Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Marselyn    04/08/2010    5 recensioni
Quanti progetti, quante speranze, quante aspettative avrebbe potuto sognare un diciassettenne qualunque, in una normale ora di Pozioni, con la prospettiva di un’intera vita davanti? Quanta voglia di vivere, quanta voglia di libertà. Sirius Black, ne aveva. Ne aveva tanta.
Dal testo:
Sirius si guardò intorno, in cerca di un indizio che potesse aiutarlo. Tutte le ragazze sembravano così scolpite e sistemate, curate e perfette, tanto precise che era impossibile pescarne una che, nella sua imperfezione, avesse bisogno di qualcosa che potesse esserle regalato per Natale. Ancora più difficile era trovare qualcosa che potesse andare bene anche per Lily, che era così problematica, così difficile.
Una ragazza Tassorosso in fondo all’aula, con il capo chino sul calderone, continuava a tirarsi indietro una ciocca di capelli scuri che le cadeva davanti al naso. Sirius prese a guardarla...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Coriandoli Neri.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Copri l'amore, ragazzo,
ma non nasconderlo sotto il mantello;
a volte passa qualcuno,
a volte c'è qualcuno che deve vederlo."




«Allora?» sussurrò James, per non farsi sentire dal professor Lumacorno. «Che le regalo?»
Sirius aggiunse una striscia di corteccia di Biancospino alla poltiglia nel suo calderone, che cominciò a bollire sommessamente: adesso bisognava solo mescolare.
Non aveva idea di cosa James avrebbe potuto regalare a Lily, per Natale.
«Ci sto pensando, James» rispose, seccato. «Ci sto pensando...»
James sbuffò, e ritornò a sottolineare con l’indice gli ingredienti per una perfetta Pozione Rilassante, elencati nel libro.

Sirius si guardò intorno, in cerca di un indizio che potesse aiutarlo. Tutte le ragazze sembravano così scolpite e sistemate, curate e perfette, tanto precise che era impossibile pescarne una che, nella sua imperfezione, avesse bisogno di qualcosa che potesse esserle regalato per Natale. Ancora più difficile era trovare qualcosa che potesse andare bene anche per Lily, che era così problematica, così difficile.

Una ragazza Tassorosso in fondo all’aula, con il capo chino sul calderone, continuava a tirarsi indietro una ciocca di capelli scuri che le cadeva davanti al naso. Sirius prese a guardarla.

Era divertente osservarla mentre tentava di produrre una pozione decente. Ogni tanto gettava un’occhiata fugace al libro, e, tremendamente assorta, aggiungeva qualche piccolo ingrediente, o mescolava pazientemente il brodo.
Ancora una volta la ciocca di capelli le cadde davanti, e la tirò indietro, sistemandola dietro l’orecchio.

Era buffo vedere come quella ciocca che le cadeva sempre davanti non le facesse perdere neanche un briciolo di pazienza, mentre, dall’espressione tesa che aveva, era intuibile che avrebbe potuto benissimo scoppiare da un momento all’altro per via della Pozione.
Cosa la rendeva tanto paziente nei confronti di quella ciocca? Sirius non ci sarebbe mai riuscito, e l’ammirò perché lei ne era in grado. Era talmente assurdo.

Era carina, carina nel senso vero della parola. Non bella da mozzarti il fiato, ma abbastanza da intenerirti.
Probabilmente era una di quelle che invidia le coetanee bionde, con gli occhi azzurro cielo, alte e col seno grande. Una di quelle che avrebbe voluto che la natura le concedesse un briciolo di quelle fattezze, senza sapere di essere più carina, così com’era.
Ma era anche una di quelle che non tingerebbe mai i capelli, o non indosserebbe mai un reggiseno extraimbottito, nonostante il petto minuto, perché troppo discreta e troppo poco abituata ad avere gli occhi puntati addosso, per farlo.
Così accettava il suo aspetto naturale, anche se si sentiva ordinaria, e dentro di sé continuava a invidiare le bionde prosperose.

La pozione della ragazza prese a fumeggiare. Sventolò una mano sulla nube bianca che ne veniva fuori per disperderla, e la ciocca le cadde nuovamente sul viso. Con un gesto meccanico la riaccompagnò dietro l’orecchio, senza abbandonare neanche per un istante la calma.

Se fosse stata la sua ragazza, probabilmente, avrebbe trovato il regalo adatto a lei: un fermaglio.
Aveva la pelle chiara e candida, e i capelli scuri. Capelli non troppo lunghi, ma neanche troppo corti. Lasciati al naturale, con qualche sottile ciocca fuori posto che ricadeva sul collo, sottile e bianco, creando una sorta di reticolo pittoresco.
Gliel’avrebbe comprato bianco, il fermaglio. Perché risaltasse nella chioma scura e, allo stesso tempo, richiamasse la carnagione chiara. L’avrebbe comprato bianco.
Gliel’avrebbe messo lui, mentre se ne stavano seduti sul prato, uno accanto all’altra, sotto il sole settembrino, mostrandole che sapeva come si faceva, anche se era un maschio. Lei avrebbe riso, in quel modo tanto discreto che è delle ragazze discrete. In quel modo delizioso e discreto.

Sirius sapeva perché la sua pozione aveva preso a fumeggiare. Aveva visto come, poco prima, aveva aggiunto al calderone radici di faggio, al posto delle radici di mandragola. Non era un errore grave: non avrebbe intaccato la Pozione, se solo avesse continuato nel modo giusto.
La ragazza si grattò la fronte e inarcò le sopracciglia. Aveva sopracciglia normali, non folte, ma neanche ridotte a strisce sottilissime, erano dello stesso colore dei capelli, scure e ordinate. Erano belle.

Aggiungi la radice, pensò Sirius, devi aggiungere la radice. Prese una radice di mandragola che giaceva sul tavolo. La ragazza gettò un’occhiata al libro, sembrò sollevata. Afferrò anche lei una radice e, insieme a Sirius, la gettò dentro il calderone. Mescolò.
Adesso la polvere di ametista, continuò a pensare Sirius.

La ragazza trasse un sospiro di sollievo, e la ciocca le ricadde davanti. La riportò indietro. Estrasse un bastoncino di legno dal mantello e se lo rigirò in maniera strana fra i capelli, legandoli in alto come fanno le ragazze cinesi. Adesso il retro dell’orecchio era tutto per la ciocca, ora non sarebbe più caduta.

Sirius notò come la sua linea del collo si dilungava in maniera delicata ed elegante. Aveva un bel collo, cosa che, con molta probabilità, lei non aveva mai notato.
Probabilmente non si era mai preoccupata di invidiare un collo, perché di poca importanza. Forse riteneva gli occhi, la bocca, gli zigomi, i capelli qualcosa degno di importanza, ma non un collo.
Peccato che lei l’avesse davvero bello, rifletté, e forse non se ne sarebbe mai accorta.

Sirius si sporcò la punta delle dita di polvere di ametista, e attese che lei facesse la stessa cosa. Poi, nello stesso momento, strofinando le dita fra loro, la fecero cadere sulla pozione.
La ragazza chinò la testa in avanti, guardò dentro il calderone e sorrise. La ciocca le cadde davanti, e la riportò indietro, come se neanche se ne fosse accorta. Come se quel gesto ormai facesse parte di lei. Come se tirarsi indietro la ciocca era naturale quanto alzarsi la mattina, respirare, sbattere le palpebre o sbadigliare.
Gli piaceva come tirava indietro la ciocca.

Probabilmente le starebbe bene una maglia enorme, pensò Sirius, mentre la osservava, di quelle che usano i giocatori degli sport babbani.
Non perché le sue curve delicate, maliziosamente nascoste, potessero renderla attraente. Chissà, forse anche. Ma di più perché il corpo minuto, dietro una maglia super larga, l’avrebbe resa in qualche modo ancora più innocente, ancora più carina.
Gli sarebbe piaciuto regalarle anche una maglia del genere, insieme al fermaglio. Ne avrebbe comprata una per tutti e due, così potevano scambiarsela quando ne avevano bisogno.

Mentre vide che la ragazza mescolava, Sirius rubò una striscia di corteccia di Biancospino a James, senza neanche consultare il libro. Aveva già fatto quella pozione, ne conosceva i passaggi a memoria. Poi, in contemporanea con lei, la gettò nel calderone.
Prese a mescolare, e così anche la ragazza.

«Giovanotto, vedo una radice che galleggia, non dovrebbe essersi vaporizzata? Abbiamo raddoppiato le dosi?» esordì allegramente Lumacorno, facendolo sobbalzare. Sirius guardò dentro il calderone: fino a qualche minuto prima una perfetta Pozione Rilassante gorgogliava solenne, adesso una radice di Mandragola, una manciata di granelli di ametista e una striscia di corteccia di Biancospino galleggiavano in superficie, come resti di una barca in mare aperto, distrutta dalle onde. «Per la barba di Merlino, non nego che sarebbe bello se raddoppiando la quantità degli ingredienti raddoppiasse anche la quantità finale della Pozione!» disse, ridacchiando. «Però, ritorni con noi signor Black,» sussurrò poi con fare confidente. «Lasciamo i pensieri fuori dalla porta» Gli strizzò l’occhio e proseguì nel controllo degli altri calderoni.

«Che diavolo hai combinato, Felpato?» bisbigliò James, sbirciando sconcertato dentro il suo calderone. «Dunque, ci hai pensato?»
«Sì, e non mi viene niente» sussurrò, mentre ricercò di nuovo con lo sguardo la ragazza. Stava mescolando assorta la pozione, e la ciocca le ricadde ancora una volta davanti. Stavolta la lasciò ciondolare, come se nulla fosse. James sbuffò. «Anzi... comprale un fermaglio» proseguì Sirius, continuando ad osservarla. «Verde» aggiunse.
Non voleva che Lily lo avesse uguale alla ragazza, se un giorno lui gliene avesse regalato uno bianco.
«Un fermaglio?» fece James, scettico. «Ho capito, chiederò a Remus...»

Lumacorno arrivò alla ragazza Tassorosso, dall’altra parte dell’aula, e diede un’occhiata dentro il suo calderone. Lei si tirò indietro la ciocca, tesa. Lumacorno la guardò, e sorrise soddisfatto, poi proseguì oltre. Lei sorrise da sola, e le guance le si arrossirono dalla contentezza. Sirius non riuscì a trattenere un sorriso.

«Che ridi?» fece James, con fare indagatore. Poi seguì lo sguardo di Sirius e vide la Tassorosso. «Ti piace?»

Bella domanda, pensò Sirius. Ma un giorno avrebbe saputo dirglielo.
Un giorno forse gli avrebbe anche raccontato di come lei aveva sorriso scartando un pacco rosso confezionato da lui stesso, e scorgendo con sorpresa un’enorme maglia da giocatore di uno sport babbano. Sarebbe rimasta confusa, ma avrebbe cercato di non darlo a vedere.
E gli avrebbe raccontato anche di come lei aveva riso, in quella maniera carina e discreta che è delle ragazze timide, quando Sirius le aveva agganciato maldestramente ai capelli la ciocca scura che le cadeva sempre sul volto.
E avrebbe raccontato a James di come lei lo aveva abbracciato e aveva affondato il viso sulla sua spalla, cercando di nascondere gli occhi bagnati, quando Sirius l’aveva rassicurata dicendo che non aveva niente da invidiare alle bionde, col seno prosperoso e le labbra grandi, perché lei era splendida così come era.
E allora sarebbe stato felice. Felice come mai lo era stato prima.

Sì.
Un giorno, forse, l’avrebbe fatto.
In fondo, aveva tanto tempo davanti.
In fondo, c’era una vita, e aveva ancora così tanto tempo.

« Non la conosco » gli rispose.

Non la conosco, pensò. Non ancora... ma c’è una vita.

Una vita.



"E la vita è così forte
che attraversa i muri senza farsi vedere;
la vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare;
la vita è così grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo,
convinto ancora di vederlo fiorire.
Sogna, ragazzo sogna."

R. Vecchioni








   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Marselyn