ed occhi grigi, riferì in breve quello che aveva visto all’allenamento e i suoi timori per la finale.

«Bisogna fermarli: se arrivano così alla partita non abbiamo scampo – Potter è davvero forte e ho sentito che in questi giorni ha raddoppiato i suoi allenamenti!» concluse.

«Perfetto» intervenne un battitore «Sarà talmente stanco che basterà un semplice colpo per buttarlo a tappeto e… sogni d’oro» e accompagnò quella frase con un ghigno divertito.

«Finiscila Stock!» gridò il capitano innervosito «Possibile che tu non capisca mai nulla?! La faccenda è seria!»

Gli altri giocatori si voltarono verso di lui. Era il più esperto, quello a cui tutti obbedivano e da cui attendevano istruzioni e nonostante fosse del quinto anno – a pari con altri due – era rispettato anche dai coetanei e da quelli più grandi.

Gli occhi neri del capitano rimasero fermi a fissare un punto per alcuni minuti, mentre la testa si arrovellava alla ricerca di un modo per impedire a Potter di partecipare alla finale.

Ma come agire? Un attacco fisico al ragazzo, a così pochi giorni dalla finale, sarebbe stato troppo sospetto e poi non bisognava dimenticare che la McGranitt era la direttrice della casa dei Grifondoro e che sapeva essere molto… fastidiosa se si trattava della sua squadra di Quiddich.

No, bisognava essere molto più furbi e sottili, bisognava saper sfruttare tutte proprie carte e i punti deboli dell’avversario per avere successo.

Potter. Potter era un piccolo, arrogante maghetto che si atteggiava a bello della scuola. Un ragazzino che amava mettersi nei guai ed infrangere quante più regole possibile solo per mettersi in mostra. In soli due anni ormai era conosciuto da tutti, studenti e professori, ed insieme al suo gruppetto male assortito – ma come diavolo si faceva a mettere insieme lui, quel traditore del proprio sangue Black, quello sfigato di Minus e quel so-tutto-io ancora più sfigato di Lupin? – era finito in punizione già molte volte.

Già. Il suo piano doveva essere sottile e raffinato, inattaccabile ed efficace: un piano degno dei Serpeverde e lui sapeva perfettamente cosa fare.

«Ragazzi» annunciò al gruppo di studenti che attendeva ancora una soluzione «Anche quest’anno la coppa sarà nostra. Ma ho bisogno di tutti voi e anche di qualche aiuto esterno…»

«Per quanto ci riguarda non c’è problema» garantì il cercatore «Per l’aiuto esterno… ricordi il giovane Piton? È al secondo anno…»

«Piton…? Ah, sì: è perfetto! Chiamalo!»

Severus Piton: un punto a favore per loro e sfavore per Potter. Ecco cosa voleva dire sfruttare tutte le proprie carte e i punti deboli dell’avversario! Sarebbe stato un piano perfetto.

 

Remus era come al solito chino su un libro di più di mille pagine, nella biblioteca della scuola. Il silenzio era piacevole ed invogliava alla lettura. Il giovane mannaro aveva accanto a se una pergamena ormai vuota solo a metà e gli mancavano poche righe per concludere il tema di storia della magia da consegnare due giorni dopo.

Meglio farlo subito si era detto: dopo ci sarebbe sempre stato il tempo per riposarsi un po’… e poi tra poco sarebbe arrivata la luna piena e tra i sintomi pre trasformazione e quelli post trasformazione la sua convalescenza sarebbe durata fin troppo.

Alzò appena in tempo il capo dal libro per vedere qualcosa che mai si sarebbe aspettato. James Potter aveva appena varcato la soglia della biblioteca e si stava dirigendo verso di lui con pergamena, piuma e calamaio.

Beh, in realtà non era così assurdo: James era uno dei migliori studenti del suo anno, ma di solito era il tipo che si riduceva all’ultimo minuto e chiedeva di vedere la sua pergamena “per prendere ispirazione”, diceva lui.

«Ehi Rem, ciao!»

«James. Che ci fai qui?»

«Per quanto ti possa sembrare strano, ho voglia di fare il tema di storia della magia… sai con tutti gli allenamenti, penso sia l’unico momento libero che avrò per molti giorni»

Lupin gli fece posto accanto a sé e il bruno cominciò a scrivere le prime righe, aiutandosi con uno dei libri che l’altro aveva già consultato.

Andarono avanti così per una mezz’ora; Remus aveva terminato da tempo il compito, ma dato che non aveva impegni urgenti, si era proposto di attendere la fine del tema del compagno.

«Mi serve un tomo che qui non vedo… vado a cercarlo» disse ad un tratto James e scomparve tra gli scaffali della biblioteca.

 

Metth ed altri due Serpeverde, che il capitano era riuscito a coinvolgere nel piano, erano nascosti tra gli alti scaffali della biblioteca. Piton era stato davvero bravo: aveva seguito Potter per tutta la serata e la seguente mattina fino a poterli informare della sua idea di studiare un po’ in biblioteca con l’amico secchione.

Adesso vediamo come te la cavi sogghignò il portiere dei Serpeverde e disse agli altri due di muoversi per seguire il ragazzo.

James si fermò poco lontano e lasciò che gli occhi scorressero i titoli dei vari tomi sistemati in ordine alfabetico per autore sul polveroso scaffale; un breve sorriso fu il segno che aveva trovato ciò che cercava: infatti, estrasse un grosso libro rilegato in pelle scusa e lo appoggiò su uno dei tavoli accanto allo scaffale per sfogliarlo così da essere sicuro che lì ci fossero le nozioni che cercava.

Non si accorse subito di quello che gli stava accadendo intorno, ma solo quando ebbe alzato la testa vide che lo scaffale alle sue spalle era letteralmente divorato dalle fiamme.

In pochi istanti fu il panico. Il Grifondoro lasciò cadere il libro in terra e tentò di spegnere il fuoco con quei pochi incantesimi utili al caso, ma senza successo; in breve fu raggiunto da alcuni ragazzi, attirati dal fumo, da Madama Pince e dallo stesso Remus che si stava chiedendo proprio dove fosse finito il compagno.

«James, ma cosa…?» tentò di chiedere, ma le parole gli si fermarono in gola.

Fortunatamente alcuni studenti del sesto e dell’ultimo anno riuscirono a domare in pochi minuti le fiamme, ma il fumo aveva ormai invaso tutta la biblioteca e alcuni ragazzi già tossivano intossicati da fumo. Madama Pince non perse tempo.

«Johnson, Hale, voi conducete i ragazzi intossicati in infermeria» ordinò riferendosi a due Corvonero del settimo anno «Lanes, tu va subito dal preside ed informalo dell’accaduto: bisogna trovare i responsabili»

I tre ragazzi chiamati scattarono, mentre la bibliotecaria si avvicinò allo scaffale ora scurito dalle bruciature: alcuni tomi erano irrimediabilmente distrutti, altri – la maggior parte – portavano i segni del fuoco, ma potevano ancora essere recuperati, solo pochissimi erano miracolosamente scampati alle fiamme.

James e Remus guardavano la scena ancora allibiti: il giovane cercatore non riusciva a spiegarsi come in così poco tempo si fosse scatenato un incendio simile. Ad un tratto sentì su di sé gli occhi gelidi di Madama Pince.

«Potter! Lei che cosa ci fa qui!?» chiese infuriata.

«Studiavo…?» fece come per chiedere il Grifondoro.

Per tutta risposta la donna gli rivolse uno sguardo scettico.

«E per questo vuole farmi credere che il fatto che lei si trovi proprio dove è scoppiato l’incendio sia solo una coincidenza? E dovrei considerare solo una coincidenza anche il fatto che ieri Gazza mi ha riferito che una delle lampade ad olio della biblioteca è scomparsa?» chiese, stavolta senza gridare, ma in tono tagliente e insinuante.

«Assolutamente!» esclamò James offeso «Sono venuto qui per cercare un libro – devo completare il tema di storia della Magia. Non mi sono accorto di nulla e quando ho alzato la testa i libri erano già in fiamme» spiegò

La donna lo guardava ancora scettica, indecisa se credere o meno alle sue parole, quando un ragazzo di Serpeverde – uno dei tre che prima erano appostati dietro gli scaffali – si fece avanti con una lampada ad olio in mano, su di essa evidenti segni dell’incendio appena spento.

«Madama Pince, questo era dietro lo scaffale bruciato» disse poggiando l’oggetto sul tavolo «Ho visto Potter prenderlo poco prima che divampassero le fiamme»

James divenne prima pallido e poi rosso di rabbia.

«Stai mentendo!» urlò «Non ho mai visto quella lampada in vita mia!»

Ma la donna non pareva molto incline a crederlo: in fondo ne aveva già fatte tante in questi anni, quello poteva essere uno dei suoi scherzi.

«Madama Pince, scusi l’interruzione, ma io e James siamo stati a studiare insieme e lui non aveva alcuna lampada ad olio con se» si intromise il mannaro.

«Avrebbe potuto portarla qui prima o nasconderla all’interno stesso della stanza!» disse quella zittendo il ragazzo «In ogni caso, ne parleremo di fronte al preside. Seguimi ragazzino: stavolta l’hai fatta davvero grossa!»

James diede una rapida occhiata al compagno, poi seguì la donna con passo determinato: questa volta non ci stava a farsi punire! Per una volta che veramente non aveva fatto niente di male!

 

L’ufficio del preside era una stanza circolare a cui si accedeva con una strana parola d’ordine dopo aver superato un grosso gargoyle e aver salito una lunga scala. Appena entrati, la donna guardò il preside che le fece cenno di poter andare: era già al corrente di tutto quello di cui aveva bisogno. Madama Pince sorrise, rivolse un altro sguardo severo al ragazzo ed uscì.

Silente fece segno a James di sedersi. Il giovane Grifondoro avrebbe voluto partire a raffica con le sue spiegazioni ed il personale resoconto di come, almeno quella volta, non aveva nulla a che fare con l’incidente alla biblioteca, ma gli occhi e la posa tranquilla dell’uomo parvero calmarlo all’istante. Poiché però il preside non prendeva parola, James cominciò a guardarsi un po’ intorno, rendendosi conto di come, nonostante le molte punizioni, poche volte era entrato in quell’ufficio – mentre conosceva a memoria quello della McGranitt – e in ogni caso, ogni volta che vi entrava, gli pareva di vederlo per la prima volta. C’era sempre qualche particolare che non aveva notato, qualche nuovo, strano strumento d’argento poggiato sul tavolo, qualche quadro era in un'altra posizione o ospitava qualche altro personaggio. Solo il Cappello Parlante era sul solito scaffale, dietro alla scrivania con le zampe ad artiglio del preside e James ebbe proprio l’impressione che in quel momento gli stesse sorridendo.

«Allora giovanotto» prese parola Silente «Vorresti raccontarmi che cosa è successo?»

Potter tornò a guardare il preside, concentrandosi sui suoi occhi: stavolta non aveva nulla di cui scusarsi, nulla di cui essere rimproverato.

«Stamattina sono andato in biblioteca per scrivere il tema di Storia della Magia che ci ha assegnato il professor Rüf, Signore. Remus Lupin era con me: lui il tema lo aveva già concluso e stava aspettando che lo terminassi anch’io. Ad un tratto mi sono accorto che mi serviva un libro per inserire alcuni dati, così mi sono allontanato per cercarlo. Quando l’ho trovato, l’ho sfogliato velocemente per accertarmi che fosse quello giusto e proprio allora mi sono accorto dell’incendio» concluse, raccontando tutto con calma e decisione.

«E lei ritiene che l’incendio sia stato di natura… dolosa?»

«Beh signore, non credo che le fiamme siano nate da sole»

«Già. Ma nega qualsiasi coinvolgimento in esso»

Quelle di Silente non erano domande, non c’era alcun tono inquisitorio in esse: era come se stesse semplicemente elencando tutte le informazioni disponibili.

«No, signore! Io… non farei mai una cosa simile!»

James conosceva il valore dei libri custoditi nella biblioteca di Hogwarts e ancor di più tutte le ire e le punizioni che la perdita di un solo volume avrebbe potuto causare.

«Ma un ragazzo dei Serpeverde dice di averti visto con una lampada ad olio»

«Mente! Signore, Remus era con me: può chiedere a lui! Io non ho mai visto quella lampada!»

«Ma perché mentire?»

Prima che il Grifondoro potesse rispondere, nella stanza era entrata la professoressa McGranitt.

«Albus, è assurdo! Non crederà a queste insinuazioni!»

«Non credo ad alcuna insinuazione, Minerva» le rispose l’uomo con tono pacato «Analizzo i fatti. E i fatti mi dicono che ci sono più di un elemento a carico del ragazzo. Inoltre non sarebbe la prima volta…»

James sospirò. Remus aveva ragione: se si abituano a vederti come uno che infrange le regole, ti vedranno sempre e solo così.

«Cosa ha intenzione di fare?» chiese la McGranitt.

«Indubbiamente il signor Potter dovrà essere punito e, inoltre, la biblioteca ha subito un duro colpo. Ritengo opportuno che il ragazzo ripari al danno ricopiando i libri che sono andati perduti e reintegrando quelli che il fuoco a parzialmente bruciato. Penso che il professor Lumacorno sarà un ottimo supervisore»

James scattò dalla sedia: era una punizione assurda.

«Signore! Ci metterò secoli! E poi… tra poco c’è la finale di Quiddich!» protestò

«Temo che dovrà saltarla» rispose l’altro; poi notando il disappunto sulla faccia dell’insegnante di Trasfigurazione continuò: «Mi spiace Minerva, ma le punizioni non fanno eccezioni per alcun motivo» e con quello la discussione fu chiusa.

Insegnante ed alunno uscirono dall’ufficio del preside uno più mesto dell’altro e non si sarebbe potuto dire a chi dei due era stata inflitta la punizione peggiore.

 

«Avresti potuto difendermi!»

«Ma l’ho fatto! Ho detto che eri con me e che non avevi fatto nulla!»

«Davvero? A me non è sembrato di vederti davanti alla scrivania di Silente!»

«Silente lo sa!»

Remus non sapeva come fosse possibile, ma era certo che Silente sapesse che qualcosa non quadrava in quella storia, che James non aveva fatto nulla di male.

«Ma che ti ha detto?» intervenne Peter.

«Che era un grave danno per la biblioteca e che non potevo non essere punito. Io ho continuato a ripetere che non c’entravo, ma lui non ha potuto fare nulla e alla fine ha detto che avrei dovuto reintegrare i libri perduti a mano»

«Cosa?!» esclamò Sirius allungandosi verso il compagno e lasciando cadere la forchetta «Ma ci vorranno secoli!»

«E la partita?» chiese ancora Minus.

James gli lanciò uno sguardo come a dire “meglio non parlarne che mi trasformo in un mannaro peggio di Rem”.

«Non potrò partecipare alla finale» sussurrò in tono tagliente, che fece rabbrividire il ragazzino grassoccio alla sua destra.

«Ma è pazzesco!» continuò ad urlare Sirius, come se gli fosse stato fatto un tremendo torto «Che diavolo c’entra la partita con l’incendio?!»

«È quello che ha chiesto anche la professoressa McGranitt, ma non ha potuto fare nulla»

I quattro ragazzi tacquero in contemporanea, mentre intorno si potevano ancora sentire i rumori di piatti e posate benché nella sala grande fossero rimasti a pranzare pochi altri studenti.

«Proveremo a capire cos’è successo, James… tu intanto tieni duro» lo rassicurò Black con un sorriso sincero.

Il ragazzo annuì con poca convinzione, poi si alzò diretto nell’ufficio di Lumacorno per cominciare quella assurda e per la prima volta immeritata punizione.

 

Gliela farò pagare, ah se gliela farò pagare! Tutti loro la pagheranno! Parola mia, stavolta l’hanno fatta grossa!

James continuava a pensare al modo migliore per riscattarsi da quel torto subito: sapeva perfettamente che a mettere in scena tutto lo scherzo dell’incendio erano stati i Serpeverde e il movente della finale di Quiddich era più che evidente.

Perfetto pensò sono riusciti nel loro intento, senza trovare alcun ostacolo, grandioso!

E più ripensava a quello che le serpi gli avevano fatto, più la rabbia ribolliva. Lui era esperto di queste cose, aveva fatto molti scherzi ai compagni e soprattutto a Piton, ma lui se lo meritava! Da quando erano ad Hogwarts, non aveva perso occasione per insultare i nati babbani e per ribadire la supremazia dei purosangue e poi ce l’aveva con lui… perché? Perché sapeva giocare a Quiddich? E che poteva farci se era bravo. No, quel ragazzo meritava tutti gli scherzi del mondo, ancora di più da quando aveva preso di mira Peter e Remus che di solito non contrattaccavano rendendogli tutto più facile.

«Distratto, signor Potter?»

Il professor Lumacorno interruppe i suoi pensieri con il suo tono irrimediabilmente gentile e pacato. Il ragazzo non si trattenne dal guardarlo storto: in fondo lui poteva benissimo essere a conoscenza di tutto e coprire i propri studenti – era pur sempre il direttore della casa dei Serpeverde e non si sarebbe stupito se avesse favorito i suoi studenti.

«Qualcosa non va, Potter?» continuò il professore puntando i suoi occhietti verso lo studente.

«No, professore: è tutto a posto… è una cosa normalissima che io sia qui a ricopiare stupidi libri che io non ho bruciato, piuttosto che allenarmi per la finale di Quiddich che ci sarà tra poco. Ah, dimenticavo: io non parteciperò alla finale. Io sono qui a copiare e reintegrare stramaledetti libri!»

James riprese fiato: si era sfogato, aveva dato fiato a tutta la rabbia che teneva dentro ed ora si sentiva meglio. Guardò Lumacorno, che lo fissava interessato del suo sfogo e solo allora si rese conto di aver urlato in tal modo contro un insegnante. Fantastico!

«Mi scusi professore, non volevo»

«Suvvia giovanotto, non c’è da preoccuparsi: in fondo è normale essere arrabbiati» lo rassicurò quello «Dunque tu sostieni che non hai appiccato l’incendio»

«No, signore: sarebbe una cosa stupida da fare… anche per me!»

Lumacorno continuò ad osservarlo ancora un po’: non c’era menzogna nei suoi occhi.

«E secondo lei, chi sarebbe il colpevole?» chiese il professore di pozioni, stavolta realmente curioso.

«I suoi studenti!» sputò James con ira «I Serpeverde mi hanno incastrato!»

Lumacorno fissò il giovane Grifondoro, stupito di quella risposta così decisa e mirata.

«Impossibile! Perché i miei ragazzi dovrebbero fare una cosa simile?»

Il suo volto era quasi indignato per quell’accusa e James si trattenne a stento dal ridere: sembrava quasi che lui, il lupo cattivo, avesse appena accusato degli agnellini innocenti, i Serpeverde. Era risaputo che quelli della casa del vecchio Salazar non erano il massimo dell’onestà e che non si facevano scrupoli a barare, se ne avevano bisogno.

“Non tutti” gli aveva detto una volta Remus “Non fare di tutta l’erba un fascio”; ma a dire la verità era convinto che quel detto non valesse per le serpi, ora più di prima.

«Tra poco c’è la finale di Quiddich, signore, contro i Serpeverde. Io sono il cercatore dei Grifondoro e per quanto possano trovare un sostituto, non sarà la stessa cosa» spiegò il ragazzo con tutta la modestia del caso.

Lumacorno continuò a guardare quel volto così deciso, gli occhi che lampeggiavano e i pugni chiusi con le nocche innaturalmente bianche. Che motivo aveva quel ragazzo di mentire e sostenere in quel modo la sua menzogna? Ma allora i suoi ragazzi avevano davvero fatto quanto sosteneva?

Doveva informarsi…

«Va bene, ragazzo, va bene. Ora continua a scrivere: i libri sono tanti…»

James si trattenne dal guardare di nuovo male il suo insegnante e cercò il rigo che stava copiando di uno dei libri bruciati completamente. Ma se la scuola poteva farsi recapitare delle copie dei libri da altre biblioteche, perché non teneva quelle o, per lo meno, le duplicava con la magia? Sarebbe bastato un colpo di bacchetta per mettere il sesto i libri, la partita di Quiddich e la sua carriera di cercatore che stava facendo un enorme capitombolo verso il basso.

 

I giorni passarono con una rapidità quasi folle e la punizione di James andava avanti senza modifiche e senza possibilità che ce ne fossero in futuro. Ogni giorno, dopo le ore di lezione e di compiti, il cercatore si recava nell’ufficio di Lumacorno e cominciava il suo lavoro di amanuense per poi tornare nella sua stanza a tarda notte e crollare sul letto senza avere la forza neanche di rispondere alle parole dei compagni che lo aspettavano alzati qualsiasi ora fosse. Dal canto loro gli altri Malandrini non avevano scoperto nulla di particolare: i Serpeverde erano muti come tombe e i loro sorrisetti furbi si sarebbero potuti attribuire solo alla convinzione di avere il campionato in tasca, piuttosto che ad un qualche sporco segreto che loro erano sicuri nascondessero.

Negli ultimi giorni, mentre ormai la finale era alle porte, James aveva notato che Lumacorno non era più nel suo ufficio ad attenderlo; le prime volte erano solo assenza momentanee, poi arrivarono al punto che il giovane era solo per tutto il tempo della punizione. In ogni caso, il cercatore non si fece problemi o domande: aveva fin troppe cose a cui pensare e i libri da copiare erano così tanti che avrebbe finito giusto per l’esame dei M.A.G.O.

I primi giorni Horace aveva semplicemente creduto che Potter stesse cercando di convincerlo della sua innocenza per poter partecipare alla finale, che stesse accusando i Serpeverde solo per togliersi dai pasticci; poi, però, non aveva potuto fare a meno di notare quei sorrisetti furbi che i suoi ragazzi – in particolare quelli che facevano parte della squadra di Quiddich – si scambiavano di continuo. Inizialmente aveva provato a parlare con loro fingendo di introdurre l’argomento con distrazione e disinteresse, ma non aveva ottenuto che commenti laconici o monosillabici, fino ad arrivare a cambiare discorso o a fare finta di non sentire le sue domande. Ora il professore di pozioni era sicuro che i ragazzi stessero nascondendo qualcosa e nonostante la delusione lo portasse a lasciar perdere la cosa, sapeva di dover andare fino in fondo alla questione, almeno per amore della lealtà.

Non tutti i Serpeverde erano scorretti.

Così aveva cominciato a seguire i giocatori, ad andare in biblioteca durante le loro ore di studio, a sentire i loro discorsi cercando anche solo una parola che li tradisse; ma non c’era che dire: quei ragazzi sapevano nascondere bene il loro segreto – fino a pochi giorni prima della partita quell’argomento non era stato neanche sfiorato e Lumacorno stava perdendo le speranze – se si potevano chiamare speranze – di coglierli sul fatto.

Il giorno prima della finale, però, Lumacorno dovette rivedere le sue convinzioni e convincersi che la fortuna prima o poi gira sempre.

Ormai era la sera prima della gran finale e Horace si era diretto in biblioteca più per abitudine che perché sperasse realmente di ottenere qualcosa. Cercava un vecchio libro sulle pozioni, qualcosa di rilassante da leggere, così da potersi liberare di quello strano ed insensato peso che gli si era formato all’altezza dei polmoni. In fondo lui aveva fatto tutto il possibile per arrivare alla verità, nessuno avrebbe potuto obiettargli nulla.

«Sì, è stato un stratagemma stupendo, capitano!»

Quella frase, ascoltata chissà come mentre gli occhi scorrevano con interesse sul libro, attirò l’attenzione del professore come se fosse stato risucchiato nel dialogo. Solo uno scaffale alto quasi fino al soffitto lo separava dal gruppetto dei Serpeverde che doveva tenere d’occhio. L’uomo chiuse il libro e senza fare il minimo rumore si avvicinò quanto più per poter sentire meglio la discussione.

«Mettere fuori gioco quel fesso di Potter è stato molto più facile del previsto» continuò un ragazzo che dalla voce pareva proprio il capitano della squadra di Quiddich.

«E domani… altro che cercatore infallibile! Quell’imbecille sarà ancora lì a copiare libri» sghignazzò uno del battitori dalla voce grossa.

«E dire che si è messo nei casini da solo!» continuò il capitano euforico «Il piano non sarebbe riuscito se lui non avesse avuto la fama di combina guai! Ma così convincere Madama Pince che ad appiccare l’incendio fosse stato lui è risultato fin troppo facile!»

Horace trasse il fiato: quella era una vera confessione! Per un istante sorrise: quel ragazzo era stato tanto astuto da progettare un simile imbroglio e da non farsi mai scoprire, eppure eccolo lì a spifferare il tutto, come se il pericolo fosse passato.

Poi, però, qualcosa di diverso lo invase: Potter aveva avuto ragione da sempre. I Serpeverde lo avevano incastrato per truccare la finale, ma ora lui conosceva il loro segreto e tanto bastava.

Perché lui doveva informare subito il preside, giusto? Dirgli quello che aveva scoperto e far si che tutto si risolvesse, non era così? Eppure questo voleva dire andare contro i suoi studenti, tradire proprio quelli della sua casa!

Lumacorno sospirò, poggiando il mento sul petto: che assurda situazione! Che decisione! Che aveva fatto di male per meritarselo? Aveva ficcato il naso, era uscito da quelli che erano i limiti delle sue competenze di professore. Ed ecco che ne pagava le conseguenze.

Rimorso o rinnegazione? 

Il professore di pozioni si arrovellò per alcuni minuti, valutando i pro e i contro di tutta quella faccenda con la massima accuratezza. In fondo… non bisognava proprio dire a tutta la scuola che a fare la soffiata era stato lui. Si sarebbe potuto anche mantenere il segreto fra gli insegnanti…

Horace si alzò, con una strana – quasi timorosa – determinazione e, nonostante l’ora tarda, si diresse verso l’ufficio di Silente.

No. Non tutti i Serpeverde erano scorretti.

 

«James! James, svegliati! Oh, avanti James!»

Il mattino dopo, Remus tentava con scarsissimo successo di svegliare il cercatore che la sera precedente era tornato davvero tardi in camera e che, soprattutto, avrebbe voluto svegliarsi direttamente il giorno seguente, saltando quello ormai cominciato.

Già: il giorno della finale, una finale che con grosse probabilità la sua assenza avrebbe regalato ai Serpeverde… meglio passarlo in totale catalessi, piuttosto che vedere quei… quei… ragazzi festeggiare immeritatamente.

«Fai spazio, Rem!» gli gridò Sirius uscendo dal bagno.

Teneva in mano un grosso secchio colmo d’acqua, con tutta l’intenzione di usarlo come mezzo drastico di risveglio da quel coma. I due malandrini lo guardarono tra lo scettico e il preoccupato.

«credetemi, è l’unico modo» disse in modo solenne Black e prima che ci fosse tempo di replicare aveva già rovesciato il secchio addosso all’ignaro studente.

James fece un salto improvviso, senza rendersi inizialmente conto di quello che stata succedendo; poi si guardò gli abiti bagnati e – dopo aver inforcato gli occhiali – focalizzò i tre ragazzi che sostavano poco lontani. Quando i suoi occhi si furono soffermati sul piccolo particolare del secchio, ancora stretto tra le mani di Sirius, tutto gli fu terribilmente chiaro.

«Sirius. Sei. Impazzito?» sibillò irato, aumentando il volume ad ogni parola.

«Non ti svegliavi…» fu la semplice risposta dell’altro.

«E che motivo hai per svegliarmi, oggi!» chiese ancora infuriato.

«Il professor Lumacorno ti vuole immediatamente nel suo ufficio. Questione della massima urgenza, ha detto» lo informò Peter, per placare la rabbia del Grifondoro.

Per alcuni istanti James lo guardò, senza capire davvero le sue parole. Il professor Lumacorno lo voleva subito nel suo ufficio? Alle 8 di mattina? Il giorno della finale?

Aveva una grandissima voglia di fregarsene e di rimettersi a dormire, ma si costrinse ad alzarsi, asciugarsi, vestirsi e andare da lui: era davvero curioso di conoscere “la questione della massima urgenza” che gli aveva causato quel brutto risveglio.

Davvero non immaginava quanto avrebbe dovuto ringraziare quel brutto risveglio.

 

«Voleva vedermi?» chiese quando fu arrivato davanti all’insegnante.

«Chiudi la porta, ragazzo e siediti: devo parlarti e non c’è molto tempo» fece l’altro con una serietà che incuriosì davvero James.

Fece quanto gli era stato detto e si sedette di fronte all’uomo che quella mattina sembrava così diverso dal solito.

«Dato che non c’è tanto tempo per i preamboli, passo subito al sodo: avevi ragione, ragazzo – i Serpeverde ti hanno incastrato con un piano brillante e hanno saputo tenere il segreto in modo davvero rigoroso… almeno fino a ieri sera»

James lo guardava senza capire. Stava davvero dicendo quello che le sue orecchie avevano ascoltato? Probabilmente era uno dei sogni che ultimamente faceva spesso: uno di quelli in cui disputava la finale nonostante non ne avesse il permesso. Tuttavia non ebbe il coraggio di interromperlo.

«Ho riferito al preside ciò che ieri sera ho sentito dire ai membri della squadra di Quiddich della mia casa e cioè che in realtà sono stati loro ad appiccare l’incendio nella biblioteca e a far ricadere le colpe su di te, per impedirti di disputare la finale di oggi. Silente è stato subito d’accordo con me nel sospendere la punizione e reintegrarti in squadra, figliolo»

Il cercatore avrebbe voluto tanto essere felice di quello che aveva appena sentito: niente più punizione e, soprattutto, la possibilità di giocare la finale; eppure c’era un retrogusto tanto amaro in quella notizia, che non poteva fare a meno di cogliere. Non si era allenato. Da quasi un mese non saliva sulla sia scopa: come avrebbe vinto, in quelle condizioni?

«Cosa c’è ora che non va, benedetto ragazzo? Non sei felice?» chiese incredulo Horace.

«No, signore. È davvero bello… ma io non sono allenato… credo che non farà molta differenza la mia presenza in questo stato…»

Lumacorno assunse l’aria di chi la sapeva lunga e sul suo volto si dipinse un grosso sorriso: aveva fatto bene, in fondo, ad accettare una possibile rinnegazione, piuttosto che un sicuro rimorso.

«Tranquillo, giovanotto! Ho pensato anche a questo» e mentre James lo guardava sbigottito estrasse da uno dei cassetti una piccola boccettina prendendola tra pollice ed indice.

Non era alta più di 4 cm, ma comunque finemente lavorata; all’interno c’era un qualche liquido color oro che pareva rispendere di luce propria e mettere in secondo piano il chiarore del nuovo giorno che rischiarava ufficio. Il Grifondoro rimase ad osservarla stranamente attratto, senza riuscire a staccare gli occhi da quell’oggetto tanto piccolo eppure – ne era certo – tanto potente.

«Sai cos’è questa?» chiese con fare saggio l’uomo.

James era sicuro che se questa domanda fosse stata fatta a Remus, avrebbero sicuramente già avuto una risposta, ma lui proprio non aveva idea di cosa fosse quella… cosa e – a dirla tutta – non gli importava particolarmente in quel momento.

«Questa» continuò il professore «È una pozione molto complicata da fare, ma dall’effetto davvero… vantaggioso. Il suo nome è felix felicis  e dona a chi la beve tanta fortuna»

In un attimo al cercatore fu tutto chiaro e inevitabilmente sorrise.

«Sta dicendo che posso prenderla per la partita di oggi?» chiese incredulo.

Il professore annuì porgendogliela.

«Sei stato ingiustamente ostacolato ragazzo: è ora che la fortuna giri un po’ nel verso giusto. Sarà il nostro piccolo segreto»

James guardò Lumacorno senza parole: ancora non gli sembrava vero. Aveva fra le mani la possibilità di rovesciare tutto e di mettere le cose a posto.

«Sì, signore: sarà il nostro segreto. Grazie!» riuscì a dire, poi corse fuori verso il campo di Quiddich, con un sorriso enorme sul volto.

 

Siamo finalmente giunti alla finale di Quiddich di quest’anno, signore e signori. Un anno entusiasmante che ha visto colpi di scena a non finire. Ultimo per ordine di tempo, la squalifica del cercatore dei Grifondoro: James Potter, che, pare, abbia causato danni alla biblioteca scolastica. Ma adesso non perdiamoci in chiacchiere: stanno entrando le due quadre. Ecco i Serpeverde: in prima fila scorgiamo il capitano –  Mark Hole – seguito dall’altro battitore – Stock – il cercatore – Holder – i tre cacciatori –  Brown, Allison e Since – e ultimo il portiere, Norteson. Ma ora diamo uno sguardo anche ai Grifondoro che pur con l’assenza del cercatore, tenteranno con determinazione di conquistare la fina… Aspettate! Ma quello lì è James Potter!

La voce del giovane telecronista era carica di tutta l’incredulità del caso: James sfilava accanto al proprio capitano con un sorriso quasi beffardo rivolto ai Serpeverde che guardavano la scena sbigottito. Il capitano delle serpi si avvicino, livido e furioso.

«Lui non può stare qui! Non gli è permesso disputare questa finale!» gridò all’indirizzo dell’altro capitano.

«Se vuoi, puoi fare rapporto a Silente; ma ti avviso che è stato lui stesso a permettermi di giocare» rispose con un ghigno il cercatore «Pare che finalmente abbiano capito che non sono stato io ad appiccare l’incendio!» e così dicendo prese il volo, godendosi dall’alto la faccia ancora più irata del capitano avversario, mentre si levava il coro festoso del pubblico Grifondoro. Oh, sì: era pronto a farli tutti neri!

 

«Signori! Voglio fare un altro brindisi alla vittoria dei Grifondoro!» annunciò Sirius «E a James Potter, miglior cercatore di tutti i tempi!»

Alla fine i Grifondoro avevano vinto alla grande – 220 a 30 – e James si stava godendo, ora, i festeggiamenti e le attenzioni che gli erano dovute.

Tutti i bicchieri furono alzati in aria per l’ennesima volta, ma quel giro era, per tutti, di Whisky Incendiario. Il cercatore si avvicinò agli altri Malandrini.     

«Ragazzi, mi spiegate dove avete preso il Whisky?» chiese curioso.

«Non lo immagini neppure!» sorrise furbo Black, facendo segno agli altri di avvicinarsi e chiudersi in cerchio «Abbiamo scoperto un passaggio segreto –  proprio dove c’è la statua della Strega Orba – che porta direttamente alla cantina di Mielandia! Da lì è stato abbastanza semplice arrivare ai Tre Manici di Scopa e prendere qualche bottiglia di Whisky incendiario»

James notò ancora il barlume di eccitazione negli occhi del compagno, fiero di aver scoperto una cosa tanto importante e tanto malandrina.

«Ma voi in questi giorni non doveva estorcere ai Serpeverde una confessione?» chiese con fare insinuante e sopraccigli alzati.

«L’abbiamo fatto!» si difese Remus e Peter annuì con sorrisetto isterico.

«Solo che mentre seguivamo uno dei giocatori, siamo finiti dietro la statua e non so come si è aperto il passaggio» spiegò Sirius, salvando la situazione in extremis.

Potter sorrise, calmo.

«Se non altro è finito tutto bene… e abbiamo un nuovo modo di spassarcela!» convenne con sguardo divertito.

Ad un tratto però, al cercatore venne in mente di aver dimenticato una cosa molto… importante. Lasciò i compagni ed uscì dalla sala grande, chiudendo dietro di se le porte e con esse anche gran parte degli schiamazzi e della confusione che vi erano dietro.

Il professor Lumacorno stava scendendo le scale proprio in quel momento, con la sua solita aria bonaria, diretto con molta probabilità nel suo ufficio.

«Professore!» lo chiamò James correndogli incontro.

«Ah, Potter» disse l’uomo voltandosi «Congratulazioni: una bella vittoria»

«La ringrazio… Ah, emh… volevo dirle una cosa» fece poi con tono indeciso.

«Certo, figliolo»

«Per quanto riguarda il nostro segreto…»

Horace lo guardò sorridendo.

«Non preoccuparti: con me è al sicuro» lo rassicurò

Il cercatore negò con la testa.

«Non è questo, signore: io mi fido di lei. Volevo solo che sapesse… che, beh, io non ne ho versato neanche una goccia» e mostrò la piccola boccetta, sigillata, così come l’aveva ricevuta.

 

 

 

 

 

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Salve, gente! Eccomi tornata a voi con una nuova shot appena reduce da un concorso. A proposito di questo voglio ringraziare _Mary, Nabiki93 e Fierobecca (che purtroppo non ha potuto giudicare) per aver indetto questo simpaticissimo contest.

E’ la prima volta che prendo in considerazione il personaggio di Lumacorno – che a dirla tutta non è fra i miei preferiti – ma è stato bello cimentarsi anche con lui. Che altro dire? Riporto qui sotto i giudizi:

 

Quarta classificata
Neanche una goccia, di Alchimista

Giudizio di Nabiki93:
Grammatica e sintassi: 8/10 punti
Stile: 9/10 punti
Sviluppo della trama: 10/10 punti
Originalità: 9/10 punti
IC dei personaggi: 8.5 /10 punti
Attinenza alla traccia data: 9/10 punti
Gradimento personale:6.5/ 8 punti
Totale:60
Trama studiata e avvincente,anche se per alcuni errori ho dovuto abbassare il voto.
Allora,per quanto riguarda la grammatica ti ho dato 8 perché ho notato vari errorucci qua e là,sicuramente di distrazione ( ad esempio: a invece di ha,verbo avere, oppure se invece di sé in alcuni punti mentre altre volte è scritto bene ,cosa che mi conferma che sono dovuti a distrazione).
Per lo stile,non ho niente da dire. Uno stile semplice,ma allo stesso tempo accurato e ricco di descrizioni.
Nello sviluppo della trama non potevo non darti 10! Completa e precisa se non,per un piccolo particolare: in realtà James Potter non era cercatore ,ma il cacciatore di Grifondoro. ( fonte: www.hp-lexicon.info/wizards/james.html)
Questo,in effetti, è un errore frequente (anche su wikipedia c’è scritto che James è un cercatore!), sicuramente alimentato dal fatto che in Harry Potter e la Pietra Filosofale viene detto appunto che è un cercatore. Comunque non ha influenzato eccessivamente sul voto.
Per l’IC dei personaggi,mi sembra buono. L’unico che forse non mi convince del tutto è Lumacorno e forse anche il fatto che James sia andato in biblioteca a fare il tema di Storia della magia,ma per il resto mi sono parsi perfetti.
In conclusione la fan fiction a mio parere è attinente alla traccia:i personaggi ci sono tutti,anzi ne hai aggiunti altri che hanno completato il quadro e che nonostante siano solo secondari sono caratterizzati in maniera molto approfondita.
Un ottimo lavoro!!!Complimenti!!!



Giudizio di _Mary

Grammatica e sintassi: 7.5/10
Stile: 9.5/10
Sviluppo della trama: 10/10
Originalità: 9/10
IC dei personaggi: 8/10
Attinenza alla traccia data: 9.5/10
Gradimento personale: 6/8

Totale: 59.5/68

Cominciamo dalla grammatica: ci sono un po’ di errori, sia di battitura che di altro genere. Per esempio, in tutta la storia ricorre il nome ‘Quiddich’, scritto così; è ‘Quidditch’. Ad alcuni ‘sé’, particella riflessiva, manca l’accento, c’è un ‘ha’, presente indicativo del verbo avere scritto senza ‘h’, alcuni nomi come ‘Portiere’, ‘Boccino’, ‘Nati Babbani’ sono scritti senza maiuscola, ed un ‘4 cm’ che è da cambiare in ‘quattro centimetri’ – oltretutto, ma questa è una fissazione mia che non ho considerato nel punteggio, nel Regno Unito non si usano i centimetri.
Il tuo stile mi piace molto: è semplice, lineare, e la tua fan fiction si legge con vero piacere.
Penso che tu abbia sviluppato bene la tua trama: da qualche spunto s’arso’ sei riuscita a creare una trama che definire complessa sarebbe eccessivo, ma che non è neanche semplicissima. Sei riuscita a seguire il corso della storia con linearità e semplicità, senza ‘perdere il filo’.
Ottima anche l’originalità, dato che ci hai mostrato un James piuttosto diverso dai soliti: per una volta si trova in una situazione non facile dalla quale non avrebbe potuto tirarsi fuori senza l’aiuto inaspettato di Lumacorno – che è davvero ‘gustoso’ in veste di investigatore.
La caratterizzazione dei personaggi è buona, l’unica pecca sono i Serpeverde, che, forse, avresti potuto caratterizzare un po’ meglio. Così sembrano quasi avere tutti la stessa voce, avrei apprezzato qualcosa in più che distinguesse i vari componenti del gruppo.
Ottima l’attinenza alla traccia: hai inserito tutto ciò che ti era stato dato, e ogni elemento ha una certa importanza nella storia. Peccato solo che compaiono alla fine, e che tu non gli abbia dato un ruolo più centrale.
La tua fan fiction è gradevole e fresca, mi è piaciuta l’idea di renderla una specie di piccolo ‘giallo’. James non è il dio sceso in terra di molte altre fan fiction e Lumacorno mi sembra piuttosto IC – ed io amo questo personaggio, per cui ho davvero apprezzato la sua riuscita. Non so se avessi già trattato il suo personaggio in altre fan fiction, ma se è il tuo primo tentativo ti assicuro che è molto riuscito.



Totale: 119.5/136   

 

 

 

Spero che la storia sia di vostro gradimento. Ringrazio coloro che recensiranno, quelli che la metteranno fra le preferite o da ricordare.

Un bacio, alla prossima n______n

 

Alchimista ~ ♥

   
 
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