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Autore: LadyMorgan    04/08/2010    4 recensioni
Le riflessioni di un bambino di dodici anni sotto una pioggerella primaverile.
[...] Continuava a piovere. Una pioggerellina leggera e fittissima, che inzuppava fino al midollo.
Ma la pioggia era buona.
La pioggia non giudicava e perdonava, sapeva rilassare e gli donava una solitudine che agognava da quando era tornato.
La pioggia colpiva tutti allo stesso modo, non faceva distinzioni.
E poi quel ticchettio ritmico sull’asfalto era rassicurante, regolare… sembrava una voce che gli sussurrasse una ninnananna.
Una voce gentile che gli mormorava all’orecchio. [...]
Partecipante al contest Time of Your Song indetto da Vogue.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senti che Fuori Piove

Ad Alex

Sally cammina per la strada

senza nemmeno guardare per terra

 

Pioveva.

Questo era tutto quello di cui il ragazzo si rendeva conto in quel momento, le gocce che gli cadevano imperterrite addosso erano gentili, lo lavavano, gli davano la sensazione di poter sciacquar via i suoi pensieri.

Teneva le mani affondate nelle tasche del cappotto scuro, forse liso sui gomiti e scucito sulle spalle, ma almeno caldo, e fissava davanti a sé con sguardo vacuo, cercando disperatamente di controllare i suoi pensieri.

Ma un bambino di appena dodici anni, per quanto abile, non è ancora in grado di svuotare la mente tanto da non soffrire più per ciò che la riempie.

 

Sally è una donna

che non ha più voglia

di fare la guerra

 

Era stanco. Tanto stanco che avrebbe voluto potersi fermare e addormentare, ma non riusciva a smettere di camminare, non riusciva neppure a trovare un riparo dalla pioggia incessante che lo bagnava. Ma dopotutto, aprile era un mese piovoso, e Pasqua era in aprile.

E lui si stava muovendo, quindi era ovvio che si sarebbe bagnato.

Gli piaceva la pioggia, aveva un bel rumore, ovattato, e stendeva su tutto il paesaggio un velo sottile ma quasi palpabile che consentiva di nascondersi.

E poi, nessuno camminava nei giorni di pioggia abbastanza lentamente da guardarlo. C’era molta meno gente in giro, anche se la flemma inglese consentiva un viavai molto più diffuso che altrove.

Però il gioco di luci ed ombre impediva di vedere i lividi che aveva sul viso, il graffio sottile sopra il sopracciglio, la fatica che gli costava dilatare il costato per respirare…

No, nessuno osserva quando c’è la pioggia. Vede, ma non osserva.

E lui la amava per questo, perché finalmente poteva nascondersi restando in mostra.

Era troppo stanco di guerriglie nascoste, ce n’erano già a sufficienza a casa sua.

Casa.

Non era affatto sicuro di poterla definire casa.

Casa è un posto dove ti puoi sentire amato, coccolato, sicuro…

Ma da lui, sua madre lo aveva accolto a malapena con un cenno del capo, per poi ripetergli che sarebbe dovuto restare ad Hogwarts, suo padre, quando era tornato ubriaco fradicio dal pub, lo aveva visto e aveva cominciato a schernirlo e percuoterlo, e per potersela cavare era dovuto scappare fuori.

No, un quotidiano campo di battaglia non poteva essere casa.

Non con i suoi genitori che strillavano a tutte le ore del giorno e della notte, con suo padre che tornava con la mascella sempre più gonfia dall’alcool e il cervello sempre più abbrutito dalla sua perenne insolvenza, non con sua madre frustrata e inacidita da quella situazione, dalla sua magia estinta per un polo negativo perenne…

Era stanco.

Non ne poteva più di quella situazione, che andava avanti fin da quando aveva memoria.

La pioggia almeno lo coccolava.

Nascondeva le sue lacrime, gli forniva un rifugio pacifico, gli permetteva di pensare.

Non voleva la guerra. Ci era nato e la conosceva amaramente, ma non la voleva. Non voleva essere così inerme.

Era tanto stanco…

 

Sally ha patito troppo

Sally ha già visto che cosa

ti può crollare addosso

 

Nei suoi ricordi più nebulosi, quelli risalenti alla primissima infanzia, gli sembrava di ricordare suo padre sorridere. Sorridere e pizzicargli le guance, con una risata roca che era il primo ricordo marchiato a fuoco nella sua mente di bimbo.

Con più chiarezza riusciva a vedere le carezze della madre, durate più a lungo. Ma poi anche quelle sparivano, sostituiti dal passato più recente e dallo stesso presente.

I suoi avevano cominciato a urlare, a litigare, e suo padre a bere.

C’era stato un periodo, quando aveva appena compiuto cinque anni, che lui era uscito di casa sbattendo la porta e poi era sparito dalla circolazione per quasi un mese, mentre sua madre diventava sempre più nervosa e era sempre sul punto di sgridarlo o piangere.

Poi era tornato e tutto era cambiato, per sempre.

Tornava sempre più tardi, con lo sguardo allucinato di chi ha bevuto. Era stato licenziato dalla fabbrica in cui lavorava quando lui aveva nove anni e da allora anche riuscire a mangiare era diventato difficile. I pochi mobili, i libri, erano stati progressivamente venduti. Solo la televisione malandata e il vecchio divano non avevano preso la via dei banchi dei pegni, perché suo padre l’aveva impedito.

Sua madre aveva cominciato a urlargli contro e lui a darle addosso, e quando lui aveva cominciato a sentire la sua magia fuoriuscire sotto i suoi occhi estasiati di bambino il padre aveva cominciato a prendersela anche con lui, spezzando quel po’ di affetto che era ancora rimasto per lui.

Tutto il suo mondo era crollato, si era attaccato a sua madre per salvarsi dal padre e anche la madre lo aveva quasi ignorato, preoccupandosi solo che non entrasse in contatto col marito per poi crogiolarsi nell’autocommiserazione.

Non aveva più ricevuto un abbraccio o un bacio, mai, e aveva sviluppato una sorta di blocco verso quelle manifestazioni di affetto. L’affetto, dopotutto, era solo una farsa.

La sua famiglia ne era la prova vivente.

 

Sally è già stata punita

per ogni sua tentazione o debolezza

per ogni candida carezza

data per non sentire l’amarezza

 

Non c’era niente che potesse fare, se n’era accorto già da tempo.

Ma voleva restare con la madre, perché malgrado tutto le voleva ancora bene e sapeva che il padre la maltrattava. Lei, una strega!

Per quello era tornato sia a Natale che a Pasqua, nonostante il parere contrario della madre che preferiva vederlo al sicuro, a Hogwarts, dove la violenza del marito non avrebbe potuto raggiungerlo.

Era talmente orgogliosa del fatto che fosse finalmente a scuola…

Il padre invece lo considerava un mostro, una aberrazione, uno scherzo della natura. Avrebbe fatto di tutto per impedirgli di andare, ma non ne era in grado.

Ormai era a malapena in grado di ricordare perché era perennemente amareggiato.

L’alcool non perdona nessuno.

Più e più volte si era chiesto perché sua madre avesse sposato suo padre, un Babbano… e per di più un Babbano scansafatiche, violento e ubriacone. Non c’era nessun motivo che lei, una purosangue di antico lignaggio, si umiliasse tutti i giorni di fronte ad uno sporco Babbano inutile.

Difficilmente riusciva a perdonarla per quello.

Avrebbe tanto preferito una famiglia di maghi, dove la magia fosse all’ordine del giorno e dove nessuno lo avrebbe picchiato solo perché era riuscito a far sollevare un sasso.

Sua madre lo aveva tradito, sposando un Babbano. Avrebbe potuto essere felice con un mago, e far felice anche lui.

E invece era lì, senza più un briciolo di magia che potesse aiutarla a scappare o reagire.

Anche lei pagava un conto molto salato per un attimo di debolezza.

Ma lei almeno aveva scelto il suo reato.

Lui stava scontando una pena per una colpa che non era sua.

Voleva restare a Hogwarts, ma non poteva. Non poteva lasciare sola sua madre, che aveva bisogno di lui, e questo lo sapeva.

Per questo, malgrado l’amarezza, malgrado la rabbia, si costringeva ad arrancare fino a Spinner’s End durante le vacanze.

 

Senti che fuori piove

senti che bel rumore

 

Continuava a piovere. Una pioggerellina leggera e fittissima, che inzuppava fino al midollo.

Ma la pioggia era buona.

La pioggia non giudicava e perdonava, sapeva rilassare e gli donava una solitudine che agognava da quando era tornato.

La pioggia colpiva tutti allo stesso modo, non faceva distinzioni.

E poi quel ticchettio ritmico sull’asfalto era rassicurante, regolare… sembrava una voce che gli sussurrasse una ninnananna.

Una voce gentile che gli mormorava all’orecchio.

 

Sally cammina per la strada sicura

senza pensare a niente

ormai guarda la gente

con aria indifferente

 

Accelerò il passo per poter superare la strada ed evitare le pozzanghere.

Le rare macchine che sfrecciavano sulla strada non facevano alcun conto a un ragazzino mingherlino che procedeva spedito senza una meta precisa.

La pioggia poteva svuotare la mente, se le consentivi di farlo.

Rilassava, permetteva di pensare nuovamente con lucidità.

Sospirò profondamente mentre sollevava il mento con aria di sfida.

Lui non aveva bisogno di quel mondo pidocchioso in cui era stato rinchiuso per undici anni. No, perché ora lui aveva una vera casa, una in cui trovarsi a suo agio e al sicuro, dove c’erano persone a cui importava di lui.

Che gliene importava di quei sudici Babbani? Non potevano più fargli niente.

Aveva cominciato a creare una breccia nella sua gabbia, e non si sarebbe fermato fino a quando non avrebbe potuto aprire le ali e volare via.

I rari passanti che incrociavano ricevevano in risposta ai loro sguardi frettolosi un’occhiata indifferente, quasi di scherno.

Quello non era il suo mondo, e i suoi insulsi abitanti non significavano niente.

Aveva di meglio, molto meglio di quanto ognuno di loro potesse sperare.

 

Sono lontani quei momenti

quando uno sguardo

provocava turbamenti

quando la vita era più facile

e si potevano mangiare

anche le fragole

 

Ormai non era più un bambino, e stava imparando a difendersi, materialmente e psicologicamente.

Non si sarebbe più lasciato spaventare dal padre, lo aveva promesso, qualunque cosa avrebbe potuto fargli. Non lo avrebbe più guardato picchiare la madre senza fare niente, a costo di venir picchiato anche lui. Era appena successo, dopotutto, e si era accorto che la cosa gli era straordinariamente indifferente. Niente che quell’uomo potesse fare, ora, era in grado di tangerlo.

Né uno sguardo di disprezzo, né un pugno, né un urlo.

Non era più niente per lui, lo aveva deciso osservandolo quella mattina.

Certo, non sarebbe stato facile. Era convissuto con quel terrore per anni, liberarsene d’un tratto non sarebbe stata una passeggiata, ma si sentiva in grado di farlo. Non poteva permettere a quell’uomo di condizionargli la vita come aveva fatto fino ad allora.

La sua vita sarebbe stata diversa, non sarebbe stata quella babbana in cui la stupidità di sua madre lo aveva costretto fino ad allora.

La sua vita non era più quella che era stata prima che sua madre dicesse a suo padre che era una strega, ovviamente, ma non sarebbe stata neppure quella successiva.

Non ci sarebbero stati i buffetti sulle guance e le coppe di fragole nelle domeniche primaverili, ma neppure le percosse e il rumore delle bottiglie infrante dalla violenta collisione con il muro.

 

Perché la vita è un brivido che vola via…

è tutto un equilibrio sopra la follia

…sopra la follia…

 

Perché la nostalgia del passato poteva fargli male più dell’amarezza per il presente.

Ma ora aveva un’alternativa, un’alternativa a cui si sarebbe aggrappato fino alla fine, un’alternativa che gli avrebbe permesso di separarsi da quel mondo che odiava, di restare indifferente ai suoi capricci e alle sue etichette.

Dopotutto, si vive una volta sola.

 

Senti che fuori piove

senti che bel rumore

 

Riuscì alla fine a fermarsi vicino ad un lampione per assaporare meglio la pioggia. Sembrava avere un gusto migliore ora che era riuscito a mettere ordine fra i suoi pensieri.

Con il fantasma di un sorriso sulle labbra, alzò il viso al cielo e chiuse gli occhi per sentire meglio le gocce picchiettargli sul viso con il leggero ticchettio che caratterizzava quelle pioggerelle primaverili.

La pioggia era una vecchia amica che lo visitava periodicamente quando ne aveva bisogno, non mancava mai. E una volta che lo aveva raggiunto, lo vezzeggiava e lo aiutava a riflettere, offrendogli un ambiente ideale: nebuloso, attutito, vago, confortevole, familiare.

 

Ma forse Sally

è proprio questo il senso il senso

del tuo vagare

 

Dopotutto era per trovare quel conforto che usciva ogni volta che le prime nuvole facevano capolino.

Vagava in un ambiente da molti giudicato molesto per riuscire a ritrovare sé stesso, per poter riacquistare la calma e la logica, due qualità che, da buon Serpeverde, non gli facevano difetto, ma che il mondo a cui era stato attaccato fino a poco prima riuscivano sempre a sottrargli.

 

Forse davvero ci si deve sentire

alla fine un po’ male

 

Sapeva che le sue maggiori caratteristiche derivavano da quegli anni bui in cui era stato male senza averne colpa.

La sua poca fiducia negli estranei, negli altri in generale, la sua introversione, la sua latente amarezza, il suo terrore di essere nuovamente respinto, il suo cinismo mordente, la sua abilità nel rialzarsi sempre, tutto gli derivava da quel periodo che non aveva mai mostrato un briciolo di simpatia alla sua infanzia.

Ma almeno gli aveva fornito le prime armi per muoversi nel mondo.

 

Forse alla fine di questa triste storia

qualcuno troverà il coraggio

per affrontare i sensi di colpa

e cancellarli da questo viaggio

per vivere davvero ogni momento

con ogni suo turbamento

…e come se fosse l’ultimo

 

Probabilmente i suoi genitori non sapevano neppure cosa gli avevano fatto, che vita gli avevano regalato.

Era stato causa e materia dei loro litigi, ma mai partecipe. Come un cane.

Chissà, forse un giorno lo avrebbero realizzato.

Forse un giorno sarebbero riusciti a capire cosa avevano fatto alla sua infanzia mutilata, forse sarebbero riusciti a provare rimorso per quegli anni rozzi e brutali che lo avevano segnato così in profondità, forse avrebbero provato a porvi rimedio…

Scoppiò a ridere senza neppure accorgersene.

Chi se ne sarebbe dovuto accorgere, il suo caro padre distrutto dall’alcool o la sua diletta madre esacerbata dall’amarezza?

I suoi genitori erano già al di là di ogni possibile ritorno.

Non sarebbero più riusciti a vivere, si sarebbero consumati la vita dietro quel matrimonio fallimentare e quell’unione odiosa a entrambi e non sarebbero più riusciti a staccarsi da quel circolo vizioso.

Ma lui non sarebbe rientrato in quel vortice che li portava alla fine del tunnel della follia.

Aveva già cominciato a staccarsi anni prima, e ora non sarebbe più tornato indietro.

Se era sopravvissuto a quello, sarebbe sopravvissuto a tutto.

Non avrebbe più avuto paura di niente.

Sarebbe vissuto tanto pienamente che non avrebbe temuto neppure che la morte potesse annullarlo. Avrebbe vissuto con tutta l’intensità che i suoi genitori avevano rifiutato, avrebbe vissuto tanto che l’unica paura della morte che avrebbe mai avuto sarebbe stato di temerla.

 

Sally cammina per la strada leggera

ormai è sera

si accendono le luci dei lampioni

tutta la gente corre a casa

davanti alle televisioni

 

Stava calando il buio, anche se con le nuvole bigie a coprire il cielo ci si faceva meno caso.

Riprese a camminare. Non che avesse fretta di tornare a casa, ma sapeva di non poter continuare a girare a vuoto: stava già cominciando a sentire il freddo.

La luce del lampione più vicino a lui tremolò e si accese, come fecero tutti quelle vicine.

Anche all’interno delle case si potevano vedere lampade accese che delineavano la silhouette degli abitanti, che segnalavano l’inizio dell’ora di cena, dove orde di famiglie felici si sarebbero riunite di fronte a un tavolo a gustare il coniglio arrosto e le nonne avrebbero portato un cestino di “Hot-cross Buns” da dare alla famiglia…

Dopotutto Pasqua era una festa di un certo spessore, no?

 

ed un pensiero le passa per la testa

forse la vita non è stata tutta persa..

forse qualcosa s’è salvato

forse davvero…

non è stato poi tutto sbagliato

forse era giusto così… eheheh…

forse ma forse… ma sì!..

cosa vuoi che ti dica io

senti che bel rumore…

 

«Sev! Ehi, Sev!»

Il ragazzino si girò di scatto sentendo quella voce e sentì il sangue affluirgli alle guance.

Una bambina press’a poco della sua età stava uscendo da una delle case tirandosi su il cappuccio della felpa per non bagnare troppo i capelli ramati.

«Che ci fai qui fuori alla pioggia?» chiese dopo essere arrivata sul suo lato della strada. «Perché non hai bussato?»

Non si era accorto che i suoi piedi, in automatico, lo avevano portato di fronte alla casa della sua migliore amica.

E a osservare il suo sorriso aperto, fiducioso, sentì qualcosa muoversi dentro di sé: perché forse aveva avuto una famiglia terrificante e un’infanzia travagliata, ma quel sorriso li compensava altamente, perché era solo per lui.

Non tutta la sua vita fino ad allora era andata persa, se aveva l’amicizia di Lily.

Qualcosa s’era salvato in tutti quegli anni, se aveva i sorrisi di Lily.

Non era possibile che tutto nella sua vita fosse sbagliato, se aveva gli abbracci di Lily.

La sua vita valeva qualcosa finché aveva Lily.

«Mi piace il rumore della pioggia» mormorò alla fine, senza incrociare i suoi occhi verdissimi.

La sentì ridere e rimase in ascolto di quel suono: nessuno sapeva ridere come Lily, nessuno riusciva a esprimere la stessa gioia, nessuno era capace di farlo sentire così a suo agio nonostante non avesse detto nulla di speciale.

«Dai, vieni dentro, la nonna è appena arrivata con gli Hot-cross Buns…»

 

 

 

Il giudizio di Vogue

5°Classificata

Lady Morgan “Senti che fuori piove”

 

-Grammatica: 8/10

-Lessico: 10/10

-Stile: 9/10

-IC: 10/10

-Trama: 10/10

-Attinenza alla canzone: 15/15

-Utilizzo della frase scelta: 10/10

-Giudizio personale: 5/5

 

Totale: 77/80

 

Alors... partiamo dalla grammatica. Ci sono alcuni errori, niente di grave, ma a tratti infastidiscono la lettura. “il gioco di luci e ombre impedivano” ; “e era”, senza la ‘d’ eufonica, “qualunque cosa avrebbe potuto fargli”, in cui in realtà ‘avrebbe’ potrebbe anche andare, ma la frase dovrebbe essere “avrebbe potuto fargli qualunque cosa”; “sé stesso”, quando il ‘se’ seguito da ‘stesso’ và senz’accento, e “non facevano conto a un ragazzino”, al posto di “di un ragazzino” (non te li sto elencando per sadismo, giuro. Solo per giustificare il voto, e darti la possibilità di correggerli). Lo stile è sommariamente buono, anzi in certe parti direi anche ottimo, peccato che vi siano delle ripetizioni poco piacevoli a leggersi. Di contro, il lessico è perfetto, denota un’ottima padronanza dell’italiano (che sembra scontato, ma mi sono dovuta rendere conto del fatto che non è così -.-) e, cosa ancora più importante, una certa capacità di scelta lessicale (ossia, i termini sono sempre adatti all’argomento trattato).

I miei complimenti vanno anche alla caratterizzazione di Severus. Spesso e volentieri si tende a far prevalere il Severus rapportato a Lily, senza prendere in grande considerazione ciò che lui ha effettivamente dovuto subire in casa durante l’infanzia e l’adolescenza, cosa che tu invece hai trattato alla perfezione. I suoi pensieri sono coerenti, tipici del personaggio, all’apparenza freddi ma che nascondono una profonda sofferenza. C’è anzi una lenta ma costante maturazione delle sue emozioni, che lo portano a conclusioni difficili da digerire, ma che fanno da sfondo ad una trama lineare e che non lascia niente al caso. Bello il finale, con Lily che si erge quasi ad ancora di salvezza per lui.

Per quanto riguarda la canzone... è inserita benissimo, diventa quasi un tutt’uno con la storia e con le immagini che sovvengono alla mente leggendo. La pioggia, il dolore, i pensieri, pare che si fondano in un ibrido fra il personaggio di Severus e quello di Sally. Davvero ottimo. Buono anche l’inserimento della frase, che rappresenta il suo stesso toccare il fondo, prima della lenta risalita rappresentata, per l’appunto, da Lily.

Mi è piaciuta davvero questa fict, l’analisi dettagliata e completa che hai attuato su Severus. È un personaggio di difficile comprensione, che tu sei riuscita a delineare con una semplicità quasi disarmante, legandolo al suo passato e proiettandolo verso il futuro, sebbene poi quest’ultimo sia destinato a non realizzarsi come lui avrebbe voluto. Davvero un buon lavoro.

 

 

E io che altro posso aggiungere, con un commento del genere? ^________________^

Solo grazie!

Grazie alla giudicessa e complimenti a tutte le partecipanti, appena avrò un minuto verrò a leggere anche le vostre storie, promesso!

Allego anche il bellissimo banner che mi è stato dato, personalmente lo adoro!

^_____________________________________________^

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