Questa fanfiction è stata scritta per un Concorso Letterario
dell'Archivio Dama Verde (” http://www.damaverde.net/public/fanfictions/index.php)
:“Remember Me” e le prime parole sono la traccia scritta dalla Dama.
THEN THE NIGHT COMES
“Era morto.
Lui era morto.
Il sole tramontava oltre le colline: un immenso disco di fuoco rosso, ardente
al di là dei confini neri del suo mondo.
Il Mago strinse convulsamente le dita intorno alla bacchetta: ormai era uno
strumento inutile, inerte, privato della sua magia.
Senza neanche rendersene conto la spezzò, con gli occhi vuoti.
La donna che era rimasta in disparte gli sfiorò la spalla, con una dolcezza
composta. Una strana, malinconica tenerezza.
- Non preoccuparti... - sussurrò.”
Non
preoccuparti?!
Come
poteva non preoccuparsi?!
Scagliò a
terra ciò che rimaneva della sua bacchetta e lanciò uno sguardo denso di odio
alla donna dai capelli neri che gli stava dietro, lei gli sorrise, divertita da
quel barlume di odio che vedeva lampeggiare nei suoi occhi, e si passò una mano
tra i lunghi capelli neri sorridendo.
-
Non
preoccuparti.- ripeté, e senza aggiungere altro si voltò, facendo svolazzare il
lungo mantello nero e l’abito di un rosso scuro, il colore del sangue
coagulato.
Lui
rimase inebetito, lo sguardo che vagava sulle macerie che li circondavano
mentre lei, tranquilla e sicura come sempre, andava dritta per la sua strada;
poco importava se era giusta o sbagliata, seguiva sempre le sue idee, lei, fino
in fondo.
Un alito
di vento le scompigliò i capelli quando si voltò a chiamare l’uomo.
-
Rodolphus!
Insomma! Vuoi venire o no? Dobbiamo andarcene da qui!
L’uomo la
guardò intimidito dalla sua impassibilità e finalmente mosse dei passi verso di
lei.
Si
sentiva come un bambino sperduto che muove i primi passi verso la madre, sicuro
che li troverà amore e protezione.
E così
era.
Certo,
Bellatrix Black Lestrange non era la più affettuosa delle figlie, tanto meno
delle mogli, ma sapeva che, a modo suo, l’amava.
Lei si
voltò di nuovo, verso quell’orizzonte rosso e secco che lentamente si tingeva
di blu e allungò una mano dietro di sé, senza voltarsi, in attesa che l’uomo la
prendesse.
Era lei a
condurre in gioco, dal primo giorno che si erano conosciuti, e mai lui aveva
fatto obiezione.
Lei
nuotava sempre contro corrente, spingendo e spintonando per farsi largo nella
vita che voleva e lui non faceva altro che farsi trascinare nella sua scia,
incapace di allontanarsi da lei, di
liberarsi dal suo magnetismo.
La donna
si passò una mano tra i lunghi capelli neri per allontanarli dal volto, senza
però interrompere la sua decisa marcia verso l’orizzonte.
-
È
finita Bellatrix… è morto…- mormorò l’uomo ancora nella salda presa della
moglie.
-
Non
preoccuparti, non finirà così! Lui ritornerà!
-
Ascoltami!-
urlò strattonando la donna e obbligandola a fermare la propria marcia serrata-
L’abbiamo visto entrambi! Non c’era nulla! Non c’era più nulla di lui!
-
Lui
non si fa sconfiggere da un lattante Rodolphus!
-
Invece
così è stato! E noi finiremo in galera per il resto dei nostri giorni!
-
Devi
smettere di preoccuparti amore mio… non finirà così.
-
Come
può non finire così? Ci hanno visti! Tra maghi e babbani ci hanno visti in
molti! Non possiamo sfuggire al processo!
-
Ce
la caveremo Rodolphus, ce la siamo sempre cavata.- rispose lei con un sorriso
di sfida.
-
Questa
volta è diverso!
Lei lo
guardò senza capire.
Fin da
quando era piccola era sempre riuscita a tirarsi fuori dai guai grazie al suo
fascino malvagio e al sottile magnetismo che emanava, nessuno ne rimaneva
immune, perché ora non avrebbe dovuto funzionare?
Guardò
l’uomo che aveva sposato, piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte e
le tempie; lei lo prese per il bavero e lo avvicinò a sé, baciandolo con
passione.
Quando si
separarono lui rimase immerso in quell’oceano oscuro che erano i suoi occhi,
neri come il fondo del mare.
-
Bellatrix…
mia bellissima Bellatrix…- gli sussurrò sulle labbra, mentre con una mano le
toglieva un rametto secco dai capelli.
Più la
guardava e più si rendeva conto che mai e poi mai si sarebbe lasciato separare
da lei e che mai avrebbe permesso a qualcuno di farle del male, fosse stato
anche l’Oscuro Signore in persona.
Si
pietrificò di colpo, quel nome lo aveva fatto sprofondare di nuovo nella più
cupa disperazione.
Lei
sorrideva, felice come una bambina.
Una
bambina, ecco che cos’era la sua sposa, una bambina dal corpo di donna,
l’intruglio più sensuale ed accattivante che mai avesse messo piede su questa
terra.
Come si
poteva condannarla per gli efferati delitti che aveva commesso?
Non era
che una bambina! E uccideva con la stessa cattiveria di un bimbo che strappa le
ali ad una farfalla.
-
Ti
sei incantato?- domandò divertita, poi di nuovo si diresse a passo svelto verso
la casa che condividevano da anni.
Lui
rimase come inebetito a guardarla da dietro, mentre lei si allontanava lungo il
viale alberato che portava a casa loro diventando di attimo in attimo più
piccola, fino a scomparire dentro l’antico palazzo della famiglia Lestrange.
Il marito
la seguì titubante e preoccupato, a nulla erano valse le parole
d’incoraggiamento della donna, sentiva la paura serpeggiargli sottopelle.
Avvicinò
nervosamente la mano al braccio sinistro e strinse il tessuto proprio lì dove
sapeva essere l’oscuro marchio che gli deturpava la pelle, poi lasciò la presa
e nervosamente riprese a camminare lungo la strada che diveniva di attimo in
attimo più oscura.
I suoi
passi sembravano riecheggiare all’infinito, sollevando di volta in volta un po’
di terra che andava a depositarsi confusamente sulle scarpe e sui pantaloni
dell’uomo.
Alzò il
capo di scatto, come sorpreso da un rumore improvviso, ma non intorno a lui non
c’era nulla e tutto ciò che si poteva udire era il respiro della città che
diveniva pian piano più regolare,come se fosse sul punto di addormentarsi.
Lasciò
vagare lo sguardo sulle case vicine. Una famiglia era riunita davanti alla
tavola e i bambini vociavano correndo per tutta la cucina mentre la madre
continuava ad alzare lo sguardo preoccupata e dirigerlo verso il camino,
situato in fondo alla cucina;
probabilmente aspettava il marito in ritardo, si disse Rodolphus notando il
posto vuoto a capotavola.
In
un'altra stanza due giovani erano abbracciati davanti alla finestra della loro
camera e osservavano il giorno che lentamente moriva.
Rodolpuhs
Lestrange inspirò profondamente cercando di incanalare un po’ di quella calma
nel suo corpo così scosso.
Calma…
quiete… immobilità… morte…
Queste
parole giravano con insistenza nella sua mente, senza ch’egli riuscisse a
sottrarsi a questo circolo vizioso, eppure la morte era proprio tutto ciò a cui
non voleva pensare!
Il Lord
Oscuro era morto… ne era sicuro… l’aveva visto coi suoi occhi! Sua moglie
sbagliava a credere che da qualche parte fosse ancora vivo… no… non lo era… era
stato sconfitto da un bambino… un innocente e innocuo bambino.
La porta
di casa sua si aprì mentre ancora era immerso nei proprio pensieri e un piccolo
elfo domestico malconcio fece la sua apparizione.
-
Il
padrone non mangia?- domandò il piccolo essere con lo strano accento degli
elfi.
-
Dì
alla padrona che arrivo subito.
L’elfo
annuì e si diresse velocemente in una delle tante sale del palazzo, nel
frattempo Rodolphus salì in camera sua e si tose il lungo mantello nero
lasciandolo cadere al suolo, poi estrasse dalla tasca la maschera bianca e la
buttò sul letto con un gesto di stizza.
Era
finita.
Era
decisamente finita.
Si
diresse in bagno per farsi una doccia veloce, poi si rivestì con i capelli
ancora bagnati che gocciolavano sul completo nero che indossava.
-
Avevi
fretta di mangiare?- gli domandò la moglie, seduta a capotavola dall’altra
parte del lungo tavolo di vestro.
-
No.
-
Potevi
asciugarti i capelli allora, hai l’aria in disordine e sai che non mi piace il
disordine.
Il
candeliere barocco illuminava la stanza con strani giochi di luci ed ombre che
rendevano Bellatrix ancora più affascinante e crudele.
Cercò gli
occhi della sua sposa, ma ciò che vi trovò furono solo contegno e dignità.
Sempre
all’altezza della situazione… questa era lei.
La
osservò portarsi il cibo alla bocca con le posate d’antico argento della casa
continuando a guardarlo infastidita.
-
Non
ti siedi?- domandò, ma il marito sapeva bene che la sua non era una domanda…
era un ordine.
Sorrise e
si sedette di fronte a lei, ma aveva osato avvicinare la sua sedia a quella di
lei.. quello era il suo territorio e lui sapeva che mai ci avrebbe posto piede
fino al giorno in cui lei non l’avesse deciso.
L’uomo
non si fece neanche portare da mangiare, ma rimase a guardare la moglie,
appoggiando il mento sulle mani intrecciate.
-
Non
sta bene tenere i gomiti sul tavolo.- disse lei senza alzare lo sguardo dal suo
piatto.
Sua
moglie era davvero incredibile.. presuntuosa, dispotica, crudele e sadica…
eppure era così pura…
Era il
male puro.. quel male che si compie senza sapere perché… quel male che è male
già per il solo fatto che esiste!
Non
doveva fare niente per far del male… bastava un suo sguardo perché la gente si
allontanasse impaurita, un suo gesto per ferire una persona… eppure lei non
sapeva e non capiva come tutto ciò potesse accadere.
Lei
sospirò.
-
Non
capisco perché ti preoccupi così tanto! Andrà tutto bene… in un paio di giorni
la situazione si risistemerà vedrai!
-
Uhm…
-
Non
fare quella faccia Rodolphus! Sai che sarà così! Insomma! È sempre stato così!
L’Oscuro Signore non ci abbandonerà!
-
L’Oscuro
signore CI HA GIA’ ABBANDONATI!- sbraitò l’uomo incapace di contenersi.
-
Non
è affatto così!
-
Perché
non lo capisco Bellatrix! Dobbiamo scappare! Nasconderci! Andarcene! Dobbiamo
fare qualcosa!
-
Non
fino a che Lui non lo ordinerà!
-
Non
ordinerà più niente!
-
Smettila
Rodolphus! Se ti sentisse sarebbe molto amareggiato dal tuo comportamento!
L’uomo
voltò il capo cercando di trattenere la furia cieca che scorreva nelle sue vene
con il sangue che affluiva con vampate al suo volto.
-
Andiamo
a dormire Rodolphus… siamo stanchi tutti e due… è stata una lunga giornata.-
gli sussurrò sulle labbra, poi lo prese sottobraccio e salì con lui la
scalinata di marmo scuro.
Lui si
lasciava condurre da lei, annegando nel profumo intenso dei suoi capelli e reggendosi
a lei come se fosse la sua unica ancora di salvezza in quel maremoto che era la
vita.
Lei
sorrise accompagnandolo al letto e svestendolo con calcolata lentezza,
carezzandogli voluttuosamente il petto e infilando le dita sottili tra i
capelli ancora umidi.
-
Ti
prenderai un malanno…- sussurrò divertita.
Lui
l’abbracciò d’impulso e affondo il viso suo seno, respirando il profumo della
sua pelle, poi la lasciò andare e la guardò muovesi, selvaggia ed elegante come
una nera pantera.
La
osservò svestirsi senza accennare un minimo di pudore, sicura di sé come
sempre; la seguì con lo sguardo fino a che non finì i suoi rituali per la notte
e si sdraiò al suo fianco.
Le
lenzuola leggere frusciarono nel silenzio di quella notte e pochi attimi dopo
la donna si rilassava in attesa di coricarsi tra le braccia di Morfeo.
L’uomo
continuava a fissarla, incapace di cogliere perfettamente la bellezza della
donna… voleva imprigionare tutti i particolari della sua figura aggraziata e
decisa, voleva imprimerli con forza nella sua mente come erano impressi nel suo
cuore.
La donna
si girò nel sonno rivolgendo il suo volto verso di lui che rimase ad osservare,
rapito, le curve nette delle sopracciglia, il reticolo quasi invisibile di
rughe i espressione, le ciglia lunghe e morbide e le labbra. Sarebbe morto per
quelle labbra! Mai ne aveva viste di così dolci e morbide, succose come un
frutto, rosse e turgide come un fiore sbocciato da poco.
Lui
meglio di chiunque sapeva cosa poteva uscire da quella bocca… eppure ne era
attratto irresistibilmente!
Si sporse
leggermente e sfiorò quelle labbra con le proprie.
La donna
aprì gli occhi divertita.
-
Ancora
non dormi?
-
Non
ancora…
-
Vuoi
aspettare che faccia l’alba per scacciare i tuoi incubi?
-
Sì…
voglio vedere la luce di domani.
-
C’è
sempre un domani.
-
Ne
voglio conferma…
-
Tutto
questa notte non è che una parentesi… tornerà il sole vedrai! Nel mondo come
nella nostra vita! Tornerà!
-
Sì…
dopo il buio viene la luce…- mormorò l’uomo- Dopo la notte viene il giorno…
-
Il giorno..
ho sempre odiato il giorno…- mugugnò infastidita, ma l’uomo non diede segno di
aver udito il suo lamento, preso com’era dai suoi pensieri.
-
Poi viene
il giorno…- sussurrò ancora, ignaro che fuori dalla sua abitazione si stavano
riunendo numerosi Auror.
Fine